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milano - comunicato rifugiati sudanesi
by - Saturday, Feb. 11, 2006 at 7:08 PM mail:

il comunicato diffuso oggi sabato 11 febbraio dai rifugiati sudanesi da ieri in piazza duca d'aosta, fronte stazione centrale, in attesa che il comune mantenga la promessa, scaduta ieri, della consegna di un alloggio

Milano, Sabato 11 Febbraio 2006

Comunicato dei Rifugiati Sudanesi :
Ora che noi rifugiati sudanesi siamo usciti dai dormitori di via Ortles e siamo qui, di nuovo in strada, tutti ci chiedono come mai non abbiamo avuto la pazienza di aspettare ancora qualche giorno, finché il Comune decidesse quando assegnarci i locali del convitto di Viale Piceno. Forse una risposta sarebbe quella di rovesciare la domanda: come mai abbiamo aspettato così tanto? Non tutti sanno, infatti, che aspettiamo da settembre. Eravamo per strada e per trovare un luogo dove dormire ci siamo radunati due o tre volte in piazza Duomo, affinché la nostra condizione di rifugiati con il diritto alla strada venisse vista da qualcuno. Da quel momento il comune di Milano ha cominciato un gioco di promesse mai mantenute. E’ arrivato l’inverno e il freddo e noi, insieme ad altri rifugiati, siamo entrati nello stabile abbandonato di via Lecco. Non era un posto bello in cui vivere, ma faceva meno freddo che in strada e c’era un tetto. Da lì siamo stati sgomberati, abbiamo ritrovato la nostra abitazione abituale, la strada, ma ci hanno sgomberato anche dalla strada, ci hanno detto che avrebbero trovato una soluzione entro il 10 gennaio e per questo abbiamo accettato di stare per una settimana nel dormitorio di via Ortles. Ma anche in questo caso la promessa non è stata mantenuta, così siamo partiti per la Svizzera per incontrare l’Alto commissariato per i rifugiati. Ma in Svizzera non potevamo stare, siamo stati espulsi e ci hanno riportato a Milano, dove in questura ci è stato promesso che in una settimana ci sarebbe stata una soluzione. La provincia ha messo a disposizione del comune i locali di viale Piceno, che ora sono pronti così come siamo pronti noi per entrarci. Per farlo, a noi basta poco, abbiamo qualche vestito e nient’altro, ma basta poco anche al Comune per farci entrare, dovrebbero semplicemente aprire una porta. Per questo ora siamo qui, ad aspettare che quella porta venga aperta. Siamo vicino alla stazione, come lo siamo stati in tutto questo periodo durante il giorno, perché dal dormitorio bisognava uscire alle 9 del mattino e rientravamo solo alla sera, quando i nostri spazi venivano riaperti, per evitare il razzismo che dovevamo subire ogni volta che attraversavamo uno spazio comune del dormitorio. La sola differenza è che ora siamo qui anche la notte. Aspettiamo che una porta si apra.

Rifugiati sudanesi

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