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Il disastro di New Orleans:La vera faccia del “capitalismo del XXI secolo”
by FALCEMARTELLO AREA MARXISTA DEL PRC Tuesday, Sep. 06, 2005 at 6:25 PM mail: redazione@marxismo.net

di John Peterson (redattore del periodico Socialist Appeal - Usa) “Emerge così chiaramente che la borghesia non è in grado di restare ancora a lungo la classe dominante nella società e di dettarvi legge alle sue condizioni. La borghesia è incapace di governare perché non è in grado di garantire l'esistenza ai suoi schiavi all'interno del suo stesso schiavismo, perché è costretta a lasciarli sprofondare in una condizione che la costringe a nutrirli, anziché esserne nutrita. La società non può più vivere sotto la borghesia, insomma l'esistenza della borghesia non è più compatibile con quella della società.” Karl Marx & Friedrich Engels, Il Manifesto del Partito Comunista

Circa 100 anni fa, V. I. Lenin ha spiegato che, nel capitalismo, la vita per la vasta maggioranza dell’umanità è “orrore senza fine”. Miseria, degrado, squallore, fame, mancanza di acqua pulita, di elettricità e di abitazioni - per non parlare neppure della disponibilità di posti di lavoro, di cure sanitarie, di un educazione per tutti - sono il destino miserabile letteralmente di miliardi di persone su questo pianeta. Prima dei recenti avvenimenti, per la maggior parte degli statunitensi questa amara realtà esisteva solo in luoghi “tanto, tanto lontani, di cui sappiamo pochissimo” - e nelle città dell’entroterra americano che non sono mai illuminate dai riflettori dei mass-media.

Letteralmente da un giorno all’altro, tutto questo è cambiato. Ora, immagini di devastazione ed angoscia inimmaginabili vengono sbattute sui nostri teleschermi, trasmesse non dal Bangladesh o dallo Sri Lanka, ma dalla storica patria del Mardi Gras e di Bourbon Street: New Orleans.

Nella natura e nella società, incidenti apparentemente banali, insignificanti, possono avviare catene di eventi con profondi effetti su ampia scala, assolutamente sproporzionati rispetto a ciò che li ha innescati. In una situazione instabile, in un “sistema al margine del caos”, anche il più piccolo shock o cambiamento a monte può scatenare forze tremende più a valle a cascata. Sotto certe condizioni, basta un singolo fiocco di neve o un solo colpo di tosse per far partire una valanga su una montagna innevata - la proverbiale “goccia che fa traboccare il vaso”.

Nella scienza della Teoria del Caos, ci si riferisce spesso a questo parlando di dipendenza sensibile dalle condizioni iniziali o di “effetto farfalla”. A date condizioni, lo spostamento d’aria normalmente insignificante generato dalle ali di una farfalla potrebbe in teoria far rilasciare forze tremendamente potenti; in altre parole, questa piccola quantità di energia può spingere il sistema “oltre il limite”. A maggior ragione per una supertempesta di categoria 4 con venti che superano le 100 miglia orarie! L’uragano Katrina, che a prima vista sembrava essere “solo un’altra tempesta”, dimostrerà di essere proprio la “spinta al di là del limite”.

Tutte le implicazioni delle devastazioni causate da Katrina non possono essere quantificate al momento attuale. Le elezioni del 2000, gli attentati dell’11 Settembre, il fallimento della Enron e le guerre all’Afghanistan e all’Iraq hanno tutti scosso la coscienza della classe operaia americana. Le ragnatele accumulatesi in decenni di relativo letargo ed indifferenza alla politica statunitense e mondiale sono state apzzate via con violenza. Milioni di statunitensi hanno iniziato ad aprire gli occhi alla realtà del mondo, e hanno acquisito un accresciuto interesse alla politica, sia locale sia globale.

Ora Katrina, un disastro che non ha origini economiche politiche, sociali o militari, avrà vaste conseguenze economiche, politiche, sociali e militari. Questa forza della natura ha appena iniziato a far vacillare l’intero sistema decrepito del capitalismo USA. Gli uragani possono essere “naturali”, ma la mancanza di una pianificazione anticipata per la prevenzione, l’evacuazione e il soccorso è un disastro interamente addebitabile all’uomo. La piena responsabilità per questa calamità è del governo di G. W. Bush e di tutta la classe che costui rappresenta. Ogni persona uccisa dall’uragano Katrina e dalle sue conseguenze dev’essere considerata una vittima diretta della guerra e dell’occupazione dell’Iraq.


