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Disobbedienti: una buona vigilia di Porto Alegre
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agenzia Disobbediente Thursday January 16, 2003 at 03:25 PM |
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Agenzia di Comunicazione Disobbediente
www.disobbedienti.org
(tel: 380 7385575)
COMUNICATO STAMPA DISOBBEDIENTI: REFERENDUM SULL´ESTENSIONE DELL´ARTICOLO 18 E CONDANNA DI STRASBURGO SULLA REPRESSIONE DI GENOVA, UNA BUONA VIGILIA DI PORTO ALEGRE. COFFERATI ORA DICA LA SUA Il Movimento delle e dei Disobbedienti, alla vigilia della partecipazione al terzo Forum Sociale Mondiale a Porto Alegre, registra due grandi occasione per dare sviluppo in Italia al movimento globale contro il neoliberismo e la guerra. La prima è rappresentata dal voto del Parlamento europeo sulla situazione dei diritti umani, che finalmente registra e condanna la sanguinosa repressione delle manifestazioni contro il G8 a Genova nel luglio 2001. In tempi nei quali la magistratura inquirente della stessa Procura di Genova, non appena si svela un lembo di verità sulle responsabilità degli apparati dello Stato nella violazione delle ele m entari leggi dell´umanità a danno dei manifestanti, accusano i manifestanti medesimi di "compartecipazione psichica" ad una pretesa "organizzazione della guerriglia urbana" e capovolgono così la realtà, l´indicazione che viene da Strasburgo porta un po´ di chiarezza. E´ ora che il movimento globale in Italia, in tutte le sue componenti, faccia ripartire una forte mobilitazione per affermare la verità e la giustizia sui fatti di Genova e dica a chiare lettere che il 20 luglio, per esempio e per quanto ci riguarda a via Tolemaide, si è resistito ad attacchi assassini di chi ha sistematicamente violato i diritti umani. Questo, anche perché la sfida delle inchieste di Genova, in assenza di un atto politico del Parlamento italiano che ancora si nega la costituzione di una commissione d´inchiesta con poteri giudiziari, si rivolge verso il futuro: difendere la scelta di sfidare il G8 con pratiche non violente, pacifiste e disobbedienti significa oggi poterle ribadire c o ntro la guerra che si prepara e cui noi ci ribelleremo. La seconda grande occasione per il movimento è quella che può dare seguito alla stagione di generalizzazione degli scioperi e di saldatura tra le mobilitazioni contro il neoliberismo e le lotte del e sul lavoro. L´ammissione del referendum per l´estensione dell´articolo 18, che i disobbedienti hanno sostenuto insieme al Prc, ai Verdi, al sindacalismo di base e alla Fiom e sinistra Cgil, fornisce un formidabile strumento per rendere efficace l´opposizione alle politiche del governo Berlusconi e della Confindustria. L´atteggiamento espresso da Piero Fassino per i Ds e dai vertici dell´Ulivo in generale è disgustoso: perché non fa che confermare la disgustosa subalternità dimostrata dal centrosinistra e dalla sinistra di governo ai poteri forti della globalizzazione liberista. I Ds hanno annunciato che saranno con noi il 15 febbraio nella grande manifestazione indetta in tutte le capitali europee contro l a guerra dal Foro sociale europeo che già a Firenze il 9 novembre scorso portò in piazza un milione di persone: ma la guerra è globale e permanente, e non solo militare ma anche economica e sociale. Un´offensiva dei movimenti per generalizzare i diritti e aprire così la questione di una redistribuzione delle risorse e del reddito è essenziale per sostenere sul lungo periodo la battaglia contro gli interessi e i poteri che muovono la guerra, rendere popolare l´ipotesi del necessario sciopero generale europeo contro la guerra stessa e il neoliberismo che la vuole e infine costruire il consenso più diffuso all´idea di un altro mondo possibile. Adesso Sergio Cofferati - e Guglielmo Epifani che gli è succeduto alla guida della Cgil - devono dirci la loro. Da ogni luogo, Italia, Europa, Pianeta Terra 16 Gennaio 2003, Anno Secondo della Guerra Globale Permanente Francesco Caruso, Luca Casarini, Anubi D'Avossa Lussurgiu e Nicola Fratoianni
in partenza per Porto Alegre per il MOVIMENTO DELLE E DEI DISOBBEDIENTI
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voi, invece???
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pallepienedeglispalamerda Thursday January 16, 2003 at 05:27 PM |
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OK, a Porto Alegre ci sarà solo una scampagnata fra stronzi, il referendum sull'art. 18 è una cazzata da riformisti venduti, per Genova l'unica giustizia sarà quella proletaria (voi fate i giustizieri o vi limitate a giudicare tutto e tutti?) e via farneticando.
Voi (ga, abc e spalamerda professionisti) invece cosa avete fatto, fate o farete di meglio?
Non vale rispondere con slogan preconfezionati e degli eventuali insulti non mi importa.
