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contro bush - contro saddam
by rete universitaria contro la guerra Tuesday, Mar. 25, 2003 at 12:57 PM mail:

iniziativa a lettere

mercoledì 26 marzo alle ore 21,15 si terrà un incontro dibattito presso l'aula magna di lettere.
di seguito il volantino

Condanniamo la guerra in Iraq perché parte della guerra globale permanente in cui l’atto militare serve solo a ricostituire un ordine politico, economico e culturale.
Per questo diciamo no ad un’altra guerra contro una popolazione già devastata dalla sanguinaria dittatura di Saddam Hussein (figlio di questo sistema) e da oltre 10 anni di embargo.

incontro dibattito con

LATIF AL SAADI
esule irakeno e rappresentente del partito comunista irakeno in italia

rete universitaria contro la guerra

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sui (veri) comunisti iracheni
by M. Grazia Ardizzone Friday, Mar. 28, 2003 at 12:43 PM mail:

“IL PARTITO COMUNISTA IRACHENO STA AIUTANDO L’IMPERIALISMO”

Rispettiamo certi comunisti che lottano contro il governo iracheno, non condividiamo per niente il loro fronte unito coi filoamericani.
E poi di quali comunisti iracheni stiamo parlando? sarebbe bene, prima si sposare una causa, tenersi adeguatamente informati.
Altri C O M U N I S T I iracheni oggi stanno a Bagdad a combattere contro l'aggressore yankee. e speriamo che vinceranno!

vedi qui sotto.....


Intervista ad Ahmed Karim, leader del Movimento Nazionale Democratico Comunista, fondato nel 2001. Karim è di origini kurda ed è stato membro storico del Partito Comunista Iracheno fin dal 1954. Per molti anni è stato rappresentante del partito nei paesi dell’Europa dell’Est, dove ha condotto i notiziari informativi radiofonici del partito. Questa intervista è stata raccolta a Parigi il 9 febbraio dal Campo Antimperialista,


Come descriverebbe il Partito Comunista Iracheno (PCI) oggi?

Il PCI è un partito opportunista che sta aiutando indirettamente l’imperialismo. La sua dirigenza ha spostato le sue posizioni su un’altro versante e vuole la guerra per rovesciare Saddam. Non si può tuttavia dire che il partito si sia trasformato completamente in una forza reazionaria. La dirigenza non è preparata a guidare gli iscritti. Il PCI non funziona come un partito, non si trova all’interno del paese ma all’estero o nel Kurdistan. All’interno del paese non svolge alcuna attività. Sta semplicemente dormendo. Se un giorno dovessimo ritornare, avremmo bisogno di una conferenza per eleggere una dirigenza che rappresenti davvero tutte le tendenze del partito.

Come pensa che un partito che si è spinto fino a sostenere un criminale embargo decennale possa essere riformato?

Tre sono i crimini principali commessi dal partito. Il primo è l’apoggio alll’embargo; il secondo è il sostegno all’Iran durante la guerra; il terzo è la distruzione del partito. Tuttavia io sono ancora convinto che sia possibile recuperare il partito e costruire una nuova direzione.

Come si è sviluppata la vostra opposizione?

Nel 1986 la critica al partito da parte dei suoi militanti era molto forte. Il nostro gruppo fondò un giornale, “Tribuna”. I punti di contrasto con l’opposizione riguardavano la posizione ambigua della dirigenza rispetto alla guerra con l’Iran. Inizialmente noi tutti abbiamo condiviso l’opposizione alla guerra che consideravamo un atto di aggressione iniziato da Saddam su istigazione degli USA contro un popolo con il quale dobbiamo cercare l’amicizia. Facemmo appello a entrambe le parti affinché ponessero termine alla guerra. Ma nel momento in cui le truppe iraniane entrarono in territorio iracheno, la nostra posizione si modificò. Fino a quando il nostro paese era occupato da truppe straniere era nostro dovere difenderlo. Per noi divenne più importante combattere contro gli iraniani che contro Saddam. Chiedemmo ad Hamid Moussa, oggi primo segretario, come potesse il partito sostenere il regime reazionario di Khomeini. Essi pensavano che gli iraniani avrebbero rovesciato Saddam. Saddam, invece si rivelò più forte. Mi ricordo di un membro del Comitato Centrale che disse che dovevamo preferire l’occupazione a Saddam. Lo stesso ragionamento essi lo appliccano adesso, ma peggiorandolo, nei confronti degli americani. Hanno completamente dimenticato cosa ha significato cinquant’anni fa per il nostro popolo l’occupazione coloniale. Tuttavia, nel 1991 il “Tribuna” scomparve in quanto molti componenti dello staff editoriale si erano adattati alla nuova situazione, erano diventati sempre più opportunisti e alcuni di loro addirittura molto ricchi.

Il vostro movimento di opposizione ha avuto un ruolo nella scissione del PCI del 1967?

