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PARAGUAY; per capire qualcosa sul governo Macchi
by garabombo Tuesday, Jul. 16, 2002 at 3:08 PM mail: garabombo@autistici.org

Il governo del presidente Macchi negli ultimi mesi ha dovuto difendersi da accuse simili: ovviamente non ha potuto.

Richiesta la destituzione del presidente (25 maggio 2001)
(Da latinoamerica-online)

La richiesta di messa in stato d'accusa del presidente Luis González Macchi, presentata ufficialmente al presidente della Camera dei Deputati dal leader del partito di opposizione Partido Liberal Radical Auténtico (Plra), ritiratosi dalla coalizione di governo nel febbraio scorso, non si basa solo sullo scandalo finanziario che ha visto coinvolti anche un fratello e una sorella del presidente, che si sarebbero illegalmente impossessati, insieme al loro congiunto, di circa trentasei miliardi prelevati da fondi pubblici che il Banco Central de Paraguay aveva stanziato per risanare due banche private.

Da mesi vengono mosse accuse di corruzione al presidente e ai suoi più stretti collaboratori. Macchi era stato coinvolto anche in un recente scandalo per il contrabbando di auto di lusso rubate in Brasile, una delle quali adibita a suo uso personale.

Per divenire operativa la richiesta di destituzione deve ottenere una maggioranza di due terzi in ognuna delle due Camere del Parlamento. Anche un settore del Partido Colorado, attualmente al governo, la Unión Nacional de Colorados Eticos, potrebbe votare per la messa sotto accusa del presidente e il conseguente passaggio dei poteri al vicepresidente, Julio César Franco, del Partido Liberal Radical Auténtico, che da tempo si dichiara "pronto" ad assumere la presidenza.
Le dimissioni di González Macchi costituivano la richiesta di imponenti manifestazioni di piazza, tra le quali quella svoltasi a fine marzo, quando migliaia di contadini hanno marciato sulla capitale al grido di "Afuera González Macchi", chiedendo la distribuzione di appezzamenti di terra e facilitazioni creditizie per i piccoli coltivatori.

L'attuale presidente assunse l'incarico due anni fa, in piena crisi istituzionale, dopo l'assassinio dell'allora vicepresidente Luis María Argaña e la successiva rinuncia del presidente Raúl Cubas.
Come già dichiarato in occasione delle mobilitazioni di marzo, González Macchi ha ribadito di non avere alcuna intenzione di rinunciare al proprio incarico e di sentirsi "tranquillo" in quanto l'opposizione non avrebbe il numero sufficiente di voti per la sua destituzione.

[Mariella Moresco Fornasier]




Corruzione: presidenti sotto accusa (8 settembre 2001)
(Da Latinoamerica-online)

Migliaia di persone hanno partecipato alla manifestazione di sabato scorso, organizzata dalle forze politiche dell'opposizione contro il presidente Luis González Macchi, per chiederne le dimissioni per corruzione.Tra altre operazioni illecite, González Macchi è accusato di aver stornato sedici milioni di dollari dai fondi pubblici su conti privati. Alla testa del corteo il vicepresidente Julio César Franco, del Partido Liberal Radical Auténtico (Plra) e avversario politico del presidente.

Data la gravità della situazione sociale e istituzionale del paese, la Conferenza episcopale paraguaiana (Cep) ha costituito un Consiglio permanente, formato da sei vescovi, con il compito di procedere a una serie di consultazioni per scongiurare una guerra civile, il cui pericolo è dovuto, secondo la dichiarazione ufficiale rilasciata dalla Cep, alla "grave crisi che colpisce il paese, causata soprattutto da un governo caratterizzato da corruzione, impunità, rapine, assalti e insicurezza". Alla manifestazione non hanno voluto aderire le organizzazioni dei contadini, che accusano l'opposizione di complicità con il governo e della conseguente corresponsabilità nella disastrosa situazione del paese.

L'attuale presidente non è stato eletto, bensì nominato dalla Corte Suprema dopo la rinuncia e la fuga del suo predecessore Raúl Cubas. Anche quest'ultimo è stato di recente posto sotto accusa da un giudice paraguayano, che ha emanato un ordine di cattura nei suoi confronti per frode contro lo Stato, per aver versato su propri conti correnti la somma di oltre 750.000 dollari prelevati da fondi pubblici.

Raúl Cubas vive in esilio in Brasile dal 1999, quando rinunciò alla presidenza poco dopo l'assassinio del suo vicepresidente e rivale politico, Luis Maria Argaña. Del crimine è stato accusato l'ex generale Lino Oviedo, anch'egli rifugiatosi in Brasile, dove ha ottenuto l'asilo politico nonostante le richieste di estradizione più volte avanzate dalla magistratura paraguayana. Oviedo era già stato condannato a vent'anni di carcere per l'organizzazione di un colpo di Stato nel 1996. Per una curiosa ironia del destino, Lino Oviedo vive attualmente a Brasilia, la stessa città dove, sotto stretto riserbo, risiede da oltre dieci anni l'ex dittatore Alfredo Stroessner, dal 1954 al 1989 presidente militare del Paraguay, che aveva contribuito a far decadere.

