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Jenin -Aggiornamento-
by Manuel Molotov Monday, Aug. 12, 2002 at 7:11 AM mail:

Campo profughi e tendopoli delle U.N.

Il campo profughi di Jenin si trova appena fuori il perimetro della citta`. A differenza di quanto si potrebbe immaginare, non e`/era una baraccopoli ma un vero e proprio quartiere con edifici in muratura, a sottolineare la persistenza e la durata del problema "profughi". La citta` nel complesso non ha subito danni enormi, anche se nei campi al limeite di Jenin sono parcheggiate le carcasse di molte vetture schiacciate dai tank o crivellate di proiettili, e qualche casa presenta squarci nelle mura.
Nel campo profughi la situazione cambia, pero`, radicalmente. La parte centrale (non so quantificarne la metratura) e` trasformata in cumuli di macerie alti diversi metri, dove ancora oggi la popolazione superstite fruga alla ricerca di oggetti e ricordi residui. I detriti non sono stati ancora asportati e l`immagoine che offrono e` una sorta di "ground zero" palestinese, composto di calcinacci, lamiere contorte, giocattoli rotti e brandelli di vestiti senza piu` proprietari. La cifra di 54 morti verificati, pare un po` ridicola immaginando le centinaia di persone che abitavano quelle case, sotto le cui macerie giacciono probabilmente altri corpi non ancora riesumati. A mesi di distanza dalla tragedia il campo continua a mietere vittime. Nascoste tra le rovine si celano alcune mine lasciate come ricordo dall`esercito israeliano. Una donna vi ha perso entrambe le gambe la settimana scorsa e a noi non viene consentito di salirvi sopra. Le case rimaste in piedi sono un documento altrettanto importante. Le pareti, crivellate fin anche a raso terra, dimostrano chiaramente la volonta` di ucciderne gli abitanti, stesi al suolo per ripararsi dai colpi. La nostra guida, un giornalista palestinese di Jenin, ci racconta storie di efferata brutalita`, di corpi ammassati in una stanza e crivellati di colpi piu` volte a distanza di giorni, e di interiora e carne umana sparse sulle pareti. Il tutto nella completa impunita` per gl`assassini che hanno compiuto il massacro. Non ci stupiamo ,quindi, quando ci viene mostrata la tendopoli eretta dalle Nazioni Unite per i superstiti rimasti senza casa, lasciata polemicamente vuota a sottolineare il disprezzo per una istituzione internazionale che ancora una volta non e` stata in grado di proteggerli ne` di condannare i loro carnefici. In un incontro con esponenti locali dell`FPLP si parla proprio di questo, e di come Larsen, l`inviato delle U.N. abbia ricevuto pressioni e minacce da parte israeliana per intralciare il suo lavoro.
Nella tendopoli abita un unica persona. E` un palestinese di Gaza che non puo` tornare a casa a causa del coprifuoco.
Il resto della citta` e` molto animato durante il giorno, quando i negozi aprono ed espongono una enorme varieta` di merci colorate. La notte e` al contario assolutamente deserta, regno di topi, gatti e carri armati. Non si registrano problemi al funzionamento del sistema idrico mentre le linee telefoniche sono sconnesse e collegarsi ad internet e` quasi impossibile sino a notte fonda. La raccolta dei rifiuti e` saltuaria, e le strade sono coperte da cartacce e cocci di bottiglie. Qualche sacco della spazzatura si ammucchia qua e la. Senza l`occupazione la citta` potrebbe senza dubbio sfoderare un fascino che solo chi c`e` stato puo` riconoscere sotto la patina polverosa e decrepita.
Tornando a Gerusalemme passiamo in una zona totalmente desertica dove qua e la spuntano numerosi insediamenti di coloni. Colpiscono le misure di sicurezza piu` esterne (le uniche che riusciamo a vedere dalla strada). Un perimetro enormemente distante dall`insediamento e` recintato da una doppia fila di filio spinato e cavi ad alta tensione.
Ci rendiamo conto dell`inutilita` (tra l`altro dispendiosa per i contribuenti israeliani) di tali colonie, e della loro funzione strettamente oppressivo/militare. Per allontanarci da Jenin dobbiamo passare attraverso il check point posto ai piedi di una base militare, dove sostano decine di tank APC e dalla quale escono pattuglie di soldati che si arrampicano per le colline circostanti. Chiudo questo post con l`immagine di un altro check point, ad uno svincolo sulla (auto?)strada per Gerusalemme: una lunghissima fila di taxi e service cars distesa al sole in attesa di essere filtrata, pattugliata avanti e indietro da una macchina della polizia, una sorta di check point nel check point.

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