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Cronostoria
by IMC Italy Monday, Aug. 26, 2002 at 6:18 AM mail:

Cronologia della storia dell'Argentina... dal 1930 a oggi.

1930 - Un colpo di stato militare depone il presidente Hipólito Yrigoyen.

Primo a essere eletto in elezioni libere, con voto segreto e obbli­gatorio, H. Yrigoyen appartiene al Partito radicale e segna l'ar­rivo al Governo dei nuovi ceti medi recentemente immigrati dall'Europa. Nei successivi cinquant'anni in Argentina si succe­de circa un colpo di stato militare ogni dieci anni. Questo perio­do, che si chiude con la nomina del radicale Raùl Alfonsih, de­mocraticamente eletto nel 1983, vede solo due capi di stato con­cludere il mandato costituzionale di sei anni. Entrambi sono generali dell'Esercito in congedo. Il primo Augustm P. Justo, ar­riva al potere con brogli elettorali nel 1932. Il secondo, Juan Domingo Perón, viene deposto nel 1955, nel corso della sua se­conda presidenza.

1943 - Un gruppo di militari simpatizzanti con le poten­ze dell'Asse prende il potere.

Del gruppo fa parte l'allora colonnello Perón, segretario al lavo­ro e alla previdenza sociale, poi ministro della Difesa e infine vi­cepresidente. Fin dal primo incarico avvia una politica di ri­spetto per i diritti dei lavoratori ispirata alla dottrina sociale della Chiesa cattolica.

1945 - Sollevazione popolare spontanea per la liberazio­ne di Perón, arrestato dai suoi stessi compagni.

1946 - Perón viene eletto presidente in libere elezioni.

1955 - Colpo di stato contro Perón.

Il 16 giugno l'Aviazione navale lancia 9,5 tonnellate di bombe sulla Plaza de Mayo, di fronte al palazzo dove ha sede il Gover­no, nel corso di un fallito tentativo di rovesciare Perón, che era stato rieletto tré anni prima con il 62% dei voti. Questi episodi segnano il punto di partenza dell'ondata di violenza che scuote l'Argentina fino al 1983. A settembre una Giunta militare rove­scia Perón, chiude il Parlamento, scioglie la Corte suprema di giustizia, commissaria i sindacati e governa imponendo lo stato d'assedio. Un decreto dell'esecutivo stabilisce pene detentive per chi nomina in pubblico l'ex presidente Perón o sua moglie Evita. I militari sequestrano la salma imbalsamata di Èva Perón.

1956 - Inizio della resistenza peronista.

A giugno il generale Juan José Valle, insieme a una ventina di civili e militari peronisti, viene fucilato su ordine del presidente militare Pedro Aramburu, come rappresaglia nei confronti di una sollevazione che rivendicava libere elezioni.

A ottobre Pe­rón invia dall'esilio le sue Direttive per tutti i peronisti e le Istru­zioni per i dirigenti dove si consiglia la resistenza armata contro il Governo, l'organizzazione della guerriglia, il ricorso agli at­tentati e l'eliminazione degli avversari. Militari argentini seguo­no corsi alla Scuola di guerra a Parigi e colonnelli francesi ad­destrano ufficiali nelle scuole militari argentine. Vengono stu­diati i metodi della controguerriglia francese nelle guerre di In­docina e Algeria.

1958 - II radicale Arturo Frondizi viene eletto presiden­te con i voti del movimento peronista.

Arturo Frondizi ottiene i voti peronisti grazie alla promessa di ridare legalità al movimento peronista, ora fuori legge. Il presi­dente, durante i 46 mesi di mandato, subisce ben 32 atti di insu­bordinazione da parte dei militari, in alcuni casi con spiega­mento di carri armati per le strade della capitale. Cresce l'inten­sità della resistenza peronista; saltano oleodotti, si diffonde il sabotaggio nelle fabbriche. I ferrovieri in sciopero vengono pre­cettati e sostituiti dai militari. Carri armati abbattono le porte dello stabilimento Lisandro de la Torre occupato dagli operai.

1959 - Fidel Castro e il Che a L'Avana.

Il 1 gennaio Fidel Castro e il medico argentino Emesto Che Guevara fanno il loro ingresso trionfale a L'Avana. Si propor­ranno di trasformare la cordigliera delle Ande in una grande Sierra Maestra, dove ha avuto inizio l'insurrezione cubana.

1960 - John F. Kennedy viene eletto presidente degli Stati Uniti.

1961 - Esilio di Perón in Spagna.

Il portavoce personale di Perón, John William Cooke, partecipa alla resistenza cubana contro il tentativo di invasione a Piava Girón. Cooke invita Perón a stabilirsi nell'isola, ma l'ex presi­dente si reca in Spagna dove resterà fino al 1973; Kennedy an­nuncia l'Alleanza per il progresso. I militari argentini imparano le tecniche della controguerriglia alla Scuola delle Americhe mentre guerriglieri argentini vengono addestrati a Cuba. Alla dinamica politica propria del paese si sovrappongono i conflitti strategici della guerra fredda.

1962 - Partecipazione dei candidati peronisti alle elezio­ni provinciali.

