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L'Argentina non è solo Buenos Aires
by Valderrama Friday, Jan. 18, 2002 at 5:43 AM mail:

A Buenos Aires la ribellione non è soltanto quella della classe media per via dei depositi bancari bloccati e, in ogni caso, ammesso che ciò non sia comunque salutare per la crescita della coscienza politica generale, Buenos Aires non è l'Argentina. In tutto il paese ci sono proteste, marce, cacerolazos, assamblee e addirittura crocefissioni simboliche. Ho tradotto questo che mi sembra un'ottimo esempio di ciò che si sta muovendo nelle maglie più profonde del tessuto sociale argentino. Davanti a questo manifesto, parole come "proletariato", "piccola borghesia", "classe media", ecc., mi fanno solo sorridere. Eh, Miko?

Le donne di Santa Fe dicono
By Casalinghe di Santa Fe

Davanti all’aggravarsi della situazione del nostro popolo, sentiamo la sufficiente responsabilità e anche la rinnovata speranza che le nostre voci vengano ascoltate. Ecco la nostra proposta.
Sindacato Casalinghe, Santa Fe.

MANIFESTO DELLE DONNE

Siamo quelle che lavorano fuori casa percependo gli stipendi più bassi e quelle che lavorano soltanto in casa senza percepire alcuno stipendio.
Siamo quelle costrette a mandare le nostre figlie e i nostri figli nelle mense pubbliche perché non abbiamo niente da dare loro da mangiare, e quelle che ce l'abbiamo ma non sappiamo fino a quando.
Siamo le madre di quei figli che sono stati costretti ad abbandonare la scuola, ma anche di quelli che a scuola ci sono andati ma oggi sono costretti ad abbandonare il paese perché nonostante l'educazione che hanno ricevuto non riescono a trovare un lavoro.
Siamo quelle che fanno la fila all'alba negli ospedali e siamo anche le pensionate che hanno una cassa mutua che è andata in fallimento per colpa dei vari governi di turno.
Siamo quelle che emigrano dall'entroterra o da altri paese latinoamericani perché non hanno da mangiare e finiscono nelle periferie urbane ancora più discriminate.
Siamo le adolescenti che non vogliono essere madri così precocemente ma non ce lo consentono, siamo le donne adulte che vogliamo un presente migliore per noi e un futuro migliore per le nostre figlie e siamo anche le più anziane, le scartate per la nostra età, ma che oggi dobbiamo prenderci cura dei nostri nipoti perché i loro genitori non riescono a mantenerli.
Siamo le contadine, quelle che abbiamo lavorato sin da bambine in campi che ora vogliono vendere all’asta perché ciò che producono non basta a pagare gli interessi da strozzini imposti dalle banche.
Siamo quelle che non hanno niente di niente, ma anche quelle che avevamo i risparmi di una vita in una banca e oggi ce li vogliono rubare.
Siamo quelle che subiamo violenze dentro e fuori casa.
Siamo le discriminate per il colore della nostra pelle, per le nostre preferenze sessuali o per essere lavoratrici del sesso.
Siamo tutte ed ognuna di noi, a Santa Fe, Argentina, in America Latina.
LE DONNE STIAMO COSTRUENDO UN PRESENTE ED UN FUTURO MIGLIORE. ORA! Vogliamo una vita diversa per noi e per le nostre famiglie, una vita nella quale le priorità siano il benessere del popolo e non le tasche dei capitalisti di sempre; la dignità delle persone e la giustizia sociale e non l'assistenzialismo clientelare; la trasparenza e non la corruzione.
Sappiamo che è possibile.
Perciò esigiamo:
Che le banche non vengano salvate con i diritti per le esportazioni petrolifere né con crediti concessi da organismi di credito internazionali.
Che le banche, gli ipermercati e le imprese private contribuiscano coi loro guadagni alla riattivazione economica del paese.
Che vengano tassati i consumi di lusso e non quelli di prima necessita.
Che con queste risorse e con quelle di cui disponiamo a partire dalla sospensione del pago del debito estero:
venga creato un fondo per l'occupazione e la formazione di capifamiglia disoccupati;
si dia priorità nei piani occupazionali alle donne;
