Marina libera
Ai domiciliari l'«eroina» del G8 Scarcerata Cugnaschi: «E' anarchica ma non basta per tenerla dentro». Blitz al media center: inchiodato un agente
Marina Cugnaschi lascia il carcere genovese di Pontedecimo, dove era detenuta da oltre due mesi con le accuse di devastazione e saccheggio, resistenza a pubblico ufficiale e porto di esplosivi (bottiglie molotov). Anarchica e animalista, abitante nella casa occupata «Villa Litta» di Milano, Cugnaschi (37 anni) era stata arrestata il 4 dicembre scorso e passa ora agli arresti domiciliari, con tanto di divieto di contatti con l'esterno. La misura cautelare, insomma, è solo attenuata. Significativo è però che i giudici del riesame di Genova, con l'ordinanza di ieri, abbiano cominciato a correggere l'impostazione delle scorse settimane, quando al di là della conferma degli indizi (basati su foto e filmati) si erano abbandonati a incredibili valutazioni sul rischio di fuga e sulla pericolosità degli indagati, specie se anarchici o presunti tali. Ora il collegio scrive: «Effettivamente non può dirsi oggi in concreto il pericolo di fuga, tenuto conto che lo stesso (inteso eminentemente nel senso di pericolo di irreperibilità) era connesso alla precarietà della sistemazione abitativa in un immobile occupato», problema superato perché Cugnaschi si stabilirà altrove. «Non possono sussistere dubbi - si legge ancora nell'ordinanza di ieri - sul fatto che la richiesta di sostituzione sia stata fatta propria anche dall'indagata», mentre il primo riesame (due giudici su tre erano gli stessi, compresa la presidente Marina Orsini) aveva concluso che Cugnaschi non avrebbe accettato i domiciliari per conservare «la propria immagine di eroina/prigioniera», come scriveva testualmente il tribunale il 16 dicembre. Adesso, invece, «la misura degli arresti domiciliari è certamente idonea, se rispettata, a impedire il pericolo di recidiva specifica. In presenza di soggetto non giovanissimo, incensurato e che ha commesso i gravi e numerosi episodi nell'ambito di un'unica giornata, che non risulta assuntrice di stupefacenti - afferma il collegio - non vi sono elementi sufficienti per fondare una prognosi di non osservanza della misura attenuata: non si ritengono a tal fine sufficienti gli orientamenti ideologici in una particolare area anarchica, espressi anche fattualmente».
Questi criteri più ragionevoli dovrebbero valere anche per Vincenzo Vecchi, militante della stessa area e detenuto a Marassi, per il catanese Francesco Puglisi (in carcere a Messina), per il reggino Carlo Cuccomarino (Vibo Valentia) e per il romano Alberto Funaro, che sarà interrogato oggi a Roma dai pm Anna Canepa e Andrea Canciani (sit in alle 12,30 in Largo Perosi sul lungotevere angolo via Giulia). Sono i quattro ancora in carcere, altri quindici in tutta Italia sono ai domiciliari o liberi con l'obbligo di firma.
Pur mostrandosi assai più severa con i manifestanti, la procura di Genova sta anche procedendo nelle inchieste sulla polizia. Sempre ieri, in sede di incidente probatorio, un giornalista free lance tedesco, il 29enne Andreas H., è stato chiamato a riconoscere gli agenti che fecero irruzione, durante la «perquisizione» della notte del 21 luglio alla scuola Diaz, nell'edificio di fronte (la Pascoli), sede del Media center del movimento e dell'ufficio utilizzato dai legali. Il giovane, legato a Indymedia e assistito dall'avvocato Cesare Manzitti, ha indicato per la seconda volta un poliziotto della squadra mobile di Roma, accusato di averlo preso a schiaffi.
