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Adolf Hitler era un protetto dei Bush
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John-Paul Leonard Wednesday, Mar. 26, 2003 at 7:41 AM |
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Guardiamo al passato per capire il presente...
Adolf Hitler era un protetto dei Bush e di altri capitalisti americani di estrema destra, che finanziarono il suo giovane partito nazista. Il circolo comprendeva grossi nomi, come Dupont, Ford e Morgan, ma il nonno di Bush II Prescott era l'uomo della borsa, era il più importante nazista degli USA, il banchiere di Hitler ed il dirigente della maggiore conglomerata dell' acciaio e degli armamenti del Terzo Reich fino a quando venne incriminato nel 1942 in base al Trading with the Enemy Act. Il campo della morte di Auschwitz venne costruito lì vicino per rifornire i suoi impianti di schiavi, e la fortuna della famiglia Bush proviene da quel denaro insanguinato, che secondo rapporti è ancora tenuto in un blind trust.
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i rapporti tra Hitler e il nonno di Bush
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morfeo Wednesday, Mar. 26, 2003 at 7:58 AM |
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Comunque, vi è una sola sorprendente somiglianza con Norimberga. Come per i terroristi accusati oggi, i nazisti furono finanziati e riforniti da alcuni dei più ricchi uomini d'affari americani compreso compreso il nonno di GW Bush, che dirigeva banche di Wall Street, compagnie di trasporto ed altri affari per conto dei nazisti. Osama bin Laden, i talebani e le più grosse fonti di finanziamento del terrorismo sono intimamente collegate alla famiglia Bush ed a Wall Street, ad alcune delle principali corporation americane e a membri di entrambe le amministrazioni Bush.
http://rekombinant.org/article.php?sid=1251
Bush, libertà infinita (di traffici)
-------------------------------------------------------------------------------- Il libro consigliato: "Bin Laden, la vérité interdite" di Jean-Charles Brisard e Guillaume Dasquié
A: "La famiglia dei presidenti d'America", ovvero i Bush -------------------------------------------------------------------------------- di Michael Landsbury
È uscito il 14 di novembre in Francia “Bin Laden, la vérité interdite” (Bin Laden, la verità vietata), di Jean-Charles Brisard e Guillaume Dasquié, un libro scandalo che denuncia i rapporti dell’amministrazione Bush (e delle precedenti) con il regime dei talebani, tenuti fino a pochissimi mesi fa. Gli Stati Uniti hanno da tempo individuato nelle ex repubbliche sovietiche dell’Asia centrale giacimenti ricchissimi di greggio e gas naturale e, contemporaneamente, hanno sempre manifestato la loro preoccupazione per l’instabilità politica dell’area. L’Afghanistan, si sa, non ha giacimenti petroliferi ma è geograficamente strategico per far arrivare quelle risorse naturali nei porti dell’Oceano indiano e, da lì, in tutto il mondo.
Deve essere un vizio di famiglia quello di fare affari in segreto con i regimi dittatoriali. Chissà se anche il nonno dell’attuale presidente americano, Prescott Bush, senatore del Connecticut per due volte, avrebbe usato ai suoi tempi la frase «O con me o con Bin Laden». Certo, lui, più solennemente, avrebbe dovuto dire «O con me o con Hitler».
Non lo disse mai, anzi non lo fece mai. Sì, perché il vecchio Bush era direttore e azionista della Union Banking Corporation (UBC). La banca, secondo l’attenta ricostruzione di Webster G.Tarpley e Anton Chaitkin, autori del libro sull’ex presidente George Bush “George Bush: The Unauthorized Biography”, era stata fondata per finanziare la riorganizzazione dell’industria tedesca durante il periodo nazista.
Il principale partner tedesco della UBC era l’industriale Fritz Thyssen, famoso per aver scritto in un libro: «Io ho pagato Hitler». Tra le aziende tedesche che la UBC finanzò c’era la Silesian-American Corporation, diretta dallo stesso Prescott Bush, che fu vitale fino al 1942 per fornire carbone all’industria bellica nazista. Un’altra delle aziende finanziate era la German Steel Company che produsse quasi la metà dell’acciaio e degli esplosivi che armavano l’esercito di Hitler.
Il bisnonno dell’attuale presidente americano, Bert Walker, era stato uno dei soci fondatori della Compagnia di navigazione Hamburg-America Line di cui Prescott Bush fu, per un periodo, anche direttore. La Compagnia dava frequentemente passaggi gratis e in prima classe a membri del partito nazista. Nei primi anni trenta le sue navi portarono alle squadracce di Hitler armi e munizioni dall’America alla Germania.
La passione per la guerra e le armi non è nuova nella famiglia Bush. Samuel Bush, padre di Prescott fu direttore della War Industries Board che fece affari d’oro con la prima guerra mondiale.
L’ipocrisia puritana domina la politica americana: apparentemente tutti i membri delle Amministrazioni e gli stessi presidenti, una volta ricevuto un incarico pubblico, si sono sempre spogliati dei loro interessi in aziende, banche e compagnie. In realtà hanno continuato a favorire le lobbies da cui provenivano o che li avevano finanziati durante la campagna elettorale. Alcuni membri dell’Amministrazione Bush, è noto, provengono dal mondo delle multinazionali petrolifere. Tra questi i più potenti sono: Condoleeza Rice (direttrice del Consiglio nazionale di sicurezza) e il vicepresidente Dick Cheney (secondo molti il vero presidente ombra).
È palese l’interesse americano, in questa fase, nel guidare, soprattutto militarmente, il nuovo e confuso ordine mondiale scaturito dal crollo dell’Unione Sovietica. Le fonti di energia vanno controllate non più, come una volta, attraverso regimi amici ma sostanzialmente inaffidabili. Occorre una presenza diretta delle truppe Usa che garantisca la stabilità di paesi produttori di greggio. Ne è stato un esempio eloquente il dopo Guerra del golfo. I soldati americani presidiano da allora l’Arabia Saudita e sorvegliano perennemente l’intera area con i loro aerei (i caccia inglesi e americani volano ogni giorno sulle no-flying zones dell’Irak).
La tesi di fondo del libro “Bin Laden, la verità vietata”, di Jean-Charles Brisard e Guillaume Dasquié, è che il vero scopo della strana Guerra afgana non sia la lotta al terrorismo ma i grandi interessi petroliferi, chiari alle multinazionali americane ben prima dell’11 settembre.
http://www.kwlibri.kataweb.it/canone/canone141101.shtml
Collegamenti! http://onlinejournal.com/Archive/Bush/Binion122100/binion122100.html ...a me sembra molto interessante! e qui... http://www.nomorefakenews.com ...ci sono di cose altrettanto interessanti.
"In un libro di Simpson, The Splendid Blonde Beast, l'autore scriveva in merito al padre di George H. W. Bush, Prescott, e del suo nonno materno, George Herbert Walker. Sia Bert Walker che Prescott Bush furono potenti sostenitori finanziari di Adolf Hitler. "Walker era presidente della Union Banking Corporation, una compagnia che commerciava con la Germania e aiutò gli industriali tedeschi a consolidare il potere politico di Hitler. Simpson dice che la Union Banking divenne una macchina per il riciclaggio di denaro Nazista. "Walker aiutò a prendere il controllo delle operazioni nord americane della Hamburg-Amerika Line, una linea marittima e copertura per le unità di spionaggio naziste negli Stati Uniti della I.G.Farben. La Hamburg-Amerika importò clandestinamente degli agenti tedeschi e del denaro che serviva a corrompere i politici americani affinchè appoggiassero Hitler. Un'indagine congressuale del 1934 dimostrò che la Hamburg-Amerika sovvenzionava gli sforzi propagandistici nazisti negli Stati Uniti. "Il padre di George H. W. Bush, Prescott, era un membro del consiglio di amministrazione della Union Banking. Il governo statunitense fece delle indagini sia su Bert Walker che su Prescott Bush, e attraverso la Legge sui Traffici col Nemico confiscò tutte le azioni della Union Banking, comprese quelle in possesso di Prescott Bush. Il governo sostenne che "ampie sezioni dell'impero di Prescott Bush erano state dirette per conto della Germania Nazista e avevano consistentemente aiutato gli sforzi bellici tedeschi."
http://web.tiscali.it/no-redirect-tiscali/lareteufo/4ombr.htm
Come la famiglia Bush ha fatto fortuna con i nazisti Pubblicato da Robert Lederman robert.lederman@worldnet.att.net 9 febbraio 2002
Nota: L'autore di questo articolo, John Loftus, è un ex inquirente della sez. Crimini di guerra nazisti del Dipartimento della Giustizia USA, Presidente del Museo dell'Olocausto della Florida ed autore estremamente rispettato di numerosi libri sulla connection CIA- nazisti, inclusi The Belarus Secret and The Secret War Against the Jews, entrambe con ampia documentazione sulla connection Bush- Rockefeller-nazisti.
Copyright 27 settembre 2000 di Avv: John Loftus
La Dutch Connection
Come una famosa famiglia americana ha fatto fortuna con i nazisti
Per la famiglia Bush è un incubo perenne. Per i loro clienti nazisti la Dutch connection era la madre di tutti i sistemi di riciclaggio del denaro. Dal 1945 al 1949 iniziò nella zona americana della Germania occupata uno dei più lunghi e, come ora appare, futili interrogatori di un sospetto di crimini di guerra nazisti. Il magnate multimilionario dell'acciaio Fritz Thyssen - l'uomo il cui consorzio dell'acciaio era il cuore della macchina da guerra nazista - parlava e parlava e parlava ad un gruppo congiunto di interrogatorio USA-UK. Per quattro lunghi anni, successive squadre di inquirenti tentarono di infrangere la semplice pretesa di Thyssen di non possedere né conti in banche straniere né interessi in società straniere, né beni che potessero portare ai miliardi mancanti in beni del Terzo Reich. Gli inquirenti fallirono completamente.
Perché? Perché ciò che l'astuto Thyssen deponeva era, in certo senso, vero. Quello che gli investigatori alleati non capirono mai era che essi non facevano a Thyssen la domanda giusta. Thyssen non aveva bisogno di nessun conto bancario straniero perché *** la sua famiglia segretamente possedeva un'intera catena di banche ***. Egli non dovette trasferire i suoi beni nazisti alla fine della II G.M., tutto ciò che doveva fare era trasferire i documenti delle proprietà - azioni, obbligazioni, atti e accordi legali - dalla sua banca di Berlino attraverso la sua banca in Olanda ai suoi amici americani di New York City: *** Prescott Bush e Herbert Walzer. I soci di Thyssen nel crimine erano il padre ed il suocero di un futuro presidente degli Stati Uniti ***.
Gli investigatori alleati sottostimarono il potere di Thyssen, le sue connessioni, le sue motivazioni ed i suoi mezzi. La ragnatela di società finanziarie che Thyssen aiutò a creare negli anni '20 rimase un mistero per il resto del ventesimo secolo, una quasi perfetta condotta fognaria nascosta sottoterra per spostare il denaro sporco, denaro che rifornì di fondi le fortune postbelliche non solo dell'impero industriale Thyssen... ma anche della famiglia Bush. Era un segreto che Fritz Thyssen si sarebbe portato nella tomba.
Era un segreto che avrebbe condotto l'ex agente dell'intelligence USA William Gowen, ora quasi ottantenne, proprio ad un passo dalla famiglia reale olandese. I Gowen non erano nuovi alle controversie o alla nobiltà. Suo padre era uno degli emissari diplomatici del Presidente Roosevelt presso Papa Pio XII che fecero l'inutile tentativo di persuadere il Vaticano a denunciare il trattamento che Hitler riservava agli ebrei. Fu suo figlio, William Gowen, che prestò servizio a Roma dopo la II G.M. come cacciatore di nazisti ed investigatore del servizio controinformazioni dell'esercito USA. Fu l'agente Gowen che per primo scoprì nel 1949 il canale segreto del Vaticano per portare in salvo i nazisti. E fu anche lo stesso William Gowen che iniziò a far venire alla luce nel 1999 la condotta segreta olandese per contrabbandare il denaro dei nazisti.
Mezzo secolo prima Fritz Thyssen stava raccontando agli investigatori alleati che egli non aveva interessi in società straniere, che Hitler gli si era rivoltato contro ed aveva preso la maggior parte delle sue proprietà. I suoi rimanenti beni (che sapeva comunque persi) erano soprattutto nella zona d'occupazione russa della Germania. I suoi distanti (e non di suo gusto) parenti nelle nazioni neutrali come l'Olanda erano i reali proprietari di una sostanziosa percentuale della restante base industriale tedesca. Come vittime innocenti del Terzo Reich essi premevano sui governi d'occupazione alleati in Germania chiedendo la restituzione delle proprietà che gli erano state sequestrate dai nazisti.
Secondo le norme dell'occupazione alleata della Germania tutte le proprietà possedute dai cittadini di una nazione neutrale che erano state prese dai nazisti dovevano essere restituite ai cittadini neutrali dietro presentazione di appropriata documentazione dimostrante la prova della proprietà. Improvvisamente, parti neutrali di ogni genere, particolarmente in Olanda, pretesero la proprietà di diversi pezzi dell'impero Thyssen. Nella sua cella Fritz Thyssen semplicemente sorrideva ed aspettava di essere rilasciato dalla prigione mentre membri della famiglia reale olandese e del servizio informazioni olandese rimettevano assieme per lui i suoi possedimenti anteguerra.
Gli inquirenti britannici ed americani potevano avere seriamente sottostimato Thyssen ma non di meno essi sapevano che gli veniva mentito. I loro sospetti si concentrarono in particolare su una banca olandese, la Banca voor Handel en Scheepvaart di Rotterdam. Questa banca da anni faceva molti affari con i Thyssen. Per fargli un favore, nel 1923 la banca di Rotterdam prestò il denaro per costruire proprio il primo quartier generale del partito nazista a Monaco. Ma in qualche modo le indagini alleate continuarono a non andare da nessuna parte, le piste sembravano tutte arenarsi.
*** Se gli investigatori si fossero accorti che Allen Dulles, il capo dell'intelligence USA nella Germania postbellica, era anche l'avvocato della banca di Rotterdam, avrebbero potuto fare domande molto interessanti. Essi non sapevano che anche Thyssen era cliente di Dulles. Non si sono nemmeno mai accorti che era l'altro cliente di Allen Dulles, il barone Baron Kurt Von Schroeder che era il fiduciario dei nazisti per le società Thyssen che ora si pretendevano possedute dagli olandesi. La banca di Rotterdam era al cuore dello schema di copertura di Dulles, ed essa custodiva gelosamente i suoi segreti ***.
Diversi decenni dopo la guerra il giornalista investigativo Paul Manning, collega di Edward R. Murrow, inciampò sugli interrogatori di Thyssen negli Archivi Nazionali USA. Manning voleva scrivere un libro sul riciclaggio del denaro dei nazisti. Il manoscritto di Manning era un coltello alla gola di Allen Dulles: il suo libro menzionava specificamente la Banca voor Handel en Scheepvaart per nome, sebbene di sfuggita. Dulles si offrì di aiutare l'ignaro Manning con il suo manoscritto e lo mandò verso un vicolo cieco, in cerca di Martin Bormann in Sud America.
Senza sapere di essere stato deliberatamente sviato, Manning scrisse una prefazione del suo libro ringraziando personalmente Allen Dulles per la sua "assicurazione che era sulla pista giusta e doveva continuare così". Dulles mandò Manning ed il suo manoscritto nelle paludi dell'oscurità. Anche l'imbroglio stesso della "caccia a Martin Bormann" venne usato con successo per screditare Ladislas Farago, un altro giornalista americano che esaminava troppo approfonditamente il riciclaggio del denaro dei nazisti. Gli investigatori americani dovevano essere mandati ovunque eccetto in Olanda.
E così la Dutch connection rimase inesplorata fino a quando nel 1994 pubblicai il libro "The Secret War Against the Jews". Come argomento di curiosità storica menzionai che Fritz Thyssen (ed indirettamente il partito nazista) avevano ottenuto i loro primi finanziamenti dalla Brown Brothers Harriman e dalla sua affiliata Union Banking Corporation. La Union Bank era a sua volta la holding della famiglia Bush che controllava molte altre società, compresa la "Holland American Trading Company".
Era pubblicamente noto che le holding di Bush erano state sequestrate dal governo USA dopo che i nazisti invasero l'Olanda. Nel 1951 i Bush reclamarono dall'Alien Property Custodian la Union Bank assieme alle sue proprietà "neutrali" olandesi. Non l'avevo capito, ma avevo sbattuto contro un pezzo veramente grande della scomparsa Dutch connection. La proprietà di Bush della società d'investimenti olandese-americana era l'anello mancante nelle prime ricerche di Manning nei documenti dell'indagine Thyssen. Nel 1981 Manning aveva scritto:
"Il primo passo di Thyssen in una lunga danza di frodi fiscali e valutarie iniziò [alla fine degli anni '30] quando dispose che le proprie quote nella olandese Hollandische-Amerikanische Investment Corporation venissero accreditate alla Banca Bank voor Handel en Scheepvaart, N.V., Rotterdam, la banca fondata nel 1916 da August Thyssen Senior".
In questo oscuro paragrafo di un libro poco noto, Manning aveva involontariamente documentato due interessanti argomenti: 1) La Union Bank di Bush aveva evidentemente acquistato le stesse azioni societarie che i Thyssen stavano vendendo come parte del loro riciclaggio del denaro dei nazisti, e 2) la banca di Rotterdam, lungi dall'essere un ente neutrale olandese, venne fondata dal padre di Fritz Thyssen. In retrospettiva, io e Manning avevamo scoperto terminali diversi della Dutch connection.
Dopo aver letto l'estratto del mio libro sulla proprietà di Bush della Holland-American trading Company, l'agente del servizio informazioni USA in pensione William Gowen cominciò a mettere insieme le tessere del puzzle. Mr. Gowen conosceva ogni angolo dell'Europa per il suo passato di figlio di un diplomatico, agente del servizio informazioni americano e giornalista. William Gowen merita tutto il credito per la scoperta del mistero di come gli industriali tedeschi nascosero il loro denaro dagli Alleati alla fine della II G.M.
Nel 1999 Mr. Gowen andò in Europa, a proprie spese, per incontrare un ex membro dell'intelligence olandese che aveva informazioni interne dettagliate sulla banca di Rotterdam. Lo scrupoloso Gowen prese nota della dichiarazione e quindi la fece leggere e correggere dalla sua fonte per evitare errori. Qui, sommariamente, si racconta come i nazisti nascosero il loro denaro in America.
Dopo la I G.M. August Thyssen era stato seriamente danneggiato dalla perdita di beni dovuta alle dure condizioni del trattato di Versailles. Egli era determinato a che ciò non accadesse mai più. Uno dei suoi figli si sarebbe unito ai nazisti, l'altro sarebbe rimasto neutrale. Non importava chi vincesse la prossima guerra, la famiglia Thyssen sarebbe sopravvissuta con il suo impero industriale intatto. Fritz Thyssen si unì ai nazisti nel 1923: suo fratello minore sposò una nobile ungherese e cambiò il proprio nome in quello di barone Thyssen-Bornemisza. Il barone più tardi reclamò la cittadinanza ungherese ed anche quella olandese. In pubblico fingeva di detestare il suo fratello nazista, ma in privato si incontravano a consigli di amministrazione segreti in Germania per coordinare le loro operazioni. Se un fratello veniva minacciato della perdita della sua proprietà, avrebbe trasferito le proprie società all'altro.
Per aiutare i suoi figli nel loro gioco di scatole vuote, August Thyssen durante gli anni '20 costituì tre diverse banche - la August Thyssen Bank a Berlino, la Bank voor Handel en Scheepvaart a Rotterdam e la Union Banking Corporation a New York City. Per proteggere le loro holding tutto ciò che i fratelli dovevano fare era spostare i documenti delle società da una banca all'altra. E questo fecero piuttosto regolarmente. Quando Fritz Thyssen "vendette" la Holland-American Trading Company per una perdita fiscale, la Union Banking Corporation di New York comprò le azioni. Similmente, la famiglia Bush investì i camuffati profitti nazisti in società americane dell'acciaio e di produzione che divennero parte del segreto impero Thyssen.
Quando i nazisti invasero l'Olanda nel maggio del 1940 investigarono nella Banca voor Handel en Scheepvaart di Rotterdam. Fritz Thyssen era sospettato di dagli ispettori di Hitler di essere un evasore fiscale e di trasferire illegalmente la sua ricchezza al di fuori del Terzo Reich. Gli ispettori nazisti avevano ragione: Thyssen pensava che le politiche economiche di Hitler avrebbero fatto diminuire la sua ricchezza attraverso una disastrosa inflazione. Egli contrabbandava all'estero i suoi profitti di guerra attraverso l'Olanda. Ma i forzieri di Rotterdam non contenevano indizi su dove fosse andato a finire il denaro. I nazisti non sapevano che tutti i documenti comprovanti la segreta proprietà di Thyssen erano stati tranquillamente rispediti alla banca August Thyssen a Berlino, sotto la benevola supervisione del barone Kurt Von Schroeder. Thyssen passò il resto della guerra agli arresti domiciliari di lusso. Egli aveva giocato Hitler, nascosto i suoi immensi profitti, ed ora era tempo di giocare gli americani con lo stesso trucco delle scatole vuote.
Appena Berlino cadeva in mano degli alleati venne il momento di rispedire i documenti a Rotterdam cosicché la banca "neutrale" potesse pretendere le proprietà con la benevola supervisione di Allen Dulles, che, come capo dell'intelligence dell'OSS a Berlino nel 1945, era ben piazzato per gestire qualsiasi tranquilla indagine. Sfortunatamente, la banca August Thyssen durante la guerra era stata bombardata ed i documenti erano sepolti nei forzieri sotterranei sotto le rovine. Ancora peggio, i forzieri si trovavano nella zona sovietica di Berlino.
Secondo la fonte di Gowen, il principe Bernardo comandava una unità dell'intelligence olandese che nel 1945 tirò fuori i documenti societari incriminanti e li riportò alla banca "neutrale" di Rotterdam. Il pretesto era che i nazisti avevano rubato a sua moglie, principessa Giuliana, i gioielli della corona, ed i russi diedero agli olandesi il permesso di scavare tra i forzieri e recuperarli. L'operazione Giuliana fu una truffa olandese agli Alleati che cercavano ovunque i pezzi mancanti della fortuna Thyssen.
