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La Legge elettorale ed il Pompieraggio Sindacale
by op. Tuesday, Jan. 17, 2006 at 11:02 PM mail:

Proporzionale e Pompieraggio sindacale


STATO E SINDACATO
IL NUOVO PROPORZIONALE

CONTRATTO METALMECCANICI, SESTO S. GIOVANNI
POMPIERI AL LAVORO



RIFORMA ELETTORALE
Il centrodestra cambia le regole per tentare di rivincere le elezioni, il centrosinistra
denuncia il colpo di mano ma si guarda bene dal mobilitare la piazza contro una nuova
legge truffa.
Il governo potrebbe cadere per mano della piazza ma il protagonismo degli operai non
lo vuole nessuno, troppi sono gli interessi comuni dei due schieramenti, così lo scontro
sulla riforma elettorale è rimasta nei circoli politici romani ed estranea agli operai.
Dal punto di vista della classe operaia la
riforma elettorale approvata dal governo
Berlusconi è una tappa dello scontro tra le
frazioni più consistenti e rappresentative
della classe politica borghese per la conquista
e il mantenimento del potere governativo.
Lo scontro è così evidente che la
frazione denominata di centrodestra, attualmente
al governo, vara, a pochi mesi dalle
future elezioni politiche, una riforma elettorale
finalizzata a indebolire la frazione di
centrosinistra, ora all’opposizione ma data
favorita al prossimo appuntamento elettorale,
e a rafforzare le proprie posizioni per
vincerlo.
Non c’è esclusione di colpi tra la frazione
di centrodestra che si sforza in ogni modo
e le escogita tutte per rimanere abbarbicata
a un potere che le ha permesso, usando con
abilità e spregiudicatezza le stesse regole
del sistema democratico borghese, di salvare
dal carcere il suo gruppo dirigente e di
dargli una credibilità politica e la frazione
di centrosinistra che, ergendosi a massimo
difensore della democraticità e della legalità
del sistema, ambisce a disarcionare la
frazione avversa e sostituirla in sella al potere
politico. Ogni occasione è buona, per
l’una e l’altra frazione, per scatenare battibecchi
e risse, per inventare scaramucce e
battaglie, per trasformare il dibattito politico
in alterco, diverbio, lite. E la riforma elettorale
ha rappresentato un evento eccellente
per aizzare baruffe e litigi e sventolare
proclami di guerra.
La rappresentazione e la spettacolarizzazione
dello scontro vengono elevati al livello
più alto possibile, fino a coinvolgere
di sé l’intera società e qualsiasi cittadino,
quasi indistintamente. La pressione continua
e capillare sull’opinione pubblica spinge
chiunque a partecipare allo spettacolo, a
sentirsi in diritto e dovere di prendere posizione
all’interno del recinto precostituito
della lotta politica borghese, a ubriacarsi
nella sbornia collettiva di parole vuote in
cui gli interessi di ciascuno vengono apparentemente
difesi dalla frazione politica
nella quale viene indotto e persuaso a sentirsi
rappresentato.
L’obiettivo che la borghesia vuole raggiungere
è il coinvolgimento della società
intera, della ‘gente’ al completo, intorno ai
suoi progetti, alle sue discussioni, alle sue
diatribe. È il sogno da sempre perseguito di
annullare i conflitti sociali in un comodo
interclassismo, di annegare la lotta di classe
nel pantano di pacifiche discussioni senza
impegno.
Naturalmente, in una questione come la
riforma elettorale, i membri della piccola e
media borghesia - impiegati, artigiani, commercianti,
agricoltori, professionisti, piccoli
industriali, - più lontani dal potere economico
che conta realmente e più dipendenti
dai favori dell’uno o dell’altro politico, si
sentono direttamente coinvolti e perseguono
i loro interessi di classe dividendosi parte
con una frazione e parte con l’altra. La
grande borghesia è invece più distaccata,
chiunque può governare, purché svolga
bene le funzioni di suo comitato d’affari. E
sia il centrodestra sia il centrosinistra si sono
dimostrati capaci di garantire l’accumulazione
dei profitti da parte dei padroni, di
sostenerli nello sfruttamento degli operai e
nella repressione di ogni loro forma di lotta
e insubordinazione, di rappresentare gli interessi
economici e politici della grande
borghesia sia sul territorio nazionale sia all’estero,
di lavorare per il rafforzamento
della sua integrazione con le altre grandi
borghesie europee nell’ambito dell’Unione
europea. Tanto da dimostrare nettamente
che entrambi gli schieramenti perseguono
una stessa strategia politica e si differenziano
solo per le tattiche e il linguaggio
