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Proteste contro la scarsita' d'acqua
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snapo Monday, Sep. 23, 2002 at 5:02 PM |
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Paradossi dell'acqua privatizzata:
proteste contro la scarsita' d'acqua nel paese famoso per l'acqua Rocchetta.
Anche L'umbria,famosa per la sua ricchezza di sorgenti (molte delle quali privatizzate) non e' immune dalle manifestazione contro la mancanza d'acqua. E' sfociata in una manifestazione per le vie di Gualdo Tadino (PG)la protesta di un migliaio di residenti contro la scarsita' d'acqua. I manifestanti si sono ritrovati sulla Flaminia all'incrocio con la strada provinciale di Voltole, per poi dirigersi verso il palazzo comunale. Sono stati esposti manifesti funebri per 'commemorare' la scomparsa dell' acqua. I manifestanti hanno poi raggiunto il palazzo comunale e hanno esposto le loro ragioni ai rappresentanti della giunta.
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...boicottate il consumo non guardate il calcio
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... Monday, Sep. 23, 2002 at 7:50 PM |
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basta comprarla e l´acqua c´é , ricordate quanta acqua hanno e reclamizzano col calcio, cosa pensate che non ve la fanno pagare , con tutto quello che costa la publicita non permetteranno che qualcuno beva a gratis. boicottate il consumo non guardate il calcio ,non guardate la televisione immondizia, andate a giocare voi stessi
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compresso vs CESAP
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fandango Tuesday, Sep. 24, 2002 at 5:08 PM |
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Anche a compresso ci sono grossi problemi con l’acqua ma questa volta per gravi colpe della cesap Vi mando degli stralci dell’articolo che ho trovato sul corriere dell’umbria:
“sono trascorse settimane ormai,oltre tre,da quando l’acqua è stata dichiarata non potabile. Ma ancora non ci è stata comunicata alcuna novità dalla Cesap riguardo al ripristino del servizio idrico per usi alimentari. Siamo costretti a vivere gravi disagi e pretendiamo delle risposte” Questo il grido di protesta che si leva da compresso: i residenti,una cinquantina di famiglie,sono determinati ad avere notizie certe sulla situazione dell’acquedotto e soprattutto sulla qualità d’acqua,nella quale era stata riscontrata “ una carica microbica superiore al valore guida e un’alterazione delle caratteristiche organolettiche per odore e sapore”……….. “L’ente gestore del servizio-spiegano i firmatari di una lettera inviata al sindaco-non hanno avvisato tutti gli utenti,inoltre solo pochi sono stati informati del servizio di approvvigionamento di acqua potabile,che cmq ha raggiunto solo le abitazioni che si trovano lungo la strada principale”…….. i dirigenti della CESAP oltre a non rispondere alle domande continuano a mantenere “una linea di difesa improntata alla banalizzazione e sottovalutazione del problema”. I cittadini ricordano che la CESAP sin dalla primavera scorsa ha svuotato il conservone a monte,disperdendo nei fossi centinaia di metri cubi d’acqua in un periodo di siccità,tanto che alcuni utenti li hanno utilizzati per innaffiare orti. Queste operazioni sarebbero state fatte in tempi precedenti alla verifica dell’USL2 e dell’ordinanza del sindaco………
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guerra per l'acqua
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dalla nazione Wednesday, Sep. 25, 2002 at 9:41 PM |