Nel 1945 l'ex direttore olandese della banca di Rotterdam riprese il controllo solamente per scoprire che sedeva su una grande pila di attività naziste nascoste. Nel 1947 il direttore minacciò di informare le autorità olandesi, e venne immediatamente licenziato dai Thyssen. Il leggermente ingenuo direttore di banca allora fuggì a New York City dove aveva intenzione di parlare con il presidente della Union Bank, Prescott Bush. Come ricordava la fonte olandese di Gowen, il direttore intendeva "rivelare [a Prescott Bush] la verità sul barone Heinrich e la banca di Rotterdam, perché alcuni o tutti degli interessi di Thyssen nel gruppo Thyssen potessero essere sequestrati e confiscati come proprietà del nemico tedesco. "Il corpo del direttore venne ritrovato a New York due settimane più tardi".
Allo stesso modo nel 1996 il giornalista olandese Eddy Roever andò a Londra per intervistare il barone, che era vicino di Margaret Thatcher. Il corpo di Roever venne scoperto due giorni dopo. Forse, osservò laconicamente Gowen, era solamente una coincidenza che entrambe i due sani uomini morissero infarto immediatamente dopo aver tentato di scoprire la verità sui Thyssen.
Né Gowen né la sua fonte olandese sapevano delle sostanziose prove negli archivi dell'Alien Property Custodian o negli archivi dell'OMGUS. Assieme, i due separati gruppi di documenti USA si sovrapponevano a vicenda e supportavano direttamente la fonte di Gowen. Il primo gruppo di archivi conferma assolutamente che la Union Banking Corporation di New York era posseduta dalla banca di Rotterdam. Il secondo gruppo (citato da Manning) che a sua volta la banca di Rotterdam era proprietà dei Thyssen.
Non sorprende che queste due agenzie americane non resero mai noti i documenti Thyssen. Come documentò il noto storico Burton Hersh:
"L'Alien Property Custodian, Leo Crowley, era nel libro paga della banca di New York J. Henry Schroeder dove nel consiglio di amministrazione sedevano Foster and Allen Dulles. Foster riuscì a farsi nominare consigliere legale speciale per l'Alien Property Custodian mentre simultaneamente rappresentava interessi [tedeschi] contro il custode".
Non meraviglia che Allen Dulles avesse diretto Paul Manning a caccia di farfalle in Sud America. Egli era molto vicino a scoprire il fatto che la banca di Bush a New York City era segretamente posseduta dai nazisti, prima durante e dopo la II G.M. La proprietà di Thyssen della Union Banking Corporation è provata, e concretizza un capo d'imputazione per tradimento nei confronti delle famiglie Dulles e Bush per aver dato aiuto e sostegno al nemico in tempo di guerra.
SECONDA PARTE
Il primo fatto chiave che deve essere provato in ogni indagine criminale e che la famiglia Thyssen possedeva segretamente la banca di Bush. A parte la fonte di Gowen ed i documenti gemelli americani, un terzo gruppo di documentazione proviene dalla stessa famiglia Thyssen. Nel 1979 l'attuale barone Thyssen-Bornemisza (nipote di Fritz Thyssen) preparò una storia scritta della famiglia da condividere con i suoi alti dirigenti. Una copia di questo topo di trenta pagine intitolato "La storia della famiglia Thyssen e loro attività" venne procurata dalla fonte di Gowen. Essa contiene le seguenti ammissioni di Thyssen:
"Così, all'inizio della II G.M. la Banca voor Handel en Scheepvaart - una ditta olandese il cui unico azionista era un cittadino ungherese - era diventata la holding delle società di mio padre. Prima del 1929 egli deteneva le quote della Banca August Thyssen, ed anche sussidiarie americane e la Union Banking Corporation di New York. Le azioni di tutte le affiliate [nel 1945] erano nella Banca August Thyssen nel settore orientale di Berlino, da dove riuscii a farle trasferire in occidente all'ultimo momento"
"Dopo la guerra il governo olandese ordinò un'indagine sulla situazione legale della società holding e, in attesa del risultato, nominai un olandese ex direttore generale di mio padre che si era rivoltato contro la nostra famiglia. In quello stesso anno, il 1947, ritornai in Germania per la prima volta dopo la guerra, travestito da autista olandese in uniforme militare, per stabilire i contatti con i nostri dirigenti tedeschi"
"La situazione del gruppo cominciò gradualmente ad essere risolta ma non fu prima del 1955 che le società tedesche vennero liberate dal controllo alleato ed in seguito rilasciate. Fortunatamente le società del gruppo soffrirono poco dallo smembramento. Infine, fummo nella posizione di concentrarci su problemi puramente economici - la ricostruzione ed ampliamento delle società e l'espansione dell'organizzazione"
"Il dipartimento creditizio della Banca voor Handel en Scheepvaart, che funzionava anche come società holding del gruppo, si fuse nel 1970 con la Nederlandse Credietbank N.V. che aumentò il suo capitale. Il gruppo ricevette il 25%. La Chase Manhattan Bank detiene il 31%. Per la nuova società holding venne scelto il nome di Thyssen- Bornemisza Group".
*** Dunque, gli archivi gemelli USA, la fonte olandese di Gowen e la storia della famiglia Thyssen confermano tutte indipendentemente che il padre ed il nonno del Presidente Bush facevano parte del consiglio di amministrazione di una banca che era segretamente posseduta dai principali industriali nazisti. La connessione di Bush con queste istituzioni americane è pubblicamente nota. Quello che nessuno sapeva, finché la brillante ricerca di Gowen non lo portò alla luce, era che i Thyssen erano i datori di lavoro segreti della famiglia Bush.
*** Ma cosa sapeva la famiglia Bush dei suoi collegamenti nazisti e quando lo seppe? Come manager anziani della Brown Brothers Harriman, dovevano aver saputo che i loro clienti americani, come i Rockefeller, stavano investendo pesantemente nelle società tedesche, compreso il gigante Vereinigte Stahlwerke di Thyssen. Come ripetutamente documenta il noto storico Christopher Simpson, è argomento di dominio pubblico che gli investimenti della Brown Brothers nella Germania nazista ebbero luogo con i servizi della famiglia Bush.
*** Quando scoppiò la guerra Prescott Bush venne colpito da un caso di morbo di Waldheimer, un'improvvisa amnesia del suo passato nazista? Oppure egli credeva veramente che i nostri benevoli alleati olandesi possedessero la Union Banking Corporation e la sua società madre di Rotterdam? Dovrebbe essere ricordato che nel gennaio del 1937 egli assunse Allen Dulles per "coprire" i suoi conti. Ma coprire da chi? Si aspettava che la piccola felice Olanda dichiarasse guerra all'America? L'operazione di copertura aveva senso solamente come anticipazione di una possibile guerra con la Germania nazista. Se la Union Bank non era il condotto per riciclare gli investimenti nazisti di Rockefeller in America, allora come avrebbe potuto la Chase Manhattan Bank controllata da Rockefeller finire a possedere dopo la guerra il 31% del gruppo Thyssen?
*** Si dovrebbe notare che il gruppo Thyssen (TBG) ora è la maggiore conglomerata industriale della Germania, e, con un patrimonio netto di più di 50 miliardi di dollari, una delle più ricche società al mondo. La TBG è talmente ricca che ha persino acquistato le società della famiglia Krupp, famoso fabbricante di armi di Hitler, lasciando i Thyssen gli indiscussi campioni di sopravvivenza del Terzo Reich. Dove hanno preso i Thyssen il denaro per partire con la ricostruzione del loro impero con tale velocità dopo la II G.M.?
*** Le enormi somme di denaro depositate nella Union Bank prima del 1942 sono la migliore prova che Prescott Bush servì consapevolmente da riciclatore del denaro per i nazisti. Ricordate che i libri ed i conti della Union Bank nel 1942 vennero congelati dall'Alien Property Custodian USA e non vennero restituiti alla famiglia Bush fino al 1951. A quel tempo, le azioni della Union Bank, che rappresentavano il valore di milioni di dollari di azioni industriali e di obbligazioni, vennero sbloccate per la circolazione. La famiglia Bush credeva realmente che tali enormi somme venivano da aziende olandesi? Si potrebbero vendere bulbi di tulipano e scarpe di legno per secoli e non raggiungere quelle somme. Una fortuna di questa misura poteva essere arrivata solamente dai profitti che Thyssen fece riarmando il Terzo Reich e quindi nascosti, prima dagli ispettori fiscali nazisti e poi dagli Alleati.
*** I Bush sapevano perfettamente bene che la Brown Brothers era il canale del denaro americano nella Germania nazista, e che la Union Bank era la conduttura segreta per riportare dall'Olanda in America il denaro nazista. I Bush dovevano aver saputo di come funzionava il circuito segreto del denaro poiché essi erano nel consiglio di amministrazione in entrambe le direzioni: fuori dalla Brown Brothers, dentro la Union Bank.
*** Inoltre, la misura del loro compenso è commensurata con il loro rischio come riciclatori del denaro nazista. Nel 1951 Prescott Bush e suo suocero ricevettero una quota delle azioni della Union Bank, ciascuna del valore di 750.000 dollari. Un milione e mezzo di dollari erano un sacco di soldi nel 1951. Ma allora, dal punto di vista di Thyssen, comprare i Bush era stato il miglior affare della guerra.
*** Il punto decisivo è grave: E' abbastanza disdicevole che la famiglia Bush abbia aiutato a raccogliere per Thyssen il denaro da dare a Hitler per il suo avvio negli anni '20, ma dare aiuto e sostegno al nemico in tempo di guerra è tradimento. La banca di Bush aiutò i Thyssen a fabbricare l'acciaio che uccideva i soldati alleati. Per quanto possa sembrare negativo aver finanziato la macchina bellica nazista, aver aiutato ed assistito l'Olocausto era peggiore. Le miniere di carbone di Thyssen utilizzavano schiavi ebrei come se fossero materiali usa e getta. Vi sono sei milioni di scheletri nell'armadio della famiglia Thyssen, ed una miriade di domande criminali e storiche cui deve essere data risposta sulla complicità della famiglia Bush ***.
Fonte: http://freebooter.da.ru/; inviato da fr_abbe
Su famiglia Bush, nazismo ed eugenetica:
http://www.zmag.org/Italy/probert-evviva.htm
Altre fonti a partire da: http://www.google.it/search?q=bush+prescott+hitler&ie=ISO-8859-1&hl=it&btnG=Cerca+con+Google&lr=lang_it
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caro morfeo
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ernst Wednesday, Mar. 26, 2003 at 8:41 AM |
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Non illuderti. Nonostante questa mole importante di ricerca storica, "quelli che continuano a sventolare gli americani NOSTRI LIBERATORI DAL NAZISMO" continueranno a pensarla a modo loro.
L'imbecillità, si sa, a volte è irreversibile. Ed è triste constatare che è insita anche fra molti ebrei, gente intelligente, che oggi sono alleati dei bush e di sharon.
Fra le cose più interessanti che ho letto (cosa che andrebbe approfondita), ci sono anche i legami tra il papa pio XII e i nazisti.
Inoltre, non avevo dubbi su certe cose, ad esempio, se il fascismo è arrivato al potere nel 1922, il nazismo ha avuto più tempo per costruirsi (dall'interno come dall'esterno), infatti si dovrà aspettare il 1933. E 11 anni non sono pochi per preparare "una certa festa". Considerando anche i forti movimenti operai che agivano in Germania (ma anche in Italia prima del '22).
Per il resto, che dire, complimenti a chi ha fatto il collage e lo ha pubblicato. Possiamo aggiungere che i cani da guardia del sistema mediatico, cioè i vari giornalisti di regime, avrebbero molto da imparare. Solo se lo volessero.
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e io lo tirerei giù
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ernst Wednesday, Mar. 26, 2003 at 4:56 PM |
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Chiaramente bush!!!
Visto che mi ha molto incuriosito questa sporca faccenda, ho fatto anch'io una mia ricerchina.
Buona lettura:
GW Bush sulle Teorie della Cospirazione del 911 banana - Geopolitica 27.11.2001
GW Bush sulle Teorie della Cospirazione del 911 by Robert Lederman
"Noi dobbiamo dire la verità sul terrore. Non dobbiamo mai tollerare le oltraggiose teorie della cospirazione riguardanti gli attacchi dell' 11 settembre, bugie maliziose che tentano di togliere la responsabilità ai terroristi, di assolverli dalla colpa." Discorso di GW Bush all'Assemblea Generale dell'ONU 11 ottobre 2001.
Quando il presidente Bush parlava di "oltraggiose teorie della cospirazione" riconosceva per la prima volta qualcosa di grande significato. Ci sono documentati punti di vista che mancano completamente dalla propaganda di guerra che investe senza sosta gli americani sull'11/9 e sulle sue conseguenze, punti di vista opposti alla storia ufficiale che è possibile ascoltare.
La storia ufficiale dell'amministrazione Bush poggia su tre premesse di base. Brevemente, la prima è che terroristi islamici con base in Afghanistan i quali odiano la libertà americana - hanno preparato ed eseguito un attacco all'America, un attacco del quale il governo americano non era a conoscenza e col quale non ha nessuna connessione. La seconda premessa è che per poter fare una guerra al terrorismo dobbiamo invadere l'Afghanistan e tutte le altre nazioni che ospitano, finanziano od in altro modo aiutano i terroristi, e che è necessaria per la sicurezza interna una simultanea sospensione delle libertà civili. La terza premessa di base è che il nostro governo è buono mentre i loro sono la personificazione del male, i "malfattori" come li chiama il presidente Bush.
Le teorie della cospirazione cui si riferisce Bush hanno similarmente tre premesse di base e molti punti divergenti. La prima a è che l'attacco era conosciuto (e possibilmente pianificato) da vari elementi del governo USA prima del 9 settembre ed è stato permesso per poter creare certe condizioni, inclusa la sospensione delle nostre libertà civili garantite. La seconda premessa è che persino bin Laden e al Qaeda in Afghanistan sono direttamente responsabili dell'attacco e che quelli che li sostengono, finanziano e proteggono non sono basati per la maggior parte in Afghanistan ma sono strettamente collegati all'amministrazione Bush ed agli alleati che con molti sforzi il presidente Bush e ha portato dalla nostra parte. La terza premessa e che la costruzione di un condotto per il petrolio attraverso lAfghanistan, pianificato dal più di un decennio, è l'obiettivo reale della guerra e che l'invasione USA dell Afghanistan era in preparazione da molto tempo prima dell'11 settembre.
Cosa è che rende questi punti di vista alternativi delle teorie della cospirazione? Certamente non è la mancanza di prove.
Nel sistema penale americano ci sono tre basilari tipi di prova; diretta, indiziaria ed assolutoria.
La prova diretta di un crimine può comprendere una confessione, impronte digitali, campioni di DNA, testimoni credibili o un nastro registrato che provi la colpevolezza al di là di ogni ragionevole dubbio. La prova indiziaria è qualsiasi cosa che tende a far ritenere un imputato colpevole ma non è sufficiente in se stessa per determinare la colpa oltre ogni ragionevole dubbio. La prova assolutoria d'altra parte sovverte la prova della colpa di un'imputato o contraddice ogni prova della sua colpevolezza. In un recente caso di New York che riguardava la prova assolutoria, il vagabondo accusato di un grave assalto ad un turista su un marciapiede fu trovato sul nastro di sorveglianza di un negozio registrato alla stessa ora dell'assalto. Nel sistema penale americano i procuratori devono condividere tutte le prove assolutorie con la difesa.
La storia ufficiale dell'amministrazione Bush e dei media mainstream americani è costruita su una "prova" che il governo sinceramente ammette non sarebbe ammissibile in nessuna corte di giustizia. Al contrario, la versione degli eventi dell'amministrazione Bush è in se stessa una teoria della cospirazione molto fragile minacciata da un enorme ammontare di prove assolutorie, molte delle quali fornite dall'amministrazione Bush stessa. Non meraviglia il fatto che Bush insista sui tribunali militari per i sospetti terroristi, processi nei quali virtualmente nessuna prova sarà rivelata agli imputati od ai loro difensori nominati da Bush stesso.
È assurdo pretendere che tali processi avranno qualche somiglianza con quelli tenuti a Norimberga dopo la seconda guerra mondiale. Ai nazisti accusati furono date tutte le opportunità di approntare una completa difesa e furono confrontati direttamente con centinaia di testimoni dell'accusa che la difesa era in grado di poter controinterrogare.
Comunque, vi è una sola sorprendente somiglianza con Norimberga. Come per i terroristi accusati oggi, i nazisti furono finanziati e riforniti da alcuni dei più ricchi uomini d'affari americani compreso compreso il nonno di GW Bush, che dirigeva banche di Wall Street, compagnie di trasporto ed altri affari per conto dei nazisti. Osama bin Laden, i talebani e le più grosse fonti di finanziamento del terrorismo sono intimamente collegate alla famiglia Bush ed a Wall Street, ad alcune delle principali corporation americane e a membri di entrambe le amministrazioni Bush.
Il bisogno per il controllo completo dell'informazione, e la copertura dei media con 24 ore al giorno di propaganda che si sforza di dipingere il sostegno per l'amministrazione Bush come un dovere patriottico diviene ovvio una volta presa brevemente in considerazione la prova assolutoria. Non solo potrebbe essere difficile condannare i cosiddetti terroristi in una legittima corte di giustizia ma il sostegno per la guerra o per l'amministrazione Bush sarebbero virtualmente impossibili se vi fosse una piena conoscenza dei fatti.
Non di meno, essendo un leale americano potrei sostenere la posizione del presidente sulla guerra al terrorismo con un'argomentazione aggiuntiva. Il popolo americano dovrebbe considerare il presidente Bush secondo il suo professato modello, come illustrato nella seguente citazione:
"In queste osservazioni, il presidente ha di nuovo spiegato quella che la Casa Bianca chiama la dottrina Bush. "Se dai rifugio ai terroristi sei un terrorista. Se addestri o armi un terrorista, sei un terrorista. Se nutri o finanzi un terrorista, sei un terrorista, e sarai ritenuto responsabile dagli Stati Uniti e dai nostri amici. " -NY TIMES 11/22/2001 Bush Says War May Go Beyond Afghan Border
In altre parole, il presidente, la C.I.A., suo padre e molti dei loro soci d'affari, membri del governo e cosiddetti alleati sono, basandosi sulle parole del presidente, terroristi. Solo portandoli davanti alla giustizia potremmo sperare di vincere la guerra al terrorismo.
1. Vedi "9 Unpopular Ideas About 9/11" by Robert Lederman http://baltech.org/lederman/
2. BOSTON GLOBE 4/23/2001
Trionfi e problemi formano le generazioni
Prescott Bush ha preparato un tranquillo cammino per il figlio ed il nipote; ferito dal tradimento degli amici aveva un'enorme fede nella lealtà Page: A1 Section: National/Foreign
Una dinastia americana
" Prescott Bush fu sicuramente costernato da un sensazionale articolo in prima pagina del New York Herald Tribune nel luglio 1942. "L'Angelo di Hitler ha tre milioni in una banca USA," così titolava la storia che riportava come il finanziere di Adolf Hitler aveva messo una fortuna nella Union Banking Corp., probabilmente per custodirla per i "capoccioni nazisti". Bush sapeva tutto sulla banca di New York: era uno dei suoi sette direttori. Se il legame nazista fosse divenuto noto, sarebbe stato fonte di un potenziale "imbarazzo", Bush ed i suoi soci alla Brown Brothers Harriman erano preoccupati, spiegavano ai funzionari governativi che la loro posizione era quella di coloro che facevano una cortesia gratuita ad un cliente. La situazione divenne più seria quando il governo confiscò i beni della Union in base al Trading with the Enemy Act, il tipo di azione che avrebbe potuto rovinare i sogni in politica di Bush."
" La fortuna nella famiglia Bush proviene dal III Reich." -John Loftus, ex investigatore sui crimini di guerra nazisti del Dipartimento Usa della Giustizia e presidente del museo dell'Olocausto della Florida, citazione Sarasota Herald-Tribune 11/11/2000 http://www.newscoast.com/headlinesstory2.cfm?ID=35115
"La gente naturalmente non vuole la guerra. Perché un povero diavolo di una fattoria dovrebbe voler rischiare la propria vita in una guerra quando al massimo ne può guadagnare di tornare alla sua fattoria tutto intero? Naturalmente la gente comune non vuole la guerra: né in Russia, né in Inghilterra, né in Germania. Questo è comprensibile. Ma, dopotutto, sono i governanti del paese che determinano la politica, ed è sempre facile trascinare con sè il popolo, sia che si tratti di una democrazia, o di una dittatura fascista, o di un parlamento, o di una dittatura comunista. Che abbia voce o no, il popolo può essere sempre portato al volere dei capi. È facile. Tutto quello che dovete fare è dir loro che sono attaccati, e denunciare i pacifisti per mancanza di patriottismo e per esporre il paese pericolo. Funziona allo stesso modo in tutti i paesi." - Hermann Goering, vice di Hitler.
"In un periodo di falsità universale, DIRE LA VERITA' è un'azione rivoluzionaria". -George Orwell
"Non posso dire che il nostro paese non possa diventare totalitario con una polizia centrale, ma posso dire con grande sicurezza che non potrebbe essere totalitario senza una polizia centralizzata nazionale. Una polizia nazionale avrebbe troppo potere su troppa gente, perfino se non scegliesse di perseguirla, perchè non avrebbe alcuna opposizione alle sue politiche." -Supreme Court Justice Robert H. Jackson, The Supreme Court In the American System of Government (1955).
Dopo la sua costituzione alla fine della seconda guerra mondiale, la C.I.A. ebbe inizialmente come funzionari migliaia di ex nazisti esperti propaganda, guerra biologica, genetica e controllo sociale, come recentemente ammesso dalla C.I.A. stessa. Leggete questi eccellenti lavori pubblicati sulla CIA/Nazi connection: Trading With The Enemy di Charles Higham, The Secret War Against the Jews di Loftus e Arrons e Blowback di Christopher Simpson.