Il presidente Arturo Frondizi consente ai peronisti di partecipa­re alle elezioni dei governatori di provincia. Uno dei loro candi­dati ha la maggioranza dei voti nella decisiva provincia di Bue­nos Aires scatenando così un nuovo colpo di stato. I conflitti in­terni tra i militari permettono l'insediamento del presidente del Senato, José Maria Guido al posto del capo dell'Esercito. A set­tembre le due fazioni si affrontano in un conflitto armato per controllare il debole presidente Guido.

1963 - Si impone come capo dell'Esercito Juan Carlos Ongama.

Ad aprile gli oppositori militari si scontrano nuovamente con aerei e blindati. I carri armati dell'Esercito distruggono le piste d'atterraggio della Aeronautica dando il via a una persistente ostilità. Da questi scontri emerge un nuovo uomo forte, il gene­rale Juan Carlos Ongama, che si presenta come "capo dell'Eser­cito, della costituzione e della legge". Assumendo la carica di capo dell'Esercito, si fa garante delle consultazioni elettorali e promette di non intervenire sulla politica interna. Cinque setti­mane dopo aver propiziato una così chiara sottomissione alle autorità civili, il movimento peronista viene messo nuovamente fuori legge. A giugno, con solo il 23% dei voti, viene eletto il ra­dicale Arturo Illia.

1964 - Charles de Gaulle visita l'Argentina; mobilitazio­ni in tutto il paese.

Ongama resta comandante in capo dell'esercito. Da West Point formula la dottrina delle frontiere ideologiche e teorizza l'inter­vento dell'esercito nella politica interna quale garante sovracostituzionale. A Salta - nell'estremo nord del paese - la Polizia di frontiera distrugge una postazione di guerriglieri aderenti a un gruppo marxista. Il presidente francese de Gaulle visita l'Argen­tina; Perón ordina che venga accolto come se si trattasse della sua stessa persona. Mobilitazioni in tutto il paese mettono il Governo in gravi difficoltà. Alcuni mesi dopo Perón tenta di rientrare in Argentina, ma viene fermato a Rio de Janeiro dai militari brasiliani su richiesta del Governo Illia.

1965 - Si consolida l'affermazione del movimento pero­nista.

I peronisti ottengono buoni risultati in tutte le elezioni alle qua­li viene loro permesso di partecipare. Ciò fa prevedere la loro vittoria anche in quelle in programma per l'anno successivo nella provincia di Buenos Aires.

1966 - Nuovo colpo di stato militare: Illia è deposto. Viene eletto presidente Ongania.

Il 28 giugno, prima della data della convocazione elettorale, un Giunta militare depone Illia, sancisce uno Statuto Rivoluziona­rio sovracostituzionale insediando Ongania alla presidenza. Viene sciolto il Parlamento e la Corte suprema di giustizia e inoltre proibita ogni attività politica e sindacale. All'organizza­zione clericale Opus Dei viene riservato un importante ruolo governativo e il cardinale Antonio Caggiano, che è anche vesco­vo militare, ratifica con la sua firma l'incarico a Ongania e pre­senzia a tutte le cerimonie ufficiali. Ongania e un gruppo di mi­litari di alto rango partecipano a ritiri spirituali dove subiscono l'influenza dei gruppi fondamentalisti cattolici di origine fran­cese, Verbo e La Cité Catholique.

1967 - Morte del Che.

Ernesto Che Guevara viene catturato e fucilato dall'esercito boliviano mentre è al comando di una piccola colonna guerrigliera. Secondo le sue stesse affermazioni, il suo obiettivo era crea­re "uno, due, molti Vietnam", come strategia di lotta rivoluzio­ria.

1968 - Azioni militari nel Tucumàn.

Nella provincia di Tucumàn, nel nord del paese, viene smantel­lato un distaccamento di una mezza dozzina di guerriglieri del­le Forze Armate peroniste.

1969 - Rivolta di Córdoba.

Il 29 maggio colonne di operai e studenti occupano Córdoba, la seconda città del paese, per protestare contro la politica sociale ed economica di Ongania. La Polizia non riesce a sedare la ri­volta; l'Esercito interviene e spara contro i manifestanti per ri­prendere il controllo della città. Lo stesso giorno un commando guerrigliero, fino ad allora sconosciuto, uccide il dirigente del sindacato dei metallurgici, Augusto Vandor, accusato di essere "esempio paradigmatico" della connivenza tra burocrazia sin­dacale peronista e l'establishment militare. Nel pieno dell'onda­ta di commozione suscitata dai due avvenimenti, arriva in Ar­gentina, in una tappa della sua missione in America Latina, Nelson Rockfeller. Nel dossier che presenterà a Nixon, Rock-feller mette in guardia il presidente americano sulla crescente minaccia comunista, elogia il ruolo delle Forze Armate e consi­glia il rafforzamento delle forze di Polizia in tutto il continente come bastione contro il suo dilagare. Ongania annuncia una processione alla Vergine di LuJàn, per consacrare l'Argentina al Sacro Cuore di Maria. La Chiesa cattolica è però divisa. Sotto l'auspicio del Concilio Vaticano II e del Sinodo episcopale lati­noamericano di Medellin, molti vescovi e sacerdoti si schierano per la "scelta dei poveri" giustificando la reazione violenta al­l'oppressione e avviano il dialogo tra cattolici e marxisti. Tut­te le condizioni per una militarizzazione della politica sono presenti.