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Guerra per l'acqua . GUALDO Dura manifestazione di protesta, con momenti anche folcloristici ed autoironici su un problema molto serio. E' stato un manifesto a lutto, esposto negli spazi delle necrologie, che ha annunciato ieri mattina la protesta. «Dopo un lungo periodo di prelievi ed imbottigliamenti recitava è venuta a mancare a noi tutti la nostra cara amica acqua. Tutti gli abitanti di Gualdo Tadino e frazioni ne annunciano la definitiva scomparsa e addolorati ne soffrono la mancanza, perchè, pur rimanendo puliti dentro, sono sempre più sporchi fuori. Non parole, ma acqua subito. I funerali avranno luogo presso le fonti della Rocchetta. Resusciteranno mai le nostre cannelle?» Il manifesto è stato solo l'avvio: la protesta poi si è concretizzata verso le 10, lungo la Flaminia, all'altezza dell'incrocio tra le vie Bixio e XXV aprile, dove sono confluite diverse centinaia di persone, inalberando cartelli e scandendo slogan, per esprimere il disagio connesso alla mancanza di acqua nelle case, evidenziata da mesi in alcuni quartieri, tanto che l'Amminitrazione comunale aveva già deciso da venerdì sera i turni per gran parte del territorio ed aveva chiesto ed ottenuto la collaborazione della Rocchetta spa per risolvere la crisi idrica. La gente, con i cartelli ed i manifesti, dopo una mezz'ora di occupazione della carreggiata della strada, con la vigilanza di Polizia municipale e di Carabinieri, ha liberato la Flaminia e si è diretta in corteo, insieme a due auto di pompe funebri di imprese locali, ha percorso tutto viale Roma, via Mancini, via Storelli ed ha raggiunto la piazza Martiri, con un megacartello plasticato di apertura che faceva il replay ironico di una nota pubblicità: «Puliti dentro…sporchi fuori…din din». Lì, dopo aver deposto una damigiana vuota ed un mazzo di crisantemi gialli sul portone del Municipio, per un buon quarto d'ora la gente dalla piazza ha chiesto che venissero fuori il sindaco e gli amministratori; ma il sindaco, Rolando Pinacoli (nella foto) non era ancora tornato dal viaggio in Canada; altri amministratori al momento non c'erano; è stato l'assessore Marcello Guidubaldi che, con coraggio encomiabile, è sceso, ha parlato con la gente, poi ha invitato tutti all'assemblea nella sala consiliare; dove gli animi accesi hanno dato sfogo alla rabbia, con gente che ha evidenziato come si sarebbero dovuti fare altri pozzi al posto della Rocchetta spa, come «Ci manca l'acqua anche per cuocere la pasta e per lavarci»; una maestra ha evidenziato i forti disagi per gli scolari di S. Rocco e «tra poco inizia il tempo pieno». L'assessore ha annunciato che lunedì i tecnici individueranno siti per nuovi pozzi. S'è chiuso dandosi appuntamento al salone di S. Rocco per mercoledì alle 18: sindaco e Giunta daranno informazioni precise.
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ESTRAZIONE IDRICA ED AMPLIFICAZIONE SISMICA
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Dott.Angelo Gaudenzi Wednesday, Dec. 04, 2002 at 1:35 PM |
mail:
angelo.gaudenzi@tin.it |
Alla Procura della Repubblica di Perugia Alla Regione dell’Umbria Alla Prefettura di Perugia Al Sindaco di Gualdo Tadino
Oggetto:Esposto per Emergenza Idrica.
In relazione al comunicato comunale(riguardante il razionamento idrico)affisso presso la frazione di Rigali(e suppongo anche in altre zone del comune data la generalità del provvedimento menzionato) a cura dell’Amministrazione Comunale di Gualdo Tadino.
Faccio notare alle Spett.li.Autorità citate:
Che l’acqua è un bene essenziale e l’interesse pubblico ad essa collegato non si ferma all’interno di una semplice circoscrizione amministrativa,ma assume rilevanza planetaria.
Inoltre per quanto riguarda Gualdo Tadino,penso che sia ormai giunto il momento di effettuare una consultazione referendaria per conoscere la volontà della maggioranza della popolazione(senza ovviamente tralasciare i nececessari interventi tecnici di riorganizzazione e risistemazione di acquedotti contatrori ecc…);su certi atti dispositivi del nostro patrimonio idrico che da molti anni viene destinato per una forte componente sia quantitativa che qualitativa alla Rocchetta S.P.A.
Il problema inoltre non si esaurisce con la semplice constatazione dell’esistenza di un’atto di governo locale e regionale sull’uso e consumo di circa 4.000.000.(quattro milioni)di litri al giorno di acqua di elevatissima qualità.
Ma investe in ordine a pareri qualificatissimi di eminenti esperti in materia idrogeologica anche la sfera della sicurezza delle popolazioni che risiedono nei territori circostanti i punti di emungimento delle vene idriche.