Per molti altri articoli sulla CIA/Nazi connection e Bush, Rockefeller, il Manhattan Institute ed il sindaco di New York Giuliani: http://baltech.org/lederman/
UPI 9/20/2000- La C.I.A. ammette che un generale nazista faceva parte del servizio informazioni
COLLEGE PARK, Md., Sept. 20 (UPI) -- "La C.I.A. ha confermato per la prima volta che un importante generale nazista ha messo a disposizione degli Stati Uniti la sua rete di spie antisovietiche fin dai primi giorni della guerra fredda. I National Archives hanno afferrmato in un documento mercoledì scorso che la C.I.A. ha consegnato un affidavit alla Corte Distrettuale USA "riconoscendo la relazione col generale tedesco Reinhard Gehlen, tenuta segreta per 50 anni.. L'annuncio della CIA segna il primo riconoscimento da parte dell'agenzia di aver avuto rapporti con Gehlen ed apre la strada per la declassificazione di documenti su tale relazione." Gehlen era il capo del servizio informazioni di Hitler lo fronte orientale durante la guerra e trasferì la sua esperienza e i suoi contatti agli Stati Uniti alla fine della seconda guerra mondiale. Mentre la relazione fra Gehlen e il servizio informazioni degli Stati Uniti durante gli anni 40 e 50 è stato argomento di circa cinque libri, il rilascio da parte della CIA di documenti riguardanti lo sviluppo dell'anello di spie europeo potrebbe gettare nuova luce sulle origini della guerra fredda e sui primi sforzi dello spionaggio degli USA contro Mosca. La rete di agenti di Gehlen in Europa, inclusi molti con un passato nazista che furono tirati fuori dai campi di prigionia da ufficiali dell'intelligence USA, era nota come l'Organizzazione Gehlen e ricevette milioni di dollari il finanziamento dagli Stati Uniti fino al 1956. Il riconoscimento da parte della CIA dei suoi rapporti con Gehlen è una risposta ad una richiesta fatta in base al Freedom of Information Act dal ricercatore Carl Oglesby. L'agenzia ha promesso di rilasciare i suoi documenti sul generale in conformità alla legge sulla scoperta dei crimini di guerra nazisti (Nazi War Crimes Disclosure Act).
May 7, 2001 San Francisco Bay Guardian "Onesto ed idealista...gli piacciono il buon cibo ed il vino... un uomo senza pregiudizi... "Questa è la valutazione fatta nel 1952 dalla C.I.A. per descrivere l'ideologo nazista Emil Augsburg, ufficiale dell'infame Wannsee Institute, l'istituto delle SS coinvolto nella pianificazione della soluzione finale. L'unità SS di Augsburg realizzò "compiti speciali", eufemismo che sta per sterminio di ebrei e altri "indesiderabili" durante la seconda guerra mondiale. Sebbene fosse ricercato in Polonia per crimini di guerra, Augsburg riuscì ad ingraziarsi la C.I.A., che lo impiegò alla fine egli anni 40 come un esperto di affari sovietici. Documenti recentemente rilasciati dalla C.I.A. indicano che Augsburg faceva parte di una serie di criminali di guerra nazisti reclutati dall'intelligence USA poco dopo che la Germania si era resa agli alleati."
La C.I.A. declassifica i suoi archivi sui rapporti con gli ex nazisti
I documenti possono fornire indizi sugli ostacoli nella caccia criminali di guerra Di George Lardner Jr.
Washington Post Staff Writer Sunday, March 18, 2001; Page A04 "
"Finalmente la C.I.A. sta per declassificare i documenti relativi a suoi affari con le ex spie naziste dopo la seconda guerra mondiale. Riferiscedi aver trovato 251 scatole e 2901 cartelle di files di documenti potenzialmente rilevanti - apparentemente più di 250.000 pagine - e che ci vorranno circa due anni per completare il relativo lavoro."
Daily News 4/28/2001 documenti segreti dimostrano che gli USA hanno usato i nazisti
"... i documenti dimostrano che nazisti di primo piano - incluso il dottore della morte Josef Mengele e Adolf Eichmann - vennero trattati con eccessiva indulgenza dagli spioni americani e sovietici alla fine della seconda guerra mondiale. "I reali vincitori della guerra fredda furono i criminali nazisti, " disse il funzionario del Dipartimento della Giustizia Eli Rosenbaum. " Est ed ovest divennero rapidamente concentrati nello sfidarsi l'uno con l'altro e persero ogni volontà di perseguire i criminali nazisti. Essi perfino ritennero alcuni criminali nazisti degli utili alleati."
Estratti dal Mein Kampf di Adolf Hitler:
La funzione della propaganda non sta nell'addestramento scientifico dell'individuo, ma nel richiamare l'attenzione delle masse verso certi fatti, processi, necessità, ecc., il cui significato viene così collocato per la prima volta entro la loro visuale. La vera arte consiste nel fare ciò così abilmente che tutti saranno convinti che il fatto è vero, il processo necessario, la necessità corretta, ecc. Ma, dal momento che la propaganda non è e non può essere la necessità in sé stessa, considerato che la sua funzione, come per il manifesto, consiste nell'attrarre l'attenzione della folla, e non nell'educare coloro che sono già educati o stanno lottando per educazione e conoscenza, il suo effetto per la maggior parte deve essere mirato alle emozioni e solamente ad un livello molto limitato del c.d. intelletto Più modesta la sua sostanza intellettuale, più esclusivamente prende in considerazone le emozioni delle masse, più efficace sarà L'arte della propaganda sta nel comprendere le idee emotive di grandi masse e nel trovare, attraverso una corretta forma psicologica, la via per l'attenzione e quindi il cuore delle grandi masse La ricettività delle grandi masse è molto limitata, la loro intelligenza scarsa, ma la loro capacità a dimenticare è enorme. In conseguenza di questi fatti, ogni efficace propaganda deve essere limitata a pochissimi punti e deve tornare su tali slogans finchè l'ultimo membro del pubblico capisce quel che volete fargli capire (o credere) La propaganda di guerra degli inglesi e americani era psicologicamente valida. Rappresentando i tedeschi come barbari e unni essi preparavani il soldato al terrore della guerra e così lo aiutavano nel preservarlo dalle proprie delusioni. Dopo ciò, l'arma più terribile che veniva usata contro di lui sembrava solamente confermare quel che i propagandisti gli avevano detto; veniva allo stesso tempo rinforzata la sua fede nella verità delle asserzioni del suo governo, mentre d'altra parte aumentavano la sua furia ed il suo odio contro il vile nemico per i crudeli effetti dell'arma, del cui uso da parte del nemico veniva ora a conoscenza, e gradualmente veniva confermata in lui la brutalità unnica del barbaro nemico, del quale aveva sentito dire di tutto; e non gli veniva in mente nemmeno per un istante che anche le sue armi possibilmente, se non probabilmente, potevano essere ancora più terribili nei loro effetti La funzione della propaganda è, per esempio, non quella di pesare e ponderare i diritti di popoli differenti, ma esclusivamente quella di enfatizzare l'unico diritto del quale si vuole discutere. Il suo compito non è quello di fare uno studio obiettivo sulla verità, cioè fare un favore al nemico, e dunque porlo di fronte alle masse con limpidezza accademica; il suo compito è quello di servire al nostro scopo, sempre e senza tentennamenti La vasta massa di una nazione non è fatta da diplomatici, o da professori di scienze politiche, o da individui capaci di formarsi una opinione razionale; è fatta di comuni mortali, instabili ed inclini al dubbio ed all'incertezza. Non appena la nostra propaganda ammette un briciolo di ragione da parte del nemico, le basi del dubbio sulla nostra ragione sono gettate. Le masse non sono dunque in grado di distinguere dove finisce l'ingiustizia degli altri e dove comincia la nostra.
"Scoprite semplicemente ciò che il popolo accetterà, e avrete scoperto l'esatto ammontare di ingiustizia e torti che gli verranno imposti; e questi continueranno fin che saranno confrontati con parole o azioni, o con entrambe. I limiti dei tiranni sono definiti dalla sopportazione di coloro che essi opprimono. - Frederick Douglas (1857)
Daily News 11/14/2001 Bush approva i processi segreti per terrorismo
" Ieri il presidente Bush ha firmato un ordine che potrebbe permettere che i membri di Al Qaeda ed altri terroristi stranieri vengano processati da commissioni militari segrete simili ai tribunali usati per perseguire i nazisti della seconda guerra mondiale. L'ordine da al Segretario della Difesa Donald Rumsfeld l'autorità di istituire tribunali, hanno detto funzionari della Casa Bianca. " Dato il pericolo per la sicurezza e gli Stati Uniti... ritengo... che non sia praticabile applicare... i principi di legge delle regole sulla prova generalmente riconosciute durante i processi per casi criminali negli Stati Uniti, " è scritto sull'ordine di Bush. "
DRUDGE REPORT SUN NOV 11, 2001
Grande riconta dei media sul voto della Florida: Gore avrebbe battuto Bush se tutti i voti fossero stati contati; la strategia legale distrugge le possibilità
"Una revisione voto per voto dei suffragi non registrati nelle elezioni presidenziali del 2000 in Florida commissionata dai principali media della nazione mostra come Al Gore abbia superato George W. Bush " in ogni scenario di conteggio dei voti in tutto lo stato.
"Se questa fosse una dittatura, sarebbe molto più facile, finchè io ne sono il dittatore." -GW Bush mentre si faceva fotografare con i leader del Congresso il 18 dicembre 2000. Trasmesso dalla CNN e disponibile come trascrizione del loro sito
http://www.cnn.com/TRANSCRIPTS/0012/18/nd.01.html
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ernst Wednesday, Mar. 26, 2003 at 5:01 PM |
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E c'è ancora qualcos'altro. Questa volta a proposito di eugenetica.
Raccapricciante.
Evviva gli uomini bianchi e intelligenti L'eugenetica negli Stati Uniti ha sostenitori fedeli e rispettabili. Specialmente a destra. Hywel Probert rivela paralleli sorprendenti tra Bush e Hitler.
Hywel Probert
"Sarebbe meglio per tutto il mondo se, invece di aspettare che la prole dei degenerati sia giustiziata per i suoi crimini, o che muoia di fame per la sua imbecillita', la societa' evitasse a coloro che sono manifestatamente malati di perpetuare la specie... Tre generazioni di imbecilli bastano." Nel commento finale del giudice Holmes non c'erano parole di conforto per Carrie Buck, la ragazza madre di vent'anni miserevolmente seduta davanti alla Corte Suprema degli Stati Uniti.
Tre anni prima, le autorita' delle Colonia della Virginia erano arrivate alla conclusione che Carrie e sua madre, a quel tempo ricoverata in un maniconio, avevano in comune tratti ereditari di "debolezza mentale e promiscuita' sessuale". In quanto tale, Carrie si adattava perfettamente alla descrizione legale: "probabile genitrice di progenie socialmente inadeguata". I fatti la raccontavano diversamente: Carrie Buck era stata violentata da un amico della famiglia che la aveva ricevuta in affidamento, e Vivian, la figlia illeggitima, risultato di quella violenza, figurava nell'elenco degli studenti piu' meritevoli della sua scuola elementare. Queste cose non avrebbero contato: la corte piu' alta della nazione e la Colonia della Virginia erano della stessa opinione, Carrie Buck andava sterilizzata con la forza.
Questa non e' la descrizione del processo a una strega di Salem, e' l'America degli anni venti. L'agitazione industriale, la depressione economica e la sovrapopolazione negli Stati Uniti del primo novecento avevano acceso il risentimento nei confronti di chiunque fosse stato percepito come un ostacolo al progresso sociale. Il progressismo in voga quei tempi mirava a risolvere scientificamente i problemi sociali; alcuni scienziati suggerirono che l'andamento generale sarebbe migliorato se si fossero soppresse le nascite di coloro che in futuro avrebbero gravato sullo stato.
Nel 1907, la prima legge nel mondo che permetteva la sterilizzazione forzata fu varata in Indiana. Tra il 1907 e il 1924, furono forzatamente sterilizzate circa tremila persone nella convinzione paranoica che le nazioni dell'Europa orientale e meridionale mandassero di proposito negli Stati Uniti gli individui predisposti geneticamente alle malattie mentali, alla condotta criminale e alla dipendenza sociale. E comincio' un capitolo della storia americana che la maggioranza vorrebbe dimenticare.
Il termine eugenetica fu coniato nel 1883 da Francis Galton, nipote di Charles Darwin, il quale sentiva l'obbligo morale di incoraggiare coloro che erano forti e sani a fare tanti figli con il fine di migliorare l'umanita' - oggi definita con disinvoltura eugenica "positiva". La specie piu' sinistra e virulenta della filosofia, l'eugenetica "negativa", fini' per trovare la piu' calda accoglienza dall'altra parte dell'Atlantico.
Per tanti anni, il cuore del movimento eugenetico americano fu l'Eugenetics Record Office, allestito nel 1910 a Cold Spring Harbour (lo stesso centro che oggi ospita l'Human Genome Project, la ricerca sul genoma) su sovvenzione di Mary Harriman. Charles Davenport, il fondatore, la descrisse come "la principale benefattrice dell'ERO". Mary era la moglie di Edward, il magnate delle ferrovie, e la madre di Averell, l'industrialista che nel 1921 decise di ripristinare il corridoio di navigazione tedesco Hamburg-Amerika Line, la piu' grandea linea di navigazione negli anni che precedettero la seconda guerra mondiale.
Nel 1926 Averell Harriman accolse nella sua ditta di Wall Street (W A Harriman & Co) un socio dal cognome famoso - Prescott Bush, padre di un presidente e nonno di un altro. La societa' culmino' in ricchezza smodata e ignominia temporanea per entrambi. Nel 1942, in piena guerra, il New York Herald Tribune riporto' che la Union Banking Corporation della quale Prescott Bush era il direttore e Roland Harriman il maggiore azionista (con il 99% delle azioni), aveva il controllo di una discreta somma di denaro su commissione del consulente finanziario di Hitler. L'intero capitale della Union Banking Corporation fu confiscato su esecuzione del Trading with the Enemy Act (la legge che proibisce il commercio tra due nazioni nemiche).
Con tutta probabilita' l'americano che dopo il 1933 ha maggiormente influenzato l'eugenetica tedesca e' stato Harry Laughlin, con il suo Modello di Legge per la Sterilizzazione Eugenetica (Model Eugenic Sterilisation Law) del 1922, che condusse alla sterilizzazione di 20,000 americani. La legge di Laughlin fu il modello dello statuto secondo il quale la Germania nazista sterilizzo' legalmente oltre 350,000 "indesiderabili".
L'influenza di Laughlin sull'eugenetica americana si e' spinta oltre. Nel 1937 divenne il primo presidente del Pioneer Fund, un'organizzazione che ancora oggi provvede i fondi per la ricerca, ideologicamente motivata, della relazione tra intellingenza e razza, al fine di "migliorare le razze". Le descrizioni di verita', logica e responsibilita' quali parti integranti "dell'ordine biologico" continua ad essere la filosofia del Pioneer Fund.
L'anello che che collega gli eugenetisti del Pioneer Fund ai protagonisti della destra americana e' sempre molto saldo. A William H Draper III, il co-presidente incaricato della raccolta dei fondi per la campagna elettorale di George Bush nel 1980, fu conferito l'incarico di presidente dell'Export-Import Bank of the United States nei governi di Reagan e di Bush. Il padre, che era stato il direttore della societa' tedesca di prestiti per fondi d'investimento, la German Credit and Investment Corporation, era un consanguineo di Wickliffe Draper, il fondatore del Pioneer Fund. Questa associazione tra l'eugenetica e la destra americana e' stata estesa alla destra cristiana. Nel 1972 Jesse Helms divenne senatore della Carolina del Nord grazie all'aiuto di un suo collaboratore, Thomas Ellis. Helms divenne in seguito il portavoce del fondamentalismo cristiano in America, e ad Ellis fu affidata la direzione del Pioneer Fund dal 1973 al 1977. Questa coppia apparentemente insolita nel 1976 venne in contatto con un ambizioso attore che si era dedicato alla politica, Ronald Reagan, che affido' ad Ellis la presidenza della sua campagna per ottenere la candidatura del partito repubblicano della Carolina del Nord.
Nel 1983 Reagan offri' ad Ellis un posto nel suo governo ma Ellis fu costretto a rifiutare l'offerta quando i media rivelarono il suo passato alla Pioneer Fund. Purtroppo successe dopo la creazione dell'infausta campagna pubblicitaria contro l'affirmative action (la legge che garantisce a tutti la stessa opportunita' d'impiego). Nella pubblicita' le mani di un bianco appallottolavano una lettera di rifiuto in risposta a una richiesta d'impiego, mentre la voce di un narratore denunciava l'affirmative action come la causa del mancato impiego dell'uomo bianco. Ellis continua a mantenere la sua posizione che una razza puo' essere geneticamente superiore a un'altra e lamenta il fatto che "si frigna troppo sull'argomento, per cui non si puo' avere una discussione legittima e intelligente a riguardo".
Nell'ultimo ventennio lo scettro della determinazione genetica e' stato sempre passato a persone degne del proprio predecessore, primo fra tutti Charles Murray, scienziato e accademico. Il suo best-seller La Curva di Bell (The Bell Curve) asserisce l'inferiorita' intellettuale dei neri americani, e sostiene che la disuguaglianza economica e' semplicimente una ratificazione della giustizia genetica. Murray fa ripetuti riferimenti alle teorie di J Philippe Rushton, un accademico canadese (Ontario) che ha ricevuto oltre 700.000 dollari dal Pioneer Fund. Rushton e' convinto che l'eugenetica potrebbe rallentare il pericolo che la fertilita' nera rappresenta per la civilizzazione dell'Europa settentionale. Murray si avvale anche delle teorie di William Shockley, il tristemente famoso ex-professore dell'Universita' di Stanford che negli anni 70 propose il "progetto gratifica", secondo il quale tutti neri con un QI inferiore alla norma che ricevevano sovvenzioni dal governo avrebbero ricevuto un premio se si fossero lasciati sterilizzare.
Il pensiero di Murray e' politicamente importante perche' e' condiviso da persone che sono molto vicine a George W. Bush. Dick Cheney e Elaine Chao, rispettivamente vice presidente e ministro del lavoro, hanno entrambi legami con le associazioni che accondiscendono Murray, anche se nel governo di Bush, il sostenitore piu' forte e importante della filosofia eugenetica di Murray, e' Tommy Thompson, il ministro della sanita'.
Thompson fu eletto governatore del Wisconsin nel 1986, e nel 1995 applico' lo schema W-2 (Wisconsin Works), una riforma che alterava radicalmente il programma di assistenza sociale. Charles Murrey fu il consulente dello schema nel quale il 92% degli assistiti sociali persero le sovvenzioni. Le casse dello stato si arricchirono, ma il costo umano di questa operazione fu immenso: a Milwaukee (la citta' piu' grande del Wisconsin, con una popolazione di 600,000) la mortalita' infantile subi' un incremento totale del 17.6% - nella comunita' afroamericana aumento' del 37%.
Dalle dichiarazioni di Frederick Osborne si estrae l'implicazione che gli eugenetisti stanno prendendo in considerazione alternative di sterilizzazione meno evidenti della stessa sterilizzazione. Osborn, un ex-presidente della Societa' Eugenetica Americana (American Eugenics Society) e direttore del Pioneer Fund, e' uno dei co-fondatori del Consiglio Demografico (Population Council), una potente organizzazione mondiale che nella sua ultima incarnazione studia la salute pubblica e porta avanti la ricerca biomedica. In uno scambio di corrispondenza con John D. Rockefeller, l'altro co-fondatore, Osborn scrive, "Gli anticoncezionali e l'aborto stanno avendo un esito positivo nell'eugenetica, ma se fossero stati promossi for ragioni eugenetiche ... [quelle ragioni] ne avrebbero ritardato o fermato il consenso".
Forse e' ancora piu' sorprendente la filosofia eugenetica sostenuta dall'icona femminista Margaret Sanger, ispirazione delle Famiglie Pianificate (Planned Parenthood). Sanger nel suo autorevole testo Il Perno della Civilizzazione (Pivot of Civilization) chiedeva la sterilizzazione di "tutte le razze geneticamente inferiori". L'Istituto Sanger, che non ha mai preso le distanze dalla filosofia di Margaret Sanger, e' oggi il centro della ricerca sul genoma (Human Genome Project).
La filosofia dell'eugenetica e' diventata un sinonimo di Terzo Reich, eppure c'e' tanta evidenza che mostra quanto in America sia ancora oggi accettata - e purtroppo finanziata - dagli individui e dalle organizzazioni piu' influenti, inclusa la famiglia che ha prodotto due presidenti.
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ernst Thursday, Mar. 27, 2003 at 1:22 PM |
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Giusto per tenere alto il morale.
Una domanda per Paolox: come si spiega questa nuova convergenza fra vari ebrei (o sionisti, o filo-sionisti) con la destra?
Tutto sommato bush e sharon si capiscono molto bene oggi, senza contare le varie prese di posizione dei vari fini, bossi, ecc. ecc.
Inoltre, hai visto come si rispettano (sembrano 2 fidanzatini) lerner e baget bozzo?
Per stare in tema col thread, eccovi una sintesi del "discorsino" per i nuovi avventori. (trovata in rete)
GOVERNO OMBRA
La lettrice Barbara ci segnala questo intervento interressante apparso su un forum
Collegamenti! http://onlinejournal.com/Archive/Bush/Binion122100/binion122100.html ...a me sembra molto interessante! e qui... http://www.nomorefakenews.com ...ci sono di cose altrettanto interessanti.
"In un libro di Simpson, The Splendid Blonde Beast, l'autore scriveva in merito al padre di George H. W. Bush, Prescott, e del suo nonno materno, George Herbert Walker. Sia Bert Walker che Prescott Bush furono potenti sostenitori finanziari di Adolf Hitler. "Walker era presidente della Union Banking Corporation, una compagnia che commerciava con la Germania e aiutò gli industriali tedeschi a consolidare il potere politico di Hitler. Simpson dice che la Union Banking divenne una macchina per il riciclaggio di denaro Nazista. "Walker aiutò a prendere il controllo delle operazioni nord americane della Hamburg-Amerika Line, una linea marittima e copertura per le unità di spionaggio naziste negli Stati Uniti della I.G.Farben. La Hamburg-Amerika importò clandestinamente degli agenti tedeschi e del denaro che serviva a corrompere i politici americani affinchè appoggiassero Hitler. Un'indagine congressuale del 1934 dimostrò che la Hamburg-Amerika sovvenzionava gli sforzi propagandistici nazisti negli Stati Uniti. "Il padre di George H. W. Bush, Prescott, era un membro del consiglio di amministrazione della Union Banking. Il governo statunitense fece delle indagini sia su Bert Walker che su Prescott Bush, e attraverso la Legge sui Traffici col Nemico confiscò tutte le azioni della Union Banking, comprese quelle in possesso di Prescott Bush. Il governo sostenne che "ampie sezioni dell'impero di Prescott Bush erano state dirette per conto della Germania Nazista e avevano consistentemente aiutato gli sforzi bellici tedeschi."
