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Metano e GPL
by IMC Italy Thursday, Aug. 22, 2002 at 9:57 AM mail:

Le contrapposizioni che nascono a proposito delle scelte in tema di politica energetica sono in buona parte da attribuirsi a differenze di prospettiva.

Metano e GPL restano fonti insostituibili

DA RIVEDERE

Le contrapposizioni che nascono a proposito delle scelte in tema di politica energetica sono in buona parte da attribuirsi a differenze di prospettiva. Vale a dire che, di solito, si scontrano i punti di vista economico ed ecologico. Ogni prospettiva può far riferimento a diversi valori: il mercato, l'impatto ambientale globale e locale, la sicurezza.

Il consumo dei combustibili fossili gassosi trasportati allo stato liquido (GNL, essenzialmente metano) e di gas di petrolio (GPL, essenzialmente idrocarburi leggeri del petrolio, propano e butano) registra in questi anni aumenti eccezionali rispetto a quelli del petrolio. Nei 5 anni che vanno dal 1987 al 1992 l'aumento è stato, in Italia come in Francia, Germania, Giappone ed Inghilterra, fra il 20 ed il 40%, contro aumenti del 10-20% per il petrolio. È aumentata infatti la convenienza economica della raccolta di questi gas liberati con l'estrazione del petrolio e la domanda del mercato. L'ampliamento del consumo di gas combustibili è un grosso affare.

Una visione diversa è quella ambientalista, più o meno integralista. Un elemento fondamentale di giudizio è l'emissione di anidride carbonica, anidride solforosa e ossidi d'azoto, a livello globale cause accertate dell'effetto serra, delle piogge acide e dell'assottigliamento dell'ozonosfera, a livello locale dell'inquinamento da traffico nei centri urbani.

Il confronto fra i combustibili solidi e liquidi tradizionali (carbone e petrolio) e il GPL o il GNL è nettamente a favore di questi ultimi, per la minor quantità di anidride carbonica (25-30% in meno) e, in pratica, l'assenza di anidride solforosa nelle emissioni della combustione. Dunque, in una prospettiva limitata, anche solamente la sostituzione del carbone e del petrolio con i combustibili gassosi dovrebbe trovare favorevoli gli ambientalisti. In una prospettiva più ampia, invece, si deve tener conto dell'aumento dei consumi energetici nel mondo e della probabilità che la maggior disponibilità di combustibili fossili, porti inevitabilmente a un aumento dei consumi energetici. Nel 1990 i Paesi ricchi (con 1,2 miliardi di persone e un consumo pro capite di 7,5 chilowatt/anno) richiedevano in totale 9 miliardi di chilowatt all'anno. Le corrispondenti cifre per i Paesi poveri erano di 4,1 miliardi di persone, con un consumo procapite di 1,1 chilowatt/anno e un consumo totale, quindi, di 4,5 miliardi di chilowatt/anno. Se non vi saranno interventi drastici i Paesi ricchi potrebbero raggiungere i 10 miliardi e quelli poveri i 14 miliardi di persone che consumerebbero rispettivamente 50 e 42 miliardi di chilowatt/anno. In totale 92 miliardi di chilowatt/anno: un impatto che, con le attuali fonti di energia e tecnologie, la scienza considera insopportabile per il nostro pianeta.

Bisogna quindi ridurre il consumo energetico equilibrando la crescita demografica. Popoli ricchi e popoli poveri potrebbero contare rispettivamente 9,3 e 10 miliardi di uomini, i consumi sarebbero così di 28 e 30 miliardi di chilowatt/anno per un totale di 58 miliardi di chilowatt/anno.

L'impatto dei consumi potrebbe essere contemporaneamente diminuito sostituendo i combustibili fossili con energie alternative: la energie solari e l'energia nucleare (quest'ultima solo quando si aumentasse, la sicurezza di esercizio e si eliminasse il problema delle scorie). Nella prospettiva della sicurezza, gli idrocarburi gassosi presentano gravi inconvenienti. La facilità di mescolamento con aria, introduce, sia per il GNL che per il GPL allo stato gassoso, il rischio di scoppio della miscela. Il GPL, essendo anche distribuito allo stato liquido, presenta in più il pericolo di fenomeni legati alla rapida evaporazione (esplosioni dallo stato liquido, effetto lanciafiamme) che danno agli incidenti carattere catastrofico e determinano il rifiuto del rischio da parte della popolazione locale. La necessità di impianti di grandi dimensioni, che occupino vaste aree in siti strategici, mette in questione gli impatti paesaggisti e le incompatibilità con scenari alternativi dl sviluppo socio economico delle aree. Per far accettare, nel quadro di una saggia politica economica-ecologica, l'installazione di grandi depositi di GPL e di GNL a Trieste-Monfalcone occorre preliminarmente accertare che ciò significhi, con la sostituzione del petrolio e del carbone con GPL e GNL, un risparmio e non un aumento dei consumi di energia.

Anche in caso positivo è necessario dimostrare, con un confronto dell'impatto ambientale e della compatibilità con più accettabili scenari di sviluppo, che tutte le altre localizzazioni siano ancor meno favorevoli.

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