Leggendo infatti i documenti allegati si nota subito la correlazione (scientificamente motivata) tra interferenza sulle risorse idriche profonde e manifestazioni sismiche.
Dunque oggi non rappresenta più una semplice fabulazione l’affermare che l’amplificazione dei fenomini sismici in alcune zone del pianeta potrebbe anche dipendere dall’esagerato sfruttamento delle risorse idriche sotterranee.
Un conto sarebbe,utilizzare sul posto,facendola “ricircolare”;l’acqua presente nelle sorgenti locali;ed un altro prelevarla così come avviene da anni ,esageratamente ed abbondantemente ,” trasportandola altrove,”stressando” i giacimenti sotterranei senza rialimentarli ed inducendo il sottosuolo a “risistemazioni di fortuna”con gli inevitabili “scossoni”che da qualche anno ci troviamo costretti a subire.
Data la gravità del problema summenzionato vi chiedo di intervenire con urgenza.
Dott.Angelo Gaudenzi.
IL CONSUMO DELLE RISORSE DIFFUSE PROFONDE
di Andrea Dignani
La riflessione sul concetto di consumo delle risorse diffuse profonde abbisogna di alcune premesse di ordine tecnico-formale. In tale riflessione escludiamo, pur essendo presenti in profondità (da svariate centinaia a qualche migliaio di metri dalla superficie terrestre) le risorse minerarie propriamente dette (idrocarburi, metalli, pietre preziose,etc.) classificate da un punto di vista formale secondo quanto prescritto nell'articolo 2, comma 2, del r.d. 29 luglio 1927, n. 1443, tali risorse sono caratterizzate da particolari impatti ambientali soprattutto in fase di prima lavorazione successiva all’estrazione mentre da un punto di vista geologico si caratterizzano dal fatto che generalmente tali stesse risorse sono presenti nello spazio sotterraneo in modo confinato, circoscritto, geometricamente delimitato rispetto a delle formazioni geologiche circostanti. In tale riflessione escludiamo pure quelle risorse, che pur presenti sulla superficie terrestre in maniera diffusa, sono localizzate in superficie od al più a poca profondità (qualche decina di metri) rispetto alla superficie terrestre: le acque di sorgente ed i materiali lapidei di cava (articolo 2, comma 3, del r.d. 29 luglio 1927, n. 1443: p.es. calcari e ghiaie) coltivati superficialmente. La riflessione in oggetto riguarderà il consumo di due tipi di risorse diffuse: la prima che possiamo definire formalmente secondo quanto abbiamo descritto per i materiali di cava, in special modo i calcari, ad opera di coltivazioni sotterranee ed ad opera della realizzazione di opere infrastrutturali come tunnel e gallerie, il secondo tipo di risorsa diffusa sono le acque dei complessi ideologici profondi (da svariate centinaia a qualche migliaio di metri dalla superficie terrestre). Nella recente nuova tipologia di coltivazione di cave in sotterraneo, già sperimentate in alcune regioni del nord d’Italia ed in Toscana, si inserisce, almeno a livello di dibattito, anche la Regione Marche con il proprio Piano Cave, recentemente approvato, nel quale le coltivazioni in sotterraneo di calcari sono previste in una apposita direttiva. Tali opere sono delle grandi cavità o cameroni (p.es. 150 m di altezza x 500 m. di lunghezza x 50 m. di larghezza) affiancati e paralleli tra loro presenti in numero di 3-5 per coltivazione totale. Le ragioni di tale nuovo approccio industriale muovono essenzialmente da due precise esigenze: la prima di ordine economico in quanto tali coltivazioni si caratterizzano per i notevoli quantitativi di materiale estratto (nell’ordine di qualche milione di metri cubi), la seconda di ordine “sociale”, infatti la resistenza da parte dei cittadini all’apertura di nuove cave nasce da una prima valutazione visiva, paesaggistica dell’impatto della stessa cava, nella coltivazione in sotterraneo si rimuoverebbe (si presume) questo primo fattore di resistenza. Gli impatti delle coltivazioni in sotterraneo sono di ordine ambientale e sulla sicurezza degli addetti. Gli impatti ambientali sono principalmente connessi con il sistema di circolazione e di vulnerabilità delle acque profonde, sia in fase di ricarica della falda da parte delle acque superficiali meteoriche che di scioglimento delle nevi, e sia in fase di esposizione delle falda profonda a potenziali eventi di inquinamento. Il problema della esatta definizione di tali impatti consiste, in considerazione della complessità delle circolazioni idriche sotterranee soprattutto in ambienti carsici come quelli