1970 - Nascita delle organizzazioni di guerriglia.

Il 29 maggio, un commando della nuova organizzazione dei Montoneros, che prende il nome dai gruppi di gauchos insorti contro il liberalismo filobritannico nel XIX secolo, sequestra l'ex dittatore Aramburu. Accusato delle fucilazioni del 1956, do­po un processo farsa, viene giustiziato e il suo cadavere som­merso nella calce. Dall'esilio di Madrid, Perón plaude gli av­venimenti e si congratula con i Montoneros, che nel loro primo comunicato avevano raccomandato l'anima di Aramburu a Dio. I Montoneros, che provengono dall'Azione cattolica e hanno partecipato ai campi di lavoro sociale organizzati da sacerdoti nelle zone più povere del paese, esplicano una duplice attività: attentati contro militari e sindacalisti da una parte e lavoro di quartiere e organizzazione politica della Gioventù peronista dall'altra. Ongania viene deposto dall'esercito che insedia al suo posto l'addetto militare a Washington, il generale Roberto Levingston, esperto di controguerriglia. Le massicce manifesta­zioni di protesta sociale e politica e la richiesta di un'apertura politica dilagano in tutto il paese che gli stessi militari non rie­scono a governare. Da una parte i sindacati peronisti firmano accordi di compromesso con il Governo, dall'altra i sindacalisti di base, i Montoneros e la Gioventù peronista, organizzano la resistenza contro la dittatura militare. La stessa spaccatura che precedentemente aveva diviso la Chiesa, si ripropone ora tra i peronisti. Perón dichiara di dover agire come il Pontefice e be­nedice tutte le parte in lotta. Cominciano a entrare in azione anche piccole organizzazioni marxiste di guerriglia, come l'E­sercito rivoluzionario del popolo (ERP) e le Forze armate rivolu­zionarie (Far). Entrambe raccolgono l'esperienza cubana, cine­se, vietnamita ma, mentre l'ERP resta fedele all'ortodossia, le Far avviano un processo di avvicinamento al movimento popo­lare peronista.

1971 - Colpo di stato di Alejandro Lanusse.

Il capo dell'Esercito, generale Alejandro Lanusse rovescia Le-vingston, assume la presidenza e indice le elezioni a cui, per la prima volta dopo tanti anni, saranno ammessi esponenti pero­nisti. Il suo obiettivo è sottrarre alla guerriglia il suo simbolo più potente e isolarla politicamente e socialmente, vista la diffi­coltà di sconfiggerla con le armi.

1972 - Perón torna in Argentina e candida Hector J. Càmpora.

Come gesto di buona volontà, Lanusse restituisce a Perón la sal­ma imbalsamata di Evita, nascosta dai militari con l'aiuto della gerarchla ecclesiastica in un cimitero italiano. Lanusse stabili­sce che potranno candidarsi solo coloro che risiedono nel paese antecedentemente al mese d'agosto. A novembre Perón torna in Argentina, acclamato da migliata di persone. Poiché il suo arri­vo è avvenuto dopo il termine stabilito da Lanusse, non può pre­sentarsi alle elezioni. Al suo posto candida il suo portavoce Hec­tor J. Càmpora e quindi torna a Madrid. La parola d'ordine di­venta: "Camperà al Governo, Perón al potere". Il 22 agosto, in­scenando un tentativo di fuga, la Marina militare fucila una dozzina di guerriglieri detenuti nella base navale di Trelew. La veglia si tiene nella sede centrale del Partito peronista, ma la Polizia abbatte le porte del palazzo e sequestra le salme degli uccisi, per impedirne l'autopsia. Durante la campagna elettora­le in tutti i comizi risuona un identico slogan: "Far e Montoneros sono nostri compagni", cosa che suscita l'ira dei militari.

1973 - Càmpora presidente.

L'11 marzo Càmpora viene eletto presidente. Alla cerimonia so­no invitati il presidente cileno Salvador Allende, e quello cuba­no Osvaldo Dorticós. La prima misura di Governo è concedere la libertà a tutti i guerriglieri detenuti, decisione approvata al­l'unanimità dal Parlamento che scioglie anche il Tribunale spe­ciale creato per giudicarli. Man mano che i prigionieri arrivano dalle diverse carceri del paese, sono accolti come eroi nei gover­natorati provinciali. Le Far si fondono in un'unica organizza­zione con i Montoneros. Il 20 giugno Perón intraprende il viag­gio di ritomo. Il suo segretario privato e ministro di Càmpora, José Lopez Rega, un ex caporale della Polizia e astrologo esote­rico, si rivolge ai sindacalisti e militari per collocare un contin­gente armato sul palco dove Perón terrà il suo primo discorso dopo il ritomo in Argentina. La folla comincia ad affluire già durante la notte che precede il comizio di Perón. Si stima che superi il milione di persone. Quando si avvicinano le colonne della Gioventù peronista, dal palco viene aperto il fuoco. La manifestazione si scioglie lasciando a terra almeno 13 morti e 300 feriti. Perón si pronuncia contro i Montoneros e costringe Càmpora alle dimissioni. Assume la presidenza ad interini Raùl Lastiri, genero di Lopez Rega, che indice nuove elezioni. Il 23 settembre Perón viene eletto presidente per la terza volta; vice­presidente sarà sua moglie Isabelita. Due giorni dopo i Monto­neros assassinano il segretario generale della Confederazione generale del lavoro (Cgt), José Rucci, considerato uno dei re­sponsabili dei fatti di Ezeiza, ma non rivendicano l'attentato per non irritare Perón. L'Erp effettua una serie di sequestri di uomini d'affari nordamericani per chiederne il riscatto e sferra diversi attacchi a caserme dell'Esercito. Questo destabilizza il capo dell'Esercito generale Jorge Carcagno che, nella Conferen­za degli eserciti di Caracas, aveva rifiutato la dottrina della sicu­rezza nazionale. Perón, temendo una sua eventuale compro­missione con i Montoneros, lo costringe a dimettersi.

