.4.4.4.2) La componente avanguardista
a) Non è compito della Corte accertare se Stefano DELLE CHIAIE, la notte fra il 7 e l'8 dicembre 1970, si trovasse a Barcellona -come ha sempre sostenuto- o se, al comando di un manipolo di congiurati, fosse penetrato nei locali del Viminale. Quello che va sottolineato sono la profondità e la risalenza dei suoi rapporti `politici' con il BORGHESE,
personaggio nei cui confronti l'imputato fa mostra di profondissima stima. In aula, il DELLE CHIAIE, riferendosi ai fatti del dicembre 1970, ha usato l'espressione "preteso golpe BORGHESE". Sul numero 51 del settimanale l'Espresso, recante la data del 26/12/1982, compare il testo di un'intervista (244) rilasciata dall'odierno prevenuto al giornalista Roberto CHIODI. Vi si legge, tra l'altro: "D. Eppure un anno dopo il golpe scattò lo stesso... R. Molte illazioni sono state fatte in proposito. Non si può più accettare che il Comandante BORGHESE sia fatto passare...come uno strumento del sistema. Piaccia o no, abbiamo goduto della sua piena fiducia. D. Quali compiti * * * * *
(244) - RB, V4, C60, pp. 8-15.
avevate? R. Dovevamo controllare l'organizzazione e sventare eventuali infiltrazioni. Compimmo il nostro dovere e bene...
D. Ma lei, la famosa notte del golpe, si trovava o no al Viminale? R. Mi trovavo a Barcellona, in attesa di ordini. D. Perché non l'ha mai detto prima? R. Perché ritenevo inutile stabilire le verità che potevano far pensare a un mio tentativo di sfuggire a eventuali responsabilità. Infatti, se quella notte ci fu un tentativo di golpe, io ne fui corresponsabile."
Nella stessa intervista si legge (245): "...Quanto all'esecuzione OCCORSIO, posso dichiarare questo: non ho dato il mitra Ingram a CONCUTELLI. Non sono il mandante di quell'azione. Ma la condivido..." Nell'intervista (246) successivamente rilasciata ad Enzo BIAGI, il DELLE CHIAIE ribadisce il concetto, e crea un preciso collegamento: "...Condivido il gesto per gli stessi motivi per i quali tentavo prima di spiegarle il fenomeno NAR..." In proposito, poche pagine prima si legge: "...i ragazzi dei NAR sono ragazzi che venivano da una triste esperienza; sprangati * * * * *
(245) - Cfr. RB, V4, C60, p13.
(246) - Cfr. RB, V4, C64, pp. 8 ss.
nelle scuole, sotto casa, senza una garanzia -come si usa dire- in Italia. E, in ultima istanza, perseguitati dallo stesso regime che li accusa dei reati più diversi: apologia di fascismo, tentata ricostruzione" (sic) "del partito fascista, associazione sovversiva. Quindi lentamente lentamente quest'area si è sentita aggredita da ogni parte. E ha considerato che l'unica possibilità, l'unica possibilità di sopravvivere politicamente, potesse essere ritrovata nell'atto di testimonianza. Io credo che molti dei ragazzi dei NAR erano coscienti della loro...D. Lei chiama testimonianza sparare addosso ad uno? R. Io mi domando se sparare addosso a uno sia diverso che sparare addosso, per esempio, a Pierluigi PAGLIAI. Quando lo Stato scende al livello del banditismo al quale è sceso lo Stato italiano io credo che è legittima ogni reazione..." La pretestuosità della giustificazione con la quale si vuole legittimare la lotta armata dei NAR è dimostrata dalle parole di colui che dei NAR è stato il principale e più qualificato esponente. Così Valerio FIORAVANTI nel dibattimento (247) per * * * * *
(247) - Cfr. AA, V4, C17, pp. 19 e 22.
l'omicidio del dott. AMATO: "...noi scegliemmo AMATO come simbolo dello Stato per addivenire ad una rottura con quelle forze dello Stato stesso a cui eravamo `simpatici' fino a quel momento, poiché ci consideravano `figli della borghesia' lasciandoci fare e scorazzare liberamente per tutta Roma...per `simpatia' degli organi di polizia intendevo dire tolleranza, che prescindeva da qualunque rapporto con noi, noi abbiamo agito per far finire questo stato di tolleranza" (248). Ma a prescindere da ciò, resta comunque la giustificazione della lotta armata. Gli argomenti sono stati ripresi in giudizio. E poiché `scripta manent',l'imputato èstato postodi fronte all'obiettività delle dichiarazionisopra trascritte riportate sullastampa. Ha affermato(249) che, al momento dell'intervista, dato il particolare stato d'animo in cui si trovava, non condannava l'atto del CONCUTELLI, perché comprendeva "l'ottica di colui che aveva agito, di colui che aveva patito una persecuzione", nei cui confronti aveva inteso esprimere
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(248) - Sulla disattenzione degli apparati statali -sino ad una certa data- nei confronti dell'eversione neofascista, cfr., diffusamente, AA, V11, C68, pp. 71 ss.
(249) -Cfr. vu 9/7/87, p31.
solidarietà umana; quanto ai giovani dei N.A.R. e di Terza Posizione, non ha potuto che ribadire (250) il concetto della "grande colpa del sistema, che negli anni '70, ha permesso che questi giovani fossero sprangati, perseguitati e indicati come coloro che invece utilizzavano la violenza fascista".
Peraltro, nel testo dell'intervista resa a Roberto CHIODI alla fine dell'82 -quando appunto la scelta della lotta armata da parte dei N.A.R. era un fatto pacificamente acquisito- il DELLE CHIAIE non si era peritato di affermare: "...Riteniamo pertanto che tutti i militanti dei NAR possano costituire un potenziale positivo per la lotta rivoluzionaria. L'intero movimento nazional-rivoluzionario deve riternersi corresponsabile del sacrificio" (sic) "subito dai camerati dei NAR..." (251).
Ma il DELLE CHIAIE, oltre che nelle sue affermazioni, va letto -come in parte si è già fatto a proposito dei rapporti `politici' col BORGHESE- nelle sue relazioni e nei suoi collegamenti. Si scopre così che, durante la latitanza
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(250) - Cfr. vu 13/7/87, p53.
(251) - Cfr. RB, V4, C60, p13.
all'estero, egli diviene sicuro punto di riferimento degli autori di attentati stragisti; verso il DELLE CHIAIE, con moto inesorabilmente centripeto, confluiscono: Augusto CAUCHI (252), reduce, fra l'altro, dall'attentato commesso il 21/4/1974 sulla tratta ferroviaria Bologna-Firenze, per il quale ha riportato condanna nella recente sentenza 15/12/1987 della Corte d'Assise di Firenze (253); Giancarlo ROGNONI (254), reduce dall'attentato del 7/4/1973 al treno Torino-Roma, per il qualeè statopoi condannatoin via definitiva (255); Vincenzo VINCIGUERRA (256), che aveva commesso la `strage di Peteano',per la qualeè statopoi condannato in via definitiva; Carlo CICUTTINI (257), a sua volta allontanatosi dall'Italia dopo aver commesso la `strage di Peteano' per la quale è stato condannato all'ergastolo dalla Corte d'Assise di Venezia (258).
Significativa la reazione del DELLE CHIAIE allorché apprende dal VINCIGUERRA delle responsabilità del medesimo. "Di
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(252) - Cfr. vu 9/7/87, p27.
(253) - Cfr. vu 10/6/88, pp. 20 e 443.
(254) - Cfr. vu 9/7/87, p25.
(255) - Cfr. AA, V14, C77, pp. 14-15 e 55-56.
(256) - Cfr. vu 9/7/87, p26.
(257) - Cfr. AAD, V10 ter, C2, p833.
(258) - Cfr. AAD, V10 ter, C2, pp. 4 e 901.