calcarei, nel mancato immediato riscontro tra le cause e gli effetti che potrebbero essere rilevati dopo diversi anni. Gli altri principali impatti, riguardanti ora anche la sicurezza degli addetti, sono rappresentati dalla stabilità dei fronti di escavazione, anche in considerazione che tali coltivazioni si realizzerebbero in 10-20 anni di attività, sia per le caratteristiche geomeccaniche dei calcari che a causa degli eventi sismici che caratterizzano una regione come le Marche o comunque tutto l’Appennino. La seconda tipologia di consumo di risorsa diffusa profonda lapidea come detto, è rappresentata dalla realizzazione di opere infrastrutturali come tunnel e gallerie, queste sono delle opere lineari funzionali per l’attraversamento o l’accesso di complessi montuosi. In queste opere l’impatto maggiore si realizza in fase di realizzazione sia sul sistema idrogeologico che sulla stabilità dei fronti di avanzamento, ma la vera peculiarità di tali opere, che le distinguono dalle cave in sotterraneo, consiste nel fatto la loro localizzazione è principalmente imposta dal progetto complessivo nel quale sono inserite, p.es. il percorso di una autostrada o linea ferroviaria, e non quindi (o comunque non in maniera prioritaria) dalle caratteristiche ambientali del sito. Il caso”esemplare” per questo tipo di impatto è rappresentato dalle gallerie sotto il massiccio del Gran Sasso in Abruzzo, con l’impatto di aver abbattuto la falda idrica dei calcari di qualche centinaio di metri rispetto alla condizioni preesistenti, comunque gli impatti non dovrebbero essere terminati, in quanto a fianco di queste stesse gallerie se ne costruirà addirittura una terza. Nelle Marche si ipotizza di realizzare il raddoppio della linea ferroviaria Ancona Orte in galleria nella Gola della Rossa, anche in questo caso potremmo ipotizzare di affrontare le simili problematiche ambientali di analoghe opere. Il consumo della risorsa diffusa delle acque dei complessi ideologici profondi (da svariate centinaia a qualche migliaio di metri dalla superficie terrestre) è rappresentato dal prelievo di acque di ottima qualità per scopo commerciali, per le acque minerali per il consumo umano ed acque industriali per l’industria della carta. Occorre premettere che attualmente non esistono conferme e sicuri riscontri sull’utilizzo commerciale di tali acque, ma da diversi anni la questione è dibattuta almeno all’interno della comunità scientifica anche marchigiana. Le acque profonde sono quelle da considerarsi non influenzate dallo stagionale o decennale ciclo idrologico, se non in minima parte, e devono la propria formazione ad eventi climatici passati come i periodi glaciale e perigraciale del quaternario. Un tale sfruttamento si realizzerebbe solo attraverso la tecnologia di perforazione tipica della ricerca di idrocarburi a qualche migliaio di metri di profondità con il conseguente irreversibile impoverimento della risorsa idrica profonda oltre che l’aumentata vulnerabilità per la nuova esposizione rispetto all’ambiente esterno. In questo caso, possiamo anche aggiungere, serve ricordare lo stato della non evoluta conoscenza dei sistemi idrogeologici profondi sia a livello locale che regionale anche in riferimento all’interazione con i terremoti o quantomeno con le amplificazioni associate alle inevitabili crisi sismiche. A conclusione di questa discussione si impongono alcune riflessioni: legislative, ambientali e culturali. La legislazione sulla tutela ambientale risulterebbe inadeguata per la salvaguardia degli ambienti profondi, si impone quindi una verifica approfondita e finalizzata ai singoli casi sulla necessità di dotarsi, anche a livello regionale, di normative per questi nuovi casi di impatto. Nel considerare gli impatti ambientali, come precedentemente discusso, risulterà estremamente importante dotarsi di strumenti per la previsione di scenari temporalmente proiettati per la gestione e la correlazione tra cause ed effetti. Dal punto di vista culturale ed etico dobbiamo considerare di consumare risorse non rinnovabili, come le acque profonde, le grotte carsiche, i calcari triassici, di realizzare quindi impatti irreversibili, senza prima aver attuato tutte quelle politiche e strategie di risparmio e tutela delle risorse come l’acqua, il suolo, i materiali inerti, senza valutare in definitiva fino in fondo le responsabilità di operare scelte forti e drastiche anche per le generazioni future.