Tirare le somme: Il capitalismo significa guerra e miseria!

Dalla comodità e dalla sicurezza dell’Air Force One, il presidente USA ha osservato la catastrofe e l’ha definita “storica”. Le sue parole si riveleranno profetiche. Katrina sarà ricordata a lungo come un punto di svolta decisivo, storico, nella coscienza della classe operaia americana. C’è già un sentimento crescente che questo “farà venire i nodi al pettine” negli USA. Milioni di statunitensi stanno mettendo in relazione la guerra all’Iraq, la farsa della Sicurezza nazionale, i profondi tagli alla spesa sociale, la ripresa senza occupazione, i tagli fiscali per i ricchi con l’inettitudine mostrata nel programmare come fronteggiare una tempesta assassina che da decenni le autorità sapevano che prima o poi sarebbe arrivata.

Sin dall’11 Settembre, abbiamo spiegato che la guerra al terrorismo era una guerra contro i lavoratori, in patria e all’estero. Niente da allora l’ha dimostrato tanto chiaramente quanto Katrina e le sue conseguenze. Abbiamo subito feroci attacchi al nostro tenore di vita, alle nostre condizioni di lavoro, ai nostri diritti democratici nel corso degli ultimi 4 anni, tutto per cercare di far realizzare superprofitti ai ricchi. Ma la rovina di New Orleans è la prova visiva più evidente possibile della natura putrida di questo sistema.

In centinaia sono già morti come conseguenza della tempesta e molti stimano che il bilancio finale sarà nell’ordine delle migliaia [nei giorni successivi le valutazioni sul numero di morti si sono aggravate ulteriormente e oggi si parla di decine di migliaia di vittime - NdT]. A giovedì [1° settembre - NdT], più di 2 milioni e 300mila persone negli Stati del Mississippi, della Louisiana, dell’Alabama e della Florida sono rimaste senza corrente. Una grossolana negligenza e una stretta alla spesa sociale allo scopo di dirottare fondi verso la guerra in Iraq hanno distrutto le vite di centinaia di migliaia di sopravvissuti che hanno perso i loro cari, le loro case e le loro speranze. Gli sfollati hanno poche possibilità. Anche lo stadio Astrodome, situato nella capitale petrolifera americana di Houston, in Texas, è stato riempito di rifugiati da New Orleans fino al massimo della sua capacità. La frustrazione per l’inefficienza e la lentezza delle autorità è diffusa.

E qual è la reazione della classe dominante? La riassume l’arido commento del Presidente della Camera dei Deputati, Tennis hastert: “Sembra che su un bel po’ di quel posto [New Orleans] si potrebbe passare coi bulldozer”. Da parte sua, il presidente Bush promette di fare una donazione alla Croce Rossa e propone che gli ex presidenti Bush senior e Bill Clinton dirigano gli sforzi per una raccolta fondi per i soccorsi. Raccolta fondi? Riescono a trovare miliardi di dollari di tasse per l’occupazione e il soggiogamento dell’Iraq, ciò nonostante si appellano alla carità per alleviare le sofferenze di migliaia e migliaia di persone qui in patria. L’amara realtà della vita sotto lo spietato, inumano sistema capitalista è chiara a tutti.


“Riportare l’ordine” e la giostra mediatica

Circondati da un vero e proprio lago di liquame e di cadaveri umani e animali, decine se non centinaia di migliaia di persone sono rimaste senza casa, senza cibo, senza nemmeno acqua potabile in un clima caldo e molto umido perfetto per malattie che si trasmettono attraverso l’acqua. I soccorsi (inadeguati o mancanti) hanno fatto più disastri della tempesta stessa, e il conteggio dei morti potrebbe salire rapidamente nei prossimi giorni finché in migliaia languono nella disperazione e nel lerciume, abbandonati al loro destino da quelle stesse forze che pretendono di essere qui a “servire e proteggere” il pubblico interesse.