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l'ammazzerei tutti
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francesco Thursday January 16, 2003 at 05:47 PM |
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pieno di merde questo sito, bene compagni, questo vuol sicuramente dire che ci sono molti che rosicano......segno che la strada non e' errata. a tutti quelli che rompono con i finanziamenti, la non difesa della cambogia e stronzate varie, voglio dire una cosa......ma fateli voi dei movimenti, vediamo che sapete fare, probabilmente l'unico movimento che riuscite a fare e' quello di cintura (come si dice a cuba) salvo che a forza di rosicare siate diventati anche fasci (o black block, o terribili anarcoinsurrezionalisti o famigerati duri e puri)impotenti!
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beati
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saro Thursday January 16, 2003 at 05:55 PM |
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beati voi disobbedienti! che non ce posso venì anch'io a porto allegre? me porto pure la chitarra poi tanto il fumo si trova li e costa pure poco. e si trova anche la bamba a prezzi stracciati.....ah ho capito, ecco perchè Casarini c'ha tutti sti sbalzi di umore...è la cocoina!!! ah Casarì...mi sa che sei peggio di Miccicjè!!!
ma chi te li da poi tutti sti soldi pe annà pè viaggià, con l'aereo in prima classe e porto allegre, poi se ne annamo a davos a fasse na sciatina,o con loslittino se nun sai scià,e poi se può prendere il solo no?
ah Casarì...sei nà lenza!! ma che no0n ciai bisigno di un seggretario che ce vengo io?
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ciao Saro!
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Luca Tortuga Thursday January 16, 2003 at 06:08 PM |
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Certo che puoi venire anche tu.
Non come segretario di Casarini, credo non ne abbia bisogno.
Per i soldi, non c'è problema: se hai qualche contributo da dare alla discussione certamente fra i compagni puoi racimolare il necessario, come fa la maggior parte di quelli che vengono.
Se invece pensi solo alla chitarra, al fumo e alla bamba (questa lasciala perdere, è meglio ;-)) faresti bene a startene a casa, saresti poco utile, più o meno come i poveretti che non avendo nulla da dire, non sapendo fare nulla, sostanziano la loro nullità vomitando idiozie sugli altri.
Ciao.
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Disobbedienti = Sbirri
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PER NON DIMENTICARE Thursday January 16, 2003 at 06:31 PM |
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Per non dimenticare mai chi sono le carogne disobbedienti.
Oggi dal Secolo XIX:
La notte prima del caos Le Tute bianche danno l'Sos «C'è un patto tra i violenti»
Genova. «La cosa sta prendendo una brutta piega. C'è stato un accordo tra gruppi che vogliono scatenare incidenti, ci è arrivato alle orecchie. Noi non c'entriamo, cercheremo di ritardare l'arrivo del nostro corteo». Al telefono c'è un esponente delle Tute bianche. È tra coloro che, sin dal primo momento, hanno sostenuto la scelta del dialogo con la polizia. O, quantomeno, di un atteggiamento non ostile alle forze dell'ordine. La chiamata giunge in questura. È la sera del 19 luglio 2001, la vigilia della giornata che sarà segnata dai gravissimi scontri del G8 e dalla morte di Carlo Giuliani. In quel momento, nel quartier generale della polizia, è in corso una riunione operativa per decidere come affrontare le manifestazioni del giorno successivo. La notizia di un accordo tra i gruppi di violenti, di una pianificazione degli scontri, di un summit tra i black bloc e frange violente dei manifestanti, non è un fulmine a ciel sereno. Ma in quel momento si affaccia una consapevolezza: gli accordi, per quanto verbali, non valgono più. I "referenti" della galassia no global non sono in grado di governare tutto il movimento. C'è chi si è sfilato, chi ha deciso di trasformare la protesta contro i Grandi in una manifestazione costellata da episodi di violenza. In quel momento si decide di prendere la situazione di petto. Tutto il perimetro della zona rossa viene rinforzato con decine di container, sistemati di traverso in mezzo alle strade della Foce. Ricordiamo il clima: si era appena concluso il corteo dei migranti. Avevano partecipato cinquantamila persone, molte più del previsto. E' ricordato come un corteo pacifico. In realtà i black bloc avevano già scatenato uno scontro davanti alla questura. Aveva avuto la peggio il numero due della digos di Genova Alessandro Perugini. Finirà poi sotto inchiesta per aver tentato, il giorno successivo, di colpire con un calcio al volto un manifestante di quindici anni. C'era anche il precedente di Tebio, la fiera delle biotecnologie che si era svolta l'anno precedente. Anche in quell'occasione gli scontri tra polizia e Tute bianche dovevano rappresentare un evento mediatico, ad uso delle telecamere. Già allora, però, la situazione era degenerata e qualcuno aveva picchiato a sangue una poliziotta. E dire che le avvisaglie di episodi violenti c'erano, e corpose, nelle settimane precedenti. Già il 28 giugno il vicecapo della polizia Antonio Manganelli aveva scritto al