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L'Argentina ritocca il Fondo
by IMC Italy Saturday, Aug. 31, 2002 at 8:39 PM mail:

by Garabombo

Il Governo argentino ha di nuovo toccato il Fondo. Durante l'anno 2001 i contatti si erano interrotti perché qualcuno aveva tagliato la linea di collegamento, aveva stabilito che nonostante le restrizioni alla spesa sociale, i tagli impopolari ai salari e alle pensioni degli impiegati pubblici, l'incapacità del governo di Buenos Aires di ridurre il deficit di 6500 milioni di dollari valeva bene una giusta punizione: la sospensione del prestito della somma di 1264 milioni di dollari. Lo stesso qualcuno aveva previsto che la sospensione del suddetto prestito avrebbe determinato l'aggravarsi della crisi più buia del paese dalla sua nascita, ma questo era un problema che avrebbero risolto i disoccupati, i senza casa, i licenziati, insomma quei milioni di poveri che i governi militari, corrotti, venduti, hanno prodotto a partire dagli anni '70: tra i 14 milioni di nuovi argentini, nel periodo 1970-2000, 12 risultano vivere sotto la soglia della povertà. L'alunno modello del neoliberismo in America Latina, sulle cui ottime credenzialità aveva già scommesso il fior fiore della finanza mondiale ha miseramente fallito: da "granaio del mondo" a paese con l'indice di rischio (che praticamente orienta il flusso in entrata di investimenti esteri) tra i più alti al mondo dopo la Nigeria. Per riassumere la sua esperienza nel libero mercato basterebbe dire che l'America latina migliora, i latinoamericani no. Uno dei passi più importanti verso una sostenuta crescita economica sarebbero dovute essere le privatizzazioni, e secondo la Banca Mondiale gli investimenti nella regione avrebbero fruttato guadagni di dimensione straordinaria se comparati a qualsiasi area del reso del continente (si parlava di un raggiungibile indice annuo di rendimento del 25% rispetto a quello del 4% degli Stati Uniti !). La frittata era fatta: dal 1985 la maggioranza dei paesi latinoamericani ha cominciato a vendere le imprese pubbliche al settore privato. Il primo risultato fu positivo: l'eccesso dei funzionari nel settore pubblico si è ridotto e le statistiche economiche sono globalmente migliorate. Ma anche per i cittadini si sono avuti sensibili miglioramenti e per esempio in Argentina il costo dell'istallazione di una linea telefonica è risultato otto volte più basso nel momento in cui la gestione della compagnia è passata nelle mani di privati (spagnoli). Il secondo risultato pessimo: la disoccupazione è sensibilmente aumentata e gli scandali legati alla corruzione si sono moltiplicati fino a raggiungere il caso più eclatante del Messico durante il governo di Carlos Salinas de Gortari (1988-1994). Un'inchiesta sulle ramificazioni dei conti bancari di Raul Salinas, fratello dell'ex presidente, ha ricostruito i trasferimenti di soldi tra l'entourage del presidente e diversi uomini d'affari che avevano ricavato guadagni straordinari grazie alle privatizzazioni o alle concessioni di servizi pubblici. Corruzione, bancarotta, disoccupazione alle stelle, e miliardari messicani saliti da due a ventiquattro negli anni 1991-1994, tutti legati alla famiglia del presidente Salinas, al P.R.I. partito al potere, alle fortune delle privatizzazioni. L'intreccio tra uomini politici e guadagni distribuiti attraverso corruzione e legami sotterranei hanno provocato l'indignazione nel paese, che però contemporaneamente doveva far fronte al non lavoro e alla povertà. Il terzo risultato catastrofico: la crisi dei paesi che si sono svenduti e lasciati saccheggiare in ogni settore delle proprie risorse ha colpito settori sociali sempre più estesi, costringendo ad esempio la classe medio-alta argentina per la prima volta in difficoltà economica a scendere in piazza con las cacerolas. Inoltre diverse imprese latinoamericane "affidate" alla gestione straniera, come nel caso di Aerolineas Argentinas nel 1990, la compagnia aerea nazionale di cui gli argentini negli anni '80 si vantavano around the world, sono fallite trascinando nel baratro i loro lavoratori. E per il caso di Aerolineas Argentinas c'è già chi indaga su di una gestione irregolare, frode fiscale e dilapidazione degli attivi della nuova società da parte di alti dirigenti spagnoli dell'Iberia (la compagnia aerea spagnola che