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MST | Le presidenziali brasiliane, viste da terra
by hektisch | articolo di C. Morsolin e A. Tomaz Wednesday, Oct. 02, 2002 at 7:59 AM mail: hektisch@hacari.net

Il prossimo 6 ottobre il popolo brasiliano eleggerà il nuovo Presidente della Repubblica. Per la quarta volta si candida Inacio Lula da Silva, ex sindacalista, oppositore alla dittatura militare, fondatore nel 1980 del Partito del Lavoratori (PT) che ha cambiato la storia delle classi lavoratrici nel paese più grande dell'America Latina.

MST | Le presidenzia...
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Lula è in testa ai sondaggi grazie al massiccio appoggio dei movimenti popolari, articolati nella Consulta Popular, nella Centrale dei movimenti, che insieme alla Conferenza dei vescovi del Brasile CNBB, alla Commissione "Giustizia e Pace", alla Centrale Unica dei Lavoratori CUT, al Movimento dei Senza Terra MST, la prima settimana di settembre ha organizzato il plebiscito sull'ALCA (l'Area di libero commercio delle Americhe): un no chiaro alla colonizzazione economica e culturale degli Stati Uniti è stato ripetuto dieci milioni di volte. Lula ha organizzato una campagna elettorale moderata ( e per questo criticata anche dal Movimento dei Sem Terra); va comunque ricordata la drammatica situazione che attanaglia il gigante carioca. Il Brasile, malgrado sia l'ottava potenza economica del mondo, ha un debito estero di 178.000 milioni di dollari e soprattutto una disuguaglianza sociale spaventosa che lo porta ad occupare solo il 70° posto nella classifica dello sviluppo umano. Il 10% più ricco dei brasiliani controlla il 50% del reddito nazionale mentre il 50% più povero deve accontentarsi dell'11% e un quinto della popolazione è ridotta alla fame. La riforma agraria, richiesta da decenni, è una delle questioni cruciali che il nuovo presidente carioca dovrà affrontare. Questo panorama generale in prospettiva di un cambiamento "storico" ci viene dipinto da Alzenì Tomaz, 31 anni, coordinatrice della Commissione Pastorale della Terra CPT (dalla cui costola è nato l'MST) del Nordest 2 (che comprende 6 stati federali del Brasile), collaboratrice di Dom Francisco Astrogesilo de Mesquita Filho (fratello vescovo di Dom Helder Camara), minacciata di morte per la sua militanza in difesa dei senza-terra. Conosco Alzenì dal 1990 quando mi recai nel sertao nordestino a 600 km. da Recife nell'ambito di uno scambio tra la pastorale giovanile della Diocesi di Vicenza e la PJMP (la Pastorale giovanile dell'ambiente popolare) della diocesi di Afogados de Ingazeira. La tenacia e la passione per la vita che animano la militanza di Alzeni ci consentono di leggere dal basso questa sfida intrapresa con la candidatura di Lula.