Ai primi di luglio l'attuale presidente Luis González Macchi ha evitato di venir posto sotto giudizio dal Parlamento a causa del mancato raggiungimento del quorum necessario alla sua incriminazione. Il presidente della Camera, Juan Darío Monjes, ha però dichiarato che "la richiesta di giudizio può essere riaperta in qualunque momento". Per ora González Macchi rimarrà integrato nelle proprie funzioni e il suo Partido Colorado non sarà obbligato a rinunciare al potere che detiene da oltre cinquant'anni.

[Mariella Moresco Fornasier]




IL PARAGUAY E’ UN CASTELLO DI CARTA TRA SPARIZIONI E TORTURE.
Da Pagina12. (quotidiano argentino); (gennaio 2002)

Una sconosciuta storia di sequestri, riscatti, sparizioni e torture è al centro della crisi che fa tremare il già fragile governo di Gonzalez Macchi in Paraguay. Le vittime sono due militanti del gruppo di sinistra Patria Libre.

Questa storia sembra appartenere ad un’altra epoca. Dopo quattro giorni di censura, il ministro di giustizia e del lavoro Silvio Ferriera ha presentato ieri le sue dimissioni irrevocabili davanti al Presidente Gonzalez Macchi. Il ministro degli Interni ha preso 15 giorni di riflessione. Il capo del gabinetto Bestard ha chiesto da tutti i restanti ministri di rimettere il mandato nelle mani dell’esecutivo nazionale e lo stesso vicepresidente Franco è stato ancora più duro: ha sentenziato che il Presidente Macchi dovrà dimettersi qualora non riuscisse a rinnovare tutto il gabinetto di governo e gran parte delle forze di sicurezza. Questo ricambio di ministri è il tentativo di risolvere un vero e proprio caso di terrorismo di stato: il sequestro, la sparizione durante 13 giorni e la brutale tortura ai danni di due militanti dl gruppo di sinistra Movimento Patria Libre (MPL).
Juan Arrorn e Anuncio Martí, entrambi dirigenti del minuscolo MPL, sono stati liberati mercoledì scorso grazie ai loro familiari- con l’aiuto di alcuni giornalisti- che hanno sostenuto la denuncia anonima numero 19 che indicava la presenza dei due desaparecidos in una ben precisa abitazione, dove alla fine sono stati trovati e la quale si è scoperto appartenere ad un commissario regolarmente in attività.
Cristina Arrorn ha raccontato a Pagina12 ciò che ha denunciato suo fratello, uno dei sequestrati, e che ha costretto il ministro di Giustizia alle dimissioni.
Arrorn e Martí sono stati sequestrati nel centro della capitale Asunción, a due isolati da un locale di MPL, da poliziotti in abiti civili che investigavano su un altro caso di sequestro: quello di Maria Edith Bordón de Debernardi, moglie di un impresario, cognata di Arrorn e nuora di un ex ministro dell’Industria del regime di Stroessner. Al secondo giorno di torture, Arrorn ha chiesto di parlare con il ministro di Giustizia, che conosceva personalmente per aver condiviso la militanza nell’opposizione alla dittatura. “Dunque, lo hanno trasferito in un terreno isolato dove ah ricevuto la visita di ferriera, che gli promise di intercedere con il ministro dell’Interno Julio Fango, e che le torture sarebbero terminate.
“Poche ore dopo Fango ha parlato al cellulare con mio fratello e gli ha proposto di dichiarasi colpevole del sequestro di Bordón de Debrnardi coinvolgendo anche Aldo Zucolillo, direttore periodico ABC Color, e accusando il generale Lino Oviedo di essere il finanziatore delle attività che tendevano a destabilizzare il governo di Macchi. In cambi avrebbe ricevuto del denaro e sarebbe stato portato in un paese a proprio piacimento”. Arrorn si è rifiutato di firmare uno scritto con le suddette accuse ed è rimasto desaparecido fino al 30 gennaio. Da allora è costantemente sottoposto ad una terapia intensiva, soffre gravi lesioni ai testicoli; è riuscito comunque ad identificare diversi agenti di polizia del Centro di Investigazione Giudiziario, i quali sono stati posti sotto giudizio dal Giudice generale dello Stato Oscar Latorre.

La connessione di Arrorn come autore intellettuale del sequestro della sposa dell’impresario ha avuto come prove uniche la testimonianza di due testimoni, già smentite.
Il primo testimone è stato il fratello della sequestrata, nonché marito di una sorella di Arrorn. E proprio quest’ultima per prima ha smentito le sue dichiarazioni davanti al giudice, dichiarando che le testimonianze di uso marito non sono altro che il frutto di un’architettata montatura.
L’altro, secondo e ultimo testimone, contro Arrorn ha un passato particolarmente ingombrante alle spalle: è stato un agente infiltrato della polizia e punto di riferimento per le operazioni del Plan Condor durante l’epoca della dittatura.

Infine la sorella di Arrorn sostiene una tesi ancora più forte:
“Consideriamo il presidente Macchi assolutamente al corrente di ciò che è accaduto, visto che la stampa non ha mai dato notizia di alcune riunioni nella Casa de Governo dello stesso Macchi durante le quali si è discusso sul da farsi con i sequestrati”.
Anche il ministro Ferriera si torva in acque davvero torbide, non avendo ancora chiarito i suoi rapporti con un suo funzionario, accusato di aver organizzato l’imboscata ai due sequestrati.
Notizie da Verónica Gago











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