1974 - Morte di Perón.

Durante il comizio del 1° maggio Perón tuona contro i Monto­neros, definendoli "imbecilli e imberbi". I Montoneros abban­donano Plaza de Mavo lasciandola pressoché vuota. Perón muore il 1 luglio. Al suo posto viene insediata Isabelita, ma in realtà le redini del Governo sono tenute da Lopez Rega. Entra in azione la Triplice A (Alleanza Anticomunista Argentina) che sequestra e uccide intellettuali e politici sospettati di essere le­gati alla guerriglia. A settembre i Montoneros annunciano il lo­ro ritorno alla clandestinità. L'Erp apre un fronte di guerriglia rurale nella provincia di Tucumàn.

1975 - Radicalizzazione dello scontro.

Senza la copertura politica dei peronisti, alle azioni dei Monto­neros viene meno il consenso popolare. Isabelita fa appello al­l'esercito per controllare il crescente malcontento sociale. Il ca­po dell'opposizione radicale, Ricardo Balbìn, denuncia che gli operai in sciopero costituiscono una sorta di "guerriglia indu­striale". Il Governo incarica l'esercito di "annientare la capacità di azione dei sovversivi", prima a Tucumàn , poi nel resto del paese. Il comandante in capo delle truppe a Tucumàn è il gene­rale Adel Vilas, cresciuto alla scuola francese. Vilas rivendica la tortura come strumento decisivo per questo tipo di lotta ed estende lo scontro alle università. Gli succederà il generale Domingo Bussi, che si è fatto le ossa in Vietnam. Spazzato via dal distretto di Tucumàn, negli ultimi giorni dell'anno l'Erp tenta un assalto disperato contro una caserma a Buenos Aires. Il falli­mento dell'azione finisce per stroncare l'organizzazione. Anche Ì Montoneros, con un'azione che aveva fino ad allora contraddi­stinto solo l'Erp, attaccano una guarnigione militare nella pro­vincia di Formosa, ma anch'essi vengono respinti subendo gra­vi perdite. L'arcivescovo monsignor Adolfo Tortolo, annuncia a un pubblico di imprenditori che si sta avvicinando un processo di purificazione. L'Ordine operativo dell'Esercito include "me­todi speciali" negli interrogatori, un eufemismo per "tortura". Altrettanto fa la Marina, dove l'ammiraglio Luis Mendia, co­mandante delle operazioni navali, comunica queste disposizio­ni agli ufficiali della Base navale di Puerto Belgrano. Afferma che tali metodi e l'eliminazione dei prigionieri mediante i voli sull'oceano sono stati approvati dalla curia. Tuttavia, consci dell'isolamento internazionale della dittatura di Augusto Pinochet, i militari argentini decidono di attuare queste misure di nascosto.

1976 - 1983: una dittatura militare s'instaura in Argentina, dura sino a quando il cambiamento della strategia politica degli USA per il sud America crea le condizioni necessarie al ricambio della classe politica.

1976 - Colpo di stato del generale Jorge Videla.

Il 23 marzo i comandanti in capo dell'Esercito, della Marina e dell'Aviazione fanno visita a monsignor Tortolo nella sede ve­scovile. Il 24 marzo depongono e imprigionano Isabel Perón. Il governatore della provincia di La Rioja, Carlos Menem, e altri dirigenti peronisti sono confinati in una nave militare ormeg­giata nel porto di Buenos Aires. Ancora una volta il Parlamento e la Corte suprema di giustizia vengono sciolti. All'interno delle singole unità delle Forze Armate e della sicurezza vengono or­ganizzati campi di concentramento clandestini. Qui vengono portate le persone sequestrate, sottoposte a torture e poi segre­tamente eliminate. In una riunione dell'Episcopato, Tortolo di­fende la tortura con argomenti teologici. La Giunta militare, pur divisa da lotte intestine, nomina presidente il capo dell'E­sercito generale Jorge Videla. Esplodono vecchie gelosie tra Esercito e Marina, al cui comando è l'ammiraglio Massera. Massera afferma che l'organo supremo del potere è la Giunta e Videla ne è solo l'amministratore delegato. D'accordo con i pia­ni approvati dalla Giunta militare, la conduzione delle opera­zioni della cosiddetta "guerra sporca" viene affidata all'Esercito determinando con chiarezza le rispettive giurisdizioni. Massera però non rispetta gli accordi e invade la giurisdizione dell'Eser­cito. Lo fa attraverso la Scuola di meccanica della Marina (Esma)/ dove è attivo un campo di concentramento clandestino. Il gruppo tattico che lo controlla dipende direttamente dal co­mandante in capo della Marina che partecipa di persona ad al­cune operazioni. Massera gioca frequentemente a tennis con il Nunzio apostolico Pio Laghi.

