da indymediaargentina:
I SACHHEGGI E I FANTASMI DI DUHALDE.
Le dichiarazioni di Duhalde e degli altri, sono un chiaro segnale minaccioso per chi vuole partecipare alle manifestazioni commemorative della rivolta popolare del 19 e 20 dicembre 2001.
Hilda Duhalde, che ricopre l’incarico di moglie del senatore Duhalde, ha chiesto, attraverso i mezzi di comunicazione di massa, alle organizzazioni sociali e ai manifestanti di ricordare in un clima di pace il 20 dicembre; “Mio Dio, che non ci sia violenza”, e ci ha ricordato a tutti che da un anno “abbiamo perso 33 argentini” e in più ha avvertito che “ciò sarebbe una nuova tragedia per l’Argentina”.
Il senatore Duhalde dal suo programma radiofonico ha detto tra le altre cose: “ Mi sembra che si stiano agitando inutilmente dei fantasmi, credo che sia una cosa buona che molti argentini si mobilitino per esprimere il loro ripudio alla violenza che porta alla morte, perché nessuna violenza porta a qualche buon risultato”.
Domenica passata Mariano Grondona, difensore dei colpi di stato, da parte sua ci ha rivelato dal suo programma di canale9 che esiste una “trama segreta per i saccheggi”. L’intero dibattito della trasmissione sui saccheggi e le conclusioni alle quali si è arrivati si basavano sulla straordinaria investigazione del suo programma che consisteva in spezzoni di un reportage-intervista ad una persona non identificata, con il volto oscurato.
ALCUNE DICHIARAZIONI
Hilda Duhalde si sbaglia quando invoca Dio e le organizzazioni sociali; i 35 argentini che “abbiamo perso” furono nella stragrande maggioranza assassinati dalle forze repressive dello stato, grazie agli ordini, le responsabilità e le decisioni del potere politico del dimissionario Fernando De La Rua. Sono stati assassinati e non li abbiamo persi.
A differenza di sua moglie il senatore Duhalde si appella alla magia e ci dice di non “agitare fantasmi”. Il 19 e 20 di dicembre del 2001 non c’erano “fantasmi”, bensì individui che appartenevano alle forze di sicurezza dello stato, in uniforme e in abiti civili, che si incaricarono di attaccare con bastoni e pallottole di piombo il popolo che “si era mobilitato per esprimere il proprio ripudio”.
LA TRAMA SEGRETA DEI SACCHEGGI DEL 2001
La trama dei saccheggi non è così segreta come vorrebbe dimostrare Grondona con un testimone anonimo e 9 commercianti “saccheggiati”.
Secondo una statistica dell’Equis, l’Argentina sarebbe tra i 1 paesi che registrano la peggiore distribuzione della ricchezza tra i suoi abitanti. Il 20% della popolazione più ricca, che nel 1974 guadagnava il 7,8% in più rispetto al 20% dei più poveri, ora riesce a guadagnare il 14,6% in più. Gli indici di povertà e di indigenza sono cresciuti, coinvolgendo strati sempre maggiori della popolazione.
Secondo l’INDEC, prima che si scatenasse la fase più acuta dell’attuale crisi, il 35% della popolazione del Gran Buenos Aires (città e provincia) si trovava sotto la soglia della povertà (4,3 milioni di persone) e il 12,2% viveva nello stato di indigenza (1,5 milioni). La popolazione nello stato d’indigenza della zona metropolitana è passata dal 7,7% (940000 persone) dell’ottobre del 2000 ad un 12,1% (1,5 milioni di persone) nell’ottobre 2001, il che implica un aumento di quasi il 60% in un anno.
La disoccupazione raggiungeva un indice del 18,3% e il sottoimpiego del 16,3%. Secondo i dati del Ministero del Lavoro il 41,1% dei lavoratori salariati (quasi 4 milioni di persone) lavorava in clandestinità, al di fuori del sistema di sicurezza sociale.
Grondona e i mezzi di comunicazione puntano la proprio attenzione sul “timore” dei commercianti davanti alla possibilità di nuovi saccheggi. La ONG IPS ha stimato in 200 gli esercizi saccheggiati il 19 dicembre del 2001.
Si calcola che durante l’ottobre del 2002, come conseguenza del sistema economico imperante, hanno dovuto chiudere circa 3000 piccoli negozi in tutto il paese, un centinaio al giorno. Un commerciante che l’anno scorso ha subito un saccheggio ha detto di fronte alle telecamere che “si era ripreso” e che però “questa volta si sarebbe armato a avrebbe sparato qualora qualcuno avesse provato ad alzare le saracinesche”. Tra gennaio e settembre del 2002 si calcolano in 15000 il numero medio di piccoli negozi che hanno dovuto abbassare le proprie saracinesche a causa del sistema economico imperante. Più di 400 negozi chiusi silenziosamente al giorno, senza la speculazione mediatica dei saccheggi, chiusure che si sommano ai milioni di esclusi che si vorrebbero mettere sotto silenzio.
Evidentemente i punteros politici possono agire e organizzare saccheggi solamente grazie al favore della polizia, i mezzi di comunicazione di massa e il potere politico. La polizia reprime e uccide con la copertura del potere politico, giudiziario e mediatico. Le conseguenze terribili del sistema economico imperante sono mille volte più distruttive e “violente” dei saccheggi di dicembre.
