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Gaza: apache ammazzano per sbaglio
by aliga Sunday January 12, 2003 at 05:27 PM mail:  

--

Il vero obiettivo del raid aereo fatto oggi dagli apache israeliani erano Raed Attar e Muhammed Abu Shamala, due militanti di Ezzedin al- Qassam, il braccio armato di Hamas.
A morire invece due ragazzini (il diciassettenne Akarwa e il 21.enne a-Najar) che hanno scorto per tempo gli elicotteri Apache che si avvicinavano e si sono tuffati in un uliveto. Gli elicotteri li hanno seguiti a bassa quota e hanno sparato fra gli alberi.

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Per sbaglio?!
by Meletta Sunday January 12, 2003 at 05:54 PM mail: meletta@aconet. 

e io che pensavo che terrorizzare e ammazzare palestinesi di tutte le età fosse pratica normale per l'esercito israeliano... e invece ora scopro che lo fanno solo per sbaglio!

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krebber
by kreutzfel Sunday January 12, 2003 at 06:49 PM mail:  

beh 17 21 anni....non erano proprio ragazzini. e poi quanti terroristi si sono già visti anche di età inferiore?
forse non era uno sbaglio, forse non è stato uno sbaglio, forse si sono tolti 2 terroristi di torno....
la TV come sempre fa vedere i palestinesi come vittime, non parla mai dei morti Israeliani se non molto velocemente.
eppure i morti sono quasi metà da una parte e matà dall'altra..

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Meta' da una parte....
by Timur Sunday January 12, 2003 at 06:55 PM mail:  

....e nove decimi dall'altra...!!!
Ma checcazzo di statistiche hai letto??
Comunque i boia sionisti NON ammazzano MAI per caso: forse
possono sbagliare obiettivo, ma la gioia nei loro cuori a
vedere scorrere il sangue palestinese e' sempre uguale!!!
DOWN WITH ISRAEL FOREVER

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guarda
by guarda Sunday January 12, 2003 at 06:59 PM mail:  

guarda le statistiche parlano di circa 2500 morti di cui 1400 palestinasi e 1100 Israeliani quindi...se non è matà esatta ci si avvicina pareccho.

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-2
by -2!! Sunday January 12, 2003 at 07:03 PM mail:  

-2 terroristi che infestano il globo!!!
ma perchè usare gli elicotteri Apache quando una bella Bomba H risolverebbe tutti i problemi dei Palestinesi?

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x -2
by Yussuf Sunday January 12, 2003 at 07:24 PM mail:  

Dimentichi il "piccolo" particolare che, vista l'estensione
territoriale di Eretz Israel, una bomba H farebbe fuori anche la MINORANZA di giudei che lì vive (TUTTI gli altri,
sopratutto quelli più benestanti, se ne stanno negli USA, a
Montecarlo, a Ginevra ecc. ecc.).
Contento tu.....

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esi
by Ely Sunday January 12, 2003 at 07:28 PM mail:  

esistono bombe H di varie dimensioni.la bomba H è quella che uccide le persone ma lascia intatte le case.
basterebbe evacuare Israele per un paio di giorni, buttare la bomba e tornare ed impossesarsi del territorio...semplice no?

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STOPAPARTHEID
by FREEPALESTINE Sunday January 12, 2003 at 07:43 PM mail:  

PURTROPPO I DATI (fonte Michele Giorgio del Manifesto)riferiscono di circa 2000 morti palestinesi e 800 israeliani dall'inizio della seconda intifada.
su La Repubblica di Lunedì 6 genn 03, Enrico francescini confermava che dal 21 novembre non c'erano stati attentati contro iraele, ma nello stesso periodo israele ha ucciso 154 palestinesi.
di seguito un'articolo sulla vita nei territori che ognuno di noi che è stato in palestina ha potuto constatare con i propri occhi e con il proprio cuore, esponendo il proprio corpo alle schegge dei tank, ai silenzi dei coprifuoco e ai zig zag delle mitragliatrici mentre osserviamo o ci interponiamo alle operazioni militari(illegali e che violano i minimi diritti umani)dell'esercito israeliano che si comporta peggio di una banda di criminali terroristi