Peteano ne venni a conoscenza in Spagna dallo stesso VINCIGUERRA che lo definiva un gesto di lotta armata che si sottraeva al contesto della strategia della tensione. Io gli avevo fatto presente allora che lo stesso Peteano poteva essere strumentalizzato e di questo lui successivamente se ne rese conto attraverso il suo atteggiamento e modo di essere" (259). Mentre il VINCIGUERRA veniva così messo in guardia, in Italia, alcuni innocenti, dopo esser stati inquisiti ed aver conosciuto il carcere grazie ad opportuni interventi depistanti in favore dei veri responsabili neofascisti, solo a distanza di anni otterranno una pronuncia irrevocabile di accertamento della loro estraneità alla strage. Stefano DELLE CHIAIE, dal canto suo, aveva saputo magnanimamente "comprendere": "...Venendo al VINCIGUERRA, mi disse quello che aveva fatto; ma ciò che mi interessava di lui era che, nel momento stesso in cui parlava di quello che aveva fatto, non lo accettava più. Non capisco perché esista un pentitismo che lo Stato perdona e premia e perché io non dovrei comprendere chi, avendo le mie
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(259) - Così il DELLE CHIAIE in dibattimento a Venezia: cfr. AAD,V10 ter, p756.
idee, ha commesso qualcosa che non condividevo e non condivido ancora oggi..." (260)
Quanto agli altri personaggi che, in tempi diversi, vengono a gravitare nell'orbita spagnola del DELLE CHIAIE, vale la pena di ricordare, fra i tanti, i nomi di Paolo SIGNORELLI, Massimiliano FACHINI, Pierluigi CONCUTELLI.
Nel '75, nel quadro del progetto di riunificazione fra Avanguardia Nazionale ed Ordine Nuovo, l'imputato prende parte prima alla riunione di Albano Laziale, e poi, nel dicembre, a quella di Nizza. Nella primavera del 1979 è in Italia, ove prende parte alla riunione nello studio dell'Avv. CAPONETTI, tenutasi nell'ambito della ricostituzione clandestina di Avanguardia Nazionale (261). Ora, esula dai compiti di questa Corte, in quanto esula dall'economia del presente giudizio, ripercorrere analiticamente le vicende relative a tale ricostituzione * * * * *
(260) - Cfr. vu 9/7/87, p26.
(261) -Movimento che era stato sciolto -come si è avuta occasione di ricordare- con decreto del Ministero degli Interni in data 8/6/1976. Ciò a seguito della condanna inflitta tre giorni prima a numerosi militanti, con sentenza del Tribunale di Roma (cfr. AA, V6, C37), per il delitto di ricostituzione del disciolto Partito Fascista. Fra i condannati era anche il DELLE CHIAIE, per il quale la sentenza è divenuta definitiva il 22/11/82 (cfr. certificato penale, in CP, C5).
clandestina, nell'ambito delle quali sono state ravvisate una serie di ipotesi di reato, ora al vaglio delle Corte d'Assise di Roma (262). Basterà rilevare, ai limitati fini che qui interessano, come il DELLE CHIAIE abbia personalmente partecipato a determinate iniziative. Ci si riferisce all'episodio dell'incontro, avvenuto a Parigi, fra l'odierno imputato, e l'ALIBRANDI ed il CARMINATI, che furono accompagnati dal DIMITRI. La vicenda è stata ricostruita dall'autorità giudiziaria romana sulla base delle dichiarazioni di persone (Valerio e Cristiano FIORAVANTI, Walter SORDI, Angelo IZZO), che, a vario titolo, hanno avuto veste processuale anche nella presente sede. Scrive, nella sua requisitoria, il PUBBLICO MINISTERO di Roma (263): "Le modalità con le quali avvenne l'incontro a Parigi tra DELLE CHIAIE e ALIBRANDI, patrocinato da DIMITRI, sono importanti perché fanno comprendere quale rilievo assumesse per A.N. la capacità di egemonizzare l'area dello
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(262) - Per le imputazioni rimesse alla cognizione della Corte d'Assise di Roma, cfr. l'ordinanza di rinvio a giudizio, in AA, V9, C58 (segnatamente pp. 240 ss. e 447-448).
(263) -Cfr. AA, V9, C58, pp. 75-77; si trascrive il brano, omettendo i richiami -ivi contenuti- agli atti processuali di quel procedimento.
spontaneismo armato.
Già il solo fatto dell'intervento diretto di Stefano DELLE CHIAIE -capo indiscusso di Avanguardia Nazionale sin dalla fondazione del movimento- è indice di intenso interesse.
La presenza del DELLE CHIAIE è poi ulteriormente sottolineata dal cerimoniale che scandisce l'incontro.
ALIBRANDI racconta a SORDI che per essere ammesso alla presenza di DELLE CHIAIE era stato annunciato da Eugenio DE ROSA, un militante romano di A.N., soprannominato `lo scemo', che egli ben conosceva; ciò nonostante il DE ROSA, vedutolo, gli si era rivolto con il `lei' salutandolo romanamente...A Cristiano FIORAVANTI ALIBRANDI racconta poi `che nel corso dell'incontro con DELLE CHIAIE aveva avuto modo di assistere ad una sorta di cerimoniale e cioè a un massiccio spiegamento di uomini del DELLE CHIAIE, tutti schierati in assetto militare, con tute mimetiche e armati; ciò al fine di colpire gli eventuali nuovi adepti con la potenza delle armi e con il rispetto della gerarchia'. Si noti, per inciso, come ALIBRANDI avesse perfettamente compreso il significato della messa in scena, confermata peraltro a Cristiano FIORAVANTI dal fratello Valerio, il quale gli dice che l'ostentazione di potenza avveniva sulla base di specifiche direttive emanate da A.N. in un opuscolo nel quale si istruivano i militanti sulla maniera di fare proseliti...Di una `messa in scena', a proposito dell'incontro con DELLE CHIAIE, parla anche Valerio FIORAVANTI.
Angelo IZZO, inoltre, apprende nell'ambiente carcerario, del quale è ascoltatore assai attento, e in particolare da SINATTI, dell'incontro a Parigi tra ALIBRANDI e DELLE CHIAIE.
Il racconto di IZZO coincide sin nei minimi dettagli con quanto processualmente acquisito da altre fonti. Innazitutto per la descrizione dell'atteggiamento sprezzante con il quale ALIBRANDI trattò DELLE CHIAIE, per nulla impressionato dal cerimoniale e dallo spiegamento di forze.
E che effettivamente le cose si siano svolte in questi termini emerge dalle dichiarazioni di Cristiano e valerio FIORAVANTI e di SORDI.
Poi per l'individuazione dell'armamento (mitra Matt) dei quali erano dotati i guardiaspalle e che ALIBRANDI cercò di acquistare da DELLE CHIAIE, insieme alle radio rice-trasmittenti...
AncheIZZO infine asserisce che tra i militanti che attorniavano il capo di A.N. vi era Eugenio DE ROSA, detto `lo scemo'...
Vi è dunque da parte di DELLE CHIAIE la predisposizione di un cerimoniale e di uno spiegamento di forze e mezzi che non troveremo certo nelle riunioni interne al movimento, alle quali cioè sono ammessi i veri e propri militanti di Avanguardia Nazionale..." (264).
Va rilevato che il DELLE CHIAIE, pur negando d'aver incontrato chicchessia circondandosi di uomini armati (265), ha dovuto ammettere l'incontro con l'ALIBRANDI ed il DIMITRI a Parigi, soggiungendo di non sapere se ha conosciuto il CARMINATI (266).
La vicenda si colloca verso la fine del '79, in epoca di
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(264) - Cfr., per i richiami alla vicenda contenuti nel dibattimento del presente giudizio: vu 25/11/87, p84; vu 1/12/87, pp. 33, 45 e 54-55; vu 20/1/88, pp. 214-232; vu 13/7/87, p47.
(265) -Cfr. vu 29/6/87, p43.