LE VITTIME
Oltre la tragedia e il dramma personale di centinaia di commercianti vittime di saccheggi, 35 persone sono state uccise, in maggioranza dalle forze dello stato, durante le manifestazioni e i saccheggi che hanno sotterrato il governo guidato de Domingo Cavallo e Fernando De La Rua. A differenza del cittadino che si “era ripreso” e che ora è pronto a “sparare e uccidere”, nessuno degli assassinati del dicembre 2001 potrà essere recuperato dai suoi familiari.
Centinaia di famiglie vivono il dramma di avere familiari feriti durante la repressione- dai “fantasmi” di Duhalde- e molti non si riprenderanno del tutto. Tra il pubblico di Grondona non c’era nessuno di questi.
Ogni posto di tutte le tribune degli stadi di tutto il paese non bastano per fare spazio ai milioni di disoccupati, di poveri e indigenti che hanno perso tutto e non hanno più nulla. I bambini denutriti potrebbero riempire 5 stadi del Boca di Mauricio Macri- non entrerebbero negli studi di canale9- che da un lato organizza partite di beneficenza “contro la fame” e dall’altro abbassa lo stipendio ai suoi impiegati; li licenzia; non paga allo Stato centinaia di milioni di dollari di canone e definisce i cartoneros dei “delinquenti”, promettendo di ripulirne le strade affinché muoiano di fame lontani dallo sguardo dei cittadini perbene e non intralcino quello che lui definisce come “l’affare milionario della spazzatura”.
DI CHE “VIOLENZA” PARLANO DAL GOVERNO?
Si ripete sotto forme diverse la strategia mediatica del 26 di giungo, quando si annunciava che non si sarebbero permessi i blocchi stradali e si parlava di “violenza” e “delitti”. Strategia che condusse all’assassinio di Darío Santillan y Maximiliano Kosteki.
La nuova strategia pianificata dal governo con l’aiuto dei media consiste nel fare appelli contro la “violenza”. “Violenza” che viene rappresentata in forma generica e ideale, essendo invece stata praticata concretamente dalle forze dello Stato contro il popolo che manifestava.
Il “progressista” Juan José Alvarez ci fornisce delle piste interpretative, attraverso le colonne del giornale La Nación del 6 dicembre, annunciandoci che parte dell’operativo di polizia che sarà presente il 20 dicembre è già stato messo in campo per l’ultima manifestazione in ricordo dei due piqueteros uccisi sul Puente Pueyrredon; operativo che ha considerato dei “criminali” i lavoratori disoccupati che manifestavano ed ha preteso di perquisirli tutti, uno a uno. Alvarez è lo stesso personaggio che il 26 giungo dichiarò che “ il personale di polizia, che aveva agito indossando la propria uniforme e il proprio equipaggiamento antisommossa, non era dotato di pallottole di gomma”.
Il governatore Solá, una delle presunte colombe nel governo di falchi di Duhalde, senza alcuna precisione e serietà ha affermato: “Abbiamo un certo run-run di azioni pericolose, no?, che sono azioni che hanno a che vedere con la politica interna, (ma) fino a che non riusciamo bene a capire cosa siano, non o riveleremo, e se sapremo qualcosa lo anticiperemo”.
Solá, senza presentare alcuna prova concreta, ha poi aggiunto che le organizzazioni che compongono la Coordinadora de Trabajadores Anibal Verón sono violente; “non stiamo parlando delle frange classiche del movimento di piqueteros tradizionali, ma di gruppi più radicali come il MTD, movimento Trabajadores Desocupados”; e poi “l’MTD ha problemi interni e ci sarebbero persone restate in disparte che potrebbero creare problemi”.
Solá pretende di farci dimenticare che uno dei gruppi più violenti sono le forze di sicurezza che lui comanda. E’ stato provato inconfutabilmente che la sua polizia, ha assassinato due lavoratori disoccupati dell’MTD il 26 giugno scorso, ha picchiato donne e bambini, ferito 90 persone-molte delle quali con pallottole di piombo- e solamente due dei suoi poliziotti assassini sono rimasti leggermente feriti. Inoltre le sue forze di scurezza in borghese hanno rotto vetrine ed incendiato egli autobus per poi incolpare i lavoratori disoccupati. Ovviamente di questa violenza, provata, il governatore Solá preferisce non parlare.
Solá è lo stesso che comunicando con il presidente Duhalde disse che la polizia si era difesa da un attacco organizzato, per poi cambiar versione e optare per “una vendetta personale di un gruppo ristretto di poliziotti”. Solá pretendeva di ignorare la gran quantità di prove giornalistiche che lo smentivano e che mostravano per esempio come la stessa prefettura avesse sparato (si sospetta che abbiano assassinato Kosteki), come i poliziotti in borghese che avevano incendiato un autobus abbiano poi arrestato dei manifestanti e in seguito sono stati ripresi mentre sparavano pallottole di gomma sui lavoratori. Tutte prove che inconfutabilmente riportano ad una repressione pianificata ed eseguita in forma sistematica, e non ad un risultato di un commissario “impazzito”.
Le dichiarazioni di Duhalde ed altri sono il chiaro segnale di una minaccia verso chi ha intenzione di partecipare alle manifestazioni commemorative della rivolta popolare del 19 e 20 dicembre 2001. I “fantasmi” che minacciano e uccidono i lavoratori disoccupati, sono individui in carne ed ossa, che agiscono all’interno delle orze di sicurezza. La violenza di cui tanto parlano è praticata dalle forze di sicurezza dello Stato; l’altra violenza, quella dell’emarginazione e della povertà è conseguenza del sistema economico che Duhalde pretende di portare avanti attraverso la paura e la repressione.
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