A giugno una pattuglia dell'Eser­cito elimina il capo dell'Erp, Mario Roberto Santucho, disgre­gando definitivamente l'organizzazione. A giugno, durante una riunione dell'Osa (Organizzazione degli stati americani) in Cile, il rappresentante argentino, l'ammiraglio Cèsar Guzzeti, riferi­sce al segretario di stato Henry Kissinger ciò che i militari ar­gentini stanno compiendo. Kissinger gli risponde che devono chiudere i conti con i terroristi prima dell'insediamento del nuovo Congresso nel gennaio 1977. Kissinger è certo della riele­zione di Geraid Ford, che tuttavia è sconfitto da Jimmy Carter.

1977 - Ne sequestrati, ne detenuti: desaparecidos.

I militari argentini si sentono traditi dalla politica in difesa dei diritti umani di Carter, e si legano all'opposizione ultraconservatrice tramite il senatore Jesse Helms. Videla riceve l'inviato di Carter, Patricia Derian, e le spiega che non è in grado di con­trollare i quadri inferiori. Il 25 marzo viene sequestrato lo scrit­tore e giornalista Rodolfo J. Walsh a seguito della pubblicazio­ne di una sua lettera aperta alla Giunta militare in cui denuncia le torture e gli assassinii di prigionieri. Alla vigilia di Natale, nella chiesa di Santa Cruz vengono sequestrati i mèmbri del nu­cleo fondatore delle "Madri di Plaza de Mayo", che stanno rac­cogliendo fondi per la pubblicazione dell'elenco dei desaparecidos. Il tenente Alfredo Astiz, infiltratesi nel gruppo, li tradisce e li fa catturare. Torturati all'Esma dal tenente Antonio Permas, non faranno mai più ritomo. Del gruppo fanno parte due reli­giose francesi, Alice Domon e Léonie Duquet. Altri prigionieri all'Esma sono tenuti in vita in cambio della loro collaborazione alla carriera politica di Massera, il quale aspira a ereditare la leadership del peronismo. Incaricato di questo gruppo è il te­nente Juan Carlos Rolón. Alcuni prigionieri, rimessi in libertà, riescono a lasciare il paese e denunciano lo stato di repressione.

1978 - La repressione concordata con la Chiesa.

L'ammiraglio Massera viene congedato. Il suo successore. Ar­mando Lambruschini, discute con il Nunzio apostolico Pio La­ghi la condizione dei detenuti: non vuole ucciderli, ma teme che, risparmiandoli, essi raccontino ciò che hanno visto.

1979 - Visita della Commissione dei diritti umani.

La Commissione interamericana dei diritti umani dell'Organiz­zazione degli stati americani (Osa) visita l'Argentina. Nel corso della visita, il gruppo tattico dell'Esina nasconde i prigionieri in un campo di concentramento clandestino provvisorio. Impie­gando i documenti di uno dei detenuti e falsificandone la firma, l'Esma acquista per conto della Curia un'isola nel delta del fiu­me Paranà, destinata al relax settimanale del cardinale Juan Carlos Aramburu e là vi trasferisce i detenuti. Quando l'Osa la­scia il paese, i prigionieri vengono riportati all'Esma e l'isola ri­messa in vendita. È questo l'unico caso della storia contempo­ranea di cui si abbia conoscenza di un campo di concentramen­to allestito su un terreno di proprietà ecclesiastica.

1980 - L'Osa dichiara che migliala di desaparecidos sono stati assassinati dalle forze governative.

La relazione finale dell'Osa asserisce che le migliala di desapare­cidos sono state assassinate dalle forze governative dando per certo l'uso sistematico della tortura. La risposta del Governo è che lo stato ha esercitato il suo diritto all'autodifesa facendo ri­corso a "mezzi idonei". Adolfo Pérez Esquivei, del Servizio di pace e giustizia che denuncia le numerosissime violazioni dei diritti umani, riceve il Premio Nobel per la pace. Dopo il rove­sciamento di Somoza a opera dei sandinisti, i militari argentini, d'accordo con la Cia, addestrano i primi contingenti dei Con­tras. Insegnano anche i metodi di tortura a militari dell'Hondu­ras, Guatemala e El Salvador. Ronald Reagan viene eletto presi­dente degli Stati Uniti.

1981 - Crisi politica ed economica.

Crisi economica e avvicendamento rapido di presidenti militari. A marzo il generale Roberto Viola succede a Videla. A dicembre il generale Leopoldo Galtieri destituisce Viola. I partiti politici chiedono le elezioni, i sindacati premono per un miglioramento economico.

1982 - Guerra delle Malvine (Falkland).