Palestina, Territori affamati
Malnutrizione, scarsità di cibo, gravi malattie tra i bambini, economia azzerata da coprifuoco e occupazione militare israeliana: è il rapporto della Ong Care International che chiede aiuti umanitari straordinari. L'Unrwa-Onu minacciata
MICHELE GIORGIO
GERUSALEMME
Lo scorso 4 dicembre il presidente americano George Bush ha pronunciato queste parole: «Sono molto preoccupato da ciò che sta accadendo a causa delle attività dei terroristi. Stiamo lavorando con il governo Sharon affinché i fondi ottenuti dalla raccolta delle tasse e dei dazi doganali (appartenenti ai palestinesi ma bloccati da Israele) vengano distribuiti al popolo palestinese. Sappiamo che nei Territori palestinesi molte Ong si danno da fare per evitare che si soffra la fame». Bush non aveva (e non ha) dubbi: la fame, le sofferenze che la popolazione civile palestinese patisce sono il risultato delle attività dei «terroristi». Appena due giorni prima l'esercito israeliano aveva distrutto a Gaza 500 tonnellate di viveri in un magazzino del Programma alimentare mondiale (Pam-Onu). Per Bush evidentemente anche quell'atto gravissimo era motivato dalla necessità di combattere il «terrorismo». Così battaglia dopo battaglia contro i «terroristi», assedio dopo assedio, incursione dopo incursione, siamo giunti all'emergenza umanitaria nei Territori Occupati. La disoccupazione, conseguenza in gran parte del blocco economico di Cisgiordania e Gaza attuato da Israele, supera in alcuni centri abitati l'80 per cento (in media è superiore al 50%). Migliaia di famiglie hanno perduto l'unico reddito su cui potevano contare: quello generato dal lavoro pendolare in Israele. Centinaia di migliaia di palestinesi oggi sopravvivono soltanto grazie agli aiuti delle organizzazioni umanitarie che spesso non bastano a coprire i bisogni di famiglie solitamente numerose. Malnutrizione e fame, dopo due anni, cominciano a far sentire i loro effetti, soprattutto sui più deboli: i bambini. Una percentuale significativa di bambini palestinesi compresi fra i sei mesi e i cinque anni di età soffre di denutrizione cronica. Lo ha denunciato, in un rapporto diffuso la scorsa settimana, l'organizzazione umanitaria Care international che ha svolto una indagine fra oltre mille nuclei familiari in Cisgiordania e a Gaza, assieme con il Ministero palestinese per la sanità e la Mezzaluna Rossa (equivalente araba della Croce rossa internazionale).

Una miseria da coprifuoco

Non è la prima volta negli ultimi mesi che si parla di malnutrizione, se non proprio di fame, nei Territori occupati e delle sue conseguenze sui bambini e anche sulle donne, il successivo anello debole. Il rapporto di Care aggiunge tuttavia nuove importanti informazioni riguardanti un problema ormai dilagante. A Gaza, nella fascia di età presa in esame dall'organizzazione umanitaria, il 13,3% dei bambini soffrono di denutrizione, mentre in Cisgiordania la percentuale è del 4,3%. Molto alta, inoltre, è la percentuale di bambini anemici: circa il 44%, sia a Gaza sia in Cisgiordania. I risultati dell'inchiesta sono inquietanti non solo rispetto alla quantità ma anche alla qualità del cibo a disposizione delle famiglie e quindi dei bambini. Migliaia di palestinesi non hanno la possibilità di procurarsi cibi ricchi di proteine fra cui carne, pollame, latticini e anche il latte in polvere. Ad aggravare questo problema è anche il sistema di distribuzione del cibo fra i grossisti e i piccoli commercianti gravemente ostacolati negli ultimi due anni dai posti di blocco e dai coprifuoco imposti da Israele. Care in particolare ha esaminato il periodo compreso fra il 21 giugno e il 6 settembre 2002. In questo arco di tempo a Nablus (Cigiordania) è stata raggiunta la cifra record di 1797 ore di coprifuoco. Seguono Tulkarem (1486 ore), Ramallah (1319) e Betlemme (1209).

