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[NoTav] puntualissimo, arriva il pacco bomba ad alta velocità
by l'Unita' Sunday, Nov. 06, 2005 at 12:36 PM mail:

Non sappiamo «se gli autori di quello scellerato volantino e di quel pacco bomba siano veramente periferie del movimento NO TAV o se provengano da qualche altra non disinteressata zona che fa facile gioco della memoria del passato per gettare ombre sul presente. Ma il cosiddetto NO TAV è un movimento trasversale che con gli anni di piombo non ha nulla che vedere, e ha sempre fatto della legalità e della non violenza il suo simbolo. Tutti noi che in esso ci riconosciamo abbiamo ben chiaro che la violenza, anche quando risponde alla violenza, è una sconfitta, indipendentemente dal fatto che un metodo terroristico è una follia che non potrà mai portare ad alcun risultato»

Il pacco bomba fatto ritrovare sabato pomeriggio in Val Susa non appartiene al movimento che si batte contro la linea ad alta velocità. Lo sanno tutti, qui, ma un gruppo di sindaci e prelati della zona, primo firmatario Don Pierluigi Cordola, il prete che da anni è al fianco dei suoi parrocchiani nelle manifestazioni contro la Tav, ha deciso di scriverlo a tutto tondo in un documento che hanno fatto circolare subito tra la gente.

A Susa stanno già confluendo centinaia di persone per partecipare ad una fiaccolata in difesa della legalità che arriverà a Mompanero, il paese dove lunedì i erano verificate le cariche della polizia. il sindaco di Condove, Barbara Debernardi, dice «bisognerebbe venire a vedere le facce di questa gente valsusina che si sta opponendo da 15 anni al TAV. Gente accusata di strane connivenze e di residuati bellici del passato, che oggi si trova sbattuta in prima pagina, accanto alla ricostruzione degli anni di piombo, di storie di Prima Linea, di mai chiarite storie di suicidi anarchici e di mai precisati Lupi Grigi. Vengano i giornalisti a parlare davvero con questa gente, la medesima che lunedì scorso ha resistito in montagna ad una occupazione armata, la medesima che oggi si sente violata nei diritti costituzionali, gente che per tornare a casa deve superare due posti di blocco ed esibire documenti, scopriranno che è gente onesta e "normale", dove "normale" non è termine offensivo ma specchio della realtà: casalinghe, operai, studenti, pensionati. E Sindaci. Gente normale che alla notizia prima del volantino delirante, poi del pacco bomba ha reagito con un sussulto: questa è roba che non ci appartiene».

In realtà nessuno crede davvero che tra i manifestanti contro la ferrovia e il pacco bomba di sabato ci sia qualche relazione. «Credo che il volantino e il pacco rinvenuti in Val Susa rientrino nella strategia di un’area dell’antagonismo davvero molto esigua che sta cercando di approfittare della Tav e dalle Olimpiadi per cercare visibilità. Le indagini sono in corso, ma escluderei comunque che vi siano collegamenti fra il volantino, il pacco e le Br». Il procuratore aggiunto Maurizio Laudi è convinto che sia «artificioso ogni possibile intreccio con il terrorismo brigatista per almeno due ordini di ragioni: primo, attraverso le indagini degli ultimi anni sulle Br non è mai emersa alcuna traccia in Piemonte; secondo, le modalità usate in Val Susa sono completamente diverse, e i temi lontani da quelli prediletti dai brigatisti. Credo che più probabilmente sia possibile ricondurre queste azioni all’area dell’antagonismo. Infatti, nella Val Susa fin dagli anni Settanta ferrovie, ripetitori e cantieri furono bersaglio dell’esasperazione politica».

Per i carabinieri, il pacco contenente esplosivo e ritrovato lungo la strada statale per il Moncenisio in Val di Susa, dove da giorni si svolge la protesta contro la costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità Torino–Lione, sarebbe solo un gesto dimostrativo. Secondo gli inquirenti «in una situazione di terrorismo psicologico si tratta di un contributo che va ad intorbidire il clima, il segno di una situazione che potrebbe precipitare con il rischio di arrivare all’antistato. Ciò che però è certo è che quel pacco non avrebbe potuto esplodere e che la sigla “Valsusa Rossa” usata per firmare il volantino era perfettamente sconosciuta fino ieri».

La presenza del pacco era stata indicata ai Carabinieri da una telefonata anonima. E questo, insieme al fatto che all’interno si trovassero una videocassetta, un candelotto di esplosivo da cava, ma nessun innesco, indica chiaramente che si tratta di una minaccia simbolica. «Si tratta di episodi gravissimi, verso i quali vogliamo esprimere la più ferma ed inequivocabile condanna - ha commentato Antonio Ferrentino, presidente della Comunità Bassa valle di Susa, che capeggia il movimento contro la linea ad alta velocità - come amministratori pubblici abbiamo già chiesto un incontro alla Procura di Torino per esaminare la situazione, l’incontro è già stato fissato per martedì prossimo. Le prime vittime di questi gesti sono le popolazioni valsusine e per questo oltre a costituirci parte civile, chiediamo alle forze dell’ordine e alla magistratura la possibilità di poter collaborare per prevenire il ripetersi di tali episodi. Stiamo valutando la possibilità di presentare denuncia contro ignoti per episodi che danneggiano gravemente l’immagine della nostra Valle». Il rischio è confondere gesti eclatanti ma isolati con la protesta pacifica dei cittadini della Val di Susa.

Le manifestazioni contro la linea ad alta velocità continuano: bloccata ancora una volta la circolazione dei treni, per quasi tutta la mattinata di sabato 5 novembre, nella stazione di Oulx. Per il segretario regionale dei Ds, Pietro Marcenaro, «è ogni giorno più evidente il rischio di una degenerazione della situazione e si moltiplicano i segni di una possibile minaccia terroristica in Val di Susa. È una minaccia che colpisce tutti, a partire dai cittadini che nella valle manifestano pacificamente il loro dissenso. Si riconsegni alla politica il suo ruolo, si escluda ogni forma di violenza dalle manifestazioni e si allontanino subito tutti coloro che la teorizzano e la praticano. E la si smetta di scherzare col fuoco, con dichiarazioni irresponsabili e farneticanti come quelle attribuite su La Stampa di oggi ad Antonio Fermentino».

Per il Presidente della regione Piemonte, Mercedes Bresso, «vanno necessariamente isolate le teste calde e ora più che mai è necessario tornare al dialogo per non lasciare alcun margine d’azione a chi soffia sul fuoco nella speranza che tutto si incendi. Se tutti abbassiamo i toni – ha detto ancora la Presso - e torniamo a discutere allo stesso tavolo sarà possibile trovare le soluzioni ad ogni problema, ma se invece si va avanti in una situazione di crescente tensione, il rischio e che non venga fuori nulla di buono e che ad essere danneggiati saranno i valsusini che invece si dovrebbe cercare di aiutare».

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