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28.09.02 Jabalia Camp
by Lorenzo - Operazione Colomba Saturday, Sep. 28, 2002 at 11:10 PM mail: colomba@eudoramail.com

28.09.02 Jabalia Camp

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Jabalia Camp- di Lorenzo Operazione Colomba

Cari tutti
siamo appena arrivati a casa a Qararah e sono subito corso qui per raccontarvi di dei due giorni passati a Gaza. Stamattina eravamo a Jabalia, il piu` grande fra i quattro campi profughi della striscia. Occupa la parte a nord-ovest della citta` di Gaza e ci abitano novantaseimila persone, la stragrande maggioranza famiglie di profughi fin dal 1948. Si cammina per vicoli molto stretti, cosparsi di immondizia. A destra come a sinistra i muri delle case-baracca. Solo ogni tanto si sbuca in vie piu` larghe.
Qualche giorno prima suor S. ci aveva raccontato che gli israeliani parecchi anni orsono avevano voluto quelle strade affinche` ci potessero passare i carriarmato. Per ottenerle avevano demolito due file di case. Ma questa e`
storia vecchia. Quel che si vede oggi e l`inferno compresso, concentrato. Pochi chilometri quadri che ospitano tante vite differenti. Le viuzze malsane sulle quali camminiamo pululano di bambini. C`e` ne sono ovunque, ad ogni angolo, dietro ogni portoncino socchiuso, seduti a giocare ovunque sulla monnezza. Sono soli od in piccole bande. Biondi, mori molto piccoli, o grandicelli sono l`emblema di questa terra, crogiuolo di razze e punto
eletto dalla sofferenza umana. Mi ritornano in mente le parole di H. il responsabile di una Ong che lavora proprio con i bambini: - nella striscia di Gaza, un rettangolo di trecentosessanta chilometri quadrati, abitano un milione e duecentomila persone ed il cinquantuno percento di questa sono bambini -. Ed eccoli i bimbi, li ho ancora davanti agli occhi. Sono un tumulto di immagini nitide.
Una bambina bellissima e bionda ci guarda. Gli occhioni scuri sono zeppi d`odio mentre strappa con i denti pezzi d`un sacchetto di nylon per poi masticarli un poco e sputarli violentemente a terra. Siamo in una casa. La famiglia e` molto povera, undici persone vivono in due
miserabili stanze ed in un cortiletto coperto da lamiere arrugginite. Qualcosa si muove nella penombra della stanza che mi sta difronte. E` un piccino che avra` circa dieci mesi, ancora un cucciolo d`uomo, gattona verso di noi. Ci guarda. Ha i capelli ricci, non si capisce se per lo sporco a cui regala il corpicino o se perche` madre natura ha voluto cosi`. Sua sorella tiene le spalle appiccicate all`uscio per impedire alla nuvola di ragazzini che ci ronza attorno in strada di invadere casa. Ci guarda come se volesse dire: - guardate cosa mi tocca fare per colpa vostra -. Due enormi striscie di moccio le invadono le labbra. Incrociamo in una delle strade piu` larghe una banda di mocciosi che scaglia sassi a ripetizione contro un edificio. E` una scuola. No capiamo perche` lo facciano, ma si legge nei loro volti tutta la cattiveria di cui e` capace un bambino maltrattato, lasciato a se stesso.
Un tipino magro esce dalla marmaglia che ci accompagna, mi prende per mano e comincia a parlarmi veloce veloce in arabo. Il nostro accompagnatore lo scaccia, probabilmente mi stava sfottendo. Dopo un po` si riavvicina. E`
vivacissimo, incontenibile. Stavolta lo prendo di sorpresa, lo prendo ancora per mano e inizio a parlare veloce veloce in italiano. Non capisce ovviamente niente ma si diverte e non ci da problemi. Poi si sale su di un taxi e tutti i piccini ci corrono dietro. Il mio amico lingualesta e` il
primo del gruppo. Sono quasi orgoglioso!!

I volti sono ancora molti ma penso sia abbastanza. Sto ripensando ancora a quanto ci ha detto H. e sento il bisogno di dirvelo. I bambini sono il futuro, qui come da noi in Italia. La differenza e` che da queste parti la parola futuro ha un suono sinistro. L`occupazione sta
creando un sacco di problemi. Problemi veri! Sofferenza! Non ultimo il fatto che l`economia non gira. Israele controlla le principali risorse della striscia. Il risultato e` la miseria. Cio vuol dire che i bambini sono
costretti a crescere in un ambiente, fisicamente tanto quanto psicologicamente e socialmente, non adatto a loro. Un ambiente che piu` che favorire un sviluppo decente lo arresta. O meglio lo indirizza verso comportamenti atti alla sopravvivenza. Comportamenti, atteggiamenti mentali,
di violenza. Puo` avere una possibilita` con queste premesse la democrazia? Puo` esistere l`altro? Potranno conoscere queste vite la gioia, una qualche forma di felicita` non vacua?

Vi abbraccio

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