Dai diagrammi del rapporto emerge una società palestinese in impoverimento in cui molti sono costretti a chiedere prestiti per acquistare generi alimentari. Care international chiede perciò aiuti urgenti, dosati con la distribuzione di tagliandi familiari per le razioni di cibo in modo tale da non provocare un aumento dei prezzi. I dati dall'organizzazione umanitaria sono simili a quelli in possesso di Ong e varie istituzioni internazionali. Terre des Hommes-Italia è impegnata in un programma di aiuti ai bambini e alle donne (in particolare quelle gravide e in allattamento) nella zona di Yatta (Hebron) e di 23 villaggi circostanti. Un regione con forte incidenza di anemia e malnutrizione nei bambini e nelle donne. «Dopo otto mesi di lavoro abbiamo riscontrato in questa zona una situazione molto simile a quella più generale riferita da Care international - ha detto a il manifesto Bruna Taccardi, responsabile locale del programma di Terre des Hommes - i più colpiti da anemia, solitamente moderata, sono i bambini che hanno superato un anno di età. Il passaggio dall'allattamento all'alimentazione normale coincide, nella fascia tra 1 e 6 anni, all'inizio di problemi di anemia. Ciò avviene non solo a causa di una cattiva educazione all'alimentazione che si registra in molti centri rurali ma anche, se non soprattutto, per la scarsità di cibo ricco di ferro e proteine dovuta ai blocchi militari israeliani che limitano la circolazione di alimenti di base». Taccardi ha sottolineato che gli aiuti umanitari non sono sufficienti a coprire il fabbisogno alimentare nei Territori occupati secondo gli standard nutrizionali internazionali. Le attività dell'Unrwa, l'agenzia dell'Onu, che pure ha garantito in questi ultimi due anni un importante aiuto alimentare e sanitario ai profughi palestinesi, hanno soltanto contenuto i problemi legati alla malnutrizione e all'anemia. Nei campi profughi il tasso di denutrazione non è sostanzialmente diverso da quello rilevato nelle zone urbane dei Territori occupati. La rioccupazione israeliana della Cisgiordania e l'assedio alle aree autonome di Gaza, hanno creato non pochi problemi all'agenzia dell'Onu che negli ultimi mesi ha visto peggiorare i suoi rapporti con Israele. Alla fine dello scorso anno un funzionario dell'Unrwa, Iain Hook, è stato ucciso dai soldati nel campo profughi di Jenin distrutto per un 40% dall'offensiva militare israeliana «Muraglia di difesa» scattata lo scorso aprile. Sotto il fuoco israeliano sono caduti inoltre una dozzina di impiegati locali dell'Unrwa. L'agenzia denuncia di non poter svolgere pienamente e senza ostacoli il suo compito e di aver dovuto investire fondi, destinati invece all'assistenza dei profughi, per coprire spese straordinarie provocate dall'occupazione militare israeliana.

L'Unrwa-Onu boicottata da Israele

Al meeting dei paesi donatori ad Amman, lo scorso 25 settembre, Peter Hansen, commmissario generale dell'Unrwa, riferì che l'agenzia nel 2002 ha dovuto spendere 2,5 milioni di dollari per pagare le spese di deposito di cibo, medicine e aiuti vari nei magazzini israeliani, a causa di controlli di sicurezza diventati più lunghi e più lenti. «Troviamo del tutto irragionevole attuare controlli così rigidi su cibo e aiuti umanitari che devono essere consegnati ai civili nei Territori palestinesi. L'aumento di spesa è finito per diventare una sorta di tassa sull'aiuto umanitario», disse Hansen, aggiungendo che L'Unrwa ha dovuto inoltre spendere altri 535 mila dollari per riparare edifici costruiti dall'Onu in Cisgiordania e Gaza danneggiati dal fuoco dell'esercito israeliano. Hansen infine ha sottolineato la limitata risposta della comunità internazionale alla sua richiesta di 173 milioni di dollari da investire in programmi di aiuti alimentari e sanitari da attuare nei prossimi mesi. Alla fine dello scorso anno erano stati raccolti meno di 90 milioni di dollari.