(266)-Cfr. l'interrogatorio reso al G.I. dott.ssa MAGAGNOLI, in AAD, V12, C20, p20; cfr. anche vu 29/6/87, p43 e vu 9/7/87, p42.
poco precedente l'arresto del DIMITRI (267). Ma, nel luglio dell'80, mentre il DELLE CHIAIE è di nuovo in Europa, e dalla vicina e sicura Francia controlla la situazione, Francesco MANGIAMELI, quale sua `longa manus', prosegue l'opera di ricompattamento dell'eversione giovanile neofascista, tentando di convogliarne i rivoli dispersi attorno ad un programma terroristico unitario. In giudizio, Amos SPIAZZI, nel quadro della più vasta operazione -di cui si è fatto cenno- di annacquamento dei suoi contributi istruttori, si è, tra l'altro, erto a `difensore d'ufficio' di Stefano DELLE CHIAIE, introducendo elementi di confusione sulle fonti delle notizie ricevute e sforzandosi di minimizzare, se non di porre nel nulla, la valenza accusatoria delle notizie che egli stesso aveva raccolto e che attraverso di lui erano state introdotte nel presente procedimento. E si è sentito in dovere, a più riprese -quasi che ciò gli competesse- di rimarcare quella che sarebbe, a suo giudizio, l'infondatezza di tali notizie. Ma anche prescindendo dal fatto che le valutazioni certamente non * * * * *
(267) - Cfr. vu 9/7/87, p42 e vu 20/1/88, p232.
competono al teste, resterebbe da spiegare perché solo nell'ottobre dell'87 il Col. SPIAZZI abbia sentito il bisogno di sottolineare che "chi è assente ha sempre torto" (con ciò riferendosi alla pregressa latitanza dell'odierno imputato) e che "DELLE CHIAIE c'è dappertutto come il prezzemolo".
Ma i giudizi -si torna a ripeterlo- non spettano al Col. SPIAZZI. Dall'informativa che prende il suo nome (268) emerge aver lo SPIAZZI appreso, in epoca anteriore alla strage, che il `CICCIO' -ora identificato in Francesco MANGIAMELI- disponeva di ingenti mezzi finanziari inviatigli dal DELLE CHIAIE; che, per incarico di costui, si
occupava di coordinare l'attività terroristica di quelli che vengono definiti i "quattro gruppi dei NAR" operanti in Roma; e che, sempre per incarico del DELLE CHIAIE, doveva reperire armi ed esplosivo ad ogni costo, acquistandoli senza limiti di prezzo, ovvero procurandoli in altro modo.
Lo SPIAZZI ebbe poi a confermare all'autorità giudiziaria, in più occasioni, quanto aveva appreso circa i rapporti * * * * *
(268) - Cfr. supra, sub 1.6.4.1).
fra il DELLE CHIAIE ed il`CICCIO'. In particolare: "Il FIORE
mi disse che Ciccio agiva per conto di DELLE CHIAIE...Preciso dunque che, dopo la mia indagine romana, confermai al BARONE...che vi era un imminente pericolo di gravi attentati terroristici con le armi e gli esplosivi che che il MANGIAMELI si stava procurando con i fondi fornitigli da DELLE CHIAIE. Ribadisco che FIORE era ben consapevole del collegamento esistente tra MANGIAMELI e DELLE CHIAIE e che apprezzava l'intervento del DELLE CHIAIE..." (269) "...FIORE aggiunse che era in corso un tentativo di ricondurre i diversi gruppi su una linea comune, tanto sotto il profilo ideologico, che sotto il profilo organizzativo ed operativo. Mi disse che a tal fine era intervenuto il DELLE CHIAIE il quale era l'unica persona dotata della statura necessaria. DELLE CHIAIE operava attraverso certo `CICCIO'..." (270)
Come si è avuto modo di vedere (271), anche nell'intervista comparsa sull'Espresso nell'agosto '80 `Ciccio' e il DELLE CHIAIE vengono indicati, in rapida successione, come coloro * * * * *
(269) - Cfr. EA, V10/a-5, C232 bis/1, pp. 30 e 34.
(270) - Cfr. EA, V10/a-5, C232 bis/1, pp. 40-41. (271) - Cfr. supra, sub 1.1.4). che tentano il ricompattamento dell'ambiente N.A.R.
Ma il FIORE non fu certamente l'unica fonte dello SPIAZZI. Nel documento `dottor PRATI', fra l'altro, si legge: "...Il
Dottore appura che Ciccio è un agente di DELLE CHIAIE, provocatore, che ha mandato in galera per conto della polizia dei malavitosi (affermazioni concordi di R.G. e T)..." Orbene, come lo stesso SPIAZZI ha chiarito (e come, del resto, era facile intuire), sotto le iniziali R.G. si nasconde Giulia RACANIELLO, e "`T' potrebbe essere Tommaso D'APRILE". Ora, la RACANIELLO, pur escludendo di aver parlato a SPIAZZI del `Ciccio', il 14/6/1983 ebbe tuttavia ad affermare (272): "come ho già detto in altro interrogatorio" (273) "fu la MINETTI a dirmi che un tale che all'epoca conoscevo soltanto con il soprannome di `Ciccio' e che solo successivamente ho saputo essere Ciccio MANGIAMELI, militava nell'organizzazione di DELLE CHIAIE". E poi, il 15/10/1983 (274): "Confermo di avere saputo da Leda PAGLIUCA MINETTI che Ciccio MANGIAMELI era alle dipendenze di DELLE
* * * * * (272) - Cfr. EB, V2, C49, pp. 3-4. Circal'esame della RACANIELLO in giudizio, cfr. supra, sub 2.1.2.3.2), nota (71); e, con riferimento all'argomento in esame, specificamente sub 2.2.5.2), nota (104). (273) -Cfr. EB, V2, C42, p5.
(274) -Cfr. EB, V2, C42, pp. 8-9.
CHIAIE...Leda MINETTI non mi precisò quale ruolo avesse
MANGIAMELI nell'organizzazione di DELLE CHIAIE. Disse soltanto che era `un fedelissimo'...Nulla so dei rapporti tra `l'ORGANIZZAZIONE', i N.A.R., TERZA POSIZIONE, eccetera...Peraltro è vero che fu la stessa Leda PAGLIUCA a dirmi che lei aveva un ruolo di collegamento tra l'organizzazione e i N.A.R...." Ulteriore conforto alle dichiarazioni dello SPIAZZI e della RACANIELLO -nella parte in cui individuano un rapporto di dipendenza gerarchica del MANGIAMELI dall'odierno prevenuto- viene indirettamente dalle parole di quanti hanno riferito del ruolo del MANGIAMELI, quale "punto di riferimento" o "capo" di Avanguardia Nazionale in Sicilia, ovvero come "momento di collegamento politico ed operativo" di Avanguardia con altre organizzazioni (275).
Stefano DELLE CHIAIE ha respinto con indignazione la tesi accusatoria relativa a suoi collegamenti con apparati di sicurezza; ed ha escluso altresì ogni suo collegamento con Licio GELLI.
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(275) - Sifa riferimento alle dichiarazioni di Sergio CALORE, Angelo IZZO e Marco AFFATIGATO: cfr. supra, sub 2.2.5.2), nota (104).
Orbene, è pacifico che il 30 novembre del 1972, il Cap. LABRUNA, dell'Ufficio `D' del S.I.D., volò a Barcellona, per incontrare Stefano DELLE CHIAIE. La notizia, che -come si è visto in narrativa- è riferita dallo stesso DELLE CHIAIE, ha trovato conferma da parte del LABRUNA (276). E' altresì pacifico che accompagnò il LABRUNA in Ispagna Maurizio GIORGI. Il DELLE CHIAIE tende comprensibilmente a contrarre la durata della permanenza del suo interlocutore in Barcellona, anticipando il volo di ritorno al 1° dicembre. Ma è lo stesso capitano LABRUNA ad ammettere di essere ripartito il giorno 2 (277). E precisa (278): "praticamente io sono arrivato la sera del 30...siamo andati a cena e poi ci siamo separati: il giorno dopo nella tarda mattinata sono venuti a prendermi, mi hanno portato alla periferia di Barcellona in un'abitazione, abbiamo parlato più o meno un paio d'ore, poi siamo ritornati, siamo andati a mangiare al mare, poi abbiamo fatto il giro della città, successivamente il giorno dopo a mezzogiorno o l'una, ho pigliato l'aereo e
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(276) - L'interrogatorio del LABRUNA ex art. 450 bis trovasi in vu 10/2/88, pp. 12 ss.
(277) - Cfr. vu 10/2/88, p23.
