Forse è una fortuna che il grande esercito Usa sia occupato ad ammazzare altrove.
300 "teste di cuoio" armate fino ai denti stanno giocando al tirassegno contro quelli che, affamati, cercano di prendere cibi sigillati dai supermercati, visto che il pochissimo cibo rimasto è infettato dai cadaveri insepolti che galleggiano ovunque.
New Orleans chiede dove sia il grande esercito USA
Madrid, 2 settembre (PL). – "Dov’è il grande esercito nordamericano, che avrebbe potuto evacuare la gente o assisterla?", si chiede New Orleans, ha denunciato oggi la deputata spagnola Lourdes Muñoz de Santamaría, vittima dell’uragano Katrina.
La parlamentare è rimasta imprigionata a New Orleans insieme a suo marito ed al suo piccolo figlio di 10 anni mentre era in vacanza. Ha denunciato la totale mancanza di assistenza ai rifugiati nel Centro delle Convenzioni della città da parte del Governo USA.
"Dal momento che il Governo non se ne occupa, le persone rifugiate e lasciate a sè stesse lì si chiedono dove sia il grande Esercito nordamericano, che avrebbe potuto evacuare la gente o assisterla", ha detto in una comunicazione telefonica con il ministero degli Esteri a Madrid.
Grazie a un telefono pubblico di una cabina nell’Hotel Monteleone che miracolosamente funziona, la deputata ha potuto contattare il consolato spagnolo e poi il ministro degli Esteri a Madrid Miguel Angel Moratinos, al quale ha trasmesso la denuncia.
Ha raccontato che nel Centro delle Convenzioni ci sono 2 o 3 persone morte e che nessuno è arrivato per prendere i cadaveri, anche se sono state fatte tutte le pratiche. Diventata la portavoce del gruppo, la donna ha avvertito che "o vengono a prenderci o non so se usciremo da qui".
Moratinos ha dichiarato che il Governo spagnolo sta facendo tutti gli sforzi e si mantiene in contatto permanente con le autorità statunitensi affinché l’evacuazione possa effettuarsi al più presto.
Nell’Hotel Monteleone, nel centro della città, un’altra coppia ed il loro figlio di 18 anni attendono di venire evacuati e sono le prime persone che si mettono in contatto con le autorità consolari della Spagna, ha comunicato il Ministero.
È stato segnalato che nell’installazione non c’è luce né acqua, scarseggiano i viveri e i pochi che restano alcuni lavoratori li stanno portando ai loro parenti. La deputata ha detto che la situazione è angosciante e disperata per i 10.000 rifugiati del Centro delle Convenzioni.
"La Polizia passa qui davanti e a volte l’Esercito con qualche camion, ma qui non c’è organizzazione, non c’è acqua corrente, non possiamo bere né mangiare e la gente sta cominciando a disidratarsi", ha assicurato Lourdes Muñoz.
La funzionaria spagnola ha affermato che "tutto è un disordine totale, un caos, la giungla" e che la gente è sdraiata a terra, in mezzo ai rifiuti. "L’immagine è quella di un paese del Terzo Mondo", ha sottolineato la deputata del PSC.
Dopo aver sostenuto che l’Ambasciata spagnola a Washington ha comunicato alla Segreteria di Stato statunitense dove si trovano e che già sono state effettuate riunioni, ha ribadito che "il Governo statunitense non vuole venire per noi".
Cinque automezzi sono andati giovedì sera al Centro delle Convenzioni per cominciare a spostare le persone che si trovavano lì e hanno assicurato loro che "non avrebbero cessato di venire autobus ogni 20 minuti". Questo non è mai successo.
Il Centro delle Convenzioni è diventato una giungla dove vige la legge del più forte. In questa situazione, ha avvertito, la gente disperata ha proposto di sequestrare gli autobus che non si fermano.
"Qui la gente sta cominciando a dubitare del suo Governo", ha affermato Muñoz de Santamaría.
I RIFUGIATI DI NEW ORLEANS, AMAREGGIATI DOPO IL PASSAGGIO DI KATRINA
HOUSTON, 2 settembre (Reuters). – Loro vivevano a New Orleans o nei suoi dintorni, la città famosa per il jazz, il ‘Mardi Gras’ e per il lasciare "che continuino i bei tempi". Adesso che devono scappare dall’inferno in cui sono trasformate le loro case dopo il passaggio dell’uragano Katrina, non ci vogliono tornare mai più.