No. Per capire lo scisma occorre risalire al 1963. Dopo il colpo di stato baathista gran parte della dirigenza del partito venne uccisa, il partito rimase senza guida e assunse posizioni sempre più oscillanti. Mentre a partire dal 1964, il gruppo dirigente del CC proponeva l’unione con il movimento nazionalista di Arif, mentre noi stavamo preparando la presa del potere. Stavamo infiltrando uomini nell’apparato dello stato, i mezzi di comunicazione, l’ Esercito e perfino la Guardia Repubblicana. Nel frattempo il Baath stava facendo la stessa cosa. Volevamo sfidare la dirigenza del partito ma senza rischiare una divisione. Quando venimmo a conoscenza che Aziz al Hadsch avevano compiuto la scissione, ne fummo stupiti. Inizialmente l’opposizione guidata da Aziz al Hads aveva avuto un grande sostegno, ma Aziz era considerato il più debole del gruppo dirigente dell’opposizione, per cui il sostegno cominciò immediatamente a svanire. Aziz si trasferì nel sud e iniziò la lotta armata (con venature ideologiche maoiste, NdR). Il territorio però non è idoneo per questo tipo di guerriglia in quanto si è facilmente rintracciati e colpiti dagli elicotteri. Molti compagni persero la vita. Aziz fu catturato nel 1968 e incarcerato. Egli tradì i suoi compagni e fu addirittura rilasciato da Saddam.

Quanto fu forte l’influsso cinese sul movimento di Aziz al Hadsch?

La Cina tentò di guadagnare influenza invitando i quadri in Cina, offrendo sostegno, ecc. Vi era molta simpatia ma non vi fu mai un’aperta tendenza filo-cinese all’interno del PCI.

Torniamo indietro alla Rivoluzione del 1959. E’ parere generalmente condiviso che nel periodo tra marzo e luglio con i fatti di Mosul e di Kirkuk, il movimento comunista avesse raggiunto il suo apice. Il partito, e questo lo affermano anche i più accerrimi nemici del PCI, avrebbe avuto la forza di prendere il potere?

Ricordo il 1 Maggio, quando milioni di persone si misero in marcia. Le manifestazioni iniziarono nel primo mattino e ancora nel tardo pomeriggio molti non poterono sfilare. Nel CC vi erano due correnti. Da una parte coloro che erano vicini alle posizioni del primo segretario e che erano contrari alla presa del potere, e dall’altra il leader del comitato dell’esercito, il generale dell’aeronautica Al Aukati —che fu, tra l’altro, il primo ad essere ucciso nel colpo di stato contro Kassem nel 1963— il quale sosteneva che bisognava prendere il potere con le armi. Soltanto in seguito seppi che Mosca intervenne per evitare il colpo di stato militare. A posteriori posso dire che l’intervento russo fu decisivo nella linea assunta dal partito.

Cosa pensa del Fronte Nazionale degli anni ‘70 assieme a saddam e di come finì?

Il Fronte Nazionale segnò il miglior periodo del PCI. Fu Saddam ad avere la responsabilità della rottura. Tuttavia è anche vero che noi reagimmo nel modo sbagliato. Quando nel 1979 Saddam, violando le promesse fatte, impiccò 43 comunisti era evidente che noi avremmo dovuto rispondere in modo deciso. Il partito invece condusse una sorta di fuga di massa. Chiuse tutti i giornali, gli uffici e le organizzazioni di massa, e i quadri dirigenti lasciarono il paese. Sì, sarebbe stato necessario preparare il lavoro clandestino. Noi invece interrompemmo l’attività del partito.

Quale fu la sua posizione rispetto alla guerra con il Kuwait?

Ho sostenuto l’Iraq perché il Kuwait è storicamente parte dell’Iraq.

E’ possibile che gli USA, nel caso di vittoria, integrino i comunisti in un’amministrazione post-Saddam?

Inizialmente non credo, in seguito penso di sÌ.

Che corso prevede per questa guerra?

Non è possibile fare una previsione seria. Potrebbe durare tre giorni o un mese. Tuttavia una volta stabilitisi in Iraq gli USA dovranno affrontare grossi problemi.

Ritiene probabile una guerra civile?

Nel 1991 Saddam controllava solo Bagdad e la sollevazione ebbe indubbiamente il sostegno popolare. Il pericolo però non riguarda solo Saddam ma anche gli Americani. Tra la popolazione sciita non vi sono, per esempio, solo i filo iraniani ma esistono diverse forze. Una di queste è il Dauwa, il primo partito sciita fondato già a metà degli anni ‘60. Essa è contraria alla guerra e potrebbe agire contro gli USA.

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vedere anche
by çç Friday, Mar. 28, 2003 at 12:51 PM mail:

http://italy.indymedia.org/news/2003/03/231990.php

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Ma come cazzo fa ?
by Giobbe Friday, Mar. 28, 2003 at 1:25 PM mail:

Ma come cazzo fa un comunista irakeno a stare con il piu' grande nemico storico del comunismo: Gli Stati Uniti !
Che comunista è ? Ma non fatemi ridere !

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