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ernst Thursday, Mar. 27, 2003 at 1:40 PM |
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Ho trovato questo articolo interessante sul dopo seconda guerra mondiale, che riguarda sia la nostra attualità, sia la carriera economico-politico-militare del padre di george w. Da qualche parte avevo addirittura letto che uno dei primi arbusti è stato sceriffo di Abilene (mi ricordo uno sceneggiato televisivo della mia infanzia, se non sbaglio con il quartetto Cetra, che nella sigla finale cantavano "Ad Abilene... finisce sempre tutto bene". Significativo, vero? La lotta contro il "male" ha delle radici ben precise).
Ecco l'articolo, e questa è la fonte: http://new.newsland.it/nr/article/it.economia.borsa/132289.html
Esiste un legame tra l’Iraq e Al Qaeda??
Mi sento, in tutta coscienza, di sposare in pieno questa tesi. Esiste effettivamente un anello di congiunzione tra Saddam Hussein e Osama Bin Laden: si chiama George W. Bush.
Chi è George W.Bush? Prima di tutto è il nipote di Prescott Bush. Quel Prescott Bush che nel 1942 si vide sequestrare le sue attività produttive in base al Trading with Enemy Act che puniva chiunque facesse affari con il Terzo Reich accusandolo, di fatto, di essere un uomo di paglia del regime di Hitler. Come inizio non c’è male direte voi, George W. è anche, come sanno tutti, il figlio di George Bush, il presidente della Guerra del Golfo.
Diamo anche un’occhiatina al passato di papà Bush allora. Papà Bush è stato, tanto per citarne una, il coordinatore dell’operazione americana denominata Baia dei Porci, un tentativo di sbarco a Cuba che voleva abbattere il neonato governo di Fidel Castro e Che Guevara per rimettere al suo posto il dittatore filo americano Fulgencio Batista. Malgrado l’esito catastrofico (per gli americani) del tentativo di sbarco, qualche anno dopo (nel 1976) papà George viene spinto prima fino alla direzione della CIA e poi alla Casa Bianca da una potente lobby (Anglo-American Family Associations) che non è altro che la lobby dei discendenti dei soci in affari di suo padre Prescott. Prima di diventare così importante papà Bush si era lanciato nel business del petrolio. Negli anni 60 comincia a frequentare assiduamente dei sauditi ed in particolare un certo Mohammed Bin Laden che purtroppo morì in un incidente aereo mentre sorvolava i pozzi petroliferi del Texas. Era il 1968 e suo figlio George W. raccoglieva pessimi voti a scuola (media del C, sempre ad un passo dalla bocciatura) e ultimati gli studi (?) si classificava buon ultimo al concorso d’ammissione alle forze aeree della Guardia Nazionale, appena in tempo per evitare il Vietnam. In quel periodo George W. aveva due ottimi amici: il bourbon e la cocaina. Altre amicizie dell’attuale presidente degli Stati Uniti sono perlomeno imbarazzanti. Cominciamo con un certo James Bath, incaricato dalla CIA (direttore George Bush Senior) di “stabilire un legame più efficace con l’Arabia Saudita”. Bath divenne successivamente l’uomo di fiducia di Salem Bin Laden (figlio di Mohammed) negli Stati Uniti. Proprio in quel periodo gli Stati Uniti mandarono un inviato speciale in Iraq per stabilire se era il caso di collaborare con quel paese. Quest’inviato tornò a casa e stilò un rapporto che tesseva le lodi del regime iracheno e di Saddam Hussein e consigliava vivamente di investire tutti gli aiuti necessari per venire incontro alle esigenze del Rais di Bahgdad. Quest’inviato speciale si chiama Donald Rumsfeld.Fu proprio in quel periodo che Bath cominciò a procurare alla Arbusto (traduzione di Bush in spagnolo) Energy, dei contratti molto interessanti da parte di Salem Bin Laden e Khaled Bin Mahfouz. Il primo, guarda un po’ le coincidenze, morì in un incidente aereo mentre sorvolava i pozzi petroliferi del Texas, nel 1988, proprio come il suo povero padre. Il secondo merita un po’ più d’attenzione. Khaled Bin Mahfouz è il figlio del fondatore della National Commercial Bank saudita, la più importante banca privata del mondo. Ma soprattutto è il cognato di Osama Bin Laden perché ne ha sposato la sorella. Alla morte del suo socio Salem Bin Laden, Mahfouz diventa socio di riferimento quindi proprietario dell’aeroporto di Houston (Texas). Ma sia Bin Laden (Salem) che Bin Mahfouz non faranno mai mancare il loro appoggio economico alle varie società petrolifere di George W. che nel frattempo colleziona bancarotte e fa rinascere società dalle ceneri dei precedenti fallimenti. L’ultima in ordine di tempo è la Spectrum 7 (ricordate James Bond ?) che viene rilevata dalla Harken che gli paga le quote ben 600.000 dollari aggiungendovi un contratto di consulenza da 120.000 dollari l’anno. Siamo all’inizio degli anni 90 e arriva come manna dal cielo un contratto di trivellazione nel Bahrain che pone la Harkan addirittura prima di colossi come Amoco e Esso. Bin Mahfouz non farà mai mancare il suo appoggio a G.W. Bush anche perché è un personaggio molto influente del Consiglio di Amministrazione della BCCI (Bank of Credit and Commerce International). In quello stesso consiglio siedono l’emiro del Bahrain Khalifa (toh!), Salem Bin Laden ed altri influenti eminenze grigie del Golfo Persico. Nel 91 George W.Bush vende le sue quote della Harken a quattro dollari l’una e si mette in tasca un milione di dollari. Otto giorni dopo la Harken presenta il bilancio del secondo trimestre e denuncia perdite per 23 milioni di dollari.Le azioni Harken crollano a 1 dollaro l’una. Fiuto degli affari o insider trading? Il dubbio è anche quello che, essendo il figlio del presidente degli Usa fosse al corrente dell’imminente invasione del Kuwait da parte di Saddam Hussein e della relativa inevitabile crisi petrolifera. L’indagine della Consob americana (la Sec) non approdò a nulla. Quello che è interessante notare comunque è che le persone che compongono i consigli di amministrazione della Harken e della BCCI sono le stesse. E proprio in quei giorni la BCCI crolla sotto il peso di uno scandalo che lascerà sul terreno debiti per 10 miliardi di dollari. E questo scandalo diceva all’epoca che nella BCCI c’erano conti correnti di Pablo Escobar (ex grande capo del cartello di Medellin), Manuel Oriega (ex dittatore di Panama ed ex ricercato numero uno degli USA), Abu Nidal (ex terrorista palestinese,responsabile del sequestro dell’Achille Lauro). Da quella banca transitarono i soldi dello scandalo Iran-Contras e anche i soldi che servirono a Saddam per comprare il gas mostarda.Quello stesso gas che agenti della Cia insegnarono a dosare agli Iracheni per poter meglio annientare i curdi del nord ed in particolare quando lanciarono i gas (con elicotteri Bell) sul villaggio di Al Abbaya( Nord dell’Iraq). I Bush in tutto questo sono defilati certo, ma quando i repubblicani americani si incontrano segretamente a Parigi con i rappresentanti degli ayatollah George Bush padre arriva a Parigi a bordo dell’aereo privato di Salem Bin Laden. Incontro segreto, quello di Parigi, che serviva a rallentare il rilascio dei 450 ostaggi dell’ambasciata americana a Teheran per fregare Carter alle successive elezioni presidenziali. Missione perfettamente riuscita d’altronde. Un quadretto abbastanza rassicurante vero? Venendo ai giorni nostri e per concludere vorremmo far notare un paio di cosucce o meglio di “coincidenze”. La stragrande maggioranza delle più alte cariche del governo degli Stati Uniti ha una provenienza comune. Provengono quasi tutti dal settore petrolifero. A parte il presidente di cui abbiamo abbondantemente parlato ci sono anche; Condoleeza Rice, dal 1991 al 2000 direttrice della Chevron, il vice presidente Dick Cheney già direttore della Halliburton (leader mondiale di prestazioni di servizi all’industria petrolifera), Donald Evans, Segretario al Commercio ex presidente della Tom Brown Inc., Kathleen Cooper, Sottosegretaria al Commercio ed ex responsabile aafari economici della Exxon. Ce ne sarebbero altri ma tagliamo corto. L’ultima delle coincidnze è che Khalid Bin Mahfouz è anche nel consiglio di amministrazione di due ONG islamiche (la Blessed Relief e la Islamic Relief Organisation) che sono state indicate (dall’amministrazione Bush) come uno dei principali canali finanziari di Al Qaeda. Lo stesso Bin Mahfouz sedeva anche nel consiglio di amministrazione della Carlyle insieme a John Major (ex premier britannico), James Baker (ex segretario di Stato di papà Bush) e Frank Carlucci (ex ministro della difesa di Reagan). La Carlyle è un fondo di investimento molto vicino alla famiglia Bush (basta guardare il consiglio di amministrazione) che investe nel settore delle armi. Tanto per capirci: tutti i carri armati che G.W.Bush sta ammassando nel Golfo sono prodotti da una consociata della Carlyle. Inutile dire che la famiglia Bin Laden (Osama incluso) ha quote della Carlyle. Concludendo quindi e senza aspettare le “prove inoppugnabili” del legame tra Saddam e Bin Laden potremmo concludere che il presidente Bush dice di voler annientare l’Iraq nel quadro della guerra al terrorismo ed in nome dei principi della democrazia. Della sua democrazia,forse e forse di quella di Berlusconi che firma un patto di solidarietà con lui ma non certamente la nostra. D’altronde tra le tante cose che esportiamo negli States forse esporteremo anche la legge Cirami. Sai che spasso George portarti i giudici in giro per l’America! Questa guerra la farete sicuramente ma NON A NOME NOSTRO! No alla Guerra ! A qualsiasi guerra!
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un libro sulle multinazionali
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toni Friday, Mar. 28, 2003 at 3:11 PM |
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antinoo_69@hotmail.com |
ho da poco scoperto un libro della editori riuniti Sezione Ventesimo secolo- AMerica INC. di Cohen e Mirtz e che sta per incorporation
è vero che è del 1971 ma è utilissimo per conoscere lo schifo delle multinazionali americane le varie Ford Dupont GM e scoprire grandi politici americani che hanno lottato contro i Trust gente come Philip Hart del michigan cercatelo nelle biblioteche
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il vaticano e i nazi in sudamerica
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toni Friday, Mar. 28, 2003 at 3:22 PM |
mail:
antinoo_69@hotmail.com |
RATLINES / Le linee dei topi
Ratlines: La guerra della Chiesa contro il comunismo
A cura del Coordinamento Romano per la Jugoslavia
Premessa
La storia che qui viene raccontata è quella delle reti di fuga dei criminali di guerra nazisti e ustascia nell'immediato dopoguerra. Questi loschi individui furono in ogni momento appoggiati dal Vaticano, nella persona di papa Pio XII e del sottosegretario Montini (che divenne in seguito papa Paolo VI), con la connivenza dei servizi segreti occidentali. Questi ultimi
cercarono di utilizzarli come terroristi, nel tentativo di abbattere i regimi comunisti. Due reti distinte (ma pur sempre collegate) erano state approntate: una per i tedeschi, diretta dal vescovo Hudal, ed una per i croati, diretta da padre Draganovic. Personaggi come il truce dittatore Ante Pavelic, che era stato messo da Hitler a capo dello stato fantoccio della Croazia Indipendente, sfuggirono ai tribunali che dovevano punirli per i loro sanguinosi delitti, attraverso la rete dei conventi e degli istituti religiosi che era stata predisposta all'uopo. Questi assassini furono poi riutilizzati nel tentativo di far cadere la Jugoslavia di Tito, formando un una banda di terroristi denotati "krizari" (crociati). Alla fine sono quasi tutti riusciti a rifugiarsi oltreoceano, in America Latina, in Australia e in Nord America.
Quelli che seguono sono degli appunti tratti dalla prima parte del libro Ratlines, scritto dai giornalisti Mark Aarons e John Loftus, australiano il primo e americano il secondo. Le parti ``tra virgolette'' riproducono citazioni testuali dal libro. Tra parentesi, dopo ogni affermazione, è riportato il numero della pagina da cui l'affermazione è stata tratta. Talvolta sono state utilizzate fonti diverse, che sono sempre indicate.
Per elaborare questo testo sono state utilizzate le fonti seguenti:
1. Ratlines di Mark Aarons e John Loftus edizione inglese: 1991 edizione italiana: Newton Compton, 1993.
2. Il Secolo Corto. La Filosofia del Bombardamento. La Storia da Riscrivere. di Filippo Gaja Maquis editore, 1994.
3. Die Politik der Päpste im 20. Jahrhundert (La Politica dei papi nel XX secolo) di Karlheinz Deschner Rowohlt, 1991
4. Storia illustrata, supplemento al n.186, intitolato "La caccia ai criminali nazisti", 1973
Indice:
Premessa
1. Il titolo
2. Note sull'olocausto
3. Geopolitica vaticana
4. Geopolitica europea
5. Intermarium
6. Strategia americana
7. L'Unione Continentale
8. La rete di fuga dei criminali di guerra tedeschi
9. La rete di fuga dei criminali di guerra croati
10. I krizari
11. Riciclaggio di denaro sporco (di sangue)
12. I personaggi
o I preti
+ Pio XII
+ Giovanni Montini
+ Alois Hudal
+ Siri
+ Krunoslav Draganovic
+ Vilim Cecelja
+ Karlo Petranovic
+ Gregory Rozman
+ Dragutin Kamber
+ Milan Simcic
+ Dominik Mandic
+ Josip Bujanovic
o I nazisti
+ Ferenc Vajta
+ Walter Rauff
+ Franz Stangl
+ Gustav Wagner
+ Alois Brunner
+ Adolf Eichmann
o Gli ustascia
+ Ante Pavelic
+ Vladimir Kren
+ Vjekoslav Vrancic
+ Vilko Pecnikar
+ Ivo Omrcanin
+ Ljubo Milos
+ Lovro Susic
+ Dragutin Toth
+ Bozidar Kavran
+ Srecko Rover
+ Miha Krek
o L'agente statunitense William Gowen
13. Le sigle
Il titolo
``Letteralmente, una ratline è la scala di corda che arriva fino in cima all'albero della nave e rappresenta l'ultimo luogo sicuro quando l'imbarcazione affonda. Pertanto ratline è diventato il termine generico con cui i servizi segreti identificano le reti o le organizzazioni istituite allo scopo di far fuggire qualcuno'' (7).
Note sull'olocausto
1. Il campo di Treblinka, comandato da Franz Stangl
``Al loro arrivo a Treblinka, gli uomini, le donne e i bambini, stipati nei loro carri merci chiusi, trovavano ad attenderli una normale stazione ferroviaria, graziosamente decorata con cassette di fiori. A distanza, si scorgevano alcune baracche dall'aria innocua. Franz Stangl ci teneva all'ordine. Ai passeggeri veniva detto di scendere dai carri per riposare e per farsi una doccia. Mentre si svestivano, veniva detto loro di mettere al sicuro i loro oggetti di valore in cassette numerate, di modo che, dopo la doccia, avrebbero potuto ritrovarli facilmente. Tutto si svolgeva in maniera così rapida, organizzata, letale. Le docce erano, in realtà, camere a gas dove 900.000 persone, per la maggior parte ebrei, furono uccise immediatamente al loro arrivo. A differenza di Auschwitz, lì non si svolgeva alcun lavoro. Treblinka esisteva solo per uno scopo: lo sterminio'' (33-34).
2. La Croazia Indipendente di Ante Pavelic
La dittatura croata si macchiò di gravi crimini, ``tra cui gli orribili massacri di serbi, ebrei e zingari nel corso dei quattro anni [in cui stette in piedi il regime]: mezzo milione di civili innocenti trucidati per ordine personale [di Pavelic]. Molti erano stati giustiziati con metodi da pieno Medioevo: erano stati cavati loro gli occhi, recise le membra, strappati gli intestini e gli altri organi interni dai corpi ancora vivi. Alcune persone furono massacrate come bestie: venne tagliata loro la gola da un orecchio all'altro con coltelli speciali. Altre morirono in seguito a colpi di maglio sulla testa. In numero ancora maggiore furono semplicemente bruciate vive'' (80).
``Durante i primi mesi del regime di Pavelic furono massacrate circa 150.000 persone di fede serbo-ortodossa. In molti casi -è un fatto documentato- fu offerta loro la salvezza se avessero rinunciato alla loro fede per divenire cattolici'' (92). ``Le conversioni forzate [venivano celebrate] da preti cattolici sotto l'attento controllo di unità di polizia ustascia armate fino ai denti. Su tali cerimonie incombeva la minaccia di morte, poiché i contadini serbi erano perfettamente a conoscenza dei massacri condotti da quelle stesse unità nelle zone limitrofe'' (106). A dirigere le conversioni forzate era padre Draganovic (106).
3. Le posizioni del Vaticano e dell'Occidente durante la guerra
``Nell'aprile del 1943 [...] il Foreign Office e il Dipartimento di Stato temevano entrambi che il Terzo Reich fosse disposto a fermare le camere a gas, a svuotare i campi di concentramento e a lasciare che centinaia di migliaia (se non milioni) di superstiti ebrei emigrassero in Occidente'' (21). Anche il papa, sebbene ne fosse a conoscenza, tacque sull'olocausto: ``Il terribile silenzio da parte del Vaticano nei confronti degli ebrei si accordò completamente con la politica occidentale'' (22). Tuttavia, a fronte dell'indifferenza degli anglo-americani, per lo meno (magra consolazione) ``il papa tacque in pubblico, ma in segreto aiutò alcuni ebrei'' (24). Fu tramite il Vaticano, inoltre, che nel 1944 le SS cercarono di ``stabilire contatti [...] con le potenze occidentali'' per convincerle a ``troncare i rapporti con Stalin e a unirsi alla Germania nella lotta contro i bolscevichi'' (25).
``Durante la guerra il Vaticano non si era pronunciato pubblicamente riguardo alle atrocità compiute dai sovietici e dai tedeschi'' (qui Aarons e Loftus mettono Hitler e Stalin sullo stesso piano, cosa molto discutibile, dato che Hitler uccise 11 milioni di civili innocenti, metà dei quali erano ebrei). Ma nel 1945, a guerra perduta per i nazisti, papa Pio XII ``capovolse la sua politica e decise che era giunto il momento di levare la voce della Chiesa contro i crimini commessi da Stalin'', mentre continuò a tacere quelli commessi da Hitler, approvandoli tacitamente (27). Per ulteriori note sull'olocausto, leggere il numero di Storia Illustrata citato in bibliografia.
Geopolitica vaticana
L'interesse secolare della Chiesa è sempre stato quello dell'evangelizzazione, ossia della trasformazione in cattolici di quanti più uomini sia possibile, e la contrapposizione a tutte le altre filosofie o religioni. In questo modo il Vaticano si assicura un vero e proprio controllo politico su territori e nazioni. Il papato ha dunque una sua politica estera che è ben definita, anche se per molti non percettibile: ``Pensano in termini di secoli e fanno piani per l'eternità; questo rende la loro politica inevitabilmente imperscrutabile, disorientante e, in certe occasioni, riprovevole per le menti pratiche e condizionate dal tempo'' (lettera dell'ambasciatore inglese Sir D'Arcy Osborne, marzo 1947, riportata nell'epigrafe). ``Era desiderio del Vaticano aiutare chiunque a prescindere dalla sua nazionalità o dalle sue opinioni politiche, fintantoché quella persona possa dimostrare di essere cattolica. Il Vaticano giustifica inoltre la sua partecipazione col desiderio di introdursi non soltanto nei paesi europei, ma anche in quelli latino-americani, attraverso persone di qualsiasi convinzione politica, purché anticomuniste e favorevoli alla Chiesa Cattolica'' (57). L'obiettivo del papa per l'Europa era molto semplice: ``la creazione di un grande Stato federale danubiano'' che raggruppasse le nazioni cattoliche d'Europa centrale (60), insomma in un certo senso un ritorno ai bei tempi del potere temporale della Chiesa; la creazione di una nazione sulla quale il pontificato possa esercitare la sua autorità. In questo quadro, è fondamentale la posizione della Croazia: ``La Santa Sede considerava la Croazia come la frontiera della cristianità; tra la Croazia e il papa esisteva un rapporto particolare che risaliva al 700 d.C.'' (80). ``La Croazia è una delle nazioni più benvolute dalla Chiesa, un baluardo cattolico contro gli scismatici ortodossi'' (66). ``Nell'isterismo che caratterizzò i primi anni della guerra fredda, il Vaticano considerava la Croazia come la propria roccaforte nei Balcani'' (136). Per raggiungere i suoi scopi, il papa optò per lo spionaggio (29) e sul reclutamento di ex-nazisti per combattere i comunisti, cioè coloro che gli contendevano i territori dell'Unione Danubiana (32). Il Vaticano cercò anche di riutilizzare l'organizzazione clandestina costituita durante la guerra dai disertori dell'esercito russo in Germania ed in Austria: Estoni, Lituani, Cechi e altri cittadini di cultura prevalentemente cattolica (30-31). ``Per essere ammesso, ogni membro doveva prestare giuramento di fedeltà alla Chiesa, impegnandosi a a metterne gli interessi al di sopra persino della propria nazione di appartenenza'' (31).
