dichiarazione pubblica
Di fronte alla legittima ribellione del popolo argentino del
19 e 20
dicembre, le cui conseguenze hanno provocato la caduta del
governo guidato
dal presidente Fernando De la Rúa, dichiariamo:
I Popoli Originari dell'Argentina condividono in pieno
l'indignazione della società nel suo insieme, colpita
dall'inumana politica economica applicata dal deposto
governo, della
quale noi Popoli Originari siamo da sempre i più
interessati.
Il governo uscente, così come i precedenti, ha incentrato la
sua gestione
sul saccheggio delle ricchezze e delle risorse del paese a
favore
d'interessi estranei; stabilendo così una continuità con la
conquista
dell'America, il genocidio ed il saccheggio della nostra
terra, che
perdura da 509 anni.
Ci preoccupa il fatto che la ribellione del popolo argentino
e il suo costo
in vite umane siano state interpretate male da coloro che
hanno assunto
l'attuale governo, dando soluzioni economiche momentanee che
non
risolvono il problema di fondo.
Non basta sospendere il pagamento del debito estero, noi
esigiamo che le
nuove autorità facciano un'analisi sull'origine e le cause
storiche che hanno portato all'attuale situazione.
Il potere economico internazionale e i suoi soci locali non
resteranno con
le braccia conserte e tenteranno con tutti i mezzi di
rovesciare questa
situazione, pertanto è tutta la società che deve restare in
stato
d'allerta.
La crisi economica che sta attraversando il paese non è una
questione di
buona o cattiva gestione economica. Il problema di fondo è
da ricercarsi
nella mancanza di un progetto societario, basato su valori
culturali,
spirituali e politici che abbiano come fine la difesa degli
interessi della
terra in cui viviamo.
Esigiamo che i diversi programmi legati alle domande dei
Popoli Originari,
cancellati dalle ultime manovre economiche, siano posti
nuovamente in atto
con la sufficiente copertura finanziaria.
Esigiamo che nel bilancio del 2002 vengano contemplati i
fondi per attendere
in pieno alle richieste dei Popoli Originari, che stiamo
portando avanti
come Mesa de Trabajo de los Pueblos Originarios.
Esigiamo un giudizio politico dei responsabili della brutale
repressione che
ha sofferto il popolo nei giorni 19 e 20 dicembre 2001,
l'immediata
liberazione dei detenuti e la fine della repressione e delle
minacce.
Infine, reiteriamo i concetti esposti nel nostro manifesto
del 17 novembre
2001, in cui affermavamo che UN MONDO MIGLIORE E' POSSIBILE,
sempre
che esso sia il risultato di una vera trasformazione della
mentalità e di un
cambio nell'atteggiamento della società di fronte alle sfide
che
dovremo affrontare nel futuro.
Mesa de Trabajo de los Pueblos Originarios
Buenos Aires, 28 dicembre 2001
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