Il 2 aprile la Giunta militare occupa le isole Malvine (Falkland), Geòrgia e Sandwich del Sud, possedimenti inglesi fin dai primi decenni del secolo scorso. Il governo di Margaret Thatcher in­via una poderosa flotta per rientrarne in possesso. La Marina militare argentina, che aveva promosso l'occupazione, richiama la propria flotta dopo l'annuncio che il Regno Unito ha messo in azione sommergibili atomici. Astiz viene catturato dagli in­glesi dopo essersi arreso senza combattere nelle isole Geòrgia del Sud. Dopo alcuni giorni di battaglia le truppe argentine si arrendono. Galtieri viene deposto. Ferita a morte, la dittatura indice le elezioni.

1983 - Sconfitta del peronismo. Alfonsin presidente.

A luglio la magistratura ordina l'arresto di Massera, accusato di aver ucciso, durante una crociera sul suo yacht, l'imprenditore Fernando Branca, marito di una sua amante. A settembre la Giunta proclama un'autoamnistia per tutti i militari accusati di aver violato i diritti umani. A ottobre il capo del partito radica­le (Unione Civica Radicale), Raùl Alfonsin, vince le elezioni con il 52% dei voti. È la pri­ma sconfitta del peronismo in un'elezione senza brogli. Il 10 di­cembre riceve l'incarico. Il nuovo Parlamento dichiara nullo il decreto di amnistia. Alfonsin nomina una commissione presi­denziale di personalità illustri per far luce sulla violazione dei diritti umani e sollecita i tribunali affinchè Videla, Massera e gli altri leader della guerra sporca vengano processati.

La difficile situazione economica e l'incapacita' del governo entrante di risollevare le sorti dell'economia nazionale aprirono una fase di forte inflazione.

1984 - Indagini sui desaparecidos.

Su richiesta del Governo nazionale che invoca l'autoepurazione nelle Forze Armate, il Consiglio superiore ordina l'arresto dei tre comandanti in capo al potere nel 1976. La commissione na­zionale per i desaparecidos presieduta dallo scrittore Emesto Sàbato consegna la sua relazione finale al presidente. Nella re­lazione si prova che i diritti umani sono stati calpestati in modo organico a opera delle istituzioni e che i desaparecidos, dopo es­sere stati torturati, sono stati gettati nel fiume o in mare. Certi­fica novemila casi di cui è in grado di fornire nome e cognome, ma ipotizza una cifra reale più elevata. In una risposta di auto­difesa, il Consiglio superiore dell'Esercito dichiara che gli ordi­ni emanati dagli ex comandanti erano impeccabili. La Corte fe­derale ritira la causa e manda avanti il processo che viene este­so anche alle altre due Giunte militari successive. In tutto vengono processati nove ex comandanti, tré dei quali erano stati anche presidenti de facto.

1985 - Le prime condanne.

Tra aprile e settembre la Corte federale ascolta per dodici ore al giorno le testimonianze di sopravvissuti ai campi di concentra­mento clandestini e di esponenti di rilievo, nazionali e interna­zionali. Il 9 dicembre condanna Videla e Massera all'ergastolo per omicidio pluriaggravato, privazione illegale della libertà, torture e furto; l'ex generale Roberto Viola viene condannato a 17 anni di prigione per privazione illegale di libertà, tortura e furto; l'ex ammiraglio Armando Lambruschini a 8 anni di pri­gione per privazione illegale di libertà e tortura; e l'ex brigadie­re Ramón Agosti a 4 anni e 6 mesi di prigione per tortura e fur­to in tutti i casi in forma reiterata. Viene inoltre comminata la destituzione dalle cariche ricoperte. La sentenza descrive il pia­no "criminale" adottato dagli ex comandanti: "catturare i so­spetti, tenerli prigionieri clandestinamente in condizioni di vita disumane, sottoporli a tortura con l'intento di ottenere infor­mazioni per poi, infine, consegnarli alla magistratura o all'ese­cutivo, o invece eliminarli fisicamente". Stabilisce anche che deve essere accertata la responsabilità degli esecutori materiali e che l'obbedienza agli ordini non assolve gli autori di crimini aberranti.

1986 - La legge del Punto finale.

La Corte suprema di giustizia ratifica queste condanne benché riduca la pena di Viola a 16 anni e 6 mesi e di Agosti a 3 anni e 9 mesi di reclusione. La stessa Corte federale condanna a 25 e 14 anni di prigione gli ex capi della polizia di Buenos Aires, il co­lonnello Ramón Camps e il generale Pablo Ovidio Riccheri; a 23 l'ex vicecapo, commissario Miguel Osvaldo Etchecolatz; a 6 il medico Jorge Borgés e a 4 il caporale Norberto Cozzani. In que­sto modo tutta la piramide repressiva viene investita: dai capi militari di grado più elevato fino all'ultimo poliziotto e ai suoi collaboratori civili. Lo stesso tribunale si occupa del processo per ciò che è accaduto alla Scuola di meccanica della Marina. Messo in allarme dalle ripercussioni negli ambienti militari, Alfonsin ottiene dal Parlamento la promulgazione della legge del Punto finale, secondo la quale ai giudici sono concessi 60 giorni per decidere l'apertura di processi contro coloro che sono stati implicati nella violazione dei diritti umani. Dopo tale data tutte le cause si considerano cadute in prescrizione.

1987 - Reazioni dei militari, compromessi di Alfonsin.