Invece di cercare sopravvissuti o consegnare cibo o acqua per le decine di migliaia rimasti intrappolati, la prima priorità delle “forze dell’ordine” è stata proteggere grandi magazzini come GAP dai saccheggiatori. A Biloxi, lo Stato del Mississippi ha dichiarato la legge marziale per proteggere i casinò dai sopravvissuti. Certo, ci sono alcuni individui che stanno approfittando del caos per impadronirsi di televisioni con superschermi al plasma che non saranno mai in grado di utilizzare, tuttavia la stragrande maggioranza degli “sciacalli” stanno “rubando” sacchetti di patatine e bottiglie di succo di frutta da negozi devastati che sono già stati registrati come una perdita completa dalle assicurazioni. Ma sotto il capitalismo, il rispetto e il sacro timore per la proprietà privata devono essere preservati in ogni momento.

I mezzi di comunicazione hanno giocato un ruolo pernicioso nel tentare di deviare l’attenzione dal collasso totale delle infrastrutture e dalla gestione criminalmente irresponsabile dei soccorsi. Hanno enfatizzato le “violente bande di sciacalli” dando a tutta l’informazione sulla vicenda una repellente tinta razzista per glissare sulla radice di classe della questione. Come sempre, sono i poveri di tutte le razze che stanno pagando per l’avara indifferenza della classe possidente che è la proprietaria di questo Paese
Ma anche questi professionisti bugiardi e mercenari apologeti dei crimini della classe capitalista sono profondamente influenzati dagli orrori a cui stanno assistendo. Non possono non criticare i soccorsi e la mancanza di pianificazione. Molti giornalisti fanno i loro reportage quasi in lacrime, su uno sfondo che può essere paragonato solo ad una zona di guerra. (v. per esempio questo video su MSNBC)

Ed in effetti è una zona di guerra: una guerra di classe condotta dalla classe capitalista americana contro la classe operaia di questo e di ogni altro Paese. In una situazione che ricorda la riduzione di Fallujah in macerie operata dai marines statunitensi, la polizia militare pesantemente armata stanno passando al setaccio alcune aree. Elicotteri militari, incluso un velivolo da assalto Cobra, sono stati mandati a coadiuvare le operazioni di soccorso e, naturalmente, a riportare l’ordine (ci chiediamo solo: quanti alluvionati possono essere trasportati via dalla Louisiana ad ogni viaggio di un elicottero militare?). Un ufficiale della polizia di New Orleans, che deve aver momentaneamente immaginato di essere a Sadr City, risulta abbia detto che stavano “incontrando una certa resistenza”.

Ad un certo punto, l’Agenzia Federale di Gestione delle Emergenze (FEMA) ha sospeso le operazioni di recupero perché erano “troppo pericolose”. Nonostante alcuni casi di violenza, le persone in maggioranza si stanno aiutando a vicenda a sopravvivere senza bisogno di polizia in assetto antisommossa. Non hanno tuttavia gli elicotteri e le imbarcazioni necessarie per fuggire dalle isole di terra non alluvionata che occupano. Bus ed ambulanze non possono raggiungerli. Eppure, i mass-media continuano a dare la colpa alla “violenza” per i soccorsi imperdonabilmente lenti ed inadeguati.

I membri degli strati più poveri della società di New Orleans - quelli senza le risorse per abbandonare la città per proprio conto - sono quelli che sono stati stipati come bestiame nell’insicuro stadio Louisiana Superdome senza adeguata fornitura di cibo, acqua, letti e personale medico. Circa 30mila persone sono finite in questa potenziale trappola mortale. Che l’intero edificio non sia crollato su di loro sotto le raffiche di vento di Katrina è pura fortuna. Ora i mass-media li accusano di non essersene andati in tempo. Potremmo chiedere in che modo di preciso si suppone che dovessero partire se non avevano denaro né mezzi di trasporto per uscire dalla città? Sebbene siano i poveri di tutte le taglie e i colori ad essere stati abbandonati a sé stessi, a New Orleans questa gente è composta in grande maggioranza da afroamericani. Secondo il censimento del 2000, il reddito pro capite annuo dei bianchi nella provincia di New Orleans era 31.971 dollari, da confrontarsi con quello dei neri che era pari a 11.332 dollari. Una volta ancora, è chi sta nei gradini più bassi della società americana a patire maggiormente per i crimini del capitalismo.


