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l'intervento degli operai argentini della Zanon davanti i cancelli FIAT a Termini Imerese
by ondarossa Friday, Nov. 29, 2002 at 11:10 AM mail:

l'intervista ad un operaio argentino della Zenon davanti i cancelli FIAT di Termini Imerese: le analogie tra l'autogestione della fabbrica argentina e i picchettaggi degli operai siciliani.

audio: MP3 at 462.7 kibibytes

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intervento di un operaio Fiat
by F.F Friday, Nov. 29, 2002 at 12:54 PM mail: frficiar@katamail.com

intervento pubblico svolto da un operaio Fiat a Bologna il 19-nov.2002 all'assemblea con gli operai argentini della zanon, alla presenza di un ottantina di compagni, nonche un rappresentante della Fiom regionale (tale sergio bellavita, un nome un programma...).

Per riflettere: "Questo è un ragionamento per tutti quegli operai che hanno perso qualsiasi illusione per questo BEL SISTEMA che si basa sul nostro sfruttamento, uno sfruttamento che ci porta alla miseria più manifesta senza risolvere le sue crisi economiche ricorrenti.

Un sistema, il capitalismo, che nella crisi chiede i licenziamenti individuali e collettivi (come da noi alla Fiat) per continuare a fare profitto nei mercati internazionali in saturazione.

un sistema, questo, che chiede agli operai dentro stò ciclo, di lavorare sempre più forte ino alla morte sotto al macchinario (come succede 3 volte al giorno nel silenzio più totale)...

Qui bisogna svelare una prima realtà: parlo di operai non di lavoratori generici, e perchè faccio questa distinzione?
Perchè viviamo in una società che ha fatto degli stessi BORGHESI dei funzionari pagati a stipendio dal capitale sociale complessivo, che ha delegato ad una quota di LAVORATORI lo sfruttamento più intensivo di chi produce, gli OPERAI.

Questo concetto di lavoratore viene a puntino nella crisi del capitale, perchè individua una condizione sociale comune tra chi è sfruttato e a chi è stipendiato per sfruttare (non solo i funzionari aziendali, capi e capetti).

Strati della borghesia vera e propria, e dell'aristocrazia operaia (collaudatori, tecnici, ricercatori vari) divengono così con un corto circuito alla rovescia LAVORATORI, O LAVORATORI DIPENDENTI ECC ECC.

Questa falsificazione della realtà la si viene a svelare quando (come oggi alla Fiat) bisogna COSTRINGERE (non convincere) gli operai (non i lavoratori) a lavorare al sabato, a lavorare su 18 turni settimanali con salari miserabili o accettare 8100 licenziamenti (proposta Fiat).

In queste fasi le aziende parlano chiaro, parlano di operai, non di addetti, non di impiegati, non di lavoratori quà e là. Parlano di determinati individui collocati in uno specifico raporto col macchinario, all'ultimo gradino della gerarchia, dentro dei ritmi, parlano di OPERAI (moderni schiavi diremmo noi), operai che devono, DEVONO, fare i sacrifici per rimettere in sesto l'ingranaggio capitalistico dei profitti.

Ecco ho parlato di questo perchè questa mistificazione è troppo spesso sottaciuta in ambito sindacale, o nella lotta...ma il discorso non cambia quando andiamo a vedere la politica.
Gli operai, lo sappiamo sono milioni di individui, e quando vanno rappresentati politicamente vanno resi accettabili alla società dominante, alla società delle chiacchere mediatiche televisive, è sempre meglio affogarli fra i lavoratori, fra coloro che svolgono una funzione sociale,
tutti uniti dunque lav.(lavoratori) del braccio e della mente che tanto piaceva ai socialisti di inizio secolo (vedi prima e seconda guerra mondiale): corporativismo.

Ma allora il lav. dipendenti erano esenzialmente operai ma oggi che tutti o quasi si sono trasformati in agenti stipendiati del capitale è veramente necessaria una nuova differenziazione fra gli operai e le altre classi sociali.
D'altronde diceva qualcuno che la sapeva più lunga di noi, sapere da dove si viene e dove si è, ti aiuta a capire dove si vuole andare, e i compagni argentini ci hanno fatto intuire che si può produrre senza padroni, senza diventare una coperativa, senza teorizzare il controllo operaio, senza aspettare una nazionalizzazione pilotata...hanno preso possesso alla produzione e alla distribuzione con la loro forza ed intelligenza, e lo hanno fatto intanto per sopravvivere con le loro famiglie e per tenere aperta la possibilità di cambio sociale per tutti.

gli operai argentini ci fanno capire che possiamo prendere in mano il nostro destino decidendo con chi lo vogliamo are, come, e perchè...

loro sono operai che hanno preso in mano la loro condizione di sfruttati e l'hanno capovolta ai loro padroni, hanno un metro di misura infallibile che gli deriva dalla loro stessa vita trascorsa in questi anni sotto i padroni.

Oggi si confrontano anche con i 2 schieramenti politici che ancora li sovrastano, proprio come noi in italia, ma possono svolgere già un ottimo lavoro perchè hanno posto l'INDIPENDENZA, L'AUTONOMIA, della loro classe sociale di fronte all'intera comunità.

i compagni operai ci hanno spiegato di essere ancora all'inizio di un nuovo movimento politico ed è vero: l'emancipazione degli operai inizia con un loro movimento per la liberazione dal lavoro salariato, e dallo stato ed istituzioni del padrone, altre vie non ce ne sono, nella crisi o noi o loro.

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