A febbraio, alla scadenza dei 60 giorni, le Corti federali non ave­vano processato 30/40 militari, come si era augurato il Gover­no, ma quasi 400. La Corte della capitale, nel corso del processo all'Esina, ordina l'arresto di quattro ammiragli in congedo e di una dozzina di ufficiali in servizio, tra cui Astiz e Pemias. Man mano che cominciano ad arrivare le citazioni a ufficiali proces­sati in altri luoghi del paese, cresce la tensione negli ambienti militari.

Il 15 aprile il tenente colonnello Emesto Barreiro ignora la citazione della Corte federale di Córdoba che lo invita a deporre in fase istruttoria con l'accusa di torture e omicidi ag­gravati. Il tenente colonnello Aldo Rico occupa la Scuola di fan­teria della più importante guarnigione militare dell'Argentina. Commandos ai suoi ordini, con le facce dipinte (carapintada) esigono che vengano interrotti i processi contro i loro camerati. "Non sono le complicazioni delle leggi ne le trappole giuridiche l'ambito naturale del soldato. Il soldato è addestrato a mostrare i denti e a mordere. Combattere è la sua natura, il suo potere ri­siede nel monopolio della violenza," spiega il documento. Il presidente ordina la repressione degli insorti, ma le colonne mi­litari impiegano giorni a percorrere qualche centinaio di chilometri. Di fronte al Parlamento Alfonsin annuncia che nessun ci­vile o militare può fare uso della forza per negoziare la propria situazione processuale e sancisce l'uguaglianza di tutti di fronte alla legge. Davanti a migliala di persone riunitesi nella Plaza de Mayo per protestare contro la sommossa, promette di recarsi di persona nelle caserme per esigere la resa dei carapintada. Al ri­torno li definisce "gli eroi della guerra delle Malvine" e chiede ai manifestanti di ritirarsi, affermando che "la casa ormai è in or­dine". Si congeda con uno sconcertante augurio di "Buona Pa­squa". A luglio ottiene dal Parlamento l'approvazione della leg­ge dell'Obbedienza dovuta, che esenta dalla colpevolezza chi ha torturato o ucciso eseguendo un ordine superiore. Restano in prigione gli ex comandanti e un piccolo gruppo di generali, ex capi di corpo d'armata e di zone di sicurezza. Tra i rilasciati vi sono Astiz e Pemias.

1988 - Le sommosse continuano.

I carapintada sono protagonisti di altre due sommosse: la prima guidata da Rico e la seconda dal colonnello Mohamed Ali Seineldin, ex consigliere dell'uomo forte di Panama, Manuel Noriega. Mohamed Ali Seineldin afferma di ricevere ordini dalla Vergine Maria.

1989 - Menem presidente.

A gennaio un piccolo gruppo dello scomparso Esercito rivolu­zionario del popolo (Erp) occupa la caserma de La Tablada, do­po aver denunciato un patto tra carapintada e peronismo per costringere Alfonsin a dimettersi. Gli organismi intemazionali di credito tagliano i finanziamenti all'Argentina, scatenando una crisi valutaria. A maggio viene eletto presidente il candida­to peronista Carlos Menem. L'iperinflazione divora i salari e in diverse parti del paese i supermercati sono saccheggiati per procurarsi il cibo. Alfonsin si dimette e Menem riceve l'incarico cinque mesi prima del previsto. A ottobre firma l'indulto per circa quattrocento tra ufficiali e sottufficiali processati per le sommosse dei carapintada (tra costoro si trovano Rico e Seineldin), per i tre ex comandanti in capo condannati dai tribunali militari per la guerra delle Malvine (Falkland) e per una quarantina di generali, ammiragli, colonnelli e capitani di vascello che erano in prigione per violazione dei diritti umani.

1990 - Indulto per i condannati.

A dicembre, 48 ore prima dell'arrivo di George Bush nel paese, Seineldm guida una nuova sommossa che viene repressa con le armi dal vicecapo di Stato Maggiore dell'esercito, generale Mar­tin Balza. Menem vuole fucilare i prigionieri, ma viene dissuaso dai suoi consiglieri. Alcuni giorni dopo, firma l'indulto per gli ex comandanti condannati dalla magistratura e per i capi montoneros Mario Firmenich (condannato a 30 anni di prigione), Femando Vaca Narvaja e Roberto Perdìa, che si trovavano in esilio.

1991 - Per porre un freno al deficit il ministro dell'Economia Domingo Cavallo, un personaggio gia' noto durante gli anni della dittatura, institui' la parita' di scambio tra il peso ed il dollaro. La manovra fu addirittura inserita nella carta costituzionale.

Il riflesso di questa scelta e' stata un'economia basata sulle importazioni, e quindi sugli investimenti esteri. Questo aggravo' la crisi economica favori' i guadagni di pochi importatori spesso in collusione col governo. In questo contesto si sviluppa la coalizione che portera' alla vittoria di De la Rua.

La sinistra del partito peronista, il Frente del Sur di Solanas, si unirono con altri componenti minoritarie nel Frente amplio. La fusione col partito giustizialista diede vita al Frente del Pais Solidario, il Frepaso.

1995 - II capitano di corvetta Adolfo Scilingo confessa di aver partecipato alla guerra sporca. Intanto il Frepaso si presenta all'elezioni e si avvicina molto alla vittoria.