I superstiti che erano nel Superdrome di New Orleans sono partiti giovedì in un convoglio gigante di autobus che è arrivato nell’Astrodrome di Houston, contenti di essere vivi ma afflitti dall’esperienza traumatica che hanno dovuto vivere.
Protestavano anche per quella che hanno descritto come l’indifferenza dei funzionari locali nei confronti della loro sorte.
"Chiamalo biblico. Chiamalo apocalittico. Chiamalo come lo vuoi chiamare, scegli tu", ha detto Robert Lewis, che è rimasto circondato dall’acqua nella sua casa nel centro di New Orleans, dove lui e altri pensavano di potersi proteggere dall’uragano Katrina.
"C’erano cadaveri che galleggiavano davanti alla mia porta", ha segnalato ai giornalisti giovedì sera quando ha descritto come lui e altri uomini del suo quartiere hanno preso i bambini sulle loro spalle e hanno camminato 3,2 Km per le vie allagate prima di venire recuperati da un elicottero.
"Era come essere in un’isola. Abbiamo fatto il possibile. Eravamo come zombies vaganti nella notte", ha aggiunto Lewis.
E’ giunto al Superdrome, lo stadio coperto di calcio americano di New Orleans che ha dato rifugio a circa 23.000 persone sinistrate da Katrina.
Poi le autorità hanno ordinato la loro evacuazione man mano che le condizioni di vita si deterioravano tra la mancanza di illuminazione, la scarsità d’acqua e i gabinetti traboccati. Circa 4.000 persone erano giunte a Houston giovedì sera.
"La situazione del Superdrome", ha detto Lewis, era "estremamente caotica e disorganizzata. Era un disastro totale (...). Sostanzialmente non c’era nulla. Dovevano evacuare la gente".
Keith Brooks, che ha lasciato il Superdrome due giorni dopo essere arrivato, ha detto che "non c’era posto per un cane in quel luogo".
Il cibo veniva "rovesciato". Brooks ha ricordato che i funzionari hanno lanciato bottiglie d’acqua affinché la gente le prendesse, che gli anziani venivano ignorati e che un’adolescente di 14 anni è stata violentata.
Il quarantenne netturbino ha detto che pensa di cercare lavoro a Houston e che non tornerà mai più a New Orleans, dove ha passato tutta la sua vita.
"Non mi hanno trattato bene lì. Non hanno trattato bene nessuno", ha detto.
Lenwyn Hollins ha aspettato la tormenta insieme a sua moglie ed ai suoi tre figli nella sua casa perché "per noi era come un insulto" andare al Superdrome.
"Ho perso tutta la fiducia in New Orleans".
Henry Mackels di Chalmette, Louisiana, poco lontana da New Orleans, è rimasto con sua moglie e suo figlio ed altre centinaia di persone in una scuola locale mentre Katrina radeva al suolo lunedì la costa del Golfo degli Stati Uniti con venti di 225 Km l’ora e onde di 9 metri che forse hanno ucciso migliaia di persone.
Mackels ha detto ai giornalisti nell’Astrodrome che i funzionari nel rifugio "ci hanno assolutamente deluso".
I pavimenti erano coperti con residui di cani e gatti e non c’era niente da bere nè da mangiare, ha segnalato. "Ci hanno lasciato patire la fame".
L’uomo ha detto che lui e altri uomini hanno dovuto trovare barche in terra asciutta e saccheggiare magazzini e negozi per conseguire cibo e bibite per alimentare centinaia di persone nella scuola.
"C’era gente che sveniva a destra e a sinistra. Dovevamo farlo (saccheggiare). Non avevamo altra scelta", ha aggiunto.
Sua moglie Veronica ha aggiunto che le guardie nel rifugio si sono sedute ad aspettare che morissimo".
Mackels ha detto che non è escluso che li abbiano messi negli autobus senza sapere dove li stavano portando e "nessuno della nostra famiglia sa che stiamo bene (...) In questo momento, il luogo dove noi viviamo (a Chalmette) è totalmente devastato. Non si può tornare indietro".
http://www.granma.cu/italiano/2005/septiembre/vier2/katrina-it.html
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