(278) -Cfr. vu 10/2/88, p24.
me ne sono tornato a Roma..." Peraltro, dallo stesso interrogatorio del DELLE CHIAIE si apprende che anche il giorno della partenza egli fu in compagnia del LABRUNA (quantunque poi il prevenuto si faccia scrupolo di escludere dal "colloquio" tale ultimo contatto, che sarebbe avvenuto "nell'attesa dell'aereo, passeggiando...").
E che cosa si dissero i due interlocutori? Il LABRUNA, nel corso di un confronto in cui entrambi hanno dato prova di consumata abilità, è arrivato a sostenere (279): "...l'unica cosa che io gli ho fatto è una sola domanda in albergo il giorno successivo, dicendo del golpe BORGHESE. Lui praticamente disse `che cos'è questo golpe BORGHESE?' Chiusi la discussione e ripartii per Roma..." E, sentendosi obiettare dal DELLE CHIAIE: "...ma di cosa abbiamo parlato il giorno che siamo stati insieme?", ha risposto imperturbabile: "ha parlato soltanto lui". In un precedente passo della sua audizione, aveva peraltro sostenuto che, essendosi recato a Barcellona per cercare materiale e collaboratori in relazione alla vicenda del `Golpe * * * * *
(279) - Cfr. vu 10/2/88, p19.
BORGHESE' (nella quale il DELLE CHIAIE era sospettato d'aver avuto parte), non aveva ottenuto nessuna informazione, ma una risposta interlocutoria: cioè, un richiesta di previa assicurazione, da parte del Gen. MALETTI, in ordine al "contesto politico" in cui si sarebbe dovuta svolgere l'eventuale collaborazione.
Il vero contenuto del colloquio, che non si risolse certamente -lo si è visto- in un fugace contatto, è in parte noto attraverso le dichiarazioni dell'imputato (280), le quali, se non dissipano di sicuro le ombre che avvolgono l'incontro barcellonese, sono tuttavia meno reticenti di quelle del LABRUNA. Quest'ultimo, tra l'altro, chiese "un aiuto per l'evasione di FREDA e VENTURA", e sondò circa la possibilità di aiutare ed ospitare il POZZAN. Ma che conclusioni si debbon trarre dall'esser stata posta in essere una richiesta di collaborazione in attività di quel tipo, posto che la stessa, se rivolta a persona di non collaudata affidabilità, avrebbe messo i proponenti alla mercé della controparte, esponendoli ad una situazione di * * * * *
(280) - Cfr. anche supra, sub 1.11.4.11).
permanente ricattabilità? Con una valentia dialettica che gli è poi valsa, da parte del PUBBLICO MINISTERO, l'appellativo di "filosofo" (281), è stato lo stesso Cap. LABRUNA a sollecitare indirettamente dal DELLE CHIAIE una risposta sul punto, allorché, negando d'aver rivolto all'odierno imputato richieste d'aiuto per la fuga del FREDA e del VENTURA, ha così argomentato: "...quindi, se si doveva fare un'evasione di FREDA e VENTURA, noi ci andavamo a fidare di elementi stranieri? Di elementi esterni al Servizio? Non eravamo nelle condizioni di poterlo fare? credo che un Servizio..."
Ma v'è molto di più. A Barcellona, il LABRUNA confessa al DELLE CHIAIE le responsabilità, proprie e di altri, per la vicenda dell'arsenale di Camerino (282). Davanti a questa Corte, l'imputato ha sostenuto (283) che il LABRUNA ebbe semplicemente a dirgli: "Camerino lo abbiamo fatto noi". Cosa diversa aveva sostenuto davanti alla Corte d'Assise di
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(281) - Cfr. trascrizione requisitoria orale, in vu 22/6/88, p106. (282) - Per la quale, cfr. RE, pp. 137 ss.; cfr., inoltre: la sentenza della Corte d'Assise di Venezia, in AAD, V10 ter, C2, pp. 518-520.
(283) -Cfr. vu 10/2/88, pp. 29-30.
Venezia, affermando (284) avergli il LABRUNA riferito "che
essi stessi avevano costruito l'operazione di Camerino e che colui che aveva costruito il famoso codice sul libro di DEBRE'" (285) "(sequestrato a uno degli imputati) era stato GIANNETTINI. Questo me lo disse per farmi capire come fossero in grado di pilotare verso e contro la sinistra, come posteriormente contro di noi, la responsabilità su determinati fatti delittuosi".
Dunque, Stefano DELLE CHIAIE viene a messo a parte di gravissime responsabilità dell'apparato di sicurezza in quell'episodio di provocazione politica. E a quale titolo, che non fosse l'internità dell'imputato all'area degli apparati e la sua pregressa accertata affidabilità?In effetti, benché degli innocenti venissero inquisiti, per alcuni anni il DELLE CHIAIE serberà il più rigoroso silenzio, così come si è visto che farà poi quando, attraverso la confessione stragiudiziale resagli dal VINCIGUERRA,si renderà conto dell'innocenza di coloro che venivano all'epoca perseguiti per la `strage di Peteano'. * * * * *
(284) - Cfr. AAD, V10 ter, p520.
(285) - Trattasi di Régis DEBRAY.
L'imputato capisce bene di dover in qualche modo giustificare siffatto silenzio (286): "LABRUNA...durante l'incontro mi citò il fatto di Camerino...e qui mi si potrebbe chiedere: perché DELLE CHIAIE ha aspettato per attaccare LABRUNA e i servizi?..." E imbastisce una fumosissima spiegazione.
Il prevenuto darà conto del suo contatto barcellonese col LABRUNAsoltanto nell'intervista concessa a Romano CANTORE e comparsa sul settimanale `Panorama' del 4/5/1976 (287). Non lo farà, cioè, se non dopo che quel contatto era emerso nel procedimento per la `strage di Piazza Fontana'(288) ed era rimbalzato sugli organi di stampa. L'incontro col LABRUNA, che non dava certamente lustro all'immagine dell'ideologo e del rivoluzionario puro cara al DELLE CHIAIE, era ormai di pubblico dominio; non restava che mettere in guardia il LABRUNA,persalvare il salvabile e far sì che la posizione e l'immaginedell'imputato nonavesseroa subire ulteriore detrimento. Dirà (289) il DELLE CHIAIE a Romano CANTORE,
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(286) -Cfr. vu 7/7/87, p30.
(287) -Cfr. RE, p141.
(288) -Cfr. AA, V6, C40, pp. 305 ss., e, segnatamente, p312.
(289) - Cfr. EB, V1, C1, p9.
riferendosi alla vicenda di Camerino: "quelle armi, quegli esplosivi e quel cifrario erano stati messi da LABRUNA per far scattare una crociata anticomunista...Se LABRUNA smentirà anche questa azione, allora gli ricorderemo facendo nomi e cognomi chi gli ha fornito le armi e l'esplosivo e chi gli ha preparato il cifrario". In sostanza, sappia il LABRUNA come comportarsi per il futuro: `intelligenti pauca'.
Ma non basta. Accompagnò il LABRUNA dal DELLE CHIAIE Maurizio GIORGI. E chi è costui, se non un uomo del SID? Ciò, non soltanto perché il S.I.D. procura al GIORGI il passaporto per recarsi a Barcellona (290) col LABRUNA e gli paga il viaggio di andata e ritorno (291); ma, soprattutto e risolutivamente, perché lo stesso LABRUNA, che pure l'ha negato davanti a questa Corte (292), aveva però ammesso davanti alla Commissione Parlamentare d'Inchiesta sulla loggia P2 (293) che Maurizio GIORGI è stato un collaboratore del Servizio. Sul punto la risposta era emersa faticosamente e dopo vari tentennamenti; il LABRUNA aveva però finito per
* * * * * (290) - Cfr. vu 10/2/88, pp. 24-25 e 71. (291) - Cfr. vu 10/2/88, p174.
(292) - Cfr. vu 10/2/88, p24.