controlla le Aerolineas). Tornando all'Argentina il caso della compagnia aerea nazionale è stato seguito da diversi altri e in pochi anni gli interessi dei capitali privati stranieri sono arrivati a controllare gran parte dell'economia nazionale. Le industrie legate al settore della pesca, la compagnia petrolifera Repsol YPF, le imprese spagnole come le grandi banche BBVA e SCH, Telefónica, Endesa, imprese di elettricità con maggioranza di capitali spagnoli e francesi, hanno contribuito al saqueo che oggi stringe alle corde l'Argentina contro un avversario troppo forte. La prima cosa che però verrebbe spontaneo chiedersi è quanto queste imprese straniere abbiano perso loro stesse durante la crisi; e in effetti le cifre di denaro andate in fumo non sono da sottovalutare anche se sarebbero state indubbiamente maggiori qualora SuperMingo, l'ex ministro dell'economia Cavallo, non avesse permesso loro di ritirare straordinarie somme di denaro prima che el corralito non lo avesse più permesso e prima che la svalutazione avesse dimezzato i guadagni allora bloccati in banca. Si è calcolato per esempio che SCH e BBVA, grazie all'accumulo di 15000 milioni di dollari depositati in banca, sono pronti ad affrontare due anni di "crisi", cioè di 2 anni senza guadagni. Riprendono i contatti: grattano il Fondo! Con la faccia tosta di chi non di sente affatto responsabile della crisi strutturale che sta attraversando con enormi difficoltà la società argentina, il FMI, nella persona della sua voce principale Thomas Dawson, ha candidamente dichiarato che "le riunioni intrattenute con il ministro dell'economia Jorge Remes Lenicov sono risultate abbastanza positive, anche se per arrivare a giudicare il piano economico sostenibile (cioè pronto a ricevere i soldi del FMI mancano ancora elementi fondamentali non affrontati." Insomma, che un paese con la stragrande maggioranza dei suoi abitanti coli a picco lo si può sopportare, ma che ci siano possibilità elevate che dai prestiti non si ricavi un giusto surplus , allora questo proprio non può essere accettato. Semplicemente: c'è chi si presenta alla corte dello strozzinaggio mondiale implorando che gli vengano prestati "appena" 22000 milioni di dollari e dall'altra parte si sente rispondere che l'austerità del progetto presentato è ancora poco incisiva; questo vorrebbe dire che in prospettiva El Fundo si aspetta ancora che venga chiesto agli argentini di compiere sacrifici e di saper affrontare un nuovo periodo di tagli alla spesa sociale. "Il nostro paese ha bisogno dei prestiti per lo sviluppo di un piano economico sostenibile" - "il vostro paese cerchi l'appoggio della comunità internazionale e poi può occuparsi di chi non ha nulla da mangiare". "la gente ha bisogno di vedere che le cose cominciano ad andare bene" - "gli unici che hanno bisogno di assicurarsi che le cose vadano bene sono i mercati internazionali!". Se gli attori fossero stati diversi probabilmente non sarebbe stato impossibile registrare questo tipo di conversazione, ma così come il FMI si ritrae sordo e cieco davanti alla catastrofe economico-occupazionale dell'alunno modello del neoliberismo in America latina, altrettanto il governo Duhalde non sembra eccessivamente disposto a considerare le richieste del popolo una priorità. Nel paese le manifestazioni si ripetono e salgono di intensità in diverse province. Cordoba, Salta, Jujuy, Buenos Aires sono state attraversate dai piqueteros e dai desocupados che reclamano piani di occupazione, pagamento dei salari arretrati, distribuzioni gratuite di alimenti e medicinali. E per la prima volta, dopo le giornate terribili che hanno portato De La Rua e Rodriguez Saa a dimettersi, chi non ce la fa più a chiedere, reclamare, attendere, è tornata a prendersi con la forza ciò che gli spetta: nella provincia di Cordoba ci sono stati due episodi distinti di saccheggio ai danni di supermercati. Polizia, gas lacrimogeni e pallottole di gomma, inservienti dei supermercati picchiatori, arresti, e si torna chi a casa, chi in carcere, chi a chiedere l'elemosina, chi a cercare cibo, chi a reprimere, ma il Fondo attende l'appoggio della comunità finanziaria internazionale. E' ora che Duhalde si liberi del Fondo Monetario Internazionale e che il popolo argentino si liberi di Duhalde. garabombo

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