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CINISI, peppino e la mafia
by salvo vitale Saturday, May. 11, 2002 at 8:39 PM mail:

situazione della mafia a cinisi, risposta del paese al forum antimafia

Nella pagina regionale della *Repubblica* dell’8 maggio, il titolo del servizio su Peppino Impastato è: *Cinisi rende omaggio al suo eroe*: In verità, in quel titolo ci sono due errori: Cinisi non ha mai reso un vero omaggio a Peppino Impastato e dubitiamo che, per l'immediato futuro, possa farlo; l'altro errore è quello di qualificare Peppino come un eroe. Per la prima considerazione, è il caso di fare qualche passo indietro: il 9 maggio del '78 il paese accolse con soddisfazione, o quantomeno con un certo senso di liberazione la notizia che *il figlio di Luigi Impastato era andato a mettere una bomba sulla ferrovia ed era saltato in aria*. Tutti sapevano che non era vero, ma tutti volevano ostinatamente credere in quella falsa verità che li rendeva liberi dal dover pigliare posizione di fronte a una figura così ingombrante e e li assolveva dal costante rimprovero mosso da Peppino nei loro confronti, di essere complici della mafia, Secondo le strategie della *comunicazione nascosta* si diffondevano ad arte false notizie, che diventavano verità comuni difficili da smentire. Ancora oggi, per molti Peppino era un pazzo, uno che non voleva lavorare, che non voleva studiare, un avventuriero che agiva così perché voleva essere ammazzato, onde riscattare con la morte la propria inutile vita: quasi quasi, chi lo aveva ammazzato gli aveva fatto un favore. Le notizie di *radio-ombra* erano un efficace antitodo a quelle trasmesse da Radio Aut, che bisognava non ascoltare: si diceva che alla radio c'erano terroristi, esaltati, estremisti, pervertiti sessuali, drogati, perdigiorno ecc.: la borghesia benpensante proibiva radicalmente ai propri figli di frequentare la radio o di ascoltarla. Nei nostri confronti scattò allora una sorte di cordone sanitario che alla fine, due anni dopo la morte di Peppino, finì col soffocarci e farci spegnere il trasmettitore. Ancora oggi *radio-ombra* lavora diffondendo le sue falsità: una delle notizie che circola a Cinisi è che Giovanni Impastato ha incassato miliardi con il film *I cento passi*, mentre altri milioni avrebbe ricevuto come vittima della mafia e altri ancora come indennizzo processuale: a sentire questa gente ci troviamo davanti a una sorta di nababbo che invece non offre niente ai compagni di Peppino e ne usa il nome solo a suo uso e vantaggio. E' il caso di dire che Giovanni, ad oggi non ha visto una lira e che ci ha sempre rimesso moltissimi quattrini, ma la falsa notizia è utile per gettare discredito su di lui, come prima si era fatto con il fratello. E comunque, nella vicenda Impastato Cinisi, ove si escluda lo *zoccolo duro* dei suoi compagni, non c'è mai stata, ha disertato costantemente venticinque anni di manifestazioni, dibattiti, interventi di personaggi di spicco: ci siamo ritrovati in pochi, le solite facce, davanti all'indifferenza e alla diffidenza di chi se ne sta sornione dietro la finestra avvolto nel suo *parla quanto vuoi, tanto non ti sente nessuno*. Si potrebbe obbiettare che Cinisi, negli ultimi otto anni ha avuto due giunte progressiste, che la passata giunta si è costituita parte civile al processo contro Impastato, che ad Impastato è stata finalmente intestata una strada ( cui, qualche giorno fa, ignota mano ha sovrapposto la scritta *via Gaetano Badalamenti vescovo* ), che i ragazzi delle scuole medie hanno fatto pregevoli lavoretti per Peppino, ma tutto questo non cambia la generale ostilità nei confronti di una persona ancora oggi ritenuta scomoda ed estranea al tessuto culturale del paese: alla fiaccolata dell’8-5 i cinicensi si potevano contare sul palmo d’una mano. Come è noto il Consiglio Comunale è stato sciolto per collusioni con la mafia, ma il paese si è difeso dicendo che si trattava di una speculazione politica del Polo al governo, nei confronti d'una giunta di centro-sinistra: ovviamente lo stesso paese non esiterà a gettarsi sul prossimo candidato, non imprta di quale colore, che permetta una tranquilla gestione degli affari del territorio ai vari *amici degli amici* che ancora proliferano. Il paese ha partecipato in massa ai funerali di Peppone Di Maggio, figlio del boss Procopio, salutando il feretro con applausi e chiudendo le saracinesche al suo passaggio: non bisogna dimenticare che è di Cinisi Saveria Palazzolo, moglie di Bernardo Provengano, così come il *ministro dei lavori pubblici* di costui, Pino Lipari, già individuato da Peppino nel 1978 come speculatore mafioso in merito alla vicenda del villaggio turistico Z 10, di cui è azionista. Un paese irredimibile? La tentazione di definirlo tale è grande, se ogni tanto non si notassero vaghi spiragli di novità, ben presto risucchiati dal conformismo generalizzato. Sull'altra questione di *Peppino eroe* dico solo che Peppino è stato uno di noi, ha vissuto come noi le esperienze del suo tempo, cercando di starvi dentro come testimone e come protagonista, ci ha lasciato un esempio di coraggio, ma che la definizione di eroe sarebbe la prima cosa che egli stesso rifiuterebbe: se la lotta contro la mafia si considera un fatto normale e civico e non un atto d'eroismo, è possibile che il suo messaggio, come lui sognava, possa diventare una comune, normale e doverosa scelta della società civile e di chi la governa, viceversa resterà qualcosa da delegare ad altri che diano un alibi e una copertura alla nostra incapacità o mancanza di volontà.
Qualche giorno dopo la morte di Peppino, parlando a Cinisi in un comizio, Umberto Santino disse: fino a che queste finestre rimarranno chiuse, la morte di Peppino sarà stata inutile. Sono passati ventiquattro anni e le stesse finestre sono rimaste chiuse come allora, in una mesta sensazione di solitudine.

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