(293) - Fra le dichiarazioni rese alla Commissione, quelle relative al GIORGI trovansi in vu 10/2/88, pp. 70-71 e 173-176.
rivelare che il GIORGI è stato un collaboratore del NOD (Nucleo Operativo Diretto); che la sua collaborazione sarebbe iniziata proprio in occasione della trasferta a Barcellona; e che proseguì "per un certo periodo di tempo", anche se il GIORGI -a detta del Cap. LABRUNA- non "ha mai voluto un soldo". Dall'audizione del LABRUNA davanti alla Commissione Parlamentare d'Inchiesta emerge altresì che, in occasione dei funerali del BORGHESE, e, dunque, nella tarda estate del 1974 (294), il DELLE CHIAIE, servendosi, per tale ambasciata, di MaurizioGIORGI, aveva mandato a dire all'ufficiale che intendevaparlargli;nell'occasione, il GIORGIpretendevadi portare il LABRUNA in Ispagna,con l'automobile, in ventriquattro ore. Se i rapporti continuavano, ben si comprende come sia potuto accadere che -secondo quanto riferito da Clemente GRAZIANI a Marco AFFATIGATO (295)- il GRAZIANI, nel maggio del 1975, recatosi da Londra a Parigi per incontrare il DELLE CHIAIE, si fosse imbattuto, nel `bar' in cui era stato fissato l'appuntamento, nel Cap. LABRUNA, ed avesse quindi fatto * * * * * (294) - Junio Valerio BORGHESE muore alla fine di agosto del '74: cfr. AA, 7, C44, p75. (295) -Cfr. EA, V10/a-5, C215, p41.
immediato rientro a Londra.
Peraltro, i contatti col DELLE CHIAIE si inquadrano in una più vasta opera di `penetrazione' dell'ambiente di Avanguardia Nazionale. Di una "penetrazione" non limitata al GIORGI, ma più estesa, v'è traccia nella stessa audizione del Cap. LABRUNA alla Commissione Parlamentare (296). Ed anche il Gen. MALETTI, nel corso della deposizione resa in territorio sudafricano, alla domanda volta a conoscere se il Servizio avesse utilizzato fonti di Avanguardia Nazionale, ebbe a rispondere (297): "Sì, l'abbiamo fatto: ho preso contatti, a scopo informazioni, con il movimento, ma non so quali fossero le fonti".
Durante la latitanza in Ispagna, Stefano DELLE CHIAIE intrecciò rapporti con i servizi segreti di quello Stato: lo apprendono dal CONCUTELLI il TISEI (298) e l'IZZO (299). Quest'ultimo fa riferimento ad operazioni anti-ETA; e dei racconti del CONCUTELLI circa "la collaborazione nell'operazione anti-ETA" fa cenno anche il CALORE (300).
* * * * * (296) -Cfr. vu 10/2/88, pp. 175-176. (297) -Cfr. AAD, V5, C9, p11.
(298) -Cfr. vu 19/1/87, p13.
(299) -Cfr. vu 25/11/87, p111.
(300) -Cfr. vu 9/12/87, p62.
Addirittura un fedelissimo come Marco BALLAN riferisce al PUBBLICO MINISTERO di Firenze (301) "...Questi fuoriusciti di O.N. che erano stati in un primo tempo aiutati da DELLE CHIAIE che li aveva posti in contatto in Spagna anche con le persone dei Servizi con le quali egli era in contatto, e da qui le operazioni anti-ETA, si erano poi resi autonomi..." Ciò -se pure ve ne fosse bisogno- conforta ulteriormente l'assunto del collegamento del prevenuto con apparati di sicurezza italiani, essendo del tutto naturale che da detti apparati sia venuto l'accreditamento presso servizi stranieri collegati.
Nel 1977 l'imputato si trasferisce in Argentina. Riferisce il teste LANFRE' (302) d'aver conosciuto, "nell'entourage degli Italiani di Buenos Aires, certo Alfredo GORLA", che egli riteneva un uomo d'affari, e che era "continuamente in viaggio fra l'Europa, l'Argentina e gli altri paesi sudamericani." Sotto le false generalità di Alfredo GORLA si nascondeva Stefano DELLE CHIAIE. Di tale vera identità il LANFRE' sostiene d'aver avuto contezza soltanto nel * * * * * (301) - Cfr. p7 interrogatorio 6/3/86, in AAD, V3, C15.
(302) - Cfr. EB, V2, C47, p5 e vu 18/2/88, p13.
febbraio-marzo dell'80, dopo che l'immagine dell'odierno imputato apparve sull'`Espresso', in occasione della pubblicazione di un'intervista. L'affermazione è destituita di fondamento, atteso che la vera identità del sedicente GORLA era nota fin dal '77 a Carlo TADDEI (303), persona assai vicina al LANFRE',al punto da venirgli concretamente in soccorso per aiutarlo a far fronte alle sue precarie condizioni economiche. Peraltro, l'immagine del DELLE CHIAIE, per esser comparsa innumerevoli volte sulla stampa, non poteva essere certamente ignota alla comunità degli Italiani residenti in Argentina, e soprattutto alle autorità diplomatiche italiane accreditate in quel paese. Ora, dalle stesse parole del LANFRE' si apprende che "il sedicente GORLA" -cioè colui che non poteva non essere a tutti noto come il latitante Stefano DELLE CHIAIE- "frequentava a Buenos Aires tutte le associazioni di italiani dove era trattato con rispetto". Aggiunge il teste: "una sera lo vidi assieme al console italiano, seduto al suo fianco durante una cena della associazione abruzzese."
* * * * *
(303) - Cfr. la sua deposizione istruttoria (EB, V2, C52, pp. 3-8), dichiarata utilizzabile ex art. 466 bis C.P.P. (cfr. vu 26/2/88, p30).
Si apprende dal TADDEI che, in un primo momento, il DELLE CHIAIE e le altre quattro o cinque persone giunte in Argentina al suo seguito se la cavavano piuttosto male. Si presentano come perseguitati politici, sono male in arnese e ricevono qualche aiuto dalla Fondazione di assistenza inserita nei Comitati Tricolori. Rimangono per diverso tempo a Buenos Aires "senza particolare attività". Dopo due o tre mesi partono alla volta del Cile. Passato un certo periodo di tempo, ricompaiono a Buenos Aires; ed il DELLE CHIAIE è di nuovo in serie difficoltà economiche. Senonché, a un certo punto, qualcosa accade,e l'imputato trova quella fortuna chenon avevatrovatonelCilediAugusto PINOCHET. Riferisce il TADDEI: "Nel frattempo DELLE CHIAIE aveva trovato con ogni evidenza una sistemazione perché da un certo momento in poi cominciò a vedersi meno in giro e dava manifestazioni esteriori di una certa agiatezza."