utilizzati e per le rituali liti e critiche volte a
demonizzare e demolire l’avversario politico
e a presentarsi come i migliori servitori
dei padroni e dell’ordine sociale capitalistico.
Di fronte a una questione politica come
la nuova riforma elettorale quale posizione
ha assunto la classe operaia in quanto tale?
Nessuna. Per due ragioni. In primo luogo
gli operai hanno da tener testa a questioni
ben più gravi e pressanti per essi che la riforma
delle modalità per farsi eleggere dei
rappresentanti politici dei loro padroni: la
quotidiana fatica sul posto di lavoro, l’attenzione
a salvare ogni giorno la pelle da
infortuni non di rado mortali, il rischio o la
certezza di perdere il lavoro, insomma la
battaglia continua, più o meno cosciente,
per sopravvivere ai colpi del padrone e della
crisi del suo modo di produrre. In secondo
luogo gli operai, in larga parte privati
della autonomia politica di classe dall’instancabile
impegno disgregatorio dei sindacalisti
borghesi e dei partiti di sinistra
borghese, più o meno estrema, e dal duro
lavoro ai fianchi dell’ideologia e della cultura
borghesi, spesso aderiscono individualmente
e più o meno sentitamente ai progetti
e programmi dell’una o dell’altra frazione
politica borghese.
Diventano così pedine di un ‘gioco’ politico
della classe padronale, che contribuisce
a dividerli e a privarli ancora più della
coscienza di nemici di classe di quei padroni
che di fatto sostengono parteggiando
per gli uni o gli altri loro rappresentanti
politici.
Indubbiamente una riforma elettorale
può avere qualche effetto anche sulla eventuale
partecipazione alle elezioni di un futuro
partito politico della classe operaia.
Ma l’avanguardia politica della classe operaia
non è afflitta dal vizio del cretinismo
parlamentare, non ritiene il parlamento il
luogo della propria emancipazione sociale
e perciò utilizza lo strumento elettorale
come occasione di agitazione e propaganda,
per denunciare la politica dei padroni,
far conoscere il proprio programma politico
e allargare le proprie file a nuove fasce
di operai.
Perciò se la borghesia pensa e lavora per
riformare le forme di elezione dei propri
rappresentanti politici, la classe operaia
pensi e lavori per unirsi e rafforzarsi contro
i nemici di classe e i suoi politicanti. Sarà il
contributo migliore al ‘dibattito’ in corso
sulla riforma elettorale.
F.S.
Il 17 ottobre ho partecipato a una manifestazione
della zona di Sesto San Giovanni,
area nord-est milanese, per il rinnovo
del ccnl dei metalmeccanici. Il ritrovo era
davanti alle Pompe Gabbioneta, fabbrica
metalmeccanica sestese che è stata venduta
senza neanche comunicarlo ai lavoratori,
eravamo in circa 2000, striscioni
bandiere fischietti, insomma si profilava
la solita protesta silenziosa noiosa, frustrante.
Ad un certo punto ci muoviamo, il
corteo va verso la stazione ferroviaria,
qualcuno dice di entrare e occupare i binari,
dice anche che è stato anche già concordato.
Comunque, la poca polizia in borghese
ci permette di entrare, e fin dall’inizio
mi accorgo del malumore dei funzionari
sindacali, tant’è che, occupati i binari
e bloccato un treno, la funzionaria Cgil
dalle retrovie spunta come un fungo col
megafono davanti al treno e improvvisa un
improbabile comizio personalizzato al
macchinista, dopodiché incomincia a blaterare
altre banalità e tenta nel frattempo
di dirigere i manifestanti fuori dalla stazione,
a questo punto un gruppo più lucido
incomincia a fischiare e insultarla spronando
la gente a rimanere.
Operazione riuscita, la gente rimane e qui
incomincia il lavoro di tutto il gruppo di funzionari
sindacali. In maniera capillare incominciano
a infiltrarsi nel gruppo e smantellare
la protesta, cocciuti riusciamo a rimanere
ancora mezz’ora dopo di che ci convincono
proponendoci un blocco stradale.
Cambio scenario, tutti in piazza davanti
alla stazione a bloccare il traffico, altra
manovra per contenere la protesta, i funzionari
vengono a dirci che avremmo potuto
bloccare solo una parte delle piazza
e comunque di lì a poco il corteo si sarebbe
dovuto spostare verso la piazza del
Rondò, come poco prima noi resistiamo,
blocchiamo tutte le carreggiate, altre manovre
fanno rimuovere il blocco, parte del
gruppo segue il corteo, ma stando di fianco
e occupando anche la corsia di senso
inverso, arriviamo al rondò stesso tentativo
di contenimento della protesta, altra
resistenza.
R.S.

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