1997 - Un ribaltamento di alleanze crea le condizioni per l'appoggio del Frepaso al governo radicale, e la salita al potere di De la Rua, rappresentante della destra di questo schieramento. Alvarez del Frepaso diviene vicepresidente.

L'ERA DI "DE LA RUA"...

1999:

10 dicembre: Fernando de la Rua giura come nuovo presidente in sostituzione di Carlos Menem.

2000:

29 maggio - il governo annuncia il 'Programma di riforme economichè con drastiche misure di austerità per ridurre le spese statali di 938 milioni di dollari, oltre duemila miliardi di lire.

Ottobre - Il vice presidente Carlos Alvarez si dimette in segno di protesta contro la gestione da parte di de la Rua di uno scandalo di bustarelle in Senato.

18 dicembre - Fondo monetario internazionale e banche internazionali mettono a punto un pacchetto di aiuti per l' economia argentina del valore di 39,700 mld di dollari (oltre 80.000 miliardi di lire).

2001:

3 marzo - si dimette il ministro dell'economia Josè Luis Machinea. Il giorno dopo viene nominato nuovo ministro dell'economia, l'ultraliberista Ricardo Lopez Murphy.

16 marzo - Murphy presenta un piano di austerità annunciando una stangata di 4,5 miliardi di dollari in due anni per frenare il deficit di bilancio. Raffiche di dimissioni di ministri contrari alle misure.

20 marzo - si dimette Murphy. Nuovo ministro dell'economia è nominato Domingo Cavallo, 'padrè del boom economico argentino degli anni Novanta.

29 marzo - il Parlamento concede poteri speciali a Cavallo per poter far fronte alla grave crisi economica.

Aprile - Cavallo propone una legge al Congresso per ancorare il peso argentino per metà al dollaro americano e per metà all'euro.

Giugno - Le scadenze di una parte del debito pubblico argentino vengono rinegoziate. Quest'operazione differisce i costi per interessi di circa 16 miliardi di dollari fino al 2005.

30 luglio - il Parlamento approva il progetto di legge governativo che prevede drastiche misure di austerità con l'obiettivo di raggiungere il 'deficit zerò nei conti pubblici. Il progetto di legge prevede tra l'altro un incremento delle imposte e una riduzione dei salari degli statali.

Agosto - L'Fmi autorizza l'aumento del debito pubblico, precedentemente congelato, da 8 a 14 miliardi di dollari. I sottoscrittori fanno rientrare i capitali in dollari.

14 ottobre - sconfitta dei partiti di maggioranza nelle elezioni per il rinnovo del Senato e metà della Camera.

1 novembre - il governo elabora un piano anticrisi per ridurre il debito estero che, secondo le cifre del ministero ha raggiunto i 142.000 milioni di dollari (300.000 miliardi di lire).

DICEMBRE 2001: All'inizio di dicembre Cavallo ha disposto il congelamento dei depositi bancari, in uno sforzo "in extremis" per evitare che i comuni cittadini potessero ritirare dalle banche i propri risparmi. La misura è arrivata, naturalmente, dopo che i grandi investitori e speculatori nazionali e internazionali avevano già ritirato 15 miliardi di dollari dal paese. Detto in altro modo, l'idea era che l'ultimo e definitivo sostegno al sistema fossero i piccoli e medi risparmiatori e le piccole e medie imprese nazionali, che a partire da quel momento non solo non possono più disporre liberamente del proprio denaro, ma ogni giorno tremano davanti alla possibilità ogni volta più vicina che una svalutazione lo riduca a carta straccia. Ai milioni di cittadini che già si trovano sommersi dalla povertà, ci saranno da aggiungere vari milioni di membri impoveriti della classe media.

3 dicembre - entra in vigore il decreto contro la fuga di capitali. Gli argentini possono ritirare dai loro conti correnti un massimo di solo 250 dollari a settimana (circa 550 mila lire) con un tetto mensile di 1.000 dollari (due milioni e 200 mila lire).

5 dicembre - il Fondo Monetario Internazionale non concede all'Argentina il prestito di 1,3 miliardi di dollari (circa 2.800 miliardi di lire.

14 dicembre - il governo annuncia il pagamento nei termini del suo debito estero, con una prima tranche di 900 milioni di dollari (quasi 2.000 miliardi di lire). Si dimette il 'numero duè del ministero dell'economia Daniel Marx.

15 dicembre - nella provincia di Mendoza si dà il via al saccheggio di supermercati. L'ondata di furti e violenze si propaga nel paese.

19 dicembre - la Camera, a larga maggioranza, revoca i 'superpoterì concessi al ministro dell'economia. Il presidente de la Rua decreta lo stato d'assedio in tutto il paese.

19/20 dicembre - In tutto il paese infuria la rivolta popolare contro lo Stato d'Assedio e contro le scelte economiche del Governo, continuano i saccheggi. Si dimette Cavallo prima, e l'intero governo poi. Il presidente de La Rua rifiuta tutte le dimissioni presentate dai vari ministri, eccetto quella di Cavallo, e annuncia un governo provvisorio.

21 dicembre - De La Rua si dimmette...

... e intanto si contano 40 morti, 2000 feriti e 40.000 arresti.

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