Ora, va chiarito che il colpo di stato realizzato dai militari boliviani nel luglio del 1980 fu appoggiato dall'esterno dai governi cileno ed argentino. Il TADDEI poté constatare i "rapporti strettissimi" che il DELLE CHIAIE manteneva in Bolivia, "dove non soltanto si recava spesso, ma, a suo dire, aveva poteri impensabili" (304). Ponendo in relazione tali circostanze, si comprende che il DELLE CHIAIE, seguendo il percorso già intrapreso in Europa, era evidentemente entrato al servizio della polizia militare argentina. Se ne ha peraltro la riprova, ponendo a confronto * * * * *
(304) -Occorrefare chiarezza sulla cronologia. Il TADDEI colloca il mutamento delle condizioni di vita del DELLE CHIAIE dopo il colpo di Stato in Bolivia, che risale al 17/7/1980 (per la data, cfr. AAD, V4, C38, p4). Il ricordo sul punto è evidentemente confuso. In effetti, dal contesto della deposizione emerge che la presentazione del DELLE CHIAIE al CIOLINI è posteriore all'avvenuto mutamento delle condizioni di vita dell'odierno imputato. E quella presentazione risale ai primi mesi del 1980 (cfr. lo stesso TADDEI, ma anche il DELLE CHIAIE, che -in vu 30/6/87, p22- fa risalire l'incontro alla primavera '80). Addirittura, quando si tratta di presentare qualcuno al CIOLINI -che cerca interlocutori per lucrose ed allettanti operazioni commerciali- il LANFRE' pensa al sedicente GORLA, in quanto costui gli appare già come un "uomo di affari, continuamente in viaggio tra l'Europa, l'Argentina e gli altri paesi sudamericani". Le sorti del DELLE CHIAIE si erano dunque risollevate nelperiodo compreso fra il ritorno dal Cile e la presentazione al CIOLINI: quindi, nel periodo a cavallo fra il '78 ed il '79. D'altronde, il TADDEI, quando fa riferimento agli "strettissimi rapporti" che l'imputato, stando in Argentina, manteneva in Bolivia, ed ai frequenti viaggi del DELLE CHIAIE in quel Paese, non può che riferirsi ad epoca anteriore al colpo di Stato, dal momento che, avendo l'imputato trascorso l'estate dell'80 in Europa, dal settembre di quell'anno, per sua stessa ammissione, passò definitivamente in Bolivia. Mente, dunque, il DELLE CHIAIE, quando afferma che, prima del settembre '80, non era stato in Bolivia, se non una volta sola, forse nel '78, per diporto. Che il baricentro dei suoi interessi si fosse spostato in Bolivia già nel periodo di incubazione del `golpe' è ulteriormente confermato dalle dichiarazioni del VINCIGUERRA (certamente non sospetto di ostilità neiconfronti del DELLE CHIAIE), secondo cui l'imputato si trasferì stabilmente in Bolivia verso la fine del '79, provenendo dall'Argentina (cfr. EB, V3, C76, p49). l'esperienza dell'odierno imputato con quella di Vincenzo VINCIGUERRA. Costui, latitante dal '74 sino al momento della costituzione, avvenuta nel settembre del '79, approda a Buenos Aires a metà del mese di maggio del 1978 (305). Nel giro di qualche tempo si rende conto di essere oggetto di un intenso controllo da parte di individui che poi apprenderà appartenere ai servizi di sicurezza argentini: in particolare, ai servizi della marina. Dapprima riceve delle pretestuose visite nell'appartamento in cui abita; poi viene fotografato lungo la strada e seguito da un paio di automobili; quindici giorni più tardi, avendo rivisto le stesse vetture all'uscita da un `bar', raggiunge la propria abitazione, di dove vede gli occupanti delle automibili -chel'hanno evidentemente seguito- rimanere per un paio
d'ore sulla strada e poi allontanarsi. Nel marzo del 1979 il VINCIGUERRA lascia l'Argentina (306). Spiegherà più tardi al Giudice Istruttore (307), nel chiarire i motivi per cui si era costituito, che aveva scartato la soluzione di arruolarsi presso un servizio di sicurezza di un Paese * * * * *
(305) - Cfr. EB, V3, C76, p13.
(306) - Cfr. EB, V3, C76/1, pp. 4-7.
(307) - Cfr. EB, V3, C76, p73.
politicamente allineato su posizioni anticomuniste, per non divenire un mercenario.
Stefano DELLE CHIAIE, invece, si muove invece con grande disinvoltura nell'Argentina dominata dall'occhiuto regime militare; da latitante qual è, frequenta liberamente vari ambienti e compare a cena a fianco del console italiano; reduce dall'esperienza cilena, dopo un primo momento di difficoltà, comincia a prosperare, raggiungendo l'apice della suafortunanelperiodo in cuile forzegovernative argentine -il che, tenuto conto di quella realtà, equivale a dire gli apparati militari- appoggiano, assieme a quelle cilene, il colpo di Stato militare boliviano; proprio nel periodo prodromico del `golpe' intensifica la frequentazione della Bolivia; e, dopo la realizzazione del `golpe', ottiene addirittura una collocazione stabile ed ufficiale presso lo Stato Maggiore dell'Esercito boliviano, quale `assessore' del VII Dipartimento: carica di tale importanza, che gli dava l' opportunità di incontri diretti con il Capo dello Stato.
Occorre a questo punto soffermare l'attenzione su alcuni dati che attengono all'epoca in cui, da un lato, il VINCIGUERRA è oggetto di pressanti `attenzioni' da parte dei servizi della marina argentina e preferisce lasciare quel Paese piuttosto che divenire un mercenario dei servizi, e, dall'altro, il DELLE CHIAIE comincia a prender quota in quello Stato, dove la polizia militare imperversa. Capo di Stato Maggiore della Marina è l'Amm. MASSERA, piduista (308) e addirittura visitatore dello stabilimento industriale del GELLI in Castiglion Fibocchi (309). Licio GELLI ha stretti rapporti con i servizi argentini: ciò non solo è stato oggetto di una confidenza fatta a Giancarlo Elia VALORI (310) dal Presidente FRONDIZI, ma può essere constatato per esperienza diretta dal Gen. GRASSINI. Dell'argomento si è già fatto cenno, citando le dichiarazioni rese sul punto dal Gen. GRASSINI nel presente procedimento. Converrà qui riportare, perché ancora più eloquenti, quelle rese alla Commissione parlamentare d'Inchiesta (311): "...Non avevamo nessun rapporto con i * * * * *
(308) - Cfr. Cal., V6, C1, p26.
(309) -Cfr. testimonianza VENTURI Carla, in Cal., V5, C55, p125, e vu 4/11/87, p42.
(310) -Cfr. vu 29/1/88, p69 e vu 14/12/87, p151.
(311)-Testualmente riportate nella relazione di maggioranza, in AA, V5, C29, p70 recto. Servizi dell'America latina...Sapendo bene che GELLI aveva grandissime possibilità per quanto riguarda l'Argentina, gli chiesi se mi poteva mettere in contatto con gli argentini. Egli aderì a questa richiesta e l'indomani mattina puntualmente il Capo del Servizio argentino in Italia, all'ambasciata argentina in Italia, si presentò nel mio ufficio dicendosi pronto a collaborare per qualsiasi cosa..."
Dunque, basta una parola del GELLI e il Capo del Servizio argentino in Italia corre a mettersi a disposizione del Direttore piduista del SISDE, stabilendo rapporti di proficua collaborazione. Basterebbe questo per attestare il potere raggiunto dal GELLI in quello Stato latinoamericano. Ma si deve ricordare ancora che egli entra in relazione con PERON (312) e con il suo `entourage', dove spicca un personaggio come LOPEZ REGA (313); ha rapporti col Gen. VIOLA (314); affilia alla P2 anche VIGNES (315), già * * * * *
(312) - Cfr. vu 29/1/88, p69.
(313) -Cfr. vu 29/1/88, p69; diffusamente, il verbale delle dichiarazioni rese alla Commissione Parlamentare d'Inchiesta da Giancarlo Elia VALORI, in vu 14/12/87, pp. 22 ss; cfr. anche AA, V5, C29, p70 recto.
(314) -Cfr. VALORI alla Commisssione d'Inchiesta, in vu 14/12/87, p156.
(315) -Cfr. Cal., V5, C1, p46. ministro degli Esteri, dal quale ottiene la nomina a console onorario di Argentina in Roma (316). La `penetrazione' del potere gelliano in Argentina, tende dunque ad assumere le medesime caratteristiche e ad attingere livelli non inferiori a quelli dell'analoga `penetrazione' nella realtà italiana.
Nel contesto di tutto quanto precede e di talune circostanze analizzate in precedenti paragrafi viene a cadere la testimonianza di Nara LAZZERINI, nella parte in cui riferisce di contatti telefonici fra Licio GELLI e Stefano DELLE CHIAIE.
In aula, si è fatto un gran discutere circa l'attendibilità della LAZZERINI. Va subito chiarito che restano estranee alla valutazione di questa Corte le ragioni per le quali la Commissione Parlamentare d'Inchiesta non ha ritenuto di procedere all'audizione della donna. Dal momento che, in istruttoria, ella aveva deposto su circostanze che apparivano rilevanti ai fini della presente decisione, la sua escussione si è imposta come doverosa per questo
* * * * *
(316) - Cfr. VALORI alla Commissione d'Inchiesta, in vu 14/12/87, pp. 146 e 155.
Collegio; né la Corte, ai fini dell'assunzione della testimonianza, ha dovuto accertare alcunché di diverso dalla rilevanza processuale delle circostanze su cui la LAZZERINI era in grado di riferire, posto che, ai sensi dell'art. 348 II comma del Codice di rito, "ogni persona ha capacità di testimoniare", "salvo", naturalmente, "al giudice di valutarne la credibilità".
