L’Italia è diventata più importante dopo questo ritorno, sia pure in sordina, della famiglia regnante. È un paese che si è riconciliato con sé stesso, con la propria storia, che vuole cancellare la Guerra Civile. Dei Savoia si racconta che abbiano abbandonato l’Italia per vigliaccheria. Loro ribattono che l’hanno fatto solo per preparare un Governo in esilio. Dure contestazioni a Napoli al loro rientro, il Principe ereditario Emanuele Filiberto ha risolto domenica la situazione in una conferenza-stampa con savoir faire ed amabilità. Applausi generali, mai così meritati.
Per quanto di simpatie monarchiche ( o meglio, neo-ghibelline ), non intendo qui fare il codino. Non almeno in questo sito, che giustamente possiede le prerogative della denuncia sociale e politica. Sono molto abbacchiato da qualche giorno. La scoperta sabato del corpo irrigidito del mio bellissimo gatto bianco ( Fish ), con la testa fracassata ed un lungo verme nella testa che lo brucava mi ha lasciato inorridito. Tanto più che il padrone del grosso cagnaccio che l’ha ammazzato o forse dell’automobile che l’ha investito ha buttato la mia bestia e l’altra che lo inseguiva, essendo in calore per via di questa primavera incipiente, in un burrone senza seppellirli. L’ho cercato per quindici giorni e più. Nulla: ieri la macabra scoperta. Nonostante questa triste disavventura personale, che mi ha portato nel giro di 24 ore ad avercela a morte col Mondo, col Destino, col Cielo, con gli Dei pagani e cristiani, ho assistito domenica sul Tg-3 al resoconto sulla conferenza-stampa dei Savoia. E non ho potuto non notare con favore, dopo le comprensibili contestazioni del giorno prima all’arrivo degli eredi della monarchia sabauda, che il giorno seguente Napoli ha accolto con un sincero applauso la sdrammatizzazione dell’accaduto da parte del Princ. Filiberto. Il padre ( visti i suoi precedenti con quel giovane tedesco ) si era mostrato un po’ in apprensione al momento della lettura del suo discorso nella giornata di sabato, ma il figlio ha sentenziato il giorno dopo col sorriso sulle labbra che se tutti i contestati negli ultimi dieci anni dovessero andarsene da Napoli la città rimarrebbe quasi vuota. Non ricordo le precise parole, il senso era questo. Con ciò il Principe ha dimostrato di essere fatto di buona pasta ed i convenuti hanno molto apprezzato il gesto conciliante. Comprensione attira comprensione, polemica attira polemica. Tuttavia, in barba a quanto appena asserito, cercherò di fare le pulci ( senza esagerare ) alla suddetta famiglia, ben sapendo che non è facile dire la parola giusta al momento giusto. Ci proverò.
1) Storia della famiglia, dalle origini della dinastia al XIX sec.
In un gossip attraverso i secoli ‘Stargate’ ( VII serie, ep. 119 ), con l’aiuto del bravissimo storico Aldo Mola, ha ricostruito alcuni aspetti importanti e poco noti della storia dei Savoia. Ne ho fatto qui tesoro. Penso che la cosa possa essere interessante anche per chi non condivide le mie simpatie politiche. Il capostipite chiamavasi Umberto I, chiamato ‘Biancamano’, appellativo quest’ultimo assegnato comunque tre secoli dopo la morte del nobile spadaccino da un cronista dell’epoca. Nato attorno all’Anno Mille, era d’origine sconosciuta, si presume sassone. Si sa che nel 1033 aiutò Corrado II ( 1024-39 ), della stirpe dei Salii di Franconia, nell’annessione all’Impero Germanico del Regno di Borgogna ( il vasto territorio fra Basilea ed Aix, in Provenza ). L’Impero comprendeva, oltre alla Franconia: Sassonia, Lotaringia, Turingia, Baviera e Svevia; unità autonome, su base etnica, determinatesi dalla disgregazione dell’Impero Franco Orientale all’inizio del X sec. ( 900-911 ). L’invasione ad est degli Ungari e dei Normanni a nordovest aveva infatti minato il terreno politico del più orientale e duraturo dei tre regni formatisi dal Regno Franco nell’843 ed eredi del Sacro Romano Impero dei Carolingi e dei Merovingi (1). I Savoia rimangono in secondo piano fino al periodo risorgimentale, non hanno mai costituito un loro regno veramente autonomo. Ciò spiega la debolezza del casato. Prima dell’Ottocento raramente si parla di loro nella storiografia importante. La Contea di Savoia, d’origine feudale, si espande in terra transalpina prima col ‘Conte Verde’ ( Amedeo VI ) e poi col ‘Conte Rosso’ ( Amedeo VII ). Appare a quel tempo rivale del Marchesato di Monferrato, in seguito ( 1305 ) passato ai Paleologhi di Costantinopoli. Nel 1416 Amedeo VIII trasforma la Contea Sabauda in Ducato. Entrato in convento, ne esce per accettare il seggio pontificio quale antipapa ( Felice V ) nella situazione venutasi a creare dopo il Grande Scisma ( 1378-1417 ). Vi rinuncerà nel 1441. Il figlio Ludovico porterà però quasi al declino il ducato. Il nome dei Savoia spunta ancor fuori un secolo dopo con Emanuele Filiberto ( omonimo dell’attuale erede ), cosiddetto ‘Testa di