In tremila per l'addio a Davide. La madre al corteo per la pace: ragazzi, no alla violenza.
Un commosso abbraccio fra i genitori di Carlo Giuliani e quelli di Davide Cesare, il giovane ucciso domenica a Milano da tre neofascisti a Milano. Così è iniziata la Giornata di lutto cittadino contro la violenza, proclamata dal sindaco di Rozzano, Maria Rosa Malinverno in occasione dei funerali di Davide, il giovane dei centri sociali ucciso a coltellate da tre estremisti di destra in un'aggressione domenica scorsa a Milano .
In tremila si sono dati appuntamento in via Guido Rossa 27 a Rozzano, dove abitano i genitori di Davide Cesare e da dove è partito il corteo funebre che ha raggiunto il cimitero della città.
Tra loro Vittorio Agnoletto, il leader del Social Forum, Mario Capanna, Giuliano Pisapia e Giovanni Pesce, ex Comandante Gap e Medaglia d'Oro per la Resistenza. Ma soprattutto ragazzi arrivati dai centri sociali di tutt'Italia, oltre ai militanti di tutti i centri sociali milanesi Leoncavallo compreso: c'erano gli appartenenti all'area antagonista di Pisa (Newroz), di Firenze (Cpa), di Bergamo (Pacì Paciana), di Livorno (centro sociale Godzilla) e le Brigate autonome di Livorno, Brescia e Taranto.
Molte le bandiere della pace, ma tante soprattutto quelle rosse, che hanno accompagnato il corteo. E sul prato davanti a casa di Davide, un grande striscione: 'Rozzano non dimentica, Dax vive".
Don Gennaro, parroco di Rozzano, pur in un funerale non religioso, ha dato l'ultimo saluto a Davide. Prima di formare il corteo funebre, però, Claudio, il più piccolo della famiglia, ha ricordato il fratello «che sorrideva sempre» e che «avrà sempre un posto in Paradiso, anche se lui non ci credeva». La famiglia Cesare ha ascoltato anche le parole degli amici più cari di Dax che hanno ricordato la sua vita: dalla breve militanza di destra («un ambiente che aveva solo sfiorato perchè lui era troppo diverso da loro: aveva un gran cuore»), ai quattro anni passati a Ghedi, nel bresciano, dove aveva vissuto con Guendi e con la loro figlia, per poi tornare a Milano «a lottare ovunque ci fosse un debole che soffre».
Sul piccolo palco allestito davanti alla sua ex scuola, l'Itc Custodi («Non finì gli studi - ricorda un suo professore - ma quando l'ho rivisto qualche mese fa capii che aveva fatto comunque la sua strada»), prende la parola anche Giuliano Giuliani: «Salutiamo un altro figlio e siamo qui per dire no a questa violenza terribile, a questo fascismo che rialza la testa. Il ricordo di Carlo, di Davide e di altri ragazzi che hanno perso la vita ci aiuterà a costruire un mondo migliore».
Poi il corteo, aperto da tanti striscioni che ricordano un ragazzo «ucciso perchè militante antifascista» e chiuso dalla Banda Bassotti che suona "Stalingrado" in versione ska, la musica che Davide amava. Assieme a loro, tantissime altre persone, dai 15 profughi palestinesi arrivati da Betlemme per partecipare alla manifestazione per la pace, alla famiglia Pizzolante, una delle tante che ha rischiato di perdere la casa nel quartiere Stadera, tra Milano e Rozzano, e per le quali Davide aveva combattuto assieme al "Comitato Stadera per la casa". Dietro la bara, poi coperta con fiori, una kefiah e una bandiera rossa, la famiglia Cesare e tante madri che hanno già pianto la morte dei loro figli: oltre a Rosa Cesare, Daniela Tinelli madre di Fausto, Heidi Giuliani madre di Carlo.
Nel pomeriggio, cioè a poche ore di distanza dal funerale, Rosa Cesare, la madre di Davide, prende la parola sul palco allestito davanti al Duomo di Milano dove si conclude la manifestazione per la pace. «In questi giorni - dice - non sapevo mai se ce l'avrei fatta ad arrivare al giorno dopo, e se ce l'ho fatta è grazie all'affetto di tanti giovani, di tanti ragazzi dal cuore semplice che combattono la loro battaglia quotidiana e lo fanno con i loro valori, la loro ricchezza. Ma la ricchezza non è quella che dà il denaro e anche una città ricca come Milano è ricca solo per pochi».
«Ed è anche a quelle madri, che mi rivolgo lanciando un appello: confrontatevi con i vostri figli, non cedete al tranello della violenza». «Io stessa - ha concluso Rosa - non capivo mio figlio quando tornava a casa stanco dal lavoro e usciva subito per andare ad aiutare quelli che hanno bisogno: non capivo il suo disagio». Quando gli interventi si concludono, suona la sirena che annuncia l'arrivo di un bombardamento, seguita da tre minuti di silenzio. Un silenzio per tutti i lutti di questo tempo, i morti della guerra, e anche per Davide, vittima di un fanatismo cieco e ancor più raccapricciante.
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