dal quotidiano argentino pagina12, del 27 giugno.
Il massacro annunciato, di Miguel Bonasso
Un giudice della Nazione aveva annunciato a questo cronista, 72 ore fa, che si preparava "una violenta repressione contro i piqueteros sul Puente Pueyrredon". "Occhio- ha detto il magistrato- useranno pallottole vere". Il magistrato lo ha sputo dal personale di sicurezza con cui stava a contatto, date le sue funzioni. Il cronista che vi parla ha provato a far arrivare la notizia diverse volte alle organizzazioni dei piqueteros che oggi sono state violentemente represse, ma non è al corrente se i messaggi sono arrivati al destinatario. Se non li ho avvertiti dalle colonne di questo giornale è stato perché non ho potuto confermare le notizie preventivamente e ho voluto evitare di fungere da ripetitore di un rumore originato nelle attive centrali termoelettriche del governo. Ora, disgraziatamente per i morti, i feriti e i familiari, la realtà ha tragicamente confermato le anticipazioni. L'interinato di Duhalde ha già i suoi morti, nuovi sacrificati nella fuga del darwinismo economico. La forma con cui hanno agito le forze provinciali, coordinate con quelle nazionali della Gendarmeria, della Prefectura e della Policía Federal, dimostra che l'imboscata era preparata e che non c'è stato nessun eccesso, se non la recalcitrante adesione delle nostre forze di sicurezza alla ripetizione dei procedimenti del periodo delle dittatura militare. Ed è stato un messaggio non equivoco del potere centrale. Se non fosse stato come suddetto, come avrebbero potuto entrare effettivi della Federale 400 metri all'interno del territorio bonaerense? come avrebbero potuto, senza un ordine giudiziale, assaltare un locale di Izquierda Unida dove sono stati feriti e sequestrati militanti di un partito del ramo parlamentare della politica argentina? Come avrebbe potuto la Bonaerense (la polizia) occupare l'ospedale di Fiorito per sequestrare alcune persone? A chi rivolgere le nostre denuncie? Alla Giustizia della provincia di Buenos Aires? A chi può denunciare questo cronista, che ieri nel pomeriggio due poliziotti sono stati visti uscire dall'ospedale di Fiorito portando via delle vesti inzuppate di sangue, evidentemente appartenenti ai caduti della repressione? Che, una volta di più, la Migliore Polizia del mondo (come lo ha definita anni fa Duhalde) ha fatto lo che le riesce meglio ed ha portato via prove del proprio crimine commesso. Davanti a chi portiamo queste prove? Forse davanti al segretario della Sicurezza Juan José Alvarez che era solito pesare il prezzo di una vita umana con quella di una lattina di pomodori? Forse davanti al signor Governatore della provincia più grande e ingiusta dell'Argentina, un progressista chiamato Felipe Solà? O davanti al patriota dalla maschera di gomma che guida (ad interim) la nazione con il compito di occultare, tra tanti altri torti, le appropriazioni indebite e i soprusi della sua Provincia? A noi tocca gridare: "Deve finire, finirà questa abitudine di uccidere" e a loro tocca crivellarci durante tutta la nostra vita, in modo tale che Moneta, Rohm e altri ragazzi che si sono portati via qualche spicciolo restino impuniti e in libertà. "Tornerò a firmare con piacere" ha dichiarato Crlos Ruckauf, riferendosi al decreto di Italo Luder che ordinava l'annichilimento di una generazione. Sicuramente, tornerà ad applaudire la morte di due ragazzi argentini in Malvinas che ha rinforzato una classe politica che non ha viscere se non portafogli. E il lungo genocidio silenzioso perpetrato contro gli esclusi da mandatari come Menem, De La Rua o Duhalde che sono implacabili con gli umili e genuflessi con i potenti. Una volta di più i paladini della morte si sono sfilati la maschera di centurioni della democrazia. Che nessun prudente signore venga a dirci che i piqueteros sono stati uccisi per "infiltrati, pazzi, energumeni". Perché questo equivale al "da qualche parte saranno andati" con cui si giustificò la sparizione di trentamila argentini. Che nessun commissario venga a camuffarci con grossolane spiegazioni quello che tutti abbiamo visto, un crimine di grosso calibro. Che nessun ruffiano pettegolo dei media tappi la putrida pentola e faccia propaganda al caos. Una volta di più hanno ucciso dei manifestanti popolari che scendono in strada a gridare per le sofferenze che produce la fame, la disperazione, il futuro rubato. A volte il giornalista deve cedere il passo al cittadino e animarsi nell'issare un sogno: questo sogno non scomparirà fino a che centinaia di migliaia di compatrioti non scenderanno pacificamente in strada occupando la Nueve de Julio per gridare "basta!" La democrazia non è un gioco di d'azzardo e nemmeno un film di gangster. Si facciano da parte per sempre, e lascino che a parlare siano le urne". O la Nazione sprofonderà senza rimedio in una nuove tragedia.
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