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STOPAPARTHEID
by FREEPALESTINE Sunday January 12, 2003 at 07:50 PM mail:  

I dati (fonte Michele Giorgio del Manifesto)riferiscono di circa 2000 morti palestinesi e 800 israeliani dall'inizio della seconda intifada.
su La Repubblica di Lunedì 6 genn 03, Enrico francescini confermava che dal 21 novembre non c'erano stati attentati contro iraele, ma nello stesso periodo israele ha ucciso 154 palestinesi.
di seguito un'articolo sulla vita nei territori che ognuno di noi che è stato in palestina ha potuto constatare con i propri occhi e con il proprio cuore, esponendo il proprio corpo alle schegge dei tank, ai silenzi dei coprifuoco e ai zig zag delle mitragliatrici mentre osserviamo o ci interponiamo alle operazioni militari(illegali e che violano i minimi diritti umani)dell'esercito israeliano che si comporta peggio di una banda di criminali terroristi


Palestina, Territori affamati
Malnutrizione, scarsità di cibo, gravi malattie tra i bambini, economia azzerata da coprifuoco e occupazione militare israeliana: è il rapporto della Ong Care International che chiede aiuti umanitari straordinari. L'Unrwa-Onu minacciata
MICHELE GIORGIO
GERUSALEMME
Lo scorso 4 dicembre il presidente americano George Bush ha pronunciato queste parole: «Sono molto preoccupato da ciò che sta accadendo a causa delle attività dei terroristi. Stiamo lavorando con il governo Sharon affinché i fondi ottenuti dalla raccolta delle tasse e dei dazi doganali (appartenenti ai palestinesi ma bloccati da Israele) vengano distribuiti al popolo palestinese. Sappiamo che nei Territori palestinesi molte Ong si danno da fare per evitare che si soffra la fame». Bush non aveva (e non ha) dubbi: la fame, le sofferenze che la popolazione civile palestinese patisce sono il risultato delle attività dei «terroristi». Appena due giorni prima l'esercito israeliano aveva distrutto a Gaza 500 tonnellate di viveri in un magazzino del Programma alimentare mondiale (Pam-Onu). Per Bush evidentemente anche quell'atto gravissimo era motivato dalla necessità di combattere il «terrorismo». Così battaglia dopo battaglia contro i «terroristi», assedio dopo assedio, incursione dopo incursione, siamo giunti all'emergenza umanitaria nei Territori Occupati. La disoccupazione, conseguenza in gran parte del blocco economico di Cisgiordania e Gaza attuato da Israele, supera in alcuni centri abitati l'80 per cento (in media è superiore al 50%). Migliaia di famiglie hanno perduto l'unico reddito su cui potevano contare: quello generato dal lavoro pendolare in Israele. Centinaia di migliaia di palestinesi oggi sopravvivono soltanto grazie agli aiuti delle organizzazioni umanitarie che spesso non bastano a coprire i bisogni di famiglie solitamente numerose. Malnutrizione e fame, dopo due anni, cominciano a far sentire i loro effetti, soprattutto sui più deboli: i bambini. Una percentuale significativa di bambini palestinesi compresi fra i sei mesi e i cinque anni di età soffre di denutrizione cronica. Lo ha denunciato, in un rapporto diffuso la scorsa settimana, l'organizzazione umanitaria Care international che ha svolto una indagine fra oltre mille nuclei familiari in Cisgiordania e a Gaza, assieme con il Ministero palestinese per la sanità e la Mezzaluna Rossa (equivalente araba della Croce rossa internazionale).

