Per una campagna generale contro le privatizzazioni.
Proposta di Attac "grifo" Perugia
La questione politica all'ordine del giorno in Umbria da parte delle forze istituzionali è: come traghettare una regione debole come la nostra verso un sistema neoliberista compiuto? Problema delicato, visto che tocca non solo interessi sociali ampi, ma la composizione stessa delle classi dirigenti locali. Un punto, intanto, è certo: le politiche neoliberiste sono ormai un fatto acquisito: in Umbria non esiste nei fatti (cioè nelle politiche concrete) una sola forza politica, a destra o a sinistra, che si ponga contro il neoliberismo. L'intero arco istituzionale ha ormai accettato il neoliberismo come unico scenario politico possibile. Privatizzazioni, riduzione della spesa pubblica, impoverimento relativo della società, precarietà e flessibilità del lavoro, scempio ambientale, non sono messi in discussione. Già dalla precedente legislatura sono stati posti i fondamenti del passaggio da un sistema di mercato protetto, statalistico-corporativo, con consistenti supporti sia dal lato della domanda che da quello dell'offerta (welfare, occupazione, supporto alle imprese, ecc.), ad un sistema che tende alla deregolamentazione totale: il patto d'area Foligno - Spoleto - Terni; la aziendalizzazione e la privatizzazione dei servizi pubblici; la creazione di un mercato del lavoro flessibile e precario, a bassissimo costo, e d'altra parte la frammentazione del tessuto produttivo; un forte incentivo all'export delle imprese locali, e la apertura indiscriminata alle multinazionali ed alla grande distribuzione. Nello specifico, la conduzione di questo trapasso è stato direttamente condotto dalle istituzioni locali, in cui sempre più il funzionariato e le massime dirigenze hanno acquisito un ruolo di direzione politica autonomo, confrontandosi direttamente con la società e i settori produttivi. Le rappresentanze politiche hanno sostanzialmente mediato le contraddizioni ed i problemi che ne sono nati: povertà, disoccupazione, flessibilità, precariato, riduzione dei redditi e dei servizi, ecc. La sfida della sinistra nostrana, come mostra l'ultimo best seller di Stramaccioni a saperlo leggere, è stata quella di rendere l'Umbria un perfetto modello di neoliberismo, non spezzando il sistema di consenso tanto ben oliato. E basti vedere per chi vengono fatti i piani regolatori o chi riesce a prendere sovvenzioni ed ha accesso credito o agli appalti. E il neoliberismo? Certamente è stato introdotto nel settore dei servizi, nel commercio, o nella privatizzazione di ingenti risorse pubbliche, ma è soprattutto il lavoro, le sue garanzie, i suoi diritti che sono stati buttai in pasto al mercato. La polemica tra i segretari regionali di Cgil e Cisl sulle cooperative di prestatori d'opera è tutta qui (ma è un po' come il bue che dice cornuto all'asino). I documenti regionali affermano che questo è sviluppo, progresso, che nessuna garanzia verrà toccata, che la ricchezza sociale aumenterà, ma è falso. Non solo, tutto questo non solo non si armonizza e produce sviluppo complessivo come ideologicamente è affermato, ma allo sconquasso sociale aggiunge una dinamica centrifuga tra i territori umbri, aumentando la concorrenza reciproca e la conflittualità, provocando grandi aree di arretratezza e insieme degli pseudo nord - est pasciuti a colpi di sovvenzioni a fondo perduto di centinaia di milioni di euro, magari per incentivare "la qualità". La questione della terza provincia è comprensibile solo tenendo presente questo quadro. Gli ultimi grandi atti di indirizzo regionale, piano cave, piano sociale regionale (dove si finanziano uffici interinali con i soldi per l'inserimento lavorativo degli svantaggiati), piano di sviluppo, ma anche il Prg di Perugia, sono l'esemplificazione di come lo stato diviene attivo promotore di politiche neoliberiste, facendone pagare il prezzo al lavoro. Ed incentivando esponenzialmente la conflittualità sociale: non si è mai vista in Umbria una rete così diffusa di comitati, gruppi ed associazioni sorti contro le politiche neoliberiste regionali, dalle privatizzazioni delle mense e degli asili, agli inceneritori venduti agli imprenditori locali, alla svendita del patrimonio ambientale locale, all'attacco al lavoro, e così via. Il social forum è parte di questo movimento diffuso, che non ostante i tentativi non è stato riassorbito. Qualcuno, nella sinistra istituzionale, è fortemente preoccupato e, mentre i suoi colleghi cercano impossibili mediazioni tra capitale locale e mercato globale e rattoppano qua e là una regione che va in pezzi, propone di fermare tutto e di tornare ai bei tempi andati in cui si lasciava sì che gli imprenditori arraffassero a loro piacimento, ma in cui il consenso si poteva comprare a colpi di sovvenzioni, pallai e di C.V.A., ed in cui un posto da dirigente o da consigliere regionale, ma anche da funzionario, professore o bidello, non si negava a nessuno. Viceversa la destra, nello stesso solco ideologico, dice: attenzione! la società umbra va oggettivamente a destra, le ultime amministrative dimostrano che la sinistra vince solo perché appoggia gli interessi delle classi dirigenti imprenditoriali ed economiche mentre nello