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Firenze - ZoT 2oo2: rassegna stampa locale
by imc firenze Saturday, Oct. 26, 2002 at 9:24 PM mail: firenze@indymedia.it

Rassegna stampa locale sull'occupazione del Teatro Niccolini da parte del Network in Progress

Info sul Network In Progress: http://www.netwip.org

Articolo apparso sulla Repubblica di Firenze
Il teatro in disuso invaso dal movimento che rifiuta sigle politiche ma chiede che siano utilizzati gli immobili abbandonati.
La protesta di Network va in scena cento ragazzi occupano il Niccolini

di FULVIO PALOSCIA

Il portone si apre come se fosse di burro. Poche spallate e dalle ante spalancate del Niccolini esce fuori uno sbuffo di polvere: il silenzio del teatro di via Ricasoli (chiuso nel 1995) viene rotto dalle grida di esultanza dei ragazzi del Network. Alle 15.15 di ieri l'ennesima occupazione di uno dei molti spazi abbandonati della città: dopo il teatro Nazionale, dopo le officine di via Maragliano, dopo la tre giorni all'Anfiteatro delle Cascine, la nuova «Zot» («Zona occupata temporaneamente»: domani mattina lo sgombero, dopo una notte di rock e dance, sempre che forze dell'ordine non intervengano) è il teatro che è stato la «casa» di Paolo Poli, il palcoscenico dove Carlo Cecchi ha realizzato alcuni dei suoi spettacoli più applauditi, dove Carmelo Bene commosse un pubblico foltissimo recitando Leopardi.
Ora, ci sono questi cento ragazzi (età media 25 anni, molti sono studenti) che conducono una lotta «controculturale» più che politica (sì all'autogestione della creatività, no al copyright), che accusano la giunta comunale di gestire spazi e strutture «seguendo solo la logica del profitto» e che vedono Firenze non più come una città vetrina. Ma peggio: «La cordata modaiola ha superato se stessa - dicono - e sta cannibalizzando anche i pochi negozi illustri di Firenze: le griffe stanno distruggendo bar, librerie, il rischio è che anche il Niccolini faccia questa fine». Dentro, il teatro mostra le sue ferite: le guide rosse sulle scalinate sono lise, nel controsoffitto c'è uno squarcio che vomita calcinacci. Sul palcoscenico resti di una scenografia, nei camerini c'è ancora qualche costume, mascherine, piume che i ragazzi indossano senza complimenti mentre i cani scorrazzano nella settecentesca platea.
La polizia non si vede, la Digos sì. Ed un carabiniere che, irritato dalla videocamera di uno degli occupanti, tira spintoni e straccia uno striscione. Spuntano anche le telecamere di Mediaset, fioccano le domande sui legami tra questa azione e il Social Forum (in strada c'è chi si chiede «mica arriveranno i black block?»). I ragazzi prendono le distanze: «Come singole identità, senza dubbio condividiamo le istanze noglobal ma come gruppo abbiamo deciso di agire adesso per evitare strumentalizzazioni».
Arriva anche Ignazio Vaccaro, legale della famiglia Ghezzi, proprietaria del Niccolini: insomma il teatro riapre oppure no? «Ci sono contatti con vari privati, alcuni anche avanzati, ma nessun acquisto». Si parla di un gruppo legato alla moda: «Ci piacerebbe che il Niccolini riaprisse come teatro, ma questo dipenderà da chi l'acquisterà, non da noi. Sembrava che il Comune e la Regione fossero disposti a salvarlo, ma tutto è andato a monte». Accade nel 1999 quando l'assessore alla cultura Guido Clemente, approfittando di un accordo StatoRegione per il recupero dei teatri storici, chiede i finanziamenti necessari all'acquisto e al restauro del Niccolini: poi il suo mandato finisce e scade anche il termine ultimo per la presentazione delle pratiche. Nulla di fatto. E Palazzo Vecchio, ormai, niente può: «Tra acquisto e lavori di restauro, i costi sono troppo alti» spiega Simone Siliani, che aggiunge: «Non esprimo giudizi sull'occupazione, certo è che questi ragazzi segnalano un problema forte senza però porre soluzioni».