E con riguardo, appunto, alla generale credibilità, va detto che non soltanto nessuna delle molte circostanze riferite dalla donna si è rivelata falsa, ma che la LAZZERINI, ha trovato, frale altre, ancheuna soprendente conferma di provenienza certamente non sospetta. La mattina del 3 aprile 1985 la DIGOS di Bologna procede al sequestro (317) di vari documenti consegnati dalla LAZZERINI. Vi compaiono, tra l'altro, vari appunti manoscritti (318) in cui la donna ha annotato notizie apprese durante il periodo di frequentazione del GELLI. In uno di essi, si legge il seguente periodo, il cui soggetto sottinteso -come si evince dal contesto- è Licio GELLI: "E' felice del regalo * * * * *
(317) - Cfr. Cal., V4, C1, pp. 74-75.
(318) -Cfr. Cal., V4, C1, p77/30.
ricevuto da AGNELLI: un telefono d'oro che porta a Villa Wanda". La notizia della donazione di un telefono d'oro, che sarà poi testimonialmente confermata (319), proprio perché all'apparenza alquanto fantasiosa, era destinata a gettare ombre su tutta la deposizione LAZZERINI, se non avesse trovato conforto estrinseco. Ebbene, nella stessa giornata del 3 aprile, il PUBBLICO MINISTERO sente come teste Carla VENTURI, la fedele segretaria-archivista del GELLI, giustamente definita come "la segreteria che tutti vorrebbero avere", per essere ella `discreta' al punto da farsi arrestare in aula per reticenza (320). Il Sostituto Procuratore, che evidentemente dalla Polizia Giudiziaria aveva già avuto notizia in via informale degli esiti del sequestro, pose alla donna la seguente domanda (321): "Ricorda se al GELLI è stato regalato un telefono?" E si sentì rispondere: "Il telefono d'oro?; sì ricordo questa circostanza poiché fu GELLI a dirci che gli avevano regalato un telefono d'oro."
* * * * * (319) -Cfr. p6 del verbale dell 'esame testimoniale 9/4/85, in Cal., V5, C35 e vu 21/10/87, p35.
(320) -Cfr. vu 4/11/77, pp. 52 e 77.
(321) -Cfr. Cal., V5, C55, p123 e vu 4/11/87, p42.
Si è sostenuta ancora l'inattendibilità della LAZZERINI,
affermando, `apertis verbis', che ella sarebbe una
ricattatrice. In linea generale, occorre rilevare che l'eventuale disponibilità a fare un uso strumentale di determinate notizie non implica affatto la falsità delle medesime; a ben vedere -a prescindere da ogni rilievo etico- la possibilità di una proficua strumentalizzazione è direttamente proporzionale alla fondatezza delle notizie di cui da altri si paventi la divulgazione.
Per altro verso, in concreto, non si comprende il motivo per cui la LAZZERINI, che per la natura e la durata del suo rapporto di frequentazione del GELLI, era comunque in possesso di un'enorme messe di notizie genuine e non smentibili la cui divulgazione era per molti non certamente auspicabile, avrebbe dovuto frammischiarle con notizie false, esponendosi a smentite che avrebbero pesantemente inciso sulla credibilità complessiva del coacervo delle rivelazioni da lei provenienti, travolgendone anche la parte veritiera.
Le argomentazioni che precedono non hanno tuttavia rilievo centrale e si pongono soltanto come cornice rispetto al
cuore del problema: perché il punto è che le indicazioni provenienti dalla LAZZERINI circa i contatti GELLI-DELLE CHIAIE (322) si sposano, armonizzandosi perfettamente, con * * * * * (322) - Oltre alla lettera di cui alla nota che segue, cfr.: uno degli appunti manoscritti contenuti nella busta che trovasi in Cal., V4, C1, p77/30; la deposizione 2/4/85, in Cal., V5, C35, pp. 46 e 59; nella medesima cartella, i fogli 6° e 7° della deposizione 9/4/85; e la deposizione dibattimentale, in vu 21/10/87, pp. 35 ss.
In sede di replica, l'Avv. MENICACCI, codifensore del DELLE CHIAIE, ha prodotto un'abbondante documentazione che dovrebbe dimostrare come i contatti telefonici di cui riferisce la LAZZERINI non possano aver avuto luogo. Va premesso che la LAZZERINI ha sempre sostenuto che i contatti telefonici fra i due imputati avvenivano su una linea riservata e diretta (senza mediazione del centralino) di cui il GELLI fruiva all'`Excelsior'. La donna, che nella prima deposizione istruttoria aveva memoria di due telefonate risalenti al '77, in occasione della seconda testimonianza fu poi in grado di precisare che i rapporti telefonici col DELLE CHIAIE proseguirono "almeno fino alla fine del '79 inizio '80". Siffatta testuale espressione indica l'impossibilità di definire con precisione
-secondo l'esperienza ed il ricordo che la donna ne ha- il momento ultimativo di quel rapporto telefonico: momento che, dunque, ben può collocarsi entro l'anno 1979. Ora, l'Avv. MENICACCI ha prodotto documenti relativi al traffico telefonico degli anni '80-'81 (cfr. vu 18/6/88, pp. 282 ss. e 1614 ss.): siffatti documenti, per la maggior parte già presenti in atti fin dall'istruttoria (cfr. AA, V21, C98/2, pp. 259 ss.) sono inconferenti, perché riferentisi ad un periodo posteriore a quello cui le dichiarazioni della teste sono con certezza riferibili.
Fra le altre produzioni dell'Avv. MENICACCI figura altresì un verbale (cfr. vu 18/6/88, p277) di sommarie informazioni testimoniali rese dal "secondo portiere" dello `Excelsior', da cui risulta che nell'appartamento formato dalle stanze nn. 127, 128 e 129, che il GELLI occupò dal 1979, l'odierno imputato "usufruiva, oltre che del normale apparecchio telefonico sito in ogni stanza, anche di un apparecchio telefonico con linea diretta...fatto installare dalla direzione dell'albergo a richiesta del GELLI."
Non è dato comprendere come si arrivi ad affermare (cfr. vu 18/6/88, p271) che trova conferma (segue) una serie di acquisizioni che alla donna non potevano essere note. E'agli atti una lettera (323), consegnata dalla
* * * * *
(segue) l'assunto "che la famosa linea diretta fu installata dopo il 1979". Né -dal momento che la persona sentita a titolo di sommarie informazioni testimoniali fa riferimento agli impianti telefonici installati nell'appartamento occupato dal GELLI a far tempo dal 1979- si comprende perché resterebbe dimostrato che "nella stanza n. 220, stanza dalla quale il GELLI avrebbe ricevuto nel 1977 le telefonate del DELLE CHIAIE,...non esisteva un telefono diretto" (ibidem).
A ben vedere, la testimonianza LAZZERINI,laddove riferisce della fruizione, da parte del GELLI, di una linea esterna diretta, sarebbe risultata corroborata e non indebolita dalla conferma dibattimentale delle citate sommarie informazioni testimoniali. Ma non si è resa necessaria l'interruzione della discussione ex art. 469 C.P.P., per l'escussione della persona sentita dalla Polizia Giudiziaria, perché dell'esistenza della linea esterna, oltre che dalla testimonianza di Tommaso MASCI, primo portiere dell' `Excelsior'(cfr. AA, V10, C60, p584 e vu 5/10/87, p13), si aveva già notizia anche dal rapporto della Questura di Bologna in data 10/11/87 (vu 19/11/87, p17). Per altro verso, solo perché nulla emergeva che apparisse idoneo a contrastare la testimonianza LAZZERINI sul punto delle fruizione, da parte del GELLI, di una linea riservata diretta anche nelle stanze da lui occupate all' `Excelsior in epoca anteriore all'assegnazione dell'appartamento formato dalle stanze nn. 127, 128 e 129, non ebbe a ritenere necessaria la Corte l'acquisizione al giudizio -mediante lacitazione e l'escussione in aula del teste- del contributo offerto dal teste BROCCA Giorgio, vicedirettore dell' `Excelsior' (cfr. vu 19/11/87, p17), il quale aveva riferito al PUBBLICO MINISTERO (cfr. vu 19/11/87, pp. 48-49) dell'esistenza di una linea telefonica della rete di Roma intestata all'Excelsior, ma in uso esclusivo al clienteLicio GELLI, soggiungendo: "Era solo lui dunque che poteva effettuare telefonate e riceverle. Tale utenza non passava né per il permutatore né per il centralino...la cosa certa è...che quella utenza venne distaccata ed assegnata in via esclusiva al GELLI già dal 1977, quando fui trasferito all'Excelsior, tanto è vero che io provvedevo ad addebitagli gli importi della relativa bolletta sul suo conto..."