Geopolitica europea
Le potenze europee avevano dei progetti molto simili a quelli del papato:
1. Francia
``Non appena cessarono le ostilità, De Gaulle indisse un'agguerrita campagna per ottenere la simpatia dei popoli dell'Europa orientale. Il suo scopo era quello di creare un contraltare ai piani inglesi. [...] Il leader francese riteneva infatti che fosse necessario prepararsi a una nuova guerra contro Stalin per ristabilire il "legittimo" ruolo della Francia nella regione'' (62). De Gaulle aveva allacciato stretti contatti con il Vaticano, tramite il cardinale francese Tisserant (63). ``De Gaulle voleva l'aiuto del papa per creare una confederazione europea che riunisse, tra gli altri, i cattolici di Spagna, Francia, Italia, Austria, Germania, Polonia, Ungheria, Slovacchia, Croazia, Slovenia e Stati baltici. [...] La Francia avrebbe dovuto firmare dei trattati di amicizia con la Spagna e con l'Italia, stabilendo così un potente triangolo che avrebbe ricevuto in seguito, grazie all'influenza del papa, l'aiuto degli stati cattolici sudamericani'' (63). La riuscita di questo triangolo era legata a quella della ``creazione di uno stato federale della Germania cattolica, separato dalla maggioranza protestante. L'ultimo anello del piano di De Gaulle era rappresentato da una Confederazione Pandanubiana Cattolica dell'Europa centrale. Un'alleanza con la Polonia e con gli Stati baltici avrebbe permesso agli slavi cattolici di staccarsi dai loro compatrioti ortodossi e protestanti assicurando il crollo della Jugoslavia, della Cecoslovacchia e di gran parte dell'Unione Sovietica'' (63). In poche parole, la Francia auspicava esattamente quello che è accaduto negli ultimi anni! 2. Gran Bretagna ``Gli Inglesi erano convinti che presto sarebbe scoppiata la guerra contro i sovietici'' (65). Il premier inglese Winston Churchill stava portando avanti sin dagli inizi del 1944 la politica di ``creare una confederazione di nazioni dell'Europa centrale sotto l'influenza di Londra. Quando finì la guerra il SIS lanciò una sofisticata operazione spionistica per reclutare gli emigrati politici dell'Europa centrale e orientale. Il SIS mirava ad istituire un'unione politica contro il bolscevismo e a fornire un aiuto materiale con lo scopo di attirare gli esuli nella sfera d'influenza inglese per operazioni di controspionaggio antisovietico e paramilitari. Gli inglesi avevano anche istituito delle logge massoniche tra gli esuli, attraendo in tal modo i più importanti leader balcanici'' (64). Padre ``Draganovic cominciò a far pressioni sugli inglesi in favore della Confederazione Pandanubiana agli inizi del 1944, quando consegnò all'ambasciatore inglese presso il Vaticano una lunga nota, con cui inoltrava proposte fatte da alti ministri ustascia a Zagabria'' (66). 3. Gli intrighi degli Inglesi Il dato che emerge è la rivalità che c'era subito dopo la fine della guerra fra Londra e Parigi, entrambe nel tentativo di controllare l'Europa centrale. Tuttavia le loro politiche si concretizzavano in piani molto simili, e simili a quelli del papato: essenzialmente l'idea della Confederazione Danubiana. Molto presto gli inglesi riuscirono a togliere l'iniziativa ai francesi. ``Alla fine dell'estate 1946 i servizi segreti inglesi avevano ottenuto un innegabile predominio sui rivali francesi''(65).``Esisteva almeno un importante punto di accordo tra Parigi e Londra: si sarebbero dovuti escludere gli Stati Uniti da queste operazioni clandestine. Fu adottato lo slogan "l'Europa agli Europei, senza Russi né Americani. Facciamo combattere gli Stati Uniti contro i Russi e sfruttiamo la vittoria"'' (65).Gli inglesi ``avevano fatto infiltrare alcuni agenti tra gli emigrati politici, istituendo così dei centri spionistici a Graz e a Klagenfurt, nella zona austriaca [da loro] controllata'' (64). ``Gli inglesi diedero assistenza persino ai nazisti e agli ustascia e, fin dall'inizio, costituirono centri militari e terroristici tra tutti i profughi balcanici. Avevano fretta e non volevano perdere tempo, per cui ebbero presto una magnifica organizzazione che si estendeva fino alle parti più remote dei Balcani'' (65). ``John Colville, del Foreign Office, [...] ammise di aver permesso deliberatamente a molti fanatici ustascia di sfuggire alla giustizia'' (111). ``Nel maggio del 1945, gli inglesi avevano riconsegnato molti croati relativamente innocenti nelle mani del governo comunista di Tito, destinandoli a una morte sicura. Invece molti criminali di guerra colpevoli di orrendi delitti erano fuggiti'' (98). ``Avvalendosi dei seguaci di Pavelic, gli inglesi avevano intenzione di rovesciare il governo comunista di Belgrado. Alcuni simpatizzanti americani collaboravano già a questeoperazioni senza autorizzazione ufficiale'' (94). ``La maggior parte delle volte, le operazioni occidentali [di arresto dei criminali di guerra] facevano fiasco in maniera spettacolare. La ragione di questo era molto semplice. Interi settori delle autorità alleate collaboravano, in realtà, con il Vaticano per garantire che a molti fuggiaschi fosse permesso di partire di nascosto da Genova. Un diplomatico statunitense scoprì che le potenze occidentali erano apparentemente conniventi con il Vaticano e con l'Argentina per portare al sicuro in quest'ultimo paese persone colpevoli di crimini di guerra. Le cose stavano effettivamente così. Sia Washington sia Londra erano scese a patti con la Santa Sede per aiutare molti collaboratori dei nazisti a emigrare verso il sistema di espatrio clandestino messo a punto da Draganovic. Il Vaticano veniva cinicamente usato come copertura per la condotta immorale dell'occidente'' (119). ``In quel periodo si poteva quasi parlare di cariche dirigenziali interdipendenti tra i servizi segreti occidentali e il Vaticano'' (123).
Intermarium
Intermarium era una ``rete ben organizzata di emigrati politici nazisti dell'Europa centrale e orientale, la quale riceveva segretamente sostegno da parte di una piccola ma potente congrega di cui faceva parte lo stesso Pio XII'' (59). Le radici di quest'organizzazione anticomunista risalivano ``agli anni Venti, [...] sorta a partire da un cosiddetto gruppo di esuli russi bianchi che fuggirono a Parigi in seguito alla presa del potere da parte dei bolscevichi'' (59). ``L'Intermarium proclamava la necessità di una potente Confederazione Anticomunista Pandanubiana, composta per la maggior parte dalle nazioni cattoliche dell'Europa centrale. Prima della guerra, essa aveva ricevuto grandi aiuti dai servizi segreti francesi e inglesi per operazioni anticomuniste. [Nella fase prebellica] lo scopo dell'Intermarium era quello di creare un cordon sanitaire sia contro i russi sia contro i tedeschi'' (60). Durante la guerra era stata uno ``strumento nelle mani dei servizi segreti tedeschi: [...] nel 1939 la maggior parte dei capi dell'Intermarium aveva unito le proprie sorti a quelle di Hitler. Dopo la guerra, riuscirono a non farsi punire aiutando gli inglesi contro i sovietici'' (71). ``Il Vaticano aveva appoggiato [le operazioni relative all'organizzazione di movimenti clandestini contro i russi] lavorando ufficiosamente con i francesi e con gli inglesi affinché dopo la seconda guerra mondiale l'Intermarium tornasse in attività'' (61). ``La grande maggioranza dei capi dell'Intermarium era composta da ex-capi fascisti che lavoravano per i servizi segreti inglesi o francesi'' (67). ``Per iniziativa di Rohracher, [arcivescovo di Salisburgo,] il vescovo di Klagenfurt indisse un incontro per discutere l'opportunità di riunire, in questa Confederazione [Pandanubiana] le nazioni cattoliche dell'Europa centrale. Oltre a Rohracher e al vescovo di Klagenfurt, parteciparono all'incontro anche i vescovi Gregory Rozman di Lubiana e Ivan Saric di Sarajevo. Questi ultimi due prelati erano stati collaboratori entusiasti dei nazisti'' (136). Il presidente di Intermarium era lo sloveno Miha Krek (67).. Il principale organizzatore era l'ungherese Ferenc Vajta. Secondo quest'ultimo, occorreva ``una Confederazione Danubiana in cui venisse riconosciuta la libertà di tutti i popoli attraverso una democrazia sana e tradizionale. [Secondo lui era] giunto il momento di creare la grande unità europea e una Confederazione Pandanubiana composta da popoli aventi la stessa cultura e le stesse tradizioni'' (72). ``Sotto la direzione francese, Vajta formò dei centri spionistici ad Innsbruck, Friburgo e Parigi. Gli emigrati politici viaggiavano coi documenti dell'Etat Majeur, così da poter andare in giro in tutta sicurezza e costituire una sofisticata rete di spionaggio'' (62). Erano coinvolti anche i gesuiti, ``come agenti chiave del Vaticano, coinvolti in un programma di penetrazione all'interno di zone occupate dai comunisti'' (68). ``Molti personaggi di spicco dell'Intermarium guidavano i corpi d'emigrazione patrocinati dal Vaticano:'' il vescovo Hudal, padre Draganovic, monsignor Preseren, il vescovo Bucko, e padre Gallov (68). Il CIC, servizio segreto americano, indagando trovò ``tracce di questa confederazione pandanubiana nella rinascita postbellica del movimento ustascia. Formatosi alla fine degli anni Venti, questo gruppo fascista aveva condotto, negli anni Trenta, una campagna terroristica a livello internazionale. Poi, durante la guerra, fu messo al potere in Croazia dai nazisti e procedette allo sterminio di centinaia di migliaia di civili innocenti. Il 25 giugno, soltanto sette settimane dopo la conclusione della guerra, gli ustascia si erano messi in contatto con la missione papale a Salisburgo, nella zona dell'Austria controllata dagli Stati Uniti. Chiedevano l'assistenza del papa per creare un altro Stato croato indipendente, o almeno un'unione adriatico-danubiana in cui la Croazia, secondo le leggi di natura, avrebbe potuto avere la possibilità di svilupparsi'' (60). Intermarium sfociò, fra le altre cose, nel movimento dei krizari, ossia un'organizzazione di terroristi croati, reclutati nelle file degli ex-ustascia, al fine di destabilizzare la Federazione di Jugoslavia (136). In Italia, il referente politico era la Democrazia Cristiana (68).
Strategia americana
Secondo Ferenc Vajta, dopo la guerra i servizi segreti americani avrebbero assoldato ``soltanto ebrei: sovietofili e idioti'', credendo i "profughi" dei paesi cattolici dell'Europa centrale essere ``tutti nazisti, tutti collaboratori, traditori e gente con cui non si poteva lavorare'' (72). Questo era il motivo per cui i migliori esperti dell'Intermarium si misero a disposizione dei servizi francesi ed inglesi, i quali a differenza degli americani li accolsero ``a braccia aperte''. La conseguenza per gli USA fu la perdita del controllo delle attività spionistiche in Austria e Germania (72). Nel 1947, Vajta tentò di ottenere l'inversione di questa politica americana, cercando di convincere l'agente del CIC Gowen: ``ne abbiamo abbastanza dei piccoli intrighi inglesi e francesi. Ora, finalmente, è giunto il momento di riorganizzare l'Europa orientale in modo che la pace sia fruttuosa. [...] Gli inglesi e i francesi non ci possono più aiutare economicamente, ma gli Stati Uniti possono farlo'' (72). Alcuni agenti americani stavano già collaborando con gli inglesi al piano per rovesciare il governo comunista di Belgrado avvalendosi dei seguaci di Pavelic, ma questo avveniva senza autorizzazione da parte dei comandi a Washington (94). ``Nei primi giorni di luglio 1947, invece, Gowen cominciò a sostenere energicamente che i servizi segreti americani avrebbero dovuto assumere il controllo dell'Intermarium; non molto tempo dopo, il funzionario del CIC smise di dare la caccia ai nazisti, ed incominciò piuttosto ad ingaggiarli'' (70). In particolare, gli americani rinunciarono a portare a compimento l'arresto di Ante Pavelic, marcando così la conclusione della loro alleanza con Vajta (92). Nel settembre 1947, gli Stati Uniti aiutarono Vajta a fuggire dall'Italia verso la Spagna, e gli promisero ``che, se l'ungherese fosse riuscito ad organizzare un nuovo movimento, avrebbe avuto a disposizione i fondi statunitensi'' (74).
L'Unione Continentale
Nell'autunno 1947 ``Vajta decise di fondare un nuovo gruppo anticomunista, che battezzò Unione Continentale. Il suo scopo era quello di togliere all'Intermarium, controllato dagli inglesi, i capi degli immigrati politici, per attirarli nell'orbita di Washington'' (74-75). Vajta e Gowen ``ricevettero anche l'aiuto di un alto sacerdote cattolico ungherese, monsignor Zoltán Nyísztor. [...] Ciò consentì loro di procurarsi il sostegno del nunzio papale a Madrid, che giunse in loro aiuto con una lettera dai toni accesi di quattro pagine, indirizzata al ministro degli esteri [spagnolo] Artajo, avvertendo che l'Intermarium aveva subito delle infiltrazioni da parte della massoneria francese e inglese. In seguito all'intervento diplomatico del Vaticano, Artajo ordinò ai suoi funzionari di aiutare Vajta e la sua Unione Continentale'' (75). Insieme al suo ``vecchio amico'' Marjan Szumlakowski, Vajta intavolò ``dei negoziati con alti funzionari del governo del generale Franco, il cui risultato fu l'istituzione di un nuovo centro di emigrati politici a Madrid'' (75). Gli uomini dell'Unione Continentale avevano ``libero ingresso in Spagna [...] in cambio di informazioni segrete sulle operazioni sovietiche'' (75). Erano stati stabiliti contatti con l'arcivescovo di Toledo (68). Era inoltre coinvolto anche Joaquin Ruiz-Giménez, il quale poco dopo ``venne nominato ambasciatore del generale Franco presso la Santa Sede'' (75). L'istituto culturale spagnolo diretto da Giménez costituiva la copertura ai finanziamenti governativi spagnoli (75). L'Unione Continentale morì nel 1948, quando Vajta fu arrestato negli Stati Uniti (77).
La rete di fuga dei criminali di guerra tedeschi
I conventi, gli istituti religiosi e le organizzazioni caritatevoli costituivano nel 1945 la rete attraverso la quale i nazisti poterono sfuggire ai tribunali: ``Alcuni dei criminali di guerra più ricercati passarono da Rauff, a Milano, al vescovo Hudal nel Pontificio Collegio di Santa Maria dell'Anima a Roma, per finire poi dall'arcivescovo Siri a Genova. Qui s'imbarcarono su delle navi e salparono verso una nuova vita in Sudamerica'' (48). La rete era stata predisposta con un certo anticipo: Hudal incontrò Walter Rauff, assassino di circa 100.000 persone uccise nei furgoni a gas mobili, fin dalla primavera del 1943 (41). In quell'occasione ``furono stabiliti i primi contatti [...] che avrebbero portato, infine, all'istituzione, da parte di Hudal, di una rete per l'espatrio clandestino dei criminali nazisti'' (42).``A seguito del crollo effettivo dell'esercito tedesco in Italia, Pio XII avviò una campagna per ottenere il diritto di inviare i suoi rappresentanti personali in visita alle decine di migliaia di prigionieri di guerra e internati civili che allora si trovavano nei campi italiani'', con particolare riferimento a quelli di lingua tedesca (43-44). Ottenuto tale diritto, fu nominato ``per prestar soccorso alla popolazione nemica sconfitta [il vescovo antisemita] Hudal'' (44). La scelta ebbe il complice avallo degli Americani, che ``sapevano tutto sulle convinzioni politiche del vescovo austriaco'' e il cui servizio segreto aveva redatto un dossier sul libro filonazista che costui aveva pubblicato nel 1936 (45). ``Senza la diretta intercessione diplomatica del Vaticano [egli] non sarebbe mai riuscito a entrare in contatto con tanti criminali di guerra nazisti''(45). Lo stesso Hudal, molti anni più tardi scrisse: ``Ringrazio Dio per avermi permesso di visitare e confortare molte vittime nelle loro prigioni e nei campi di concentramento e di aiutarle a fuggire con falsi documenti di identità. [...] La guerra intrapresa dagli alleati contro la Germania non fu motivata da una crociata, bensì dalla rivalità dei complessi economici per la cui vittoria essi avevano combattuto. Questo cosiddetto business [...] si servì di slogan come democrazia, razza, libertà religiosa e cristianesimo quali esche per le masse. Tutte queste esperienze mi fecero sentire in dovere, dopo il 1945, di dedicare la mia opera caritatevole principalmente ad ex-nazionalsocialisti ed ex-fascisti, soprattutto ai cosiddetti "criminali di guerra"'' (45). Hudal era in grado di fornire qualsiasi tipo di documenti falsi: ``carte d'identità italiane, falsi certificati di nascita, persino dei visti per il paese verso cui si era diretti. I più utili erano i passaporti della Croce Rossa Internazionale'' (48). ``La Santa Sede patrocinava il traffico illecito di documenti della Croce Rossa, ottenuti con un falso nome o una falsa nazionalità. [...] Il perno di questa operazione era il prete ungherese Gallov'' (52). I passaporti e documenti di identità e di viaggio occorrenti per aiutare i suoi amici nazisti erano forniti al vescovo Hudal da Montini tramite la Commissione Pontificia di Assistenza ai profughi e la Caritas Internazionale (43). Il traffico illecito di documenti della Croce Rossa era noto ai servizi segreti americani (49), ed anche il fatto che il Vaticano stava agevolando la fuga di criminali di guerra, come è scritto nel "Rapporto La Vista" del 1947: vi erano elencate ``più di venti organizzazioni assistenziali vaticane implicate nell'emigrazione illecita o sospettate di esserlo. In cima alla lista degli ecclesiastici coinvolti c'era l'onnipresente vescovo Hudal'' (50). ``I burocrati di Washington decisero, alla fine, di inoltrare soltanto una protesta discreta e molto informale presso la Santa Sede'' (53). ``Il Dipartimento di Stato sembrava preoccuparsi maggiormente del fatto che i documenti falsi potessero inavvertitamente aiutare degli ebrei diretti in Palestina o degli agenti segreti comunisti [...] diretti verso l'emisfero occidentale'' (53). Inoltre il capitale privato americano aveva preso, autonomamente rispetto al proprio governo, l'iniziativa di finanziare quest'emigrazione illegale (54). Le azioni di Hudal a favore dei nazisti non passarono inosservate, ed una serie di articoli apparsi sulla stampa italiana nel 1947 fecero scoppiare uno scandalo, mettendo in cattiva luce persino Pio XII (54). Hudal fu costretto a ritirarsi, ma non per questo terminò il traffico: ``da quel momento vennero prese misure straordinarie per nascondere i percorsi di fuga dei nazisti'' (55). La rete fu riorganizzata meglio, e sempre con l'autorizzazione di alti funzionari ecclesiastici: ``Il Vaticano sceglieva, per questo lavoro, dei preti fascisti dell'Europa Centrale'' (55). La rete di fuga di Hudal era inserita nell'organizzazione nota con la sigla ODESSA - Organisation der Ehemaligen SS Angehörigen (organizzazione degli ex-appartenenti alle SS). Troviamo ulteriori annotazioni nell'articolo "I segreti della ODESSA" su Storia Illustrata: ``Segnando un giorno su un mappamondo gli itinerari percorsi nella loro fuga da alcuni tra i maggiori criminali nazisti, Simon Wiesenthal [un sopravvissuto del campo di concentramento di Mauthausen, diventato poi cacciatore di nazisti e direttore del Centro di Documentazione di Vienna sull'olocausto] si accorse che seguivano grosso modo tre direttrici principali. Il primo di questi itinerari conduceva dalla Germania in Austria, poi in Italia e di qui in Spagna. Il secondo collegava la Germania con i paesi arabi, il terzo con il Sud America, precisamente con l'Argentina. Questo paese infatti, fino al 1955 -l'anno in cui cadde la dittatura di Perón- fu uno dei rifugi preferiti dei criminali nazisti che in seguito si indirizzarono verso il Paraguay. Wiesenthal constatò che molte fughe, iniziate nelle più diverse città tedesche, convergevano verso Memmingen, un centro medievale nel cuore dell'Allgäu (regione della Germania meridionale, tra la Baviera e il Württemberg); da qui i fuggiaschi si dirigevano a Innsbruck e, attraverso il Brennero, passavano in Italia. [...] Alla fine della guerra, in piena occupazione alleata, era sorta in Germania una serie di reti di contatto tra i nazisti chiusi in carcere e gruppi clandestini che facevano capo a ex-gerarchi i quali vivevano nascosti sotto falsi nomi. Già molto tempo prima del crollo del Terzo Reich, infatti, i capi nazisti avevano ricevuto dal partito documenti di identità con nomi falsi e stabilito dei codici segreti da usare in caso di necessità. [...] Le due principali vie di fuga andavano da Brema a Roma e da Brema a Genova. Lungo tutto il confine austro-tedesco, nel distretto di Salisburgo e in Tirolo, ogni 60 o 70 km di percorso c'era uno scalo costituito da un massimo di cinque persone, le quali conoscevano soltanto l'ubicazione dei due scali più vicini: quello da cui giungevano a loro i fuggiaschi e quello a cui dovevano indirizzarli. Questi scali erano mimetizzati nei luoghi più fuorimano: capanne isolate, fattorie vicine ai confini, locande nascoste in mezzo ai boschi. Qui i fuggiaschi giungevano accompagnati dai "corrieri", persone che si occultavano sotto le più impensate attività. Tra questi corrieri, ad esempio, c'erano molti degli autisti tedeschi che gli Alleati avevano assunto per guidare sull'autostrada Monaco-Saliburgo i camion militari adibiti al trasporto del giornale dell'esercito americano "The Stars and Stripes". Così, spesso, nascosti dietro pacchi di giornali, viaggiavano criminali nazisti. Questi poi, con documenti falsi e talvolta accompagnati da donne e bambini che per sviare l'attenzione delle autorità di frontiera si dichiaravano loro parenti, riuscivano a varcare il confine. [...] Fu grazie all'ODESSA -afferma Wiesenthal- che Bormann, Eichmann, Mengele e altri, riuscirono a fuggire dalla Germania e a far perdere così bene le loro tracce. In seguito, da altre fonti, Wiesenthal apprese che uno dei principali organizzatori dell'ODESSA era un ex-capitano delle SS: Franz Röstel, che si nascondeva sotto il nome di Haddad Said, viaggiava con passaporto siriano e faceva la spola da Lindau a Zurigo o Ginevra e da qui verso la Costa Brava, in Spagna (altro rifugio prediletto dagli ex-nazisti), l'Oriente, il Sud America. Scoprì anche che l'ODESSA si era valsa più volte, tra l'Italia e l'Austria, della cosiddetta via dei conventi, servendosi cioè di case religiose, soprattutto di frati i quali, per carità cristiana, davano ospitalità per qualche ora o per qualche giorno ai fuggiaschi, come in passato avevano accolto gli ebrei braccati dai nazisti.'' L'ODESSA era finanziata con i fondi degli ``industriali della Renania e della Ruhr, che nel 1933 erano stati i sostenitori di Hitler, [i quali] avendo compreso che la guerra era ormai perduta, avevano deciso di buttare a mare il Führer. Si erano perciò accordati per impedire che le ricchezze del Terzo Reich cadessero in mano agli Alleati. Così cominciarono a trasferire cospicui fondi nei Paesi neutrali, sotto la copertura di uomini di paglia che, con operazioni commerciali legittime, diedero vita a colossali imprese. Un rapporto pubblicato nel 1946 dal Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti riferisce che le società create in tutto il mondo con il denaro proveniente dai forzieri degli industriali nazisti erano allora 750, di cui 112 in Spagna, 58 in Portogallo, 35 in Turchia, 98 in Argentina, 214 in Svizzera, 233 in vari altri paesi. Ma il segreto bancario, inviolabile, copre questi trasferimenti di fondi e con essi i nomi dei finanziatori dell'organizzazione ODESSA.''
