Anche se con molti mesi di ritardo e a basso regime, apre i battenti il carcere razziale "politically correct": quello del centrosinistra di Barbolini.
Nonostante un fronte d'opposizione sempre più ampio e compatto e nonostante il lavoro informativo fatto dal movimento, è definitivamente entrato in funzione il centro di detenzione per migranti di Modena. Le prime recluse sono arrivate lunedì, mentre all'esterno si svolgeva una partecipata fiaccolata di protesta e dopo le centinaia di persone scese in piazza sabato scorso. Le prime arrivate sono due giovani prostitute nigeriane e questo la dice lunga su quanto il carcere etnico "solo per i cattivi" del centrosinistra modenese possa in realtà, per la sua gestione, distinguersi dai cattivi esempi che ormai non c'è più bisogno nemmeno di nominare.
Il CPT di Modena è il primo costruito ad hoc ed infatti gl'interessi che lo hanno fatto edificare non sono solo di tipo demagogico ma anche economico. Il CPT è un grosso affare. Più di due miliardi l'anno è l'affitto che il ministero dell'Interno pagherà ai proprietari e progettisti dello stabile, famiglia che gode di rapporti privilegiati con il potere politico anche locale. Più di due miliardi sembra che sia l'appalto, la cui gara è stata vinta - oplà! - dall'associazione presieduta dal fratello del ministro Giovanardi che sembra probabile - salto mortale! - subappalti a delle cooperative "rosse". Ventidue miliardi, invece, il costo dei lavori che sono stati eseguiti dalla "rossa" Cooperativa di costruzioni che è anche proprietaria dell'area e i cui dirigenti si sono di recente salvati, per decorrenza dei termini, dal processo per gli abusi edilizi relativi all'area delle feste de l'Unità.
Oggi, a CPT funzionante, gli stessi padrini dell'opera sembrano avere qualche timore nell'usarla e annunciano che ci vorrà da qui all'inizio dell'anno perché il CPT inizi a funzionare al regime di 20 internati, davanti a una capienza di 60 posti. Questo è dovuto in parte alle lagnanze dei poliziotti (che dicono di essere in pochi) ma è lecito sperare che ciò sia anche dovuto all'ampiezza del fronte d'opposizione e di protesta, eterogeneo e in continuo allargamento anche e soprattutto verso la gente comune.
Ora che il sindaco Barbolini ha regalato alla città questo bel gioiellino (e fatto girare un bel numero di miliardi nelle solite tasche), c'è da continuare la battaglia sul CPT di Modena, affinché meno gente possibile ci finisca dentro e la più gente possibile ne venga fuori. Naturalmente c'è da prendere atto, per l'ennesima volta, che Modena sembra non abbandonare la strada di un controllo sociale e del territorio asfissianti. Ancor di più c'è da continuare la battaglia a livello nazionale ed europeo, per dire "basta per sempre" a tutti i CPT. Ora basta, liberi tutti di pensare, di migrare, di essere!
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