stesso tempo tappa i buchi delle falle sociali che questi producono, ma durerà poco! Tra non molto, ci sarà richiesta di più flessibilità, più precarietà, più competitività, meno stato sociale. Basta dunque giocare a rimettere in pista la vecchia politica della DC umbra, che giocava sullo stesso terreno del PCI, diventiamo finalmente la sponda politica di questi interessi che non saranno più garantiti dai DS e dalla loro allegra combriccola! Il guaio è che la destra ha ragione: basti vedere gli ultimi dati Istat per cui in Umbria c'è una prevalenza assoluta di imprese individuali, che significa una frammentazione e flessibilizzazione massima del mercato del lavoro e della produzione, ad alto contenuto concorrenziale. E portatrice di morte, vista la quantità di incidenti sul lavoro. Nei documenti prodotti dal social forum si affermava che la rete dei movimenti umbri è l'unica alternativa sociale alle politiche neoliberiste condivise da tutto l'arco istituzionale. Il "patto per l'innovazione e lo sviluppo dell'Umbria, presentato in questi giorni, dimostra che era vero. Grandi sono dunque le responsabilità politiche che il movimento deve assumersi. Molteplici sono le vertenze in atto nei nostri territori, dai contenuti e dalle modalità più diversi. Tutte, però, nella loro pluralità, a nostro parere acquisiscono in questa fase un valore direttamente politico nella misura in cui contrastano la destrutturazione di diritti fondamentali da parte del neoliberismo: dalla scuola all'ambiente, dagli spazi sociali al welfare. È a partire dalla rete delle concrete vertenze in atto che lentamente si sta costruendo una piattaforma di alternativa politica e sociale nella regione. Per questo, nasce l'esigenza di coordinarle in una campagna generale contro il principale portato delle politiche neoliberiste, le privatizzazioni: privatizzazioni intese in senso politico, la generale sottomissione dell'intera società, in tutti i suoi aspetti, al mercato. Privatizzazione è un progetto politico complessivo, dunque, l'affermazione di un modello di società dove i diritti vengono negati a favore dell'interesse del profitto. Le forme in cui questo si realizza non sono univoche, dalla assegnazione della gestione degli asili alle cooperative sociali, alla precarizzazione del lavoro, al razzismo della Bossi - Fini, alla disoccupazione strutturale, alla aziendalizzazione della sanità, alla costruzione di inceneritori, e così via, ma comunque le conseguenze sono l'impoverimento, la subordinazione, la distruzione dell'ambiente, la deprivazione, la diseguaglianza. La proposta che intendiamo fare a tutti i gruppi, associazioni, comitati attivi in questo momento a Perugia ed in Umbria è di realizzare tale campagna articolandola in due momenti:
1) la scrittura collettiva di un libro bianco sulle privatizzazioni, come attiva opera di controinformazione e sensibilizzazione sull'effetto delle politiche neoliberiste in Umbria, ma anche come momento di confronto e coordinamento tra le varie esperienze e vertenze;
2) l'indizione di una manifestazione contro le privatizzazioni, primo appuntamento di un percorso di lotta da sviluppare da novembre in poi.
Facciamo riferimento a novembre anche come data per concludere la produzione del libro bianco e per dargli visibilità (presentazioni, assemblee, conferenze stampa, ecc.), visto che, se c'è l'accordo di tutti, potrebbe essere il contributo del movimento umbro al Forum Sociale Europeo di Firenze, uno dei principali appuntamenti del movimento di questo fine d'anno. Come molti sanno, il movimento con difficoltà ha saputo mettere a frutto in termini di vertenze concrete il bacino di mobilitazione che si è attivato da un anno a questa parte. A parte alcune realtà (l'Abruzzo social forum, Brescia, Terni, e l'Alto Tevere qui da noi), si è perso più tempo in inutili diatribe che non nella definizione di programmi e iniziative. Questa situazione si sta riproducendo anche per il Fse. In questo senso pochi saranno i contributi contenutisticamente rilevanti, anche per i tentativi di strumentalizzazione che si stanno verificando (vedi Ds). Il libro bianco potrebbe esserne uno, cosa che sarebbe utile al movimento ma che smaschererebbe anche chi vuole incamerare consensi e visibilità pur di fatto appoggiando il neoliberismo. Secondo noi, la campagna dovrebbe essere condotta da un soggetto di apposita costituzione promosso dalla rete: un "comitato umbro contro le privatizzazioni", o "rete umbra contro le privatizzazioni". Tale organismo, esclusivo strumento di coordinamento, è necessario per collegarsi con le esperienze che non fanno parte del coordinamento umbro dei social forum (molte realtà non ci sono né intendono entrarci), e non ne è un doppione o un sostituto: nasce e muore con la campagna contro le privatizzazioni, quale ne sia la sua durata. Da subito il comitato Attac "grifo" perugia chiederà di incontrare i vari gruppi per confrontarsi sulla proposta e raccogliere le adesioni. L'idea è quella di convocare un incontro plenario entro fine settembre - inizio di ottobre, così da costituire la rete ed organizzare le iniziative. Un abbaccio ed un caro saluto a tutte/i,
Attac "grifo" Perugia
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