In viaggio per la Palestina, bisogna esser allenati bene al nuovo sport nazionale: il salto del checkpoint.
Nonostante le ripetute dichiarazioni e l'accordo preso di recente tra autorita' palestinesi ed israeliane per il ritiro delle truppe da Betlemme e Gaza, per i palestinesi continua ad essere pressocche' impossibile spostarsi con i propri mezzi nella West Bank, dove le uniche strade che a loro e' concesso di percorrere sono dei sentieri sterrati fra le colline, bloccati in piu' punti da massi e detriti vari, minacciati dai coloni di passaggio sulle "loro" strade. Gli autisti affrontano quotidianamente la sfida di spostarsi da un punto all'altro senza avere la sicurezza di una strada percorribile e di arrivare a destinazione senza essere assaliti da coloni o militari appostati.
Nel viaggio di ieri, da Hebron a Gerusalemme, abbiamo attraversato uno di questi sentieri insistemente ipotizzati dal nostro giovane ed audace autista, e tre checkpoint israeliani presidiati da soldati ben poco preoccupati del controllo degli oggetti trasportati dai passeggeri quanto di rallentare o impedire arbitrariamente il passaggio dei viaggiatori. Viene inoltre impedito ai veicoli palestinesi di passare da una citta' all'altra, costringendo i passeggeri di tali veicoli a passare su taxi israeliani sin dal primo checkpoint incontrato.
Liberi solo di restare chiusi nelle proprie case e citta', ai palestinesi viene preclusa ogni possibilita' di vivere una vita normale nei propri territori: il ritiro delle truppe significa solo che, per un po', potranno dormire sonni piu' tranquilli, una tregua tristemente momentanea degli spari e delle bombe che popolano i sogni delle famiglie e ancora ben lontana dal concedere la liberta' dovuta ad una popolazione sempre piu' oppressa e sfiancata, sistematicamente cacciata dalle proprie terre.
Vincenzo aka Isham - CSOA ex-karcere jaromil aka Rami
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