La rete di fuga dei criminali di guerra croati
``La maggior parte degli assassini non era neppure tedesca. Alla fine della seconda guerra mondiale, c'erano decine di migliaia di europei dell'Europa orientale e centrale che avevano collaborato con i nazisti ed erano altrettanto colpevoli. Erano capi dei governi fantoccio nazisti, funzionari municipali, capi di polizia e membri delle unità locali di polizia ausiliaria che avevano eseguito l'olocausto. Molti si trovavano sulle liste nere degli alleati'' (97). Fra gli stati fantoccio di Hitler vi era la Croazia indipendente, governata dal movimento ustascia (fascisti croati) di Ante Pavelic. Se la rete del vescovo Hudal era specializzata nella fuga dei criminali di guerra tedeschi, esisteva una seconda rete specializzata negli ustascia. ``Padre Krunoslav Draganovic, segretario dell'Istituto Croato di San Girolamo, era il principale organizzatore delle ratlines utilizzate da noti criminali di guerra per sfuggire'' alla giustizia (85). ``Gli ustascia furono i primi a beneficiare della protezione di Draganovic.'' Secondo gli storici ufficiali del Vaticano, infatti, si trattava di "profughi croati" (98). La maggior parte dei fuggiaschi finì per trovare rifugio in Gran Bretagna, Canada, Australia e Stati Uniti (97). Non era per puri fini umanitari che il Vaticano metteva in salvo queste persone: ``Draganovic li reclutava per entrare a far parte dei krizari'', e per utilizzarli in azioni terroristiche contro la Federazione Jugoslava (131). Anche i fascisti sloveni fuggivano: ``nell'agosto del 1944 [...] gli ecclesiastici sloveni stavano collaborando attivamente con i nazisti e già operavano a stretto contatto con Draganovic per fornire assistenza ai profughi'' (137). ``La Chiesa aveva conferito pieni poteri a Draganovic'' e, a dire di padre Cecelja, ne approvava il lavoro (105). ``Una volta, all'inizio di marzo del 1946, il sacerdote croato si appellò a eminenti figure ecclesiastiche in varie parti del mondo, tra cui i cardinali Griffin e Gilroy in Inghilterra e in Australia, richiedendo la loro assistenza. Poi fece pressioni sulla Segreteria di Stato affinché intervenisse ufficialmente. Infine, si rivolse direttamente a Pio XII. L'oggetto del suo appello erano duecento ex-miliziani ustascia e numerosi membri delle scellerate divisioni SS Principe Eugenio e Handzar. I primi erano slavi tedeschi, mentre i secondi venivano raccolti tra la considerevole popolazione musulmana della Bosnia. Entrambi i gruppi avevano commesso delle atrocità contro civili innocenti. Tra le altre persone difese da Draganovic, figuravano gli ex-ministri del governo ustascia Dragutin Toth, Vjekoslav Vrancic, Mile Starcevic, e Stjiepo Peric, come pure l'ex-capo dell'aviazione Vladimir Kren. [...] Alcuni di questi uomini si nascondevano all'interno dell'Istituto di San Girolamo o in Vaticano. Il Vaticano agì subito, sottoponendo questi casi all'attenzione dei diplomatici inglesi e americani e raccomandando alla loro cortese attenzione e considerazione l'appello di padre Draganovic. Fecero seguito molti altri interventi diplomatici da parte del Vaticano, la maggioranza dei quali in favore di uomini che avevano perpetrato di recente l'olocausto nazista'' (126-127). Come nel caso della rete di Hudal, i preparativi iniziarono con grande anticipo. Sin dall'agosto 1943 Draganovic cominciò ad intercedere per Ante Pavelic in Vaticano, e ad attuare ``i piani di Pavelic relativi all'istituzione di un sistema per l'espatrio clandestino dei nazisti'', coinvolgendo lo stesso papa Pio XII e ``alti funzionari della Segreteria di Stato vaticana e dei servizi segreti italiani. Il suo collegamento più importante era quello con monsignor Montini'' (66,98). Nel 1944, la ratline era già pronta per essere aperta (67). ``La maggior parte dell'organico [della ratline] era costituito da sacerdoti croati'', la maggior parte dei quali erano legati alla Confraternita di San Girolamo (107-108). ``Con l'aiuto di altri ecclesiastici, fanatici nazionalisti croati, [la Confraternita] divenne il quartier generale delle ratlines'' (66). ``Sebbene Draganovic fosse noto ai diplomatici occidentali come fanatico ustascia, i servizi segreti alleati gli diedero carta bianca'' per visitare i campi profughi, esattamente come avevano fatto con Hudal (98-99). ``Nel maggio del 1945, servendosi di documenti di viaggio americani, il sacerdote slavo si avventurò fuori di Roma. A bordo di un'automobile americana, visitò l'Italia settentrionale e le zone intorno a Klagenfurt e Villach, sul confine austro-jugoslavo. Lì prese contatto con i maggiori leader ustascia, nonché con altri sacerdoti fascisti che prendevano parte alle operazioni della ratline. Il perno dell'organizzazione di Draganovic per l'espatrio clandestino era la Confraternita di San Girolamo, che prendeva il nome dall'omonimo istituto situato a Roma, in via Tomacelli 132, base principale delle sue operazioni. Il comitato centrale della confraternita era costituito da monsignor Juraj Magjerec, presidente e rettore dell'Istituto, da padre Dominik Mandic, vicepresidente e tesoriere, e dal suo assistente Vitomir Naletilic, nonché naturalmente da padre Krunoslav Draganovic, che ricopriva la carica di segretario. La confraternita fu presto riconosciuta Comitato ufficiale croato della Commissione Assistenziale Pontificia, il corpo papale di assistenza ai profughi. [...] In apparenza, il comitato croato offriva assistenza morale e materiale ai profughi, ma attraverso la commissione pontificia manteneva anche stretti collegamenti con la Croce Rossa Internazionale e con le autorità alleate in Italia. Draganovic aveva rapporti particolarmente stretti con due ufficiali dei servizi segreti occidentali, il colonnello C. Findlay, direttore della sezione profughi e rimpatrio delle forze di occupazione, e il suo assistente, il maggiore Simcock. [...] Draganovic aveva anche stretti rapporti con importanti funzionari italiani, specialmente col funzionario degli Affari Interni, Migliore, che dirigeva il servizio segreto italiano e la sezione di polizia che si occupava dei profughi in Italia. Draganovic raggiunse un accordo con Migliore per ottenere ufficiosamente l'appoggio dell'Italia -in particolare quello della sezione stranieri della questura- alla sua ratline. Attraverso questa ragnatela di influenti contatti, Draganovic costruì una sofisticata organizzazione che si estendeva in Italia, in Austria e in Germania. Il comitato croato della Commissione Profughi del papa era in grado d'inviare i suoi agenti a far visita ai numerosi campi in cui si erano rifugiati i criminali di guerra nazisti che cercavano di fuggire. La maggior parte di questi agenti era costituta da sacerdoti cattolici croati e, anche se gran parte del loro lavoro spirituale e materiale consisteva nell'aiutare effettivamente i malati, gli invalidi, le vedove e i veri profughi, c'era tempo in abbondanza per aiutare anche i fuggiaschi'' (99-100). Tra i fuggiaschi che ricevettero l'aiuto di Draganovic, il nome eccellente è quello dell'ex-dittatore croato Ante Pavelic in persona. ``Nell'ambito dei servizi segreti occidentali, quasi tutti sapevano che Draganovic stava proteggendo Ante Pavelic, che si nascondeva in Vaticano. Inoltre, all'epoca, la ratline di Draganovic era nota a tutti nell'ambito dei servizi segreti. Il sacerdote era tristemente noto per il suo vizio di aiutare i criminali diguerra a fuggire'' (123). Del resto, gli anglo-americani non si limitavano a lasciarlo fare. ``Draganovic faceva regolarmente visita al quartier generale dell'esercito e dei servizi segreti a Roma, dove il maggiore Simcock gli rivelava i dettagli delle imminenti operazioni di arresto dei fuggiaschi'' (121). ``Gli Italiani vennero a sapere che, presso la Confraternita di San Girolamo, erano alloggiati molti criminali latitanti, tra i quali alcuni alti membri del governo di Pavelic. Tuttavia non venne intrapresa alcuna azione contro Draganovic né contro i funzionari italiani che gli davano una mano'' (109-110). Ed infatti, erano stretti i legami del prete croato nei servizi segreti italiani (123). Grazie all'aiuto di Montini e della Commissione papale per l'assistenza ai profughi, Draganovic ``ottenne una gran quantità di documenti di identità. [...] Migliaia di questi documenti aiutarono i fuggitivi ad eludere la giustizia'' (67). ``La ratline di Draganovic era una rete sofisticata e professionale. Era ottimamente organizzata e poteva occuparsi di centinaia di fuggitivi alla volta. [In tutto] furono fatte pervenire a Roma circa 30.000 persone provenienti dall'Austria, per poi farle proseguire fino a Genova e a nuove patrie nell'America settentrionale e meridionale e in Australia'' (96). ``Le operazioni di espatrio clandestino ebbero inizio in Austria, dove padre Cecelja fungeva da collegamento con Roma'' (100). Cecelja era il terminale austriaco di Draganovic, e aveva iniziato a lavorare alla preparazione della rete di espatrio sin dal maggio 1944 (102). Cecelja si trovava a Vienna. L'armata rossa avanzava, e la sconfitta si avvicinava. Nella Pasqua del 1945 ``l'irriducibile "ustascia giurato" (Cecelja) lasciò Vienna e trasferì la sua base vicino a Salisburgo, dove, alla fine della guerra, si erano riuniti molti fuggitivi nazisti'' (102). Intervistato dagli autori del libro, ``Cecelja dichiarò con orgoglio [che il suo compito era stato quello di] fornire documenti alle persone che avevano perduto i propri. Non nascose di aver aiutato dei fuggitivi a cambiare identità:Disponevo di moduli di domanda della Croce Rossa a pacchi, per mezzo dei quali fornivo una nuova identità a chiunque volesse cambiare il proprio nome e la propria storia personale'' (103). ``In Austria era la sua sezione dell'organizzazione a prendersi cura dei fuggitivi, dando loro i soldi, il cibo, l'alloggio e i documenti falsi di cui avevano bisogno per intraprendere il viaggio dall'Austria all'Italia. A Roma, invece, era Draganovic il centro nevralgico dell'operazione. Provvedeva ai documenti di viaggio internazionali e, attraverso i suoi contatti ad alto livello con i consolati sudamericani procurava i visti necessari, soprattutto per l'Argentina. Una volta a settimana Cecelja chiamava Draganovic per sapere quanti posti fossero disponibili per quella settimana, e poi inviava a Roma quel numero esatto di persone'' (105). Draganovic forniva ai fuggiaschi croati ``il necessario aiuto morale e materiale, facendo in modo di farli fuggire in Sudamerica. Veniva aiutato in questa attività dai suoi numerosi contatti con le ambasciate e le legazionidel Sudamerica in Italia e con la Croce Rossa Internazionale, nonché dal fatto che la Confraternita croata del Collegio di San Girolamo degli Illirici, dove aveva il suo ufficio, emetteva false carte d'identità a beneficio degli ustascia. Con tali documenti e con l'approvazione della Commissione Pontificia per l'Assistenza ai Profughi, situata in via Piave 41 a Roma e controllata quasi esclusivamente dagli ustascia, si potevano ottenere passaporti della Croce Rossa Internazionale, di cui Draganovic riusciva a garantire l'emissione'' (109). ``Le carte d'identità false rilasciate ai criminali di guerra in fuga erano stampate nella tipografia francescana. [...] A organizzare tutto questo era [il francescano] padre Dominik Mandic, il rappresentante ufficiale del Vaticano presso la Confraternita di San Girolamo'' (109). ``Avvalendosi dei suoi collegamenti con la polizia segreta italiana, Draganovic fece sì che le carte d'identità francescane venissero accettate come documenti ufficiali sulla cui base venivano poi rilasciate le carte d'identità italiane e i permessi di residenza'' (109). Mandic ``mise anche la tipografia francescana a disposizione dell'apparato propagandistico degli ustascia. Gran parte della campagna, patrocinata dagli inglesi e intrapresa nei campi profughi come quelli di Fermo, di Modena e di Bagnoli, dovette il suo successo ai tipografi francescani. Lo stesso Mandic visitava regolarmente i campi per pronunciare discorsi d'incitamento ai militanti ustascia riuniti per ascoltarlo'' (109). ``La tappa successiva della sofisticata ratline del Vaticano era Genova, dove un altro sacerdote croato si occupava dei passeggeri: monsignor Karlo Petranovic'' (113). ``Draganovic gli telefonava regolarmente per dirgli di quanti posti avesse bisogno. Petranovic aveva già visitato gli uffici d'imbarco locali e prenotato delle cuccette. Diceva allora a Draganovic quante fossero le cuccette disponibili e, un paio di giorni prima dell'imbarco, veniva mandato a Genova un numero corrispondente di persone. Draganovic aveva già fornito ai passeggeri i documenti di viaggio e i visti necessari, perciò Petranovic non doveva fare altro che trovar loro un alloggio per pochi giorni e poi condurli alla nave. Alcune delle persone che aiutò erano senza dubbio profughi veri e propri; [tuttavia] molti importanti criminali di guerra fuggirono da Genova grazie al suo aiuto'' (116). Gli inglesi conoscevano benissimo i movimenti di Petranovic a Genova, dato che lo tenevano sotto sorveglianza speciale (116).
I krizari
Il motivo per cui il Vaticano ed i servizi segreti occidentali lasciarono fuggire gli ustascia era la necessità di sconfiggere il nemico "ateo bolscevico", creando un movimento di resistenza clandestino per far scoppiare un'insurrezione nella neonata Jugoslavia di Tito. Oltre al compito di aiutarli a scappare, nel dopoguerra Draganovic aveva anche ``quello di coordinare e dirigere l'attività degli ustascia in Italia'' (108). Poche settimane dopo la conclusione della guerra, il 25 giugno 1945, gli ustascia si erano messi in contatto con la missione papale a Salisburgo, nella zona dell'Austria controllata dagli Stati Uniti (60). ``Chiedevano l'assistenza del papa per creare un altro Stato croato indipendente, o almeno un'unione adriatico-danubiana in cui la Croazia, secondo le leggi di natura, avrebbe la possibilità di svilupparsi'' (60).``Uno degli ecclesiastici che maggiormente si impegnarono ad aiutare gli ustascia fu l'arcivescovo di Salisburgo Andreas Rohracher [il quale] mise la Chiesa a disposizione della Confederazione Pandanubiana dell'Intermarium'' (136). I servizi segreti occidentali conoscevano benissimo queste trame, ed un rapporto dei servizi segreti USA di quegli anni lo riassumeva con le seguenti parole: ``Stanno tentando di istituire lo Stato Intermarium o Inter-Danubio, composto da tutte le nazioni cattoliche dell'Europa sudorientale'' (149). Anche ``importanti politici e burocrati italiani aiutavano le operazioni terroristiche dei krizari'' (135). Nel 1945 gli ustascia formularono ``l'offerta di mettersi a disposizione del comando anglo-americano. [...] Gli inglesi avevano accettato immediatamente questa offerta'' (136).``Sia gli inglesi sia, in un secondo momento, gli americani avevano assoldato quegli stessi nazisti che venivano protetti dalla Chiesa'' (128)per ``colpire con azioni terroristiche bersagli strategici e uomini al servizio dei comunisti'' all'interno della Jugoslavia (129). ``Questi agenti venivano presi dalle fila degli ustascia sconfitti di Pavelic. Riandando ai giorni della cristianità militante, il poglavnik chiamò questi guerrieri cattolici "krizari", ossia i suoi crociati'' (129). Tale nome derivava da quello di un gruppo ecclesiastico ufficiale degli anni Trenta, denominato anch'esso "krizari" (145). ``Il distaccamento del CIC a Trieste riceveva informazioni sulle operazioni che inglesi e americani dovevano compiere congiuntamente, tra cui una campagna di reclutamento patrocinata dagli alleati al fine di procacciare volontari per il movimento krizari. Molti di questi volontari erano già stati portati in un campo di addestramento americano ad Udine o lì vicino, dove ricevevano la preparazione necessaria. Venivano dati loro approvvigionamenti e uniformi dell'esercito americano, più 700 lire al giorno di paga. Alla fine del loro addestramento, gli uomini venivano muniti di armi americane e portati in Austria, dai cui confini entravano in territorio jugoslavo. Potevano utilizzare i campi inglesi in Austria, nei quali si ritiravano periodicamente per riposarsi'' (145). Uno dei principali collegamenti americani con la ratline di Draganovic ``durante gli anni 1946-47 [era] il colonnello Lewis Perry, [che] faceva parte del distaccamento del CIC a Trieste'' (145-146). Costui manteneva rapporti in particolare con Srecko Rover (146). ``Pavelic e Draganovic collaboravano strettamente, impartendo di comune accordo i loro ordini ai gruppi terroristici'' (132). ``Pavelic e i camerati più vicini a lui s'incontravano regolarmente con elementi simpatizzanti delle forze armate inglesi, che avevano pagato per la riorganizzazione unitaria degli ustascia da usare, alla fine, contro Tito'' (136). ``I rifornimenti militari ai krizari provenivano quasi esclusivamente dagli inglesi e comprendevano mortai, mitragliatrici, fucili mitragliatori, radio ricetrasmittenti da campo e uniformi di fattura inglese'' (136-137). In Vaticano si trovava ``il centro del comando. Gli aiuti [...] armi e altri rifornimenti di base arrivavano dal Vaticano con metodi clandestini. [...] Le armi che giungevano in Croazia provenivano dalla Svizzera'' (137). Il finanziamento del movimento avveniva attraverso le operazioni di riciclaggio di denaro sporco di sangue proveniente dal furto nei confronti degli ebrei e dei serbi durante la guerra; inoltre ``attraverso figure molto influenti in ambito ecclesiastico, il comando dei krizari riceveva dei fondi vaticani. Alcuni furono usati per indurre il governo italiano di Alcide de Gasperi a fornire le armi richieste per la loro crociata contro Tito'' ( 43). ``Il colonnello dei krizari Drago Marinkovic [...] aveva la responsabilità di procurarsi armi e fondi di provenienza italiana, viaggiando in lungo e in largo per le missioni tra Trieste, Venezia e Roma. Inoltre Marinkovic aveva contattato il Vaticano a Roma, dove [era] riuscito ad ottenere una grossa somma di denaro. [...] Questi soldi servirono per procurarsi delle armi: [...] un camion con rimorchio che trasportava fucili mitragliatori nascosti tra pezzi di mobilio [fu consegnato ad] un gruppo di persone in attesa di portare le armi in Jugoslavia'' (143). ``I criminali comuni, soprattutto spacciatori di droga e operatori del mercato nero, venivano spesso utilizzati per aiutare i krizari ad attraversare il confine jugoslavo'' (145). Il traffico delle armi avveniva ``dietro la copertura della Croce Rossa Italiana'' (145). A dicembre 1945 ``padre Ivan Condric e altri quattro preti furono riconosciuti colpevoli di aver organizzato le azioni terroristiche dei krizari'' (131). Si trattava del primo processo contro i krizari in Jugoslavia: in seguito ne vennero altri. ``Nell'agosto del 1946, una quantità considerevole di opuscoli venne gettata sul territorio croato da alcuni aeroplani, decollati, a quanto pare, dalla zona inglese dell'Austria. Questi opuscoli, firmati da Pavelic, dichiaravano che la guerra sarebbe continuata senza tregua fino alla definitiva eliminazione di Tito [...]'' (136). Negli anni 1946-47, i krizari si infiltrarono in Croazia a partire dalle loro basi in Austria: ``i loro ordini erano di rafforzare il movimento clandestino e di lanciare una violenta campagna di assassinii e sabotaggi, per prepararsi al momento in cui avrebbero finalmente regolato i conti coi
loro vecchi nemici. Il loro scopo era quello di ricongiungersi coi potenti reparti che operavano sull'impervio terreno, distruggere le comunicazioni telegrafiche, telefoniche e ferroviarie, attaccare l'industria e assassinare i più importanti rappresentanti politici e militari. Invece di trovare un movimento clandestino ben organizzato di 300.000 uomini, s'imbatterono presto nell'efficiente e spietata polizia segreta di Tito. A pochi giorni, se non addirittura a poche ore, dal superamento del confine, la maggior parte di loro si ritrovò in mano ai comunisti'' (130-131). Tra di loro ``c'erano alcune persone che avevano eseguito le stragi più brutali per conto di Ante Pavelic, uomini che avevano messo in atto i sanguinosi metodi politici e razziali del loro poglavnik con incredibile accanimento'' (130). ``Il contatto radio era mantenuto mediante una radio da campo fatta funzionare da Vrancic [...] e situata nella zona inglese dell'Austria. Si ritiene che al servizio di corriere ustascia all'interno delle zone austriache collaborasse la Chiesa cattolica romana in Austria [e in particolare] il cardinale di Graz'' (133). ``L'uomo al comando delle operazioni era uno dei più fedeli servitori del poglavnik, Bozidar Kavran, assistito da Lovro Susic'' (134). ``Gli Sloveni avevano istituito la loro sezione del movimento krizari'' sotto la leadership spirituale del vescovo di Lubiana Rozman, che si era rifugiato a Klagenfurt (137-138). Il capo dei krizari sloveni era Franjo Lipovec (143). ``Nel 1945 [Lipovec] fu arrestato dal SIS a Trieste, dove [...] fu assunto e stipendiato'' dal servizio segreto inglese (143). ``Lipovec costituiva il principale legame tra i krizari e il governo italiano. Nell'agosto 1946, s'incontrò con alti ufficiali del servizio segreto militare italiano, i quali proposero di stabilire un certo grado di collaborazione. Lipovec accettò la loro offerta e vendette completamente se stesso e i suoi piani agli italiani. Tali piani vennero a loro volta forniti al capo di gabinetto di De Gasperi e, in seguito, il presidente del Consiglio italiano assicurò a Lipovec che il suo governo avrebbe fatto, in via ufficiosa, qualsiasi cosa in suo potere per rafforzare l'opposizione a Tito, promettendogli un appoggio incondizionato nel caso in cui la situazione si fosse fatta più favorevole. Con il sostegno finanziario dei servizi segreti italiani, Lipovec e i suoi camerati lanciarono quindi una campagna di propaganda per procurarsi nuove reclute tra gli esuli politici a Trieste. Il passo successivo fu quello di armare le unità di krizari che si trovavano nella zona e, dopo diversi incontri col servizio segreto italiano, Lipovec raggiunse un accordo secondo cui armi provenienti dai depositi dell'esercito italiano sarebbero state messe a sua disposizione per essere inviate ad elementi krizari che si trovavano a Trieste. Nei mesi di febbraio e marzo del 1947, secondo l'accordo, [...] furono consegnati otto carichi d'armi, che comprendevano 500 armi automatiche, circa 4.000 granate a mano, 100 pistole e più di 30 bombe a orologeria. I servizi segreti italiani pagarono le spese di trasporto per portare le armi fuori dalla zona alleata di Trieste fino in Jugoslavia'' (143-144). ``Trieste [che si trovava sotto l'amministrazione militare degli inglesi] rappresentava il punto d'incontro tra le forze di resistenza all'interno della Jugoslavia e le forze che le stavano finanziando, controllando e dirigendo in Italia. Il principale collegamento era costituito dal professor Ivan Protulipac, [...] l'uomo di padre Draganovic a Trieste'' (144-145). Protulipac ``dopo la guerra assunse un ruolo di primo piano [...] finché verso la fine del 1946 gli agenti comunisti non lo assassinarono a Trieste'' (145). ``La sezione croata della Croce Rossa fondata da Cecelja era, in effetti, sotto il controllo degli ustascia, che ne utilizzavano i vari uffici come agenzia per la raccolta di informazioni per operazioni clandestine in Jugoslavia e in Austria. Inoltre Cecelja era noto come uno dei principali organizzatori ustascia in Austria, dove [venivano organizzati] regolarmente raduni militari'' (104).Una delle loro basi era a Trofaiach (Austria), ed era diretta da Bozidar Kavran e Srecko Rover (146). Quest'ultimo fu successivamente sospettato diessere una spia di Tito, in quanto tutte le operazioni da lui dirette si rivelarono disastrose: i suoi uomini venivano regolarmente arrestati appena mettevano piede in Jugoslavia, mentre lui la scampava sempre (147-148). ``Tanti dei criminali di guerra che vennero [tratti in salvo dalla rete di Draganovic] furono catturati in seguito durante missioni terroristiche compiute all'interno della Jugoslavia'' (121).