SENZA PAURA DI ESSERE FELICI

"Il prossimo 6 ottobre sarà una data cruciale per tutti i cittadini e le cittadine brasiliane; attendiamo tutti con ansia. È ora di votare. Mai come ora il futuro del paese dipende da come voteremo e questa responsabilità pesa su ogni elettore. Nessuno ha dubbi che il prossimo governo dovrà imprimere un cambiamento significativo; la realtà lo impone. Il Brasile ha bisogno di trovare una via d'uscita per superare l'indebitamento che sta già strangolando la pubblica amministrazione. Bisognerà riprendere il cammino dello sviluppo sostenibile per canalizzare la crescita dell'economia nazionale. Solo così sarà possibile affrontare la violenza che sta crescendo esponenzialmente, superando la situazione di fame e miseria che attanaglia un numero sempre maggiore di brasiliani. Nessuno risolverà da solo tutto questo. Abbiamo bisogno di prepararci per collaborare con gli eletti. Andiamo a votare per il parlamento federale, per quello di Stato, per Senato, per il Governatore e Presidente della Repubblica. Non varrà niente la sola politica se non servirà a risolvere la sfida principale che dobbiamo affrontare: porre fine alla fame e alla miseria di quasi 50 milioni di brasiliani; il Brasile ha bisogno di un paese dove tutto il popolo possa vivere in condizioni dignitose. Per questo è urgente una vera Riforma Agraria. La seconda priorità è legata alla prima: garantire i diritti umani di tutti; per questo le risorse pubbliche devono essere destinate per soddisfare i bisogni primari come la salute, l'educazione, i trasporti, la sicurezza, ecc. La terza priorità è collegata ad un progetto di sviluppo sostenibile per rispettare e salvaguardare madre natura, per valorizzare le capacità del popolo, dando opportunità di lavoro a tutti. Questo è il cammino affinchè il popolo sia soggetto della propria storia e del suo futuro. È ora di riaccendere la speranza e finalmente vincere la battaglia più grande: vincere la miseria e la fame, superare il triste primato di vice-campioni a livello mondiale delle ingiuste diseguaglianze sociali. In questo momento della storia del Brasile, è importante che tutta la società si organizzi attorno a ideali nazionali. Il nostro manifesto, costruito insieme al contributo di tutti i movimenti popolari raccolti nella Consulta popular, si riferisce ad un popolo che sogna un'unica patria con un sentimento nazionale. Siamo stanchi di vergognarci della nostra fama di paese senza serietà, senza essere davvero liberi e indipendenti. Vogliamo che i nostri giovani possano alimentare nei loro cuori la speranza di coloro che confidano nel diritto allo studio come strumento per raggiungere la piena cittadinanza. Una speranza che riaccenda gli occhietti stanchi dei bambini che mendicano per sopravvivere; una speranza che possa animare anche gli anziani… Se non si generano nuovi impieghi, tra breve non ci sarà denaro per pagare le pensioni. Ogni anno 2 milioni di giovani cercano di conquistare la loro prima occupazione, contribuendo alla previdenza sociale. Abbiamo bisogno che il Brasile sia ripulito, affinchè tutti coloro che rubano le risorse pubbliche, istituzionali, statali, dei municipi, siano puniti in forma esemplare come ladri comuni, quali sono. I nostri figli non possono continuare a convivere con l'impunità, con i cattivi esempi quotidianamente annunciati, con l'impunità di qui dilapida le risorse dello stato per interessi personali, perdendo la loro convinzione nella giustizia, in un futuro davvero incerto che questo quadro generale presenta. Il capitalismo neoliberista si dimentica che un paese giovane come il Brasile non può aprire le porte agli interessi economici dei potenti. Anche a causa delle privatizzazioni dilaganti, aumenta l'economia informale che interessa quei paesi che superano le nostre frontiere perché mal fiscalizzate. I governanti che hanno finora "conquistato" il Brasile ubbidiscono a una politica disastrosa che esclude strutturalmente la maggioranza del nostro popolo, e stanno spingendo il paese verso l'abisso della violenza, della disoccupazione, dell'emarginazione e dei maggiori indici di corruzione istituzionalizzata. Il Brasile ha bisogno di uomini, donne, giovani e bambini e di tutti coloro che possono trasmettere l'esperienza acquisita con tenacia e fatica, con le mani callose dei contadini sem-terra, con la saggezza dei popoli indigeni. Crediamo sia possibile recuperare il tempo perduto puntando su investimenti nei settori ferroviario, idroelettrico, agropecuario, tecnologico tentando di combinarli con le richiesta della terra, della madre natura che Dio ci ha dato per amministrarla comunitariamente e non per distruggerla a beneficio di pochi. Crediamo che il Brasile sia il granaio del mondo e che le sue bellezze naturali possano rendere milioni di dollari portati dai turisti, dal turismo responsabile, visto che sono entrambi settori che generano occupazione diretta e indiretta. Crediamo in soluzioni nazionali che spingano ad una crescita economica, cancellando il debito che abbiamo pagato già varie volte, acquisendo un rispetto oggi perduto a causa degli interessi di una elite numericamente minoritaria, ma infinitamente più ricca della grande maggioranza dei brasiliani. Vogliamo un Brasile dove non esista più mortalità infantile, analfabetismo, vendita e scambio di voti, mafia e crimine organizzato, corruzione istituzionale, contrabbando e narcotraffico. Vogliamo un Brasile dove la speranza di un lavoro e di un salario giusto possa rispondere alle offerte del crimine, oggi sempre più organizzato grazie ai compromessi con il potere pubblico; speriamo di non sentir più parlare di un potere parallelo che limita la capacità di organizzazione della società civile. Vogliamo un Brasile dove l'investimento in settori pubblici come educazione, salute, trasporti, ecc. non dipenda dagli investimenti miliardari di campagne politiche demagogiche. Vogliamo un Brasile governato dai brasiliani e non dalle multinazionali straniere o dal FMI. Vogliamo un paese che riconosca la multiculturalità di tutti i lavoratori che vengono da tutto il pianeta; spesso siamo amati per la fraternità delle nostre comunità dove il sangue degli immigrati si mescola con il sangue nativo. Il mondo si aspetta dal Brasile molto di più di ciò che le azioni attuali di governo dimostrano in sudditanza agli interessi nord-americani. Il mondo aspetta dal Brasile una risposta che venga dal cuore dei movimenti popolari, dalla base della società civile, affaticata per la dura lotta iniziata dai periodi della dittatura militare, ma anche fiduciosa in un vero cambiamento di rotta, piena di speranza anche per le esperienze di bilancio partecipativo sviluppate in tante città. Il Brasile spera che ciascuno compia i propri doveri di cittadinanza, ubbidendo alla propria coscienza, senza essere comprati per un paio di scarpe o una maglietta (pratica tradizionalmente usata dal colonellismo). Riscopriamo il nostro orgoglio e la nostra cultura millenaria come facciamo il 7 settembre, festa dell'Indipendenza, dove celebriamo il Grido degli Esclusi, la piena cittadinanza di tutti, liberi dalla sottomissione del debito estero, dalla schiavitù del latifondo, dall'ALCA. Il prossimo 6 ottobre potremo conquistare la tanto sognata sovranità nazionale, una vera indipendenza politica, sociale e economica che riconosca la ricchezza di un Brasile che è patrimonio di una stessa patria colorata, colorata con i colori dei senza-terra, dei meninos de rua, dei popoli indigeni, dei favelados, delle donne marginalizadas, dei popoli afro-discendenti e negri, colorata dal sangue dei martiri come Margarida Alves, Josimo Tavares, Zumbi, Chico Mendes e dalle profezie dei profeti come Dom Helder Camara e Betinho. Noi della Commissione pastorale della Terra CPT, lottiamo a livello nazionale per la Riforma Agraria in Brasile e contro la violenza nelle campagne e per questo riconosciamo con allegria che il progetto della classe dei lavoratori può vincere. È un momento storico, sono segni dei tempi del novo che avanza nel nostro paese, segnali che sotto vari aspetti sono oggetto di riflessione e di azione da parte di tutti coloro che lottano per la giustizia. Il primo segnale importante è la sorprendente crescita del popolo brasiliano attraverso innumerevoli organizzazioni popolari della campagna e della città, dei "quilombos" e delle aree metropolitane, delle donne e degli indios. Il Brasile sta cambiando! Il secondo segnale è il consenso e la convergenza della maggioranza di queste organizzazioni popolari di base nella prospettiva di condurre Lula alla presidenza della Repubblica. È lo stesso popolo che promuove Lula. Questo popolo è cosciente che Lula non è il salvatore della patria ma comprende che Lula rappresenta uno strumento per realizzare il nostro sogno di un paese giusto e sovrano. È una relazione nuova del popolo organizzato che lo considera un compagno identificato con questo popolo per nascita, ma soprattutto per scelta. Lula è un compagno lucido, capace e solidale, che viene visto come promotore di un cambiamento da dentro l'apparato dello Stato, trasformando lo Stato in indispensabile strumento di servizio al popolo. C'è una grande aspettativa, senza dubbio, per conquistare uno stato che storicamente è stato privatizzato dalle potenti elites a partire dal Brasile colonia, da uno stato messo in vendita nel mercato internazionale, depauperato delle proprie ricchezze dell'Amazzonia, che ha represso violentemente l'opposizione popolare, criminalizzando i leaders dei sem-terra, degli indios, dei difensori dei diritti umani, opponendosi a coloro che ambiscono a dominare tutto il mondo come un'impero che zittisce i movimenti popolari di tutta l'America Latina, in Venezuela come in Guatemala, a Cuba come in Bolivia. Noi della Commissione pastorale della Terra CPT riconosciamo che Lula rappresenta un progetto per costruire il Brasile che vogliamo, uno strumento per difendere il popolo povero e oppresso del nostro paese. Lula è la stella della speranza nata dal basso, da questi nuovi segnali dei tempi…"