Articolo apparso su La Nazione di Firenze

Rave party nel vecchio Niccolini
Quando l'occupazione è musica

Inutile negarlo: quando è arrivata la notizia che avevano occupato il Teatro Niccolini, il pensiero è volato subito a una possibile contestazione dimostrativa, organizzata da qualche frangia dei no-global, come avvenne giorni fa, ai cantieri della Tav, a Sesto. Niente di tutto questo. E' bastato arrivare di fronte al vecchio teatro, il più vecchio di Firenze,inaugurato nel 1657, e chiuso ormai da 7 anni, dal novembre del 1995, per rendersi conto che aria tirava. L'occupazione l'avevano organizzata i giovani dei «rave party», del sito Internet «www.netwip.org», della «rete di lavoro» come dicono loro, dei concerti no-stop per uno, due, tre giorni di fila, a suon di musica a tutto volume e spesso in luoghi abbandonati, in mezzo a vecchi stabili diroccati, agli avanzi della società del benessere. Così anche le forze dell'ordine, la Digos, giunte sul posto con alcuni funzionari, dopo i primi riscontri e le direttive del questore e del prefetto, hanno deciso di non intervenire. Troppo delicati, questi giorni di vigilia del Social forum europeo, per rischiare un'operazione di sgombero, per di più, di uno stabile di fatto disabitato, e senza alcun pericolo incombente per l'ordine pubblico. I giovani, oltre tutto, già noti per blitz simili (al «Nazionale», altro teatro chiuso, il Natale scorso; all'Anfiteatro delle Cascine per la «72 ore della Resistenza» lo scorso 25 aprile), erano conosciuti ed hanno già annunciato che lasceranno il «Niccolini» già domani mattina. Sarà, hanno spiegato, un' occupazione momentanea e dimostrativa. Si sono anche impegnati a non rompere nulla e a rimettere a posto, pulendo, prima di levare le tende. L'occupazione è iniziata poco prima delle 16. Un gruppo di giovani ha forzato una porta laterale ed è entrato nel teatro, appendendo fuori uno striscione bianco, con la scritta in rosso: « La resistenza continua». «Non parteciperemo come rete al Social forum - spiegano parlando con i giornalisti - Noi sul meeting non prendiano atteggiamenti nè polemici, nè a favore». Entriamo nel teatro anche noi. Dentro, i segni dell'abbandono sono evidenti. C'è una vecchia scena ancora montata sul palco; le poltroncine rosse in platea, oltre ai segni del tempo, hanno anche altre magagne. Dal soffito si sono staccati pezzi di intonaco, caduti chissà quando, a metà platea. Tutto ha il sapore della polvere. Gli occupanti sono giovani e giovanissimi. Con loro ci sono quattro o cinque cani, che ora gironzolano incuriositi in quel posto strano. Questo è il loro mondo: bevono birra; scherzano con «Coco», un cane dalla faccia buona; sono pieni di piercing; hanno i capelli fitti di treccine; più d'uno sembra un «punkabbestia» a denominazione di origine controllata; alcuni si sono messi delle maschere teatrali. Cosa vogliono? Lo spiega una di loro, studentessa di antropologia all'università: oggi vogliono manifestare per la giornata interanzionale «antisecuritaria», che si svolgerà a Parigi, ma anche a Washington e in altre città, contro chi proibisce i «rave party» e contro le leggi che la Francia ha emanato per vietarli, pena condanne severe. «Noi vorremmo una città dove gli spazi non sono utilizzati solo per far soldi - dice la studentessa - Noi vogliamo che il nostro divertimento non venga mercificato. In un «flyer», un volantino piccolo piccolo, c'è scritto già il programma dell'occupazione: alle 18, «aperitivo reggae»; alle 20, cena etnica ( filippina, per l'esattezza, con riso e verdure saltate); alle 22, «dance hall» con musiche soul, funky, hip-hop. In programma ci sono anche due spetaccoli di cabaret e una «performance» di danza. Tutto in autogestione. Tutti contenti, per l'occupazione, tranne l'avvocato Ignazio Vaccaro, la cui moglie, insieme ad alatri è proprietaria del «Niccolini». «Qui c'è un situazione di illegittimità che è intollerabile - dice - Non solo, c'è anche una zona del soffito che non è sicura». Scuote la testa e si allontana per avere lumi dalla polizia.
di Ennio Macconi

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