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In campo vince la Roma, in curva trionfa la svastica
by dall'unità Monday, Jan. 30, 2006 at 7:05 PM mail:

In campo vince la Roma, in curva trionfa la svastica.

In campo vince la Ro...
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Una delle giornate più vergognose della storia sportiva (e non solo) della Capitale. La Roma travolge il Livorno (3-0, doppietta di Totti e gol di Taddei) e centra la sua sesta vittoria consecutiva in campionato, nel giorno in cui la sua tifoseria più calda tocca il fondo tra l’indifferenza colpevole di uno stadio che non vuol vedere e finge di non sentire. Ad appena quarantott’ore dalla celebrazione del «giorno della memoria», una svastica fa bella mostra di sé per 80 minuti abbondanti senza che a nessuno venga in mente di chiederne conto ai nipotini di Hitler nascosti dietro lo striscione «Tradizione e distinzione». Per altri venti minuti mezza curva Sud è imbrattata da una cinquantina d’idioti che scrivono: «Lazio-Livorno, stessa iniziale, stesso forno». Qualcuno in tribuna sorride. «Ragazzate», commentano. Totti continua a dispensare pillole di classe pura sul prato, ma i «ragazzi» preferiscono far sapere al mondo che «Gott mit uns», «Dio è con noi», il motto con cui mezzo secolo fa le SS se ne andavano in giro per l’Europa a sterminate ebrei, comunisti e «diversi» di qualsiasi età o religione. Seguire una partita di calcio risulta un po’ difficile, mentre tra decine di croci celtiche al vento, mezzo stadio della civilissima Roma sembra essersi dimenticato di 10 milioni di morti. Lo show organizzato dalla Sud è evidentemente dedicato all’arrivo della tifoseria ospite: un migliaio di livornesi con un unico striscione: «Fino all’ultimo bandito» e qualche bandiera rossa tra le tante amaranto.

Che la «visita» di una tifoseria «di sinistra» potesse essere potenzialmente pericolosa lo provavano i precedenti (incidenti di Lazio-Livorno dello scorso anno) e le scaramucce avvenute in Toscana all’andata. Gli agenti hanno allora preso in consegna i livornesi al loro arrivo a Roma e li hanno raggruppati. Poi li hanno scortati all’interno dello stadio, fino ai distinti Nord. Un gruppo di tifosi giallorossi, a volto coperto, alla vista del «nemico» ha comunque cominciato un lancio di sassi al quale gli agenti hanno reagito con carica per disperdere gli aggressori. Subito dopo la Polizia ha arrestato tre «tifosi» giallorossi con le accuse di danneggiamenti e detenzione di materiale esplodente (sei bottiglie molotov). Nel frattempo, mentre sul campo la Roma annichiliva col bel gioco il Livorno, nell’altra curva la «giornata del ricordo nazista» andava avanti indisturbata tra uno stornello romanesco, un inno al duce e uno alla «magica». Come fosse la stessa cosa, in una contagiosa indigestione di stupidità e ignoranza. «La Storia insegna, ma non ha scolari» scriveva Antonio Gramsci. I pochissimi che l’avevano capito, se n’erano già andati da un pezzo. Disgustati e rassegnati.

Dure le reazioni: la comunità ebraica romana chiede l’intervento delle autorità mentre il sindaco Walter Veltroni dice. : «Roma è la città della deportazione degli ebrei e delle Fosse Ardeatine. Simili comportamenti non possono più essere tollerati».Il presidente giallorosso Franco Sensi: «Mi piacerebbe che la politica restasse fuori dagli stadi».

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