l'insostenibile leggerezza degli attacchi israeliani
La notte e' finita, gia' verso le 3 le strade di Dheishe erano vuote e silenziose dopo le scorribande notturne degli israeliani, alle 4 il muezzin ci ridato il sonno con la dignita' della sua voce amplificata dal minareto a romboccare le coperte del campo. Stamattina chiedo in giro per il paese quali siano stati i danni provocati da tutte quelle mitragliate, due grosse esplosioni, urla e spari per almeno 3 ore: nessuno. Una pantomima a tenere alta la tensione, ad inacuire la rabbia, a violare un paese che si lecca le ferite e prova strenuamente ad immaginarsi ricostruito. 5 soldati, due mezzi blindati e una jeep hanno svegliato dal sonno 30.000 persone che gia' vivono in condizioni precarie, il cui sonno e' ben altro che sereno, a rubargli anche la possibilita' di sognare i propri cari morti o lontani. Cio' accade con frequenza quasi giornaliera, ogni 2 giorni. Di queste 30.000 persone la maggior parte sono bimbi che leggono il terrore sui volti dei propri genitori quando i soldati bussano insistentemente alle porte: gli israeliani lo fanno senza aspettarsi che qualcuno vada ad aprire, poi corrono per strada gridando e sparando in aria. Stasera sono arrivati fino al negozietto dove ieri ho comprato del tabacco, c'e' un vecchio vestito di bianco che lo tiene aperto fino a tardi riempiendo pacchi di sigarette artigianali; hanno crivellato l'intonaco, hanno fatto irruzione nella parte abitata della casa appostandosi come cecchini, sono rimasti li' per mezz'ora per poi uscire di corsa urlando a raccogliersi in piazza sparando in aria, poi sono arrivati a bussare alla porta dell'edificio da cui li osservavo... spari, voci, puntavano la porta, poi nulla, si sono ritirati in silenzio. Una pantomima, un teatrino di violenza che i bimbi qui sostituiscono alle marionette, cio' che rende la notte cosi' diversa, gli uomini neri che ci portano via i sogni.
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