(323) -Trovasi, in originale, in Cal., V7, C1/maggio, punto 13), nella busta in allegato 1) alla nota 26/4/85 della Questura di Bologna; e, in copia, in Cal., V4, C1, p77/23. LAZZERINI alla DIGOS di Bologna e posta sotto sequestro, in cui, fra le molte altre notizie sul conto del GELLI, ve n'è anche una che lo pone in collegamento col "DELLE GHIAIE" (sic). La lettera porta la data del 2/12/1977 e sulla busta
si legge: "Da consegnare al Sig. Roberto FABIANI Giornalista Dell'Espresso...in caso che mi succeda qualche cosa". La LAZZERINI ha riferito (324): "La lettera 2/12/1977...la scrissi per consegnarla al giornalista FABIANI. Infatti in quel periodo riuscii a fissare con lui un appuntamento e ci vedemmmo nella prima fila di poltrone di un cinema alle spalle di Via Veneto. Gli raccontai la storia..." Con quest'ultima espressione la donna allude al complesso delle notizie sul conto del GELLI di cui ella era in possesso e che sono in parte condensate nella missiva. Ora, un'indagine tecnica (325) eseguita dalla Polizia Scientifica sulla missiva in questione ha accertato esser "possibile che la carta del foglio e della busta risalga a quella della data apposta sul foglio"; e consente altresì di ritenere * * * * *
(324) - Cfr. fogli 2° e 3° della deposizione 9/4/85, in Cal., V5, C35.
(325) -La cui relazione trovasi in Cal., V7, C1/maggio, punto 13, in allegato 2) alla nota 26/4/85 della Questura di Bologna.
possibile che "la scrittura sul recto del foglio" -ove, appunto, compaiono le notizie relative al "DELLE GHIAIE"- "possa essere stata stilata in epoca corrispondente alla data che figura sul foglio stesso". Il FABIANI, dal canto
suo, deponendo il 21/5/1985 (326), ebbe a riferire che 9 o 10 anni prima, in periodo invernale, era stato contattato dalla LAZZERINI; che vi era stato anche un incontro in un cinema nei pressi di via Veneto; che la donna gli disse, fra l'altro, di aver delle carte che gli avrebbe fatto recapitare se le fosse accaduto qualcosa. Riferì ancora il FABIANI taluni particolari (327) appresi nell'occasione dalla LAZZERINI e che è dato rinvenire nella lettera in questione. Può dunque ritenersi provato che la missiva fu effettivamente redatta alla fine del 1977. Ad ogni buon conto, il 21/6/1982 -quando ancora non erano apparse sulla stampa le notizie, emerse nell'ambito della `pista CIOLINI', che ponevano in relazione il GELLI ed il DELLE
* * * * *
(326) -Cfr. AA, V10, C60, pp. 576 ss., e vu 4/11/87, p13.
(327) - Cfr., a titolo d'esempio, quello delle valigie cariche di denaro viste dalla donna nell'appartamento occupato dal GELLI allo `Excelsior'. Il FABIANI ha altresì ammesso d'aver utilizzato alcune rivelazioni della donna nel suo libro `I massoni d'Italia' (libro che trovasi, in copia, in AAD, V5, C3).
CHIAIE (328)- ebbe a riferire al dott. Giovanni DI CIOMMO
LAURORA (329), addetto alla Segreteria della Commissione Parlamentare d'Inchiesta sulla Loggia P2, che "il GELLI aveva continui contatti telefonici con DELLE CHIAIE". Spiega il dott. DI CIOMMO LAURORA: "Il senso del suo discorso era questo: GELLI aveva rapporti talmente estesi che lo portavano ad avere contatti costanti e non superficiali con un arco di persone che andava da AGNELLI a DELLE CHIAIE".
La donna scrive nel '77, e riferisce poi al dott. DI CIOMMO LAURORA il 21/6/82, la notizia di un collegamento GELLI-DELLE CHIAIE che sarà poi possibile riscostruire solo in seguito, grazie alla ricomposizione, in un quadro unitario e coerente, di acquisizioni processuali posteriori e anche di dati precedentemente noti, ma la cui significatività è stata
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(328) -Sono acquisiti agli atti, in RS, V2, C4, rispettivamente pp. 882-893 e 902-903, due articoli tratti dai più diffusi settimanali italiani. Nel secondo, tratto da `Panorama' del 23 agosto 1982, facendo riferimento alle rivelazioni del teste Celso (sic) CIOLINI, si pongono in collegamento la "superloggia di Montecarlo creata da Licio GELLI" e "`l'orchestra nera' diretta da DELLE CHIAIE"; ma nel primo, tratto dall' `Espresso' del 23 maggio 1982 ed interamente dedicato all'attentato del 2 agosto '80, sotto il titolo "Libro bianco sulla strage di Bologna", si ha ancora esclusivamente riguardo alla pista `FARINA-rapporto LAZZERINI-VETTORE' (salvo un cenno alla `pista libanese'), mentre il GELLI ed il DELLECHIAIEnonvengono neppurenominati.
(329) -Cfr. Cal., V5, C19, pp. 1 ss. e vu 5/10/87, pp. 19 ss. portata in luce solo dalle successive emergenze. Solo oggi è
possibile conoscere sinotticamente ed apprezzare, nella loro
completezzae nel loro interagire, una molteplicità di
circostanze: il finanziamento della banda armata del CAUCHI
ad opera del GELLI; il disinteresse per la latitanza del CAUCHI -in un periodo in cui il GELLI era già potentisssimo nell'ambiente dei servizi- da parte di quel centro S.I.D. di Firenze in possesso di un fascicolo personale intestato all'imputato del quale al Maggiore DE SALVO non fu possibile prendere visione; il pronto confluire del CAUCHI alla corte del DELLE CHIAIE ed il suo gravitare nell'orbita dell'odierno imputato; l'essersi il DELLE CHIAIE trasferito dalla Spagna all'Argentina, Paese ove il GELLI non era meno potente che in Italia ed aveva un'enorme influenza negli ambienti militari e dei servizi di sicurezza; l'aver il DELLE CHIAIE prosperato in Argentina, quando ad un altro fuoriuscito della sua area, Vincenzo VINCIGUERRA, l'allontanarsi dall'Argentina si appalesò come l'unica seria alternativa all'arruolamento nei servizi segreti di quello Stato; l'aver il DELLE CHIAIE raggiunto l'apice delle sue fortune, fino ad assicurarsi poi un ruolo eminente presso lo Stato Maggiore dell'Esercito boliviano, in un periodo in cui quegli ambienti militari argentini coi quali
GELLI intratteneva strettissimi e qualificati rapporti prestavano il loro appoggio esterno per la realizzazione del colpo di Stato in Bolivia. In buona sostanza, le indicazioni provenienti dalla LAZZERINI, si vengono ad innestare, senza poterne dipendere, in un tessuto indiziario solo ora complessivamente valutabile, in virtù del quale il collegamento GELLI-DELLE CHIAIE non si presenta come una possibilità, più o meno plausibile, ma costituisce una necessità logica.
Un ultimo corollario. Il fatto stesso che la donna scriva "DELLE GHIAIE" anzichè DELLE CHIAIE conforta l'assunto della genuinità della testimonianza: perché la lieve storpiatura, se dimostra, da un lato, che quel nome non fu maliziosamente ricopiato da organi di stampa, dall'altro appare come il probabile frutto dello specifico contesto, assolutamente informale, in cui quel nome poté essere raccolto dalla viva voce di Licio GELLI.
Sulla scorta di tutto quanto precede, la LAZZERINI va dunque creduta quando riferisce dei contatti telefonici fra i due imputati, dei quali ebbe diretta cognizione in virtù della sua frequentazione del GELLI nelle stanze dello `Excelsior'.
www.comune.bologna.it/iperbole/2agost80/sen01/pag01593.htm
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