venga riconosciuto e pagato il lavoro di cura e accompagno di persone che ne hanno bisogno,
in quanto si tratta di un'attività prioritaria;
venga riconosciuto il valore sociale e produttivo della casalinga attraverso una pensione;
venga riconosciuto direttamente ad ogni madre un assegno famigliare per i propri figli, unica garanzia che sia speso a beneficio dei figli.
Inoltre esigiamo:
la restituzione dei depositi alle/ai piccole/i risparmiatori, molti dei quali sono liquidazioni per licenziamenti, il che aggrava ancora di più la situazione di chi non ha i mezzi per sopravvivere;
vengano sospese le aste dei campi delle piccole e piccoli proprietari indebitati con le banche attraverso condizioni da strozzinaggio e per la perdita del valore della produzione.
Per garantire la trasparenza di queste azioni è imprescindibile:
Il processo politico alla Corte Suprema di Giustizia che ha protetto i corrotti e ha violato i diritti costituzionali più elementari della cittadinanza. Giustizia per le famiglie dei 35 assassinati durante le giornate del 19 e 20 dicembre 2001;
Consulta o controllo sociale dei programmi occupazionali attraverso le donne in ogni quartiere, per evitare che vengano utilizzati politicamente da chi commercia con i bisogni dei più poveri.
Sottoponiamo queste idee alla considerazioni di tutte e vi invitiamo ad esprimervi, a discutere e a dissentire, a fare proposte, a non permettere che altri decidano per e contro di noi.I
ncontriamoci nei quartieri, negli organismi ai quali apparteniamo o frequentiamo, discutiamo alternative e proposte, facciamole circolare utilizzando tutti i mezzi a nostra disposizione: posta, giornali e TV, telefoni e "passaparola".
Perché anche se le donne siamo state sempre presenti in prima linea nelle lotte popolari, dai tempi delle ribellioni aborigeni alla Conquista spagnola ai "cacerolazos", non siamo stati ascoltate, e le nostre richieste sono state sempre rimandate in nome di necessità "più urgenti".
Altre donne di America Latina e del mondo stanno facendo suonare le loro casseruole, non solo in appoggio al popolo argentino ma anche per se stesse, perché al di là delle realtà nazionali, le donne abbiamo necessità e rivendicazioni che ci accomunano.
Il nostro potere è nell'autonomia; non permetteremo che nessuno ci dica come pensare o come agire.
Sappiamo quali sono le nostre necessita e quelle delle nostre famiglie, perciò troveremo, tra tutte, le strade da seguire per costruire un paese ed un mondo che cominci dai bisogni della gente e non dall'avidità delle imprese.
Difendiamo con tutta l'energia, l'intelligenza e la passione di cui siamo capaci le donne, il degno destino che ci meritiamo.
Unisciti a questa convocazione e invita altre donne a farlo. Che la nostra voce e le nostre proposte si ascoltino in ogni quartiere, in ogni paese, in ogni città…
Se vuoi contattarci, per farci sapere cosa state faccendo, cosa proponete e come vi state organizzando, LA NOSTRA CASA A SANTA FE è a questo indirizzo: Francia 3036, tel. (0054)-342-4530216; (0054)-342-4960868; e-mail: izanutig@gigared.com oppure nkreig@arnet.com.ar


Commento aggiunto in seguito da Isabel (izanutig@gigared.com):

Volevo raccontarvi che in questi giorni abbiamo fatto ben sei assemblee nei quartieri più poveri della nostra città, santa Fe. Sono rimasta sbalordita: settanta-ottanta donne in ogni assemblea, le più povere tra le povere, con sei-sette figli ciascuna, i loro visi segnati dall'amarezza, dall'impotenza. Ma bastavano frasi quali "che non ci rubino l'allegria, siamo capaci di tante cose che ancora non riusciamo ad immaginare" che immediatamente tutto diventava un mormorio prima e tanti interventi poi. Su cosa possiamo fare, sulla stanchezza dalle promesse, sui loro figli denutriti, sull'elemosina del cestino con la pasta e il "mate"… E abbiamo incominciato a costruire… quartiere per quartiere… continueremo a raccontarvi.
Isabel

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