capo dello Sco Francesco Gratteri, segnalando «gli scenari di ordine pubblico che si verranno inevitabilmente a creare». E' la comunicazione in cui si parla della "sterilizzazione" della zona rossa. Risponde lo Sco, il servizio centrale operativo della polizia, con un'altra nota, questa spedita il 30 giugno: «Sono state sensibilizzate le fonti confidenziali al fine di acquisire informazioni sul clima delinquenziale in occasione dell'evento». Ma l'attenzione di tutti è puntata esclusivamente, per l'appunto, sulla zona rossa. Il resto della città? Il 7 luglio parte dal dipartimento di pubblica sicurezza la disposizione: «Il coordinamento dei reparti mobili, dei reparti volo, delle squadre nautiche, e delle unità speciali è affidato al dirigente superiore Valerio Donnini». Alle sue dipendenze anche, nella nota firmata dal direttore centrale Pietro Longo, il vicequestore Pietro Troiani: l'uomo che ha ammesso di aver portato le due false molotov nella scuola Diaz. Insomma. Le avvisaglie di possibili incidenti c'erano tutte. Ma c'era in piedi una sorta di accordo tra polizia e Tute bianche e questo sembrava sufficiente. Lo confermò l'allora questore di Genova Francesco Colucci davanti al comitato parlamentare di indagine sui fatti del G8, parlando di «una sceneggiata». Lo negò, va registrato, il leader del movimento Luca Casarini, che raccontò solo di come il corteo fosse stato regolarmente autorizzato. La sera del 19 luglio arriva la telefonata in questura da parte dell'esponente delle Tute bianche e subito scatta l'allarme rosso. Tutta la Foce si trasforma in un fortilizio di container. Vengono anche rinforzati i contingenti delle forze dell'ordine presenti sulle strade. L'accordo tra le frange violente del movimento è già stato stipulato; l'ultima svolta dell'inchiesta della magistratura sembra evidenziarlo. E' una sorta di patto di sangue, nato nelle strutture che la Provincia aveva messo a disposizione per l'ospitalità dei manifestanti. E' il plesso scolastico di Quarto, vicino a via Redipuglia. Ne parla anche F. C., esponente del Sud ribelle, in un'intercettazione con una microspia anticipata nei giorni scorsi dal Secolo XIX: «Quando sono arrivati i black bloc siamo andati tutti verso di loro, li conoscevamo perché avevamo dormito insieme nel campeggio Redipuglia». Le Tute bianche sono in realtà sistemate nel vicino stadio Carlini. Ma c'è chi fa la spola, chi si muove tra i vari punti dell'accoglienza. C'è chi ha capito che qualcosa stava maturando in quell'ambiente che non si sentiva rappresentato dall'area più dialogante del movimento. Le Tute bianche, rileggendo gli eventi di quei giorni alla luce di queste circostanze, furono di parola. Il corteo partì con un ritardo di almeno tre ore per dirigersi verso la zona rossa percorrendo corso Europa e via Tolemaide. Ma quando giunse in vista di Brignole, fu caricato. La situazione era ormai sfuggita di mano, perché le devastazioni dei black bloc si erano ormai estese in diversi quartieri della città. Marco Menduni
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embè?
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autonomax Thursday January 16, 2003 at 09:23 PM |
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ho letto l'articolo postato qua sopra. esso dovrebbe, nelle intenzioni di PER NON DIMENTICARE (cosa, le cariche cilene sugli infami disobbedienti o la beata scorta garantita ai radikal bb?), dimostrare che le tute bianche si sono comportante come sbirri nei confronti di tanti compagni che erano venuti con l'onesta intenzione di fare gli scontri. Nonostante il solito giornalista infame, lui sì, nel giustificarte gli eccessi sbirreschi con la presunta (ma in realtà indimostrata) inaffidabilità degli interlocutori (Casarini & co),nulla fa evincer che da parte dei disobbedienti ci sia stato, oltre al tentativo fallito di dialogo con le "forze dell'ordine", alcun comportamento sbirresco, quale l'informare le suddette delle precise intenzioni violente di altri gruppi o l'aver agito violentemente per contenere le proprie fila (pratica che ha reso famosi tutti gli altri servizi d'ordine prima delle TB). Prima di lanciare accuse così pesanti e infamanti, come quella di essere sbirri a chi dagli sbirri ha ricevuto svariati colpi d'arma da fuoco (cosa di cui non si possono gloriare i bb) bisognerebbe almeno provvedere a un'accurata documentazione
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risponde l'infame
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marco menduni Thursday March 27, 2003 at 12:57 AM |
mail:
menduni@ilsecoloxix.it |
interviene direttamente l'infame che, chiedendo venia, si inserisce nel dibattito assai tardivamente. almeno per rispondere alle due accuse infamanti. la prima: non si capisce dove si possa evincere una gisutificazione del comportamento delle forze dell'ordine da quel che ho scritto: come minimo non avrebbero loro tenuto fede ai patti. Ma l'accusa più spiacevole è quella di scarsa documentazione. Ebbene: tutto quel che racconto è stato confermato da più fonti assolutamente attendibili da entrambe le parti, compresa quella dei disobbedienti. Nomi che, proprio perché non sono un infame, mi guardo bene dal rivelare.
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