Una miseria da coprifuoco

Non è la prima volta negli ultimi mesi che si parla di malnutrizione, se non proprio di fame, nei Territori occupati e delle sue conseguenze sui bambini e anche sulle donne, il successivo anello debole. Il rapporto di Care aggiunge tuttavia nuove importanti informazioni riguardanti un problema ormai dilagante. A Gaza, nella fascia di età presa in esame dall'organizzazione umanitaria, il 13,3% dei bambini soffrono di denutrizione, mentre in Cisgiordania la percentuale è del 4,3%. Molto alta, inoltre, è la percentuale di bambini anemici: circa il 44%, sia a Gaza sia in Cisgiordania. I risultati dell'inchiesta sono inquietanti non solo rispetto alla quantità ma anche alla qualità del cibo a disposizione delle famiglie e quindi dei bambini. Migliaia di palestinesi non hanno la possibilità di procurarsi cibi ricchi di proteine fra cui carne, pollame, latticini e anche il latte in polvere. Ad aggravare questo problema è anche il sistema di distribuzione del cibo fra i grossisti e i piccoli commercianti gravemente ostacolati negli ultimi due anni dai posti di blocco e dai coprifuoco imposti da Israele. Care in particolare ha esaminato il periodo compreso fra il 21 giugno e il 6 settembre 2002. In questo arco di tempo a Nablus (Cigiordania) è stata raggiunta la cifra record di 1797 ore di coprifuoco. Seguono Tulkarem (1486 ore), Ramallah (1319) e Betlemme (1209).

Dai diagrammi del rapporto emerge una società palestinese in impoverimento in cui molti sono costretti a chiedere prestiti per acquistare generi alimentari. Care international chiede perciò aiuti urgenti, dosati con la distribuzione di tagliandi familiari per le razioni di cibo in modo tale da non provocare un aumento dei prezzi. I dati dall'organizzazione umanitaria sono simili a quelli in possesso di Ong e varie istituzioni internazionali. Terre des Hommes-Italia è impegnata in un programma di aiuti ai bambini e alle donne (in particolare quelle gravide e in allattamento) nella zona di Yatta (Hebron) e di 23 villaggi circostanti. Un regione con forte incidenza di anemia e malnutrizione nei bambini e nelle donne. «Dopo otto mesi di lavoro abbiamo riscontrato in questa zona una situazione molto simile a quella più generale riferita da Care international - ha detto a il manifesto Bruna Taccardi, responsabile locale del programma di Terre des Hommes - i più colpiti da anemia, solitamente moderata, sono i bambini che hanno superato un anno di età. Il passaggio dall'allattamento all'alimentazione normale coincide, nella fascia tra 1 e 6 anni, all'inizio di problemi di anemia. Ciò avviene non solo a causa di una cattiva educazione all'alimentazione che si registra in molti centri rurali ma anche, se non soprattutto, per la scarsità di cibo ricco di ferro e proteine dovuta ai blocchi militari israeliani che limitano la circolazione di alimenti di base». Taccardi ha sottolineato che gli aiuti umanitari non sono sufficienti a coprire il fabbisogno alimentare nei Territori occupati secondo gli standard nutrizionali internazionali. Le attività dell'Unrwa, l'agenzia dell'Onu, che pure ha garantito in questi ultimi due anni un importante aiuto alimentare e sanitario ai profughi palestinesi, hanno soltanto contenuto i problemi legati alla malnutrizione e all'anemia. Nei campi profughi il tasso di denutrazione non è sostanzialmente diverso da quello rilevato nelle zone urbane dei Territori occupati. La rioccupazione israeliana della Cisgiordania e l'assedio alle aree autonome di Gaza, hanno creato non pochi problemi all'agenzia dell'Onu che negli ultimi mesi ha visto peggiorare i suoi rapporti con Israele. Alla fine dello scorso anno un funzionario dell'Unrwa, Iain Hook, è stato ucciso dai soldati nel campo profughi di Jenin distrutto per un 40% dall'offensiva militare israeliana «Muraglia di difesa» scattata lo scorso aprile. Sotto il fuoco israeliano sono caduti inoltre una dozzina di impiegati locali dell'Unrwa. L'agenzia denuncia di non poter svolgere pienamente e senza ostacoli il suo compito e di aver dovuto investire fondi, destinati invece all'assistenza dei profughi, per coprire spese straordinarie provocate dall'occupazione militare israeliana.