Dispersi in combattimento… in Iraq

La Guarda Nazionale fu formata originariamente per sopprimere sollevazioni civili; e quella rimane la sua funzione primaria. Tuttavia, di tanto in tanto, è chiamata a fornire assistenza ad operazioni di soccorso in occasione di disastri. Dove sono adesso, dunque? A migliaia, provenienti proprio dalla zona della costa del Golfo del Messico, sono stati schierati in Iraq, a guardare nella Tv con impotenza le proprie famiglie e i propri amici lottare per la sopravvivenza negli USA, mentre loro lottano per restare vivi sulle strade e sulle autostrade dell’Iraq. Se non fossero a migliaia di miglia di distanza, ad uccidere e a farsi uccidere in una guerra ormai grandemente impopolare in modo, sarebbero a casa, ad aiutare nella ricerca dei sopravvissuti. Forse sarebbero anche stati capaci di far evacuare tutti prima che fosse troppo tardi.

All’inizio delle operazioni di soccorso, erano disponibili solo 7 elicotteri, essendo il resto altrove, principalmente in Iraq. È anche il colmo dell’ironia della storia che lo Stato che ha avuto il massimo numero di caduti in Iraq sia il Mississippi, uno degli Stati maggiormente colpiti dalla catastrofe.

G. W. Bush & company stanno spendendosi anima e corpo affinché logico il perseguimento della guerra in Iraq e la reazione disastrosa a Katrina non vengano messi in questo basilare collegamento. Milioni di americani, però, inclusi molti soldati, hanno già realizzato questo collegamento e presto chiederanno risposte.

“Doveva proprio succedere tutto questo?”

Questa è la domanda che si fanno in milioni in tutta l’America e in tutto il mondo. La semplice risposta è “No”. Di sicuro, il ruolo del capitalismo nell’accelerare il riscaldamento globale, portando a fenomeni meteorologici sempre più violenti, non può essere dimenticato. Allo stesso tempo l’ingegno umano non ha ancora compreso come fermare gli uragani. Però, il costo in vite e in danni materiali non era necessario che fosse nemmeno vicino a questo livello. Se i piani di evacuazione avessero incluso disposizioni per assicurare che tutti i cittadini dell’area di New Orleans ne fossero fuori prima che la tempesta colpisse, la perdita di vite umane sarebbe stata minima. Un governo che può rapidamente muovere centinaia di migliaia di truppe e milioni di tonnellate di equipaggiamento per andare in guerra dall’altra parte del mondo avrebbe certamente potuto evacuare quelli che erano rimasti indietro - se lo avesse voluto.

È un fatto ben documentato inoltre che la sconvolgente entità di questo disastro avrebbe potuto essere evitata ad un costo che rappresenta una piccola frazione di quanto sarà in seguito necessario per il ripristino e la ricostruzione. Le stime iniziali delle compagnie assicurative pongono i danni al livello dei 30 miliardi di dollari - e questo riguarda solo le proprietà per cui dovranno pagare. Altri miliardi in proprietà immobiliari non assicurate saranno perduti irreparabilmente. (A 7 giorni dell’uragano si parla di 100 miliardi di dollari di danni… NdT)

Molto prima che Katrina colpisse, si sarebbe potuto fare parecchio per prevenire una disfatta di queste proporzioni. Tanto per cominciare, gli argini e i rinforzi che circondano la città di New Orleans, che poggia su una depressione a conca tra il fiume Mississippi e il lago Pontchartrain, avrebbero potuto essere fortificati. Ricordiamo che, se fosse per Madre Natura, una buona parte del territorio dei Paesi Bassi non esisterebbe: anch’esso sta in gran parte sotto il livello del mare. Eppure, l’Olanda ha investito il tempo e soprattutto tutto il denaro necessario per rafforzare i tradizionali argini per poter resistere ad un allagamento come quello che si verifica in media una volta ogni 10mila anni. Gli argini attorno a New Orleans sono stati classificati come in grado di reggere solo un tipo di alluvione che si verifica ogni 100 anni.