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perche consumano l' acqua per gioco
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Monica Saturday, Jan. 18, 2003 at 2:03 PM |
mail:
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l' acqua per noi è molto importante perche noi senza l'acqua non potremo vivere noi possiamo stare anche un mese senza mangiare ma dobbiamo assolutamente bere. noi a volte esploriamo i siti dell' africa e vediamo che la l'acqua non esiste propio e quindi non ci possiamo lamentare poi voglio dire che l'acqua la serve ber bereeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee
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LE ANDE PIU' ALTE PER LA SICCITA'!ANGELO GAUDENZI ATTENZIONE AD ESTRARRE TROPPA ACQUA!!!!
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DOTT.ANGELO GAUDENZI Saturday, Nov. 22, 2003 at 10:44 PM |
mail:
angelo.gaudenzi@tin.it |
rocchetta.gif, image/gif, 399x258
SI DEVE FARE ATTENZIONE A TOGLIERE TROPPA ACQUA DAL SOTTOSUOLO SENZA FARLA RICIRCOLARE SUL POSTO ! ! ! SI DEVE FARE ATTENZIONE A TOGLIERE TROPPA ACQUA DAL SOTTOSUOLO SENZA FARLA RICIRCOLARE SUL POSTO ! ! ! SI DEVE FARE ATTENZIONE A TOGLIERE TROPPA ACQUA DAL SOTTOSUOLO SENZA FARLA RICIRCOLARE SUL POSTO ! ! ! ANGELO GAUDENZI ANGELO GAUDENZI ANGELO GAUDENZI ANGELO GAUDENZI DAL SITO DI:"LE SCIENZE" 31.10.2003 La siccità ha innalzato le Ande Le condizioni secche producono maggiore stress sotto la placca continentale
Nella storia della Terra molti drammatici eventi, dalle estinzioni di massa al prosciugamento di mari chiusi, sono stati attribuiti ai mutamenti climatici. Ora due geologi ipotizzano che le variazioni del clima possano anche influenzare eventi che si svolgono all'interno delle profondità del pianeta. In un articolo pubblicato sul numero del 23 ottobre della rivista "Nature", Simon Lamb dell'Università di Oxford e Paul Davis dell'Università della California di Los Angeles sostengono che, nel corso degli ultimi 40 milioni di anni, brevi periodi di clima freddo e secco lungo la costa occidentale del Sud America possano aver sollevato la catena montuosa delle Ande fino ad altezze molto superiori a quelle di montagne simili. Quando la crosta oceanica è scivolata sotto il continente sudamericano, le Ande hanno raggiunto i cinque chilometri sul livello del mare. Si tratta del tipico modo con cui sorgono le montagne, eppure certi picchi si innalzano almeno 1-2 chilometri più alti rispetto alla media delle montagne che si sono formate in situazioni simili lungo il bordo del Pacifico. I ricercatori hanno calcolato quanto stress fosse necessario per sostenere l'altezza e il peso di diverse montagne lungo la cordigliera delle Ande. Hanno così scoperto che le Ande centrali, dove i picchi sono più alti, presentano una grande scarsità di pioggia e di fiumi. Ciò significa che sulla costa giungono meno sedimenti per depositarsi nella fossa oceanica dove la placca si tuffa sotto il continente. Gli scienziati sostengono che una minor quantità di sedimenti si traduce in una minor lubrificazione della placca oceanica, che penetrando sotto il continente produce maggior stress e forma montagne più alte.
www.lescienze.it/specialarchivio.php3?id=8063
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