Ferro’, che riporta una vittoria contro la Francia ( 1556-9 ) all’epoca di Filippo II di Spagna ( principe asburgico )(2) e delle guerre di religione. Il duca ( 1553-80 ) menzionato è colui che trasferisce la capitale del ducato, ex-contea, da Carmagnola a Torino. Figlio di Carlo II il ‘Buono’ ( 1504-53 ) e padre di Carlo Emanuele I ( 1580-1630 , Emanuele Filiberto è noto quale insigne alchimista che costruì le grotte sotterranee al di sotto di P.za Castello nel capoluogo piemontese. Di lui resta un celebre un monumento equestre in P.za S.Carlo. Ad Emanuele Filiberto è attribuito l’allestimento di un laboratorio alchemico nelle grotte ( importanti perché sedi di un particolare geo-magnetismo ), esattamente sotto il vecchio Palazzo Madama, centro politico della Torino tardomedievale; inoltre, la restaurazione dello Stato dopo un periodo piuttosto difficile. Il nobile sabaudo deve ostentare la propria fede cattolica in pubblico, per allinearsi alle posizioni della Spagna bigotta e controriformata nonché del Papato. Ha in realtà interessi molteplici, spazianti dall’Archeologia all’Astrologia. Tant’è che accoglie Nostradamus a corte, il quale gli predice la nascita del figlio. Conosce anche Paracelso. Appare dedito all’Architettura militare, alle attività sportive e… a quelle amatorie. Il ruolo di alchimista viene ereditato da Carlo Emanuele I, che riunisce attorno a sé un circolo di esoteristi e di poeti. Ecco perché è stato ritratto in un quadro simbolico, al centro di una croce, dove si evidenziava la natura sacrale del Potere. Dopo di lui sarà Vittorio Amedeo III, vissuto nel Settecento, a riprendere codesti interessi. Con Vittorio Amedeo II ( 1675-1713 ) il Ducato di Savoia si estende e il Duca assume il titolo aggiuntivo di Re di Sicilia ( 1713-1720 ) e Re di Sardegna ( 1720-30 ), ma il figlio Carlo Emanuele III rimane solo Duca di Savoia e Re di Sardegna ( 1730-73 ). È con il nipote Vittorio Amedeo III, Duca di Savoia e Re di Sardegna ( 1773-96 ) che si riprendono gli studi alchimistici. Costui è padre di 3 figli: Carlo Emanuele IV ( 1796-1802 ), Vittorio Emanuele I ( 1802-21 ) e Carlo Felice ( 1821-31 ). Vittorio Amedeo III è uomo dell’Illuminismo e studioso di scienze. Come tale è stato patrono dell’Accademia delle Scienze di Torino. Anche la collezione di opere del Museo Egizio torinese (3) è legata all’Accademia delle Scienze, oltreché alla Massoneria di Rito Egizio. Qui finisce la vera dinastia dei Savoia. Dopo il trono passerà ad un ramo collaterale della famiglia.
2) Il Risorgimento e l’unità d’Italia: la prima macchia dei Savoia
Nell’Ottocento, essendo in corso l’unificazione della penisola, si fece appositamente di ‘Biancamano’ un personaggio di radici locali. Ma non è detto che fosse realmente così. L’origine è probabilmente sassone. A questo punto della storia della dinastia è Carlo Alberto di Savoia-Carignano ( 1831-49 ), figlio di Carlo Emanuele ( + / 1800 ), principe di Carignano, a prendere il sopravvento. Creato Conte dell’Impero Napoleonico, Carlo Alberto è uomo ricco di contraddizioni. Dotato di temperamento ascetico, tendente all’espiazione, è altresì soggetto ad idee liberali. Il problema è che Tradizione e Modernità difficile possono conciliarsi. Uno storico ha avanzato peraltro l’ipotesi che lo stemma sabaudo di quest’epoca ( non si sa bene da chi effigiato ) presenta un simbolo inquietante: la Testa di Caprone. In altre parole, la Stella a Cinque Punte Capovolta, la medesima che di recente è stata incisa sul portone di Via Valdonica a Bologna durante l’Omicidio Biagi (4). Tale Stella a Punta in Giù ( La Punta simboleggia la Quintessenza degli Elementi, dunque per estrapolazione la Divinità, in questa caso infera ) è collocata in alto, al di sopra dei simboli tradizionali ( lo Scudo, i Leone araldici ), capovolgendo la loro funzione spirituale in senso luciferico. Carlo Alberto ha un figlio, non ancora re, rimasto coinvolto in un incendio. La donna che lo accudisce cerca di salvarlo disperatamente, ma muore fra le fiamme. Il bambino sopravvive incolume, ma si pensa sia stato sostituito a quello vero e defunto. Com’è possibile altrimenti? Dicerie tramandano che Vittorio Emanuele II non sia figlio di Carlo Alberto, bensì di un macellaio fiorentino. ( Notare la professione sordida! ) Sta di fatto che il dubbio, da sempre irrisolto, è corroborato dai tratti fisico-caratteriali dei due sovrani a confronto. Il padre alto e longilineo, il figlio basso e paffuto; i due rispettivi caratteri, per giunta, sono all’opposto. Impossibile non fare congetture tetre sulla funzione di tal Vittorio Emanuele II e sugli scopi del Risorgimento, alla luce dello stemma sabaudo appena analizzato.
P.S.- Il tema prosegue stasera con: 3) La maledizione di Casa Savoia, 4) La disfatta sotto il Fascismo e l’esilio, 5) Conclusioni: della vera nobiltà
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