In luglio ed agosto del 1948, si tenne a Zagabria un processo giudiziario contro 57 imputati, per gli atti di terrorismo compiuti dai krizari. ``Il verdetto, dichiarando colpevoli gli imputati, li condannava a morte o a lunghi periodi di carcere'' (130). In Ratlines, il procedimento viene chiamato sarcasticamente "processo pilotato", e viene manifestato chiaramente il disprezzo degli autori nei confronti della Jugoslavia di Tito. Dopo sei pagine di denigrazione del processo, tuttavia, gli autori arrivano alla seguente conclusione: ``È possibile che le strane accuse fatte dagli jugoslavi durante il "processo pilotato" ai krizari avessero, dopotutto, una certa sostanza'' (137). Il Foreign Office smentiva le accuse che gli venivano formulate al processo, accusando invece l'alleato americano; tuttavia ``dietro la rinascita militare e politica degli ustascia c'era proprio il SIS'' (132). ``Nel 1948 le prove presentate durante il processo pilotato ai krizari lasciarono ben pochi dubbi sul fatto che la polizia segreta comunista si fosse servita di agenti doppiogiochisti per condurre una contro-operazione molto sofisticata. Erano riusciti in qualche modo a procurarsi i codici radio segreti usati dai krizari ed erano informati, con buon anticipo, sui dettagli precisi delle loro operazioni. Conoscevano gli itinerari esatti adoperati dai gruppi che cercavano di entrare clandestinamente in Jugoslavia, come pure la data e l'ora del loro ingresso nel paese. Grazie a questi vantaggi, era facile per la polizia segreta attirare i krizari inconsapevoli nelle loro mani, servendosi dei loro stessi codici radio. Una volta all'interno del paese, potevano catturarli quando volevano. [...] Nonostante questi terribili rovesci, le operazioni proseguirono e si estesero addirittura in altri paesi comunisti. Per tutti gli anni Cinquanta, fino agli inizi degli anni Sessanta, il governo jugoslavo continuò a processare gli agenti catturati, molti dei quali erano presumibilmente finanziati da padre Draganovic e agivano dietro suoi ordini'' (148-149). ``Altri eserciti cattolici clandestini erano stati radunati per disgregare e, se possibile, rovesciare i regimi comunisti dell'Europa centrale e orientale. In Cecoslovacchia, in Polonia, negli Stati Baltici e in Ucraina gruppi di nazisti clandestini operavano a stretto contatto con i krizari. [Fra i] complici dei krizari c'erano famigerati [fascisti ucraini, sotto il comando di] Stjepan Bandera, per costruire [...] il Blocco delle Nazioni Anti-bolsceviche. Cominciarono presto a lavorare per l'occidente'' (149).
Riciclaggio di denaro sporco (di sangue)
Oltre a nascondere i fuggiaschi ed a impiegarli nel terrorismo, alcuni funzionari ecclesiastici riciclavano i tesori rubati dai nazisti alle loro vittime (32). Erano coinvolte nelle operazioni numerose ``banche situate in Gran Bretagna, in Palestina, in Italia e in Svizzera.'' Inoltre Walter Rauff, dopo aver preso contatto con l'arcivescovo Siri ``si impegnò a riciclare denaro falso con l'aiuto di Frederick Schwendt, un ex-collega di Rauff nelle SS. Schwendt è considerato tra i più grandi falsari della storia'' (47). ``Con l'aiuto dei preti cattolici, all'inizio del 1944 Pavelic aveva cominciato a trasferire [a Berna] notevoli quantità d'oro e di valuta.'' Il tesoro doveva ammontare a 2500-3000 kg di oro (142), ``ossia in realtà i valori delle vittime assassinate da Pavelic, rubati dagli ustascia in fuga'' (127-128). Una parte del tesoro fu portata a Roma con dei camion dal tenente colonnello inglese Jonson. ``Due autocarri [...] che trasportavano una parte del tesoro degli ustascia avevano [...] raggiunto l'Austria'' e furono trasferiti in Italia ``per finanziare il movimento croato di resistenza in Jugoslavia'' (133). Inoltre, ``a Wolfsber erano stati nascosti 400 kg d'oro, del valore di milioni di dollari, nonché una considerevole quantità di valuta straniera, e lì si trovavano sotto il controllo dell'ex-ministro ustascia Lovro Susic.'' Gli ufficiali ustascia ``dissero a Draganovic di tenere [il tesoro] al sicuro. Il sacerdote obbedì fin troppo volentieri; contattò Susic e, con il suo accordo, prese 40 kg di lingotti d'oro e li portò a Roma, nascosti in due casse da imballaggio'' (133). ``Susic nominò Draganovic membro di un comitato di tre persone incaricato di controllare il tesoro. [Gli altri due erano] l'ex-ministro ustascia Stjepan Hefer e il generale di gendarmeria Vilko Pecnikar'' (134). Draganovic ``consentì a Pecnikar di avere accesso al tesoro accumulato per la sua ratline. [...] Parte di quel tesoro andò a finanziare anche una nuova campagna terroristica, appoggiata dall'occidente, all'interno della Jugoslavia'', ossia il movimento dei krizari (112). Nella veste di ``tesoriere della sezione ufficiale croata della Pontificia Commissione di Assistenza Profughi [padre Mandic] provvedeva alla vendita dell'oro, dei gioielli e della valuta straniera depositati dagli alti ufficiali ustascia in cambio di valuta italiana'' (127-128). Nei primi mesi del 1948 il vescovo di Lubiana Rozman si recò a Berna, dove ``2400 kg d'oro e altri valori rimanevano ancora nascosti. [...] Avrebbero dovuto essere usati per aiutare i profughi di religione cattolica'', il solito eufemismo per dire gli ex-ustascia. Gli alleati, e in particolare gli americani, erano perfettamente a conoscenza dell'esistenza di questo tesoro (142). ``Gli amici ustascia di Rozman erano impegnati in un'enorme truffa, in cui ci si serviva del mercato nero per convertire l'oro in dollari e, più tardi, in scellini austriaci'' (142).
I personaggi
I preti
papa Pio XII (Eugenio Pacelli)
Fu papa dal 1939 al 1958, era un fervente anticomunista, e a causa delle sue posizioni politiche veniva detto "il papa tedesco" (54). Durante la guerra appoggiò la Croazia di Ante Pavelic (82-83). Era perfettamente al corrente delle ratlines organizzate da Hudal e Draganovic, in quanto era tenuto al corrente da Montini (122,126). Giovanni Montini, il futuro papa Paolo VI Assistente personale di papa Pio XII nella veste di sottosegretario di Stato per gli affari ecclesiastici (25-26). Durante la guerra fu coinvolto nelle trattative fra nazisti e occidente (25) e fu organizzatore, per conto del papa, del Servizio Informazioni del Vaticano (il servizio segreto vaticano) (26). Fu lui a rifiutare l'udienza a Bokun, inviato dalla monarchia jugoslava per trasmettere al Vaticano le prove delle atrocità di Pavelic, malgrado che ``non ci fossero dubbi che Montini fosse ben informato sulla reale situazione'' (82). Aiutò e collaborò con Hudal per l'organizzazione della fuga dei nazisti (43). Era anche l'amico di Draganovic (67,94). Questi talvolta ``chiedeva a Montini di procurarsi più visti da paesi che non ne emettevano in numero adeguato, e il burocrate vaticano intercedeva presso i diplomatici competenti'' (125). Altre volte, invece, era Montini a chiedere a Draganovic di ``far espatriare clandestinamente certa gente'' (125). Era sempre Montini che nascondeva Ante Pavelic a Castel Gandolfo (87). ``In quel periodo Montini era il prediletto del papa e dirigeva l'opera caritatevole della Santa Sede a beneficio dei profughi. Dato che i due prelati s'incontravano quotidianamente per parlare del lavoro che la Segreteria di Stato doveva svolgere, è inconcepibile che Pio XII fosse all'oscuro di tutto'' (126).
Alois Hudal
Vescovo austriaco, amico di Pio XII (40), antisemita convinto (55), e principale organizzatore della rete di fuga (ratline) per i
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il vaticano e i nazi in sudamerica
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toni Friday, Mar. 28, 2003 at 3:25 PM |
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RATLINES / Le linee dei topi
Ratlines: La guerra della Chiesa contro il comunismo
A cura del Coordinamento Romano per la Jugoslavia
Premessa
La storia che qui viene raccontata è quella delle reti di fuga dei criminali di guerra nazisti e ustascia nell'immediato dopoguerra. Questi loschi individui furono in ogni momento appoggiati dal Vaticano, nella persona di papa Pio XII e del sottosegretario Montini (che divenne in seguito papa Paolo VI), con la connivenza dei servizi segreti occidentali. Questi ultimi
cercarono di utilizzarli come terroristi, nel tentativo di abbattere i regimi comunisti. Due reti distinte (ma pur sempre collegate) erano state approntate: una per i tedeschi, diretta dal vescovo Hudal, ed una per i croati, diretta da padre Draganovic. Personaggi come il truce dittatore Ante Pavelic, che era stato messo da Hitler a capo dello stato fantoccio della Croazia Indipendente, sfuggirono ai tribunali che dovevano punirli per i loro sanguinosi delitti, attraverso la rete dei conventi e degli istituti religiosi che era stata predisposta all'uopo. Questi assassini furono poi riutilizzati nel tentativo di far cadere la Jugoslavia di Tito, formando un una banda di terroristi denotati "krizari" (crociati). Alla fine sono quasi tutti riusciti a rifugiarsi oltreoceano, in America Latina, in Australia e in Nord America.
Quelli che seguono sono degli appunti tratti dalla prima parte del libro Ratlines, scritto dai giornalisti Mark Aarons e John Loftus, australiano il primo e americano il secondo. Le parti ``tra virgolette'' riproducono citazioni testuali dal libro. Tra parentesi, dopo ogni affermazione, è riportato il numero della pagina da cui l'affermazione è stata tratta. Talvolta sono state utilizzate fonti diverse, che sono sempre indicate.
Per elaborare questo testo sono state utilizzate le fonti seguenti:
1. Ratlines di Mark Aarons e John Loftus edizione inglese: 1991 edizione italiana: Newton Compton, 1993.
2. Il Secolo Corto. La Filosofia del Bombardamento. La Storia da Riscrivere. di Filippo Gaja Maquis editore, 1994.
3. Die Politik der Päpste im 20. Jahrhundert (La Politica dei papi nel XX secolo) di Karlheinz Deschner Rowohlt, 1991
4. Storia illustrata, supplemento al n.186, intitolato "La caccia ai criminali nazisti", 1973
Indice:
Premessa
1. Il titolo
2. Note sull'olocausto
3. Geopolitica vaticana
4. Geopolitica europea
5. Intermarium
6. Strategia americana
7. L'Unione Continentale
8. La rete di fuga dei criminali di guerra tedeschi
9. La rete di fuga dei criminali di guerra croati
10. I krizari
11. Riciclaggio di denaro sporco (di sangue)
12. I personaggi
o I preti
+ Pio XII
+ Giovanni Montini
+ Alois Hudal
+ Siri
+ Krunoslav Draganovic
+ Vilim Cecelja
+ Karlo Petranovic
+ Gregory Rozman
+ Dragutin Kamber
+ Milan Simcic
+ Dominik Mandic
+ Josip Bujanovic
o I nazisti
+ Ferenc Vajta
+ Walter Rauff
+ Franz Stangl
+ Gustav Wagner
+ Alois Brunner
+ Adolf Eichmann
o Gli ustascia
+ Ante Pavelic
+ Vladimir Kren
+ Vjekoslav Vrancic
+ Vilko Pecnikar
+ Ivo Omrcanin
+ Ljubo Milos
+ Lovro Susic
+ Dragutin Toth
+ Bozidar Kavran
+ Srecko Rover
+ Miha Krek
o L'agente statunitense William Gowen
13. Le sigle
Il titolo
``Letteralmente, una ratline è la scala di corda che arriva fino in cima all'albero della nave e rappresenta l'ultimo luogo sicuro quando l'imbarcazione affonda. Pertanto ratline è diventato il termine generico con cui i servizi segreti identificano le reti o le organizzazioni istituite allo scopo di far fuggire qualcuno'' (7).
Note sull'olocausto
1. Il campo di Treblinka, comandato da Franz Stangl
``Al loro arrivo a Treblinka, gli uomini, le donne e i bambini, stipati nei loro carri merci chiusi, trovavano ad attenderli una normale stazione ferroviaria, graziosamente decorata con cassette di fiori. A distanza, si scorgevano alcune baracche dall'aria innocua. Franz Stangl ci teneva all'ordine. Ai passeggeri veniva detto di scendere dai carri per riposare e per farsi una doccia. Mentre si svestivano, veniva detto loro di mettere al sicuro i loro oggetti di valore in cassette numerate, di modo che, dopo la doccia, avrebbero potuto ritrovarli facilmente. Tutto si svolgeva in maniera così rapida, organizzata, letale. Le docce erano, in realtà, camere a gas dove 900.000 persone, per la maggior parte ebrei, furono uccise immediatamente al loro arrivo. A differenza di Auschwitz, lì non si svolgeva alcun lavoro. Treblinka esisteva solo per uno scopo: lo sterminio'' (33-34).
2. La Croazia Indipendente di Ante Pavelic
La dittatura croata si macchiò di gravi crimini, ``tra cui gli orribili massacri di serbi, ebrei e zingari nel corso dei quattro anni [in cui stette in piedi il regime]: mezzo milione di civili innocenti trucidati per ordine personale [di Pavelic]. Molti erano stati giustiziati con metodi da pieno Medioevo: erano stati cavati loro gli occhi, recise le membra, strappati gli intestini e gli altri organi interni dai corpi ancora vivi. Alcune persone furono massacrate come bestie: venne tagliata loro la gola da un orecchio all'altro con coltelli speciali. Altre morirono in seguito a colpi di maglio sulla testa. In numero ancora maggiore furono semplicemente bruciate vive'' (80).
``Durante i primi mesi del regime di Pavelic furono massacrate circa 150.000 persone di fede serbo-ortodossa. In molti casi -è un fatto documentato- fu offerta loro la salvezza se avessero rinunciato alla loro fede per divenire cattolici'' (92). ``Le conversioni forzate [venivano celebrate] da preti cattolici sotto l'attento controllo di unità di polizia ustascia armate fino ai denti. Su tali cerimonie incombeva la minaccia di morte, poiché i contadini serbi erano perfettamente a conoscenza dei massacri condotti da quelle stesse unità nelle zone limitrofe'' (106). A dirigere le conversioni forzate era padre Draganovic (106).
3. Le posizioni del Vaticano e dell'Occidente durante la guerra
``Nell'aprile del 1943 [...] il Foreign Office e il Dipartimento di Stato temevano entrambi che il Terzo Reich fosse disposto a fermare le camere a gas, a svuotare i campi di concentramento e a lasciare che centinaia di migliaia (se non milioni) di superstiti ebrei emigrassero in Occidente'' (21). Anche il papa, sebbene ne fosse a conoscenza, tacque sull'olocausto: ``Il terribile silenzio da parte del Vaticano nei confronti degli ebrei si accordò completamente con la politica occidentale'' (22). Tuttavia, a fronte dell'indifferenza degli anglo-americani, per lo meno (magra consolazione) ``il papa tacque in pubblico, ma in segreto aiutò alcuni ebrei'' (24). Fu tramite il Vaticano, inoltre, che nel 1944 le SS cercarono di ``stabilire contatti [...] con le potenze occidentali'' per convincerle a ``troncare i rapporti con Stalin e a unirsi alla Germania nella lotta contro i bolscevichi'' (25).
``Durante la guerra il Vaticano non si era pronunciato pubblicamente riguardo alle atrocità compiute dai sovietici e dai tedeschi'' (qui Aarons e Loftus mettono Hitler e Stalin sullo stesso piano, cosa molto discutibile, dato che Hitler uccise 11 milioni di civili innocenti, metà dei quali erano ebrei). Ma nel 1945, a guerra perduta per i nazisti, papa Pio XII ``capovolse la sua politica e decise che era giunto il momento di levare la voce della Chiesa contro i crimini commessi da Stalin'', mentre continuò a tacere quelli commessi da Hitler, approvandoli tacitamente (27). Per ulteriori note sull'olocausto, leggere il numero di Storia Illustrata citato in bibliografia.
Geopolitica vaticana
L'interesse secolare della Chiesa è sempre stato quello dell'evangelizzazione, ossia della trasformazione in cattolici di quanti più uomini sia possibile, e la contrapposizione a tutte le altre filosofie o religioni. In questo modo il Vaticano si assicura un vero e proprio controllo politico su territori e nazioni. Il papato ha dunque una sua politica estera che è ben definita, anche se per molti non percettibile: ``Pensano in termini di secoli e fanno piani per l'eternità; questo rende la loro politica inevitabilmente imperscrutabile, disorientante e, in certe occasioni, riprovevole per le menti pratiche e condizionate dal tempo'' (lettera dell'ambasciatore inglese Sir D'Arcy Osborne, marzo 1947, riportata nell'epigrafe). ``Era desiderio del Vaticano aiutare chiunque a prescindere dalla sua nazionalità o dalle sue opinioni politiche, fintantoché quella persona possa dimostrare di essere cattolica. Il Vaticano giustifica inoltre la sua partecipazione col desiderio di introdursi non soltanto nei paesi europei, ma anche in quelli latino-americani, attraverso persone di qualsiasi convinzione politica, purché anticomuniste e favorevoli alla Chiesa Cattolica'' (57). L'obiettivo del papa per l'Europa era molto semplice: ``la creazione di un grande Stato federale danubiano'' che raggruppasse le nazioni cattoliche d'Europa centrale (60), insomma in un certo senso un ritorno ai bei tempi del potere temporale della Chiesa; la creazione di una nazione sulla quale il pontificato possa esercitare la sua autorità. In questo quadro, è fondamentale la posizione della Croazia: ``La Santa Sede considerava la Croazia come la frontiera della cristianità; tra la Croazia e il papa esisteva un rapporto particolare che risaliva al 700 d.C.'' (80). ``La Croazia è una delle nazioni più benvolute dalla Chiesa, un baluardo cattolico contro gli scismatici ortodossi'' (66). ``Nell'isterismo che caratterizzò i primi anni della guerra fredda, il Vaticano considerava la Croazia come la propria roccaforte nei Balcani'' (136). Per raggiungere i suoi scopi, il papa optò per lo spionaggio (29) e sul reclutamento di ex-nazisti per combattere i comunisti, cioè coloro che gli contendevano i territori dell'Unione Danubiana (32). Il Vaticano cercò anche di riutilizzare l'organizzazione clandestina costituita durante la guerra dai disertori dell'esercito russo in Germania ed in Austria: Estoni, Lituani, Cechi e altri cittadini di cultura prevalentemente cattolica (30-31). ``Per essere ammesso, ogni membro doveva prestare giuramento di fedeltà alla Chiesa, impegnandosi a a metterne gli interessi al di sopra persino della propria nazione di appartenenza'' (31).