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Un articolo a cura di Cristiano Morsolin e Alzenì Tomaz.

Cristiano Morsolin, 30 anni, giornalista militante ed educatore di strada recentemente rientrato in Italia dopo un anno di condivisione con i ragazzi/e lavoratori organizzati nei Movimenti NATs dell'America Latina; dopo varie esperienze a Vicenza, a Palermo, a Roma, a Rio de Janeiro e a Salvador do Bahia (Brasile), a Ibarra e Quito (Ecuador), a Lima (Perù), attualmente lavora nella segreteria nazionale della rete ITALIANATs a Cantù (CO) ed è socio dell'Associazione "Nats" con sede a Bologna. Per contatti: [morsolindo2002@yahoo.it] e [http://www.selvas.org].

Alzeni Tomaz, 31 anni, coordinatrice della Commissione Pastorale della Terra CPT del Nordest 2 (che comprende 6 stati federali del Brasile), collaboratrice di Dom Francisco Astrogesilo de Mesquita Filho (fratello vescovo di Dom Helder Camara), minacciata di morte per la sua militanza in difesa dei senza-terra.

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Per info sul Movimento dei Sem Terra è possibile visitare il sito italiano [http://www.citinv.it/associazioni/MST/prinit.htm] o il sito brasiliano [http://www.mst.org.br/].

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