Le autorità della Louisiana sapevano da decenni che una tempesta imponente sarebbe inevitabilmente arrivata. Sospettavano anche che le difese esistenti non fossero adeguate per fermare lo straripamento che una tale tempesta avrebbe potuto provocare. Il 23 giugno 2002 il New Orleans Times - Picayune riportava la seguente notizia:

“L’ultima linea di difesa della regione di New Orleans contro l’alluvione da uragano è un sistema lungo 475 miglia di argini, blocchi, barriere e dighe alto in media circa 16 piedi (un piede = 30,4 cm circa). Il Genio Militare dice che il sistema proteggerà la città e i suoi sobborghi da un uragano di categoria 3 che sospingesse abbastanza acqua da sollevare il lago Pontchartrain 11,5 piedi sopra il livello del mare - ben sopra la testa di chiunque stesse in piedi dalla parte opposta di un argine.

Quel margine di errore è critico poiché una tempesta che spingesse il livello del lago più in alto potrebbe forzare il passaggio di acqua oltre la sommità degli argini ed inondare la città. L’acqua potrebbe velocemente salire a 20 piedi e oltre. La gente annegherebbe, probabilmente in gran numero.

Il Genio non sa più quale sia quel margine di errore. Parlando in generale, il Genio dice che le tempeste potenti e lunghe capaci di sommergere il sistema protettivo sono rare e che gli argini sono sicuri. Gli ingegneri del Genio però dicono che le loro stesse stime di sicurezza non sono aggiornate e un’analisi indipendente fatta per il Times - Picayune suggerisce che alcuni argini potrebbero fornire meno protezione di quanto sostenuto dal Genio.”

Secondo il consulente ingegneristico Lee Butler, citato nel medesimo articolo, “quelli che se ne intendono sono sulle spine, perché non è successo niente in quel lago per 50 o 60 anni e cominci a pensare: «Arriverà?». E la risposta credo che sia «Sì, statisticamente arriverà». E fa paura. Basandomi sulla mia conoscenza degli uragani, terrei d’occhio quello che capita - e mi leverei dai piedi”.

Tragicamente, Katrina ha sorpassato anche le peggiori previsioni del Genio Militare.

Perché non sono stati messi da parte soldi per realizzare queste ovvie migliorie? Il fatto è che dei soldi sono stati messi da parte e il rinforzo degli argini era in corso. Cioè, era in corso finché quel denaro non è stato dirottato direttamente verso il finanziamento della Sicurezza Nazionale e della guerra in Iraq. Come riporta il Times - Picayune, i lavori sull’argine della 17a Strada, in cui si è aperta una falla lunedì notte, avevano avuto un’interruzione proprio pochi mesi fa perché mancavano 2 milioni di dollari. Funzionari comunali e statali e il Genio Militare avevano richiesto un finanziamento aggiuntivo per rinforzare gli argini in diverse occasioni. Non solo queste richieste erano state respinte, ma l’amministrazione Bush aveva tagliato i fondi del Genio Militare di New Orleans di 71,2 milioni di dollari, una stupefacente riduzione del 44,2% dal 2001.

Nelle parole di Walter Maestri, capo della protezione civile per la provincia di Jefferson, nella Louisiana: “Sembra che il denaro sia stato spostato nel bilancio presidenziale per gestire la Sicurezza Nazionale e la guerra in Iraq, e presumo che questo sia il prezzo da pagare… Localmente nessuno è contento che gli argini non possano essere terminati e stiamo facendo tutto quel che possiamo per far presente che questa per noi è una questione di sicurezza” (citato nel Times - Picayune nel giugno 2004).

Secondo il Genio Militare: “I progetti di protezione contro uragani e inondazioni importanti non saranno assegnati a aziende locali... Allo stesso modo, uno studio per definire i modi per proteggere la regione in caso di un uragano di categoria 5 è stato per il momento sospeso”. (Ibíd.).