Alla Pascoli non ci fu lo stesso livello di violenza della Diaz, dove si contarono 62 feriti su 93 arrestati. Il blitz nel secondo edificio, eseguito «per mero errore» secondo il capo del Servizio centrale operativo (Sco) della polizia Francesco Gratteri, si concretizzò soprattutto nella distruzione e nel saccheggio di computer e dischetti, anche nella stanza degli avvocati. Sono indagati in diciotto, tra i quali il capo della squadra mobile di Nuoro Salvatore Gava che, come tutti i «mobilieri» presenti, dipendeva di fatto da Gratteri e dal suo vice Gilberto Caldarozzi, a sua volta coinvolto nella messinscena delle due false molotov attribuite agli occupanti della Diaz. Per Gava e gli altri della Pascoli, tutti delle squadre mobili, le ipotesi di reato sono perquisizione arbitraria, danneggiamenti, percosse e furto. «Ma la qualificazione giuridica di alcuni fatti - spiegano in procura - potrebbe cambiare». Potrebbe cioè spuntare l'accusa di rapina.
ALESSANDRO MANTOVANI
Il Manifesto del 12/2/2003 Posted: Wed Feb 12, 2003 6:52 pm anarcoticus Site Admin Joined: 29 Sep 2002 Posts: 1525
Post subject: Domiciliari per la manifestante No Global
La manifestante accusata di aver devastato Genova con i black block, dal carcere passa agli arresti domiciliari. Lo ha deciso il Riesame.
GENOVA - Marina Cugnaschi, la manifestante accusata di aver devastato Genova con i black block, dal carcere passa agli arresti domiciliari. Lo ha deciso oggi il tribunale del Riesame chiamato a giudicare una seconda volta dopo che il gip Elena Daloiso aveva riconfermato l’arresto: “hanno riconosciuto che non c’erano le esigenze delle misure cautelari”, commenta Mirko Mazzali, l’avvocato difensore, “evidentemente il clima è più sereno”. La Cugnaschi torna così a Lecco, a casa dei genitori. Intanto del gruppo dei 23 manifestanti raggiunti da diverse misure il 4 dicembre, 8 dei quali incarcerati, restano ancora dietro le sbarreVincenzo Vecchi, compagno della Cugnaschi, Carlo Cuccomarino a Reggio Calabria, Alberto Funaro a Roma e Francesco Puglisi a Catania.
Questa mattina si è concluso anche l’incidente probatorio per il riconoscimento dell’agente che avrebbe picchiato un manifestante durante l’incursione alla Pascoli, la scuola media che si trova di fronte alla Diaz-Pertini teatro dell’assalto di sabato 21 luglio 2001. Alla Pascoli erano ospitati l’ufficio stampa del Gsf al piano terra e ai piani superiori le redazioni dei media indipendenti come Indymedia e Radio Gap. Nell’irruzione furono distrutti diversi computer, sottratti gli hard disk (anche quello delle denunce al Genoa legal forum) e percossi i presenti. Oggi Andreas H, 29 anni, tedesco, giornalista freelance di Indymedia, difeso dall’avvocato Cesare Manzitti, ha concluso il riconoscimento di un poliziotto della Squadra mobile di Roma davanti al gip Elena Vignale (permaneva infatti l’indecisione tra quattro persone, tre delle quali ovviamente risultate estranee ai fatti). Ora gli atti ripassano al pm Vittorio Ranieri Miniati. “E’ la quarta volta che vengo a Genova dopo il G8”, dice Andreas, che preferisce non entrare nel merito dei fatti processuali, “spero che possa servire a ricostruire la verità, perché in quei giorni ci sono stati diversi episodi contro la legge ed è giusto che finiscano davanti a un giudice”. Nella fattispecie, l’agente romano è accusato di aver colpito il manifestante (art. 581, percosse).
Nel mese di marzo ci saranno altri incidenti probatori per riconoscimenti anche relativamente ai fatti di Bolzaneto e alla fine del mese verrà chiusa l’inchiesta. A questo punto non è escluso che escano in contemporanea le richieste di rinvio a giudizio sull’inchiesta della Diaz e su quella di Bolzaneto. Nella prima indagine c’è ancora, a marzo, l’incidente probatorio per il giubbotto di Nucera, l’agente che sostiene di essere stato colpito con un coltello da un manifestante mai arrestato, mentre permane ancora l’accusa di associazione a delinquere per i 93 manifestanti arrestati. Per Bolzaneto al momento gli indagati sono una novantina (guardie carcerarie, polizia, carabinieri e personale medico).
di Alessandra Fava
Il Nuovo
(11 FEBBARIO 2003, ORE 15:20) links di riferimento: http://www.anarcotico.net/forum/viewtopic.php?p=1865#1865 Individualità attiva by >MeScAl^in
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