L'Unrwa-Onu boicottata da Israele

Al meeting dei paesi donatori ad Amman, lo scorso 25 settembre, Peter Hansen, commmissario generale dell'Unrwa, riferì che l'agenzia nel 2002 ha dovuto spendere 2,5 milioni di dollari per pagare le spese di deposito di cibo, medicine e aiuti vari nei magazzini israeliani, a causa di controlli di sicurezza diventati più lunghi e più lenti. «Troviamo del tutto irragionevole attuare controlli così rigidi su cibo e aiuti umanitari che devono essere consegnati ai civili nei Territori palestinesi. L'aumento di spesa è finito per diventare una sorta di tassa sull'aiuto umanitario», disse Hansen, aggiungendo che L'Unrwa ha dovuto inoltre spendere altri 535 mila dollari per riparare edifici costruiti dall'Onu in Cisgiordania e Gaza danneggiati dal fuoco dell'esercito israeliano. Hansen infine ha sottolineato la limitata risposta della comunità internazionale alla sua richiesta di 173 milioni di dollari da investire in programmi di aiuti alimentari e sanitari da attuare nei prossimi mesi. Alla fine dello scorso anno erano stati raccolti meno di 90 milioni di dollari.

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ah beh
by certo che.. Sunday January 12, 2003 at 07:52 PM mail:  

tanti palestinesi lavoravano in Israele, che era la loro fonte di reddito. dopo i numerosi attentati subiti, il gov. Israeliano ha deciso di non fare entrare i palestinesi a lavorare, visti i molti attentati terroristici.
à
ora di chi è la colpa se i palestineesi sono senza lavoro?
di Israele o dei terroristi di AlAqsa?

senza gli attentati, i palestinesi lavorerebbero ancora e avrebbero un reddito.
Voi, al posto degli Israeliani fareste ancora entrare nel vostro paese gente che si è fatta saltare in aria?

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x guarda
by un po' Sunday January 12, 2003 at 08:13 PM mail:  

'ndo le prendi 'ste statistiche?

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Stat
by Gabriele Sunday January 12, 2003 at 08:39 PM mail:  

Nelle statistiche dei palestinesi morti però contano anche quelli uccisi "dai loro", come collaborazionisti, quelli morti nell'esplosione accidentale delle loro bombe(un alta percentuale delle bombe fatte in casa tendono a esplodere quando non si vorrebbe) e i kamikaze...

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@certo che
by palestina libera palestina rossa Sunday January 12, 2003 at 09:48 PM mail:  

tanti palestinesi lavoravano in Israele?
Si, como escliavi , te sai cuanti banbini Palestinesi lavoravano in Israel como escliavi ? .
te securo che per la merda de soldi che li pagavano no te alzarei ni del letto .
Dopo li Palestinesi, se andavano a la parte Palestina occupata per Israel e perque loro non posono lavorare en la sua terra e anque per esemplio li agricultori Palestinesi solo posono venderli le merce a israel che li paga una merda .Israel non vuole che li Palestinesi posano avere la sua indepedencia economica cosi sanno che abrano mani per lavorare semigratuita .

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ah si
by lele Sunday January 12, 2003 at 09:51 PM mail:  

ah allora è megli adesso segundo te che non lavorano più, e muoiono de fame?
se loro stessi preferivano lavorare in Israele!
vuoi saperlo meglio tu di loro quello che preferiscono?

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economia palestinese
by Gianni Monday January 13, 2003 at 10:41 AM mail:  

I Palestinesi preferiscono lavorare in Israele per il semplice fatto che in Israele il lavoro c'e' e' viene pagato molto meglio che nei loro territori. Se nei territori il lavoro e' poco e mal pagato e' per il semplice fatto che i soldi ricevuti dall'ANP invece che venire impiegati per creare le infrastrutture che, a loro volta, creerebbero posi di lavoro, vengono usati per comprare armi ed esplosivi con cui attaccare la popolazione civile Israeliana.

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