Questa è una condanna contundente di un sistema che pone alla guerra e ai profitti davanti ai bisogni umani. Infine questa è la conseguenza di aver speso milioni di dollari in “sicurezza nazionale”. Quel terrorista reazionario chiamato Osama Bin Laden non poteva aver concepito un attacco più devastante, incluso con l’ elemento sorpresa; e le possibilità che un uragano di categoria 4 o 5 colpisse New Orleans si conoscevano da anni. L’ isteria patriottica a favore della Sicurezza Nazionale che segui l’ 11-S è scomparsa da tempo, e ora milioni di statunitensi vogliono sapere, come ha potuto accadere questo? La cruda verità si è rivelata: la classe capitalista e i loro rappresentanti al governo semplicemente non possono assicurarci neanche il livello di sicurezza più basilare.

Quanto lontani siamo dalla situazione di Cuba, dove l’ economia nazionalizzata e pianificata permette a questo paese povero di fare quello che non è riuscito alla nazione più ricca del mondo: Mettere la gente prima dei profitti ed evacuare in modo rapido ed efficace tutti quelli che si trovano sulla strada degli uragani quando arriva la loro stagione. E cosa dire del Venezuela, che anche se minacciata dall’imperialismo Usa immediatamente ha offerto un milione di dollari, che il governo statunitense cinicamente rifiutò perchè non “l’ aveva sollecitato” e dunque era “controproducente”.


Effetti sull’economia

Non dobbiamo sottostimare gli effetti a lungo termine che il Katrina avrà per l’economia statunitense e in tutto il mondo. Il petrolio è il combustibile del mondo moderno e l’ effetto della devastazione del Golfo del Messico ha provocato già un’aumento dei prezzi. Due anni fa, quando il barile di petrolio costava 30 dollari, abbiamo spiegato che data l’ instabilità geopolitica, il petrolio poteva arrivare a 100 dollari o più. In quel momento poteva sembrare una esagerazione. Ora, quando il barile è arrivato ai 70 dollari, le nostre estime non sembrano così fuori luogo.

Anche prima dell’uragano il combustibile era arrivato a 3 dollari il gallone. Ora, secondo molti osservatori, l’economia ha sofferto un duro colpo. New Orleans è il principale porto per il petrolio che arriva negli Usa e la costa del Golfo del Messico è la maggior zona interna di estrazione di petrolio off-shore. Le raffinerie nella regione sono ora chiuse per il 90% e le installazioni petrolifere lungo la costa sono alluvionate. La regione più colpita sarà il Midwest, perchè quasi il 100 % del petrolio che viene raffinato sbarca a New Orleans e passa dal Mississippi. Ora è normale vedere un gallone a 3 dollari; nel prossimo futuro saranno necessari, 4 dollari o più per fare appena qualche miglia in quei mostri avidi di combustibile che l’ industria dell’auto ci assicurava che dovevamo avere.

Come era da aspettarsi di fronte a questa tragedia umana, gli operatori di Wall Street hanno saputo fare profitti dai timori verso il futuro, scommettendo contro un veloce recupero dell’industria di lavorazione del petrolio. La speculazione gioca un ruolo importante nell’aumento del prezzo dell’oro nero, ma ci sono anche ragioni vere legate alla distruzioni di importanti infrastrutture. Ci sono grossi timori che con tante raffinerie inattive durante diversi mesi, e con le riserve strategiche diminuendo rapidamente si arrivi ad imporre un razionamento del sangue vitale degli Usa. La risposta di Bush è stata di ordinare all’ Agenzia di Protezione Ambientale (EPA) di operare temporaneamente una deroga gli Clean Air Standards (Standard di Aria Pulita) che devono rispettare le raffinerie e gli altri impianti energetici, giustificando la misura come un modo per aumentare la produzione di combustibile. Forse è un caso che questa misura fosse uno degli obiettivi principali dei suoi amici delle grandi compagnie petrolifere…

Gli elevati prezzi della benzina e di altri combustibili stanno già spremendo alla popolazione e alla debole ripresa economica. Con questi nuovi prezzi, tutta l’economia potrebbe crollare velocemente. Continueremo ad analizzare gli effetti economici di Latrina in futuri articoli.

