25.10.2002 Social Forum, il governo gioca sporco di Enrico Fierro
Sul Social forum di Firenze il governo e il centrodestra stanno facendo un gioco pericoloso. Pericoloso e irresponsabile. Il governo, che non ha mai discusso del meeting fiorentino nel Consiglio dei ministri, non ha una linea credibile sul tema cruciale della sicurezza della città di Firenze e di quella dei partecipanti alle manifestazioni. L’esecutivo non ha mai discusso del Social Forum e della opportunità di tenerlo a Firenze o altrove, non ha mai pronunciato un sì o un no sul diritto di centinaia di migliaia di persone a manifestare dove vogliono e in condizioni di sicurezza. Eppure uomini importanti del governo ancora ieri hanno detto la loro. Parla Paolo Bonaiuti, ma non da sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e da portavoce di Berlusconi, per carità: Bonaiuti parla da «fiorentino». E dice che la sua città è «inadatta» ad ospitare il Social forum. Quindi «il diritto a celebrarlo non viene meno se si svolge altrove». Si cambi città, e lo si faccia a pochi giorni, ormai, dall’inizio dei lavori. Bonaiuti lo dice di venerdì, tre giorni prima della seduta della Camera dedicata al Social Forum. Tace il ministro Beppe Pisanu che alla Camera ha già parlato e dove riparlerà martedì, in quella occasione - si spera - porterà quelle notizie e quei fatti nuovi allarmanti.
Parla, però, Alfredo Mantovano di An, che è sottosegretario all’Interno. Ed ha il merito di rendere finalmente chiara l’operazione che maggioranza e governo stanno facendo: voi, sindaco e presidente della Regione Toscana, avete voluto il Forum a Firenze, noi siamo contrari, se succede qualcosa la colpa è vostra. E’ inutile ricordare che Dominici (il sindaco) e Martini (il Presidente della Regione) sono diessini e guidano giunte di centrosinistra.
Il sottosegretario veste i panni della vittima: «Patiamo decisioni non del tutto provvide prese da altri». Il governo «patisce», prende atto a malincuore, si limita ad osservare. Su una questione spinosissima, che fa riferimento alle responsabilità della gestione della sicurezza pubblica e delle garanzie democratiche, il governo del G8 di Genova sceglie di non governare. Per un semplice e cinico calcolo politico.
Che diventa chiarissimo nelle parole di Margherita Boniver, sottosegretario agli Esteri, che tira in ballo il «moltiplicarsi di eventi terroristici nel mondo» che mettono a rischio «la sicurezza dei cittadini e di un pezzo di storia come Firenze». Bonaiuti, Mantovano e Boniver, tre rappresentanti del governo, ai quali è lecito chiedere di quali notizie dispongano. C’è il rischio di attentati terroristici a Firenze, sottosegretario Boniver? Sottosegretari Mantovano e Bonaiuti, avete rapporti riservati che vi informano dell’arrivo di Black-bloc (o come li volete chiamare oggi) e che sono stati taciuti al Parlamento e all’opinione pubblica? Domande lecite poste da una opinione pubblica che non ha dimenticato Genova e che richiederebbero risposte serie che fino a questo momento il governo non è stato in grado di dare.
I fatti parlano con chiarezza. Il ministro dell’Interno ha parlato pochi giorni fa alla Camera del Social Forum fiorentino. Certo, Pisanu ha giudicato Firenze città «inadatta» ad ospitare il meeting e le manifestazioni, certo ha detto di aver esplorato tutte le possibili soluzioni alternative, certo ha chiesto un supplemento di dibattito in Parlamento, ma poi ha detto anche che Firenze non è Genova, che il Forum non è il G8, non ci sono zone rosse da violare né capi di Stato da contestare. E poi ha parlato dei «rischi», ma ne ha parlato male e in modo confuso. Sbagliando finanche l’elenco delle sigle e mettendo insieme gruppi radicali con movimenti dichiaratamente pacifisti. Con un riferimento alla crisi di leadership del movimento no-global italiano e ai rischi connessi ad una sorta di regolamento di conti interno, smentito in modo sdegnato dai diretti interessati. Non solo, ma Pisanu ha respinto con chiarezza ogni accostamento con le giornate del G8 di Genova, rimbrottando Graziella Mascia, parlamentare di Rifondazione comunista, che quell’accostamento faceva. «Evocare gli eventi di Genova dello scorso anno è improprio, anzi rischia di suscitare ulteriori allarmi». Ma parliamo delle parole. Nelle sua relazione al Parlamento, Pisanu usa una sola volta il termine «terrorismo» e lo fa riferendosi alle riunioni del «gruppo di lavoro tecnico per lo scambio informativo in materia di prevenzione e repressione del terrorismo» del Dipartimento della pubblica sicurezza. Per aggiungere che Antiterrorismo e Polizia non hanno «segnalato (come, invece, avvenne a Genova) la possibilità di attacchi terroristici, anche se una costante attenzione viene rivolta all'ambiente anarchico-insurrezionalista particolarmente attivo nel nostro paese che, in occasione del G8 di Genova, si rese protagonista di attentati incendiari e dinamitardi». Sulla stessa linea le informazioni, dettagliatissime, che Gianni De Gennaro, Capo della Polizia, ha fornito il 16 ottobre scorso al Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti. E allora c’è da chiedersi cosa è cambiato da martedì scorso (data della prima relazione di Pisanu alla Camera), quali fatti nuovi sono emersi dalla informativa del Capo della Polizia al Copaco. Altrimenti il sospetto che il governo stia inaugurando una irresponsabile e pericolossissima strategia del terrore è più che legittimo. Tanto da diventare drammatica certezza.
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