Le immagine televisive sono sconvolgenti: bambini e persone anziane che muoiono disidratati, lasciati a marcire al caldo e all’umidità. Folle di persone da giorni senza cibo che gridano “Vogliamo aiuto, vogliamo aiuto!” Le voci strazianti di coloro che si chiedono: “Ci lasceranno sul serio qui a morire?” Mentre la maggior parte delle persone si è aiutata a vicenda per uscire nel miglior dei modi da una situazione disperata, altri hanno dovuto ingaggiare una lotta per la sopravvivenza. Sono stati riportati ampiamente scontri per accaparrarsi acqua e generi di prima necessità. Una donna ha raccontato di avere visto gente lottare come cani rabbiosi per assicurarsi un posto su un camion rubato, in fuga dall’inferno che è diventata quella che un tempo era una bellissima città. Sono scene di sopravvivenza che ricordano film come Mad Max o Waterworld. Scene postapocalittiche appunto che dipingono uno scenario tetro del futuro dell’umanità se questo decrepito sistema capitalista non viene abbattuto. Per milioni di persone nel mondo o per le migliaia ancore intrappolate a New Orleans, si tratta invece del loro presente.

Dopo l’11 settembre, Bush era stato capace di deviare l’attenzione del popolo americano focalizzandola su un nemico esterno, portandolo ad appoggiare il progetto dei neo-cons per un “nuovo Secolo Americano”. Questa volta, dopo lo stordimento provocato dalle devastazioni, la rabbia sarà sempre più diretta verso il governo e il sistema che esso difende. Hanno fatto vedere la loro totale incapacità di garantire i bisogni vitali alla stessa gente da cui ottengono i loro profitti sfruttandone il lavoro.

Tutte le giustificazioni secondo cui Katrina era una “punizione inevitabile di Dio” sono sciocchezze. Lo diciamo ancora: ogni responsabilità per l’entità delle devastazioni e per la perdita di vite umane è da addebitarsi alla classe capitalista che domina questo mondo. Sono stati i tagli al bilancio dello stato e la noncuranza rispetto agli effetti di lungo termine delle loro inadempienze che hanno condannato migliaia di persone alla morte e a sofferenze disumane. Oggi proprio loro che devono pagare.

A quelli che ripetono “non cambia mai nulla, tutto sarà sempre uguale, il capitalismo esisterà per sempre” facciamo notare la situazione a New Orleans, una città di oltre mezzo milione di abitanti. Da un giorno all’altro, quella città del Cajun e del cibo Creolo, la culla del Jazz universalmente conosciuta è stata ridotta a un acquitrino inquinato da cui emergono rovine abbandonate. Niente dura per sempre: il capitalismo non è sempre esistito e non esisterà per sempre. Ma cosa lo sostituirà? Lo scenario apocalittico, “l’orrore senza fine” che vediamo in tv, o il socialismo, un sistema che si basa sui bisogni del genere umano?

Hegel spiegò che, nella storia, la necessità si esprime spesso attraverso il caso. La violenza distruttiva di Katrina rappresenta appunto un evento casuale del genere. Questa tempesta a prima vista di “routine”, un’altra delle tante che hanno colpito il golfo del Messico negli ultimi anni, ha liberato una forza che farà sentire i suoi effetti anche una volta che i suoi venti si placheranno. Sono le condizioni a determinare la coscienza, e in condizioni come queste, la coscienza può cambiare in un batter d’occhio. E siamo solo all’inizio: Katrina potrebbe segnare l’inizio di una crisi profonda di sfiducia nel Governo Usa e nell’intero sistema capitalista.

Spesso discutiamo su come sarà il socialismo del ventunesimo secolo. Il destino terribile di New Orleans rappresenta un risveglio brusco per milioni di americani: ecco il volto del capitalismo del ventunesimo secolo! Mai è stato così evidente il disprezzo della classe dominante per la vita umana. Oggi più che mai dobbiamo farla finita con questo sistema brutale e decadente. Solo l’abbattimento di questo sistema basato sul profitto potrà preparare le basi per il fiorire vero e proprio della società umana. Un altro mondo è possibile: unisciti a noi nella lotta per una mondo migliore!

6 settembre 2005.

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