Geopolitica europea
Le potenze europee avevano dei progetti molto simili a quelli del papato:
1. Francia
``Non appena cessarono le ostilità, De Gaulle indisse un'agguerrita campagna per ottenere la simpatia dei popoli dell'Europa orientale. Il suo scopo era quello di creare un contraltare ai piani inglesi. [...] Il leader francese riteneva infatti che fosse necessario prepararsi a una nuova guerra contro Stalin per ristabilire il "legittimo" ruolo della Francia nella regione'' (62). De Gaulle aveva allacciato stretti contatti con il Vaticano, tramite il cardinale francese Tisserant (63). ``De Gaulle voleva l'aiuto del papa per creare una confederazione europea che riunisse, tra gli altri, i cattolici di Spagna, Francia, Italia, Austria, Germania, Polonia, Ungheria, Slovacchia, Croazia, Slovenia e Stati baltici. [...] La Francia avrebbe dovuto firmare dei trattati di amicizia con la Spagna e con l'Italia, stabilendo così un potente triangolo che avrebbe ricevuto in seguito, grazie all'influenza del papa, l'aiuto degli stati cattolici sudamericani'' (63). La riuscita di questo triangolo era legata a quella della ``creazione di uno stato federale della Germania cattolica, separato dalla maggioranza protestante. L'ultimo anello del piano di De Gaulle era rappresentato da una Confederazione Pandanubiana Cattolica dell'Europa centrale. Un'alleanza con la Polonia e con gli Stati baltici avrebbe permesso agli slavi cattolici di staccarsi dai loro compatrioti ortodossi e protestanti assicurando il crollo della Jugoslavia, della Cecoslovacchia e di gran parte dell'Unione Sovietica'' (63). In poche parole, la Francia auspicava esattamente quello che è accaduto negli ultimi anni! 2. Gran Bretagna ``Gli Inglesi erano convinti che presto sarebbe scoppiata la guerra contro i sovietici'' (65). Il premier inglese Winston Churchill stava portando avanti sin dagli inizi del 1944 la politica di ``creare una confederazione di nazioni dell'Europa centrale sotto l'influenza di Londra. Quando finì la guerra il SIS lanciò una sofisticata operazione spionistica per reclutare gli emigrati politici dell'Europa centrale e orientale. Il SIS mirava ad istituire un'unione politica contro il bolscevismo e a fornire un aiuto materiale con lo scopo di attirare gli esuli nella sfera d'influenza inglese per operazioni di controspionaggio antisovietico e paramilitari. Gli inglesi avevano anche istituito delle logge massoniche tra gli esuli, attraendo in tal modo i più importanti leader balcanici'' (64). Padre ``Draganovic cominciò a far pressioni sugli inglesi in favore della Confederazione Pandanubiana agli inizi del 1944, quando consegnò all'ambasciatore inglese presso il Vaticano una lunga nota, con cui inoltrava proposte fatte da alti ministri ustascia a Zagabria'' (66). 3. Gli intrighi degli Inglesi Il dato che emerge è la rivalità che c'era subito dopo la fine della guerra fra Londra e Parigi, entrambe nel tentativo di controllare l'Europa centrale. Tuttavia le loro politiche si concretizzavano in piani molto simili, e simili a quelli del papato: essenzialmente l'idea della Confederazione Danubiana. Molto presto gli inglesi riuscirono a togliere l'iniziativa ai francesi. ``Alla fine dell'estate 1946 i servizi segreti inglesi avevano ottenuto un innegabile predominio sui rivali francesi''(65).``Esisteva almeno un importante punto di accordo tra Parigi e Londra: si sarebbero dovuti escludere gli Stati Uniti da queste operazioni clandestine. Fu adottato lo slogan "l'Europa agli Europei, senza Russi né Americani. Facciamo combattere gli Stati Uniti contro i Russi e sfruttiamo la vittoria"'' (65).Gli inglesi ``avevano fatto infiltrare alcuni agenti tra gli emigrati politici, istituendo così dei centri spionistici a Graz e a Klagenfurt, nella zona austriaca [da loro] controllata'' (64). ``Gli inglesi diedero assistenza persino ai nazisti e agli ustascia e, fin dall'inizio, costituirono centri militari e terroristici tra tutti i profughi balcanici. Avevano fretta e non volevano perdere tempo, per cui ebbero presto una magnifica organizzazione che si estendeva fino alle parti più remote dei Balcani'' (65). ``John Colville, del Foreign Office, [...] ammise di aver permesso deliberatamente a molti fanatici ustascia di sfuggire alla giustizia'' (111). ``Nel maggio del 1945, gli inglesi avevano riconsegnato molti croati relativamente innocenti nelle mani del governo comunista di Tito, destinandoli a una morte sicura. Invece molti criminali di guerra colpevoli di orrendi delitti erano fuggiti'' (98). ``Avvalendosi dei seguaci di Pavelic, gli inglesi avevano intenzione di rovesciare il governo comunista di Belgrado. Alcuni simpatizzanti americani collaboravano già a questeoperazioni senza autorizzazione ufficiale'' (94). ``La maggior parte delle volte, le operazioni occidentali [di arresto dei criminali di guerra] facevano fiasco in maniera spettacolare. La ragione di questo era molto semplice. Interi settori delle autorità alleate collaboravano, in realtà, con il Vaticano per garantire che a molti fuggiaschi fosse permesso di partire di nascosto da Genova. Un diplomatico statunitense scoprì che le potenze occidentali erano apparentemente conniventi con il Vaticano e con l'Argentina per portare al sicuro in quest'ultimo paese persone colpevoli di crimini di guerra. Le cose stavano effettivamente così. Sia Washington sia Londra erano scese a patti con la Santa Sede per aiutare molti collaboratori dei nazisti a emigrare verso il sistema di espatrio clandestino messo a punto da Draganovic. Il Vaticano veniva cinicamente usato come copertura per la condotta immorale dell'occidente'' (119). ``In quel periodo si poteva quasi parlare di cariche dirigenziali interdipendenti tra i servizi segreti occidentali e il Vaticano'' (123).
Intermarium
Intermarium era una ``rete ben organizzata di emigrati politici nazisti dell'Europa centrale e orientale, la quale riceveva segretamente sostegno da parte di una piccola ma potente congrega di cui faceva parte lo stesso Pio XII'' (59). Le radici di quest'organizzazione anticomunista risalivano ``agli anni Venti, [...] sorta a partire da un cosiddetto gruppo di esuli russi bianchi che fuggirono a Parigi in seguito alla presa del potere da parte dei bolscevichi'' (59). ``L'Intermarium proclamava la necessità di una potente Confederazione Anticomunista Pandanubiana, composta per la maggior parte dalle nazioni cattoliche dell'Europa centrale. Prima della guerra, essa aveva ricevuto grandi aiuti dai servizi segreti francesi e inglesi per operazioni anticomuniste. [Nella fase prebellica] lo scopo dell'Intermarium era quello di creare un cordon sanitaire sia contro i russi sia contro i tedeschi'' (60). Durante la guerra era stata uno ``strumento nelle mani dei servizi segreti tedeschi: [...] nel 1939 la maggior parte dei capi dell'Intermarium aveva unito le proprie sorti a quelle di Hitler. Dopo la guerra, riuscirono a non farsi punire aiutando gli inglesi contro i sovietici'' (71). ``Il Vaticano aveva appoggiato [le operazioni relative all'organizzazione di movimenti clandestini contro i russi] lavorando ufficiosamente con i francesi e con gli inglesi affinché dopo la seconda guerra mondiale l'Intermarium tornasse in attività'' (61). ``La grande maggioranza dei capi dell'Intermarium era composta da ex-capi fascisti che lavoravano per i servizi segreti inglesi o francesi'' (67). ``Per iniziativa di Rohracher, [arcivescovo di Salisburgo,] il vescovo di Klagenfurt indisse un incontro per discutere l'opportunità di riunire, in questa Confederazione [Pandanubiana] le nazioni cattoliche dell'Europa centrale. Oltre a Rohracher e al vescovo di Klagenfurt, parteciparono all'incontro anche i vescovi Gregory Rozman di Lubiana e Ivan Saric di Sarajevo. Questi ultimi due prelati erano stati collaboratori entusiasti dei nazisti'' (136). Il presidente di Intermarium era lo sloveno Miha Krek (67).. Il principale organizzatore era l'ungherese Ferenc Vajta. Secondo quest'ultimo, occorreva ``una Confederazione Danubiana in cui venisse riconosciuta la libertà di tutti i popoli attraverso una democrazia sana e tradizionale. [Secondo lui era] giunto il momento di creare la grande unità europea e una Confederazione Pandanubiana composta da popoli aventi la stessa cultura e le stesse tradizioni'' (72). ``Sotto la direzione francese, Vajta formò dei centri spionistici ad Innsbruck, Friburgo e Parigi. Gli emigrati politici viaggiavano coi documenti dell'Etat Majeur, così da poter andare in giro in tutta sicurezza e costituire una sofisticata rete di spionaggio'' (62). Erano coinvolti anche i gesuiti, ``come agenti chiave del Vaticano, coinvolti in un programma di penetrazione all'interno di zone occupate dai comunisti'' (68). ``Molti personaggi di spicco dell'Intermarium guidavano i corpi d'emigrazione patrocinati dal Vaticano:'' il vescovo Hudal, padre Draganovic, monsignor Preseren, il vescovo Bucko, e padre Gallov (68). Il CIC, servizio segreto americano, indagando trovò ``tracce di questa confederazione pandanubiana nella rinascita postbellica del movimento ustascia. Formatosi alla fine degli anni Venti, questo gruppo fascista aveva condotto, negli anni Trenta, una campagna terroristica a livello internazionale. Poi, durante la guerra, fu messo al potere in Croazia dai nazisti e procedette allo sterminio di centinaia di migliaia di civili innocenti. Il 25 giugno, soltanto sette settimane dopo la conclusione della guerra, gli ustascia si erano messi in contatto con la missione papale a Salisburgo, nella zona dell'Austria controllata dagli Stati Uniti. Chiedevano l'assistenza del papa per creare un altro Stato croato indipendente, o almeno un'unione adriatico-danubiana in cui la Croazia, secondo le leggi di natura, avrebbe potuto avere la possibilità di svilupparsi'' (60). Intermarium sfociò, fra le altre cose, nel movimento dei krizari, ossia un'organizzazione di terroristi croati, reclutati nelle file degli ex-ustascia, al fine di destabilizzare la Federazione di Jugoslavia (136). In Italia, il referente politico era la Democrazia Cristiana (68).
Strategia americana
Secondo Ferenc Vajta, dopo la guerra i servizi segreti americani avrebbero assoldato ``soltanto ebrei: sovietofili e idioti'', credendo i "profughi" dei paesi cattolici dell'Europa centrale essere ``tutti nazisti, tutti collaboratori, traditori e gente con cui non si poteva lavorare'' (72). Questo era il motivo per cui i migliori esperti dell'Intermarium si misero a disposizione dei servizi francesi ed inglesi, i quali a differenza degli americani li accolsero ``a braccia aperte''. La conseguenza per gli USA fu la perdita del controllo delle attività spionistiche in Austria e Germania (72). Nel 1947, Vajta tentò di ottenere l'inversione di questa politica americana, cercando di convincere l'agente del CIC Gowen: ``ne abbiamo abbastanza dei piccoli intrighi inglesi e francesi. Ora, finalmente, è giunto il momento di riorganizzare l'Europa orientale in modo che la pace sia fruttuosa. [...] Gli inglesi e i francesi non ci possono più aiutare economicamente, ma gli Stati Uniti possono farlo'' (72). Alcuni agenti americani stavano già collaborando con gli inglesi al piano per rovesciare il governo comunista di Belgrado avvalendosi dei seguaci di Pavelic, ma questo avveniva senza autorizzazione da parte dei comandi a Washington (94). ``Nei primi giorni di luglio 1947, invece, Gowen cominciò a sostenere energicamente che i servizi segreti americani avrebbero dovuto assumere il controllo dell'Intermarium; non molto tempo dopo, il funzionario del CIC smise di dare la caccia ai nazisti, ed incominciò piuttosto ad ingaggiarli'' (70). In particolare, gli americani rinunciarono a portare a compimento l'arresto di Ante Pavelic, marcando così la conclusione della loro alleanza con Vajta (92). Nel settembre 1947, gli Stati Uniti aiutarono Vajta a fuggire dall'Italia verso la Spagna, e gli promisero ``che, se l'ungherese fosse riuscito ad organizzare un nuovo movimento, avrebbe avuto a disposizione i fondi statunitensi'' (74).
L'Unione Continentale
Nell'autunno 1947 ``Vajta decise di fondare un nuovo gruppo anticomunista, che battezzò Unione Continentale. Il suo scopo era quello di togliere all'Intermarium, controllato dagli inglesi, i capi degli immigrati politici, per attirarli nell'orbita di Washington'' (74-75). Vajta e Gowen ``ricevettero anche l'aiuto di un alto sacerdote cattolico ungherese, monsignor Zoltán Nyísztor. [...] Ciò consentì loro di procurarsi il sostegno del nunzio papale a Madrid, che giunse in loro aiuto con una lettera dai toni accesi di quattro pagine, indirizzata al ministro degli esteri [spagnolo] Artajo, avvertendo che l'Intermarium aveva subito delle infiltrazioni da parte della massoneria francese e inglese. In seguito all'intervento diplomatico del Vaticano, Artajo ordinò ai suoi funzionari di aiutare Vajta e la sua Unione Continentale'' (75). Insieme al suo ``vecchio amico'' Marjan Szumlakowski, Vajta intavolò ``dei negoziati con alti funzionari del governo del generale Franco, il cui risultato fu l'istituzione di un nuovo centro di emigrati politici a Madrid'' (75). Gli uomini dell'Unione Continentale avevano ``libero ingresso in Spagna [...] in cambio di informazioni segrete sulle operazioni sovietiche'' (75). Erano stati stabiliti contatti con l'arcivescovo di Toledo (68). Era inoltre coinvolto anche Joaquin Ruiz-Giménez, il quale poco dopo ``venne nominato ambasciatore del generale Franco presso la Santa Sede'' (75). L'istituto culturale spagnolo diretto da Giménez costituiva la copertura ai finanziamenti governativi spagnoli (75). L'Unione Continentale morì nel 1948, quando Vajta fu arrestato negli Stati Uniti (77).
La rete di fuga dei criminali di guerra tedeschi
I conventi, gli istituti religiosi e le organizzazioni caritatevoli costituivano nel 1945 la rete attraverso la quale i nazisti poterono sfuggire ai tribunali: ``Alcuni dei criminali di guerra più ricercati passarono da Rauff, a Milano, al vescovo Hudal nel Pontificio Collegio di Santa Maria dell'Anima a Roma, per finire poi dall'arcivescovo Siri a Genova. Qui s'imbarcarono su delle navi e salparono verso una nuova vita in Sudamerica'' (48). La rete era stata predisposta con un certo anticipo: Hudal incontrò Walter Rauff, assassino di circa 100.000 persone uccise nei furgoni a gas mobili, fin dalla primavera del 1943 (41). In quell'occasione ``furono stabiliti i primi contatti [...] che avrebbero portato, infine, all'istituzione, da parte di Hudal, di una rete per l'espatrio clandestino dei criminali nazisti'' (42).``A seguito del crollo effettivo dell'esercito tedesco in Italia, Pio XII avviò una campagna per ottenere il diritto di inviare i suoi rappresentanti personali in visita alle decine di migliaia di prigionieri di guerra e internati civili che allora si trovavano nei campi italiani'', con particolare riferimento a quelli di lingua tedesca (43-44). Ottenuto tale diritto, fu nominato ``per prestar soccorso alla popolazione nemica sconfitta [il vescovo antisemita] Hudal'' (44). La scelta ebbe il complice avallo degli Americani, che ``sapevano tutto sulle convinzioni politiche del vescovo austriaco'' e il cui servizio segreto aveva redatto un dossier sul libro filonazista che costui aveva pubblicato nel 1936 (45). ``Senza la diretta intercessione diplomatica del Vaticano [egli] non sarebbe mai riuscito a entrare in contatto con tanti criminali di guerra nazisti''(45). Lo stesso Hudal, molti anni più tardi scrisse: ``Ringrazio Dio per avermi permesso di visitare e confortare molte vittime nelle loro prigioni e nei campi di concentramento e di aiutarle a fuggire con falsi documenti di identità. [...] La guerra intrapresa dagli alleati contro la Germania non fu motivata da una crociata, bensì dalla rivalità dei complessi economici per la cui vittoria essi avevano combattuto. Questo cosiddetto business [...] si servì di slogan come democrazia, razza, libertà religiosa e cristianesimo quali esche per le masse. Tutte queste esperienze mi fecero sentire in dovere, dopo il 1945, di dedicare la mia opera caritatevole principalmente ad ex-nazionalsocialisti ed ex-fascisti, soprattutto ai cosiddetti "criminali di guerra"'' (45). Hudal era in grado di fornire qualsiasi tipo di documenti falsi: ``carte d'identità italiane, falsi certificati di nascita, persino dei visti per il paese verso cui si era diretti. I più utili erano i passaporti della Croce Rossa Internazionale'' (48). ``La Santa Sede patrocinava il traffico illecito di documenti della Croce Rossa, ottenuti con un falso nome o una falsa nazionalità. [...] Il perno di questa operazione era il prete ungherese Gallov'' (52). I passaporti e documenti di identità e di viaggio occorrenti per aiutare i suoi amici nazisti erano forniti al vescovo Hudal da Montini tramite la Commissione Pontificia di Assistenza ai profughi e la Caritas Internazionale (43). Il traffico illecito di documenti della Croce Rossa era noto ai servizi segreti americani (49), ed anche il fatto che il Vaticano stava agevolando la fuga di criminali di guerra, come è scritto nel "Rapporto La Vista" del 1947: vi erano elencate ``più di venti organizzazioni assistenziali vaticane implicate nell'emigrazione illecita o sospettate di esserlo. In cima alla lista degli ecclesiastici coinvolti c'era l'onnipresente vescovo Hudal'' (50). ``I burocrati di Washington decisero, alla fine, di inoltrare soltanto una protesta discreta e molto informale presso la Santa Sede'' (53). ``Il Dipartimento di Stato sembrava preoccuparsi maggiormente del fatto che i documenti falsi potessero inavvertitamente aiutare degli ebrei diretti in Palestina o degli agenti segreti comunisti [...] diretti verso l'emisfero occidentale'' (53). Inoltre il capitale privato americano aveva preso, autonomamente rispetto al proprio governo, l'iniziativa di finanziare quest'emigrazione illegale (54). Le azioni di Hudal a favore dei nazisti non passarono inosservate, ed una serie di articoli apparsi sulla stampa italiana nel 1947 fecero scoppiare uno scandalo, mettendo in cattiva luce persino Pio XII (54). Hudal fu costretto a ritirarsi, ma non per questo terminò il traffico: ``da quel momento vennero prese misure straordinarie per nascondere i percorsi di fuga dei nazisti'' (55). La rete fu riorganizzata meglio, e sempre con l'autorizzazione di alti funzionari ecclesiastici: ``Il Vaticano sceglieva, per questo lavoro, dei preti fascisti dell'Europa Centrale'' (55). La rete di fuga di Hudal era inserita nell'organizzazione nota con la sigla ODESSA - Organisation der Ehemaligen SS Angehörigen (organizzazione degli ex-appartenenti alle SS). Troviamo ulteriori annotazioni nell'articolo "I segreti della ODESSA" su Storia Illustrata: ``Segnando un giorno su un mappamondo gli itinerari percorsi nella loro fuga da alcuni tra i maggiori criminali nazisti, Simon Wiesenthal [un sopravvissuto del campo di concentramento di Mauthausen, diventato poi cacciatore di nazisti e direttore del Centro di Documentazione di Vienna sull'olocausto] si accorse che seguivano grosso modo tre direttrici principali. Il primo di questi itinerari conduceva dalla Germania in Austria, poi in Italia e di qui in Spagna. Il secondo collegava la Germania con i paesi arabi, il terzo con il Sud America, precisamente con l'Argentina. Questo paese infatti, fino al 1955 -l'anno in cui cadde la dittatura di Perón- fu uno dei rifugi preferiti dei criminali nazisti che in seguito si indirizzarono verso il Paraguay. Wiesenthal constatò che molte fughe, iniziate nelle più diverse città tedesche, convergevano verso Memmingen, un centro medievale nel cuore dell'Allgäu (regione della Germania meridionale, tra la Baviera e il Württemberg); da qui i fuggiaschi si dirigevano a Innsbruck e, attraverso il Brennero, passavano in Italia. [...] Alla fine della guerra, in piena occupazione alleata, era sorta in Germania una serie di reti di contatto tra i nazisti chiusi in carcere e gruppi clandestini che facevano capo a ex-gerarchi i quali vivevano nascosti sotto falsi nomi. Già molto tempo prima del crollo del Terzo Reich, infatti, i capi nazisti avevano ricevuto dal partito documenti di identità con nomi falsi e stabilito dei codici segreti da usare in caso di necessità. [...] Le due principali vie di fuga andavano da Brema a Roma e da Brema a Genova. Lungo tutto il confine austro-tedesco, nel distretto di Salisburgo e in Tirolo, ogni 60 o 70 km di percorso c'era uno scalo costituito da un massimo di cinque persone, le quali conoscevano soltanto l'ubicazione dei due scali più vicini: quello da cui giungevano a loro i fuggiaschi e quello a cui dovevano indirizzarli. Questi scali erano mimetizzati nei luoghi più fuorimano: capanne isolate, fattorie vicine ai confini, locande nascoste in mezzo ai boschi. Qui i fuggiaschi giungevano accompagnati dai "corrieri", persone che si occultavano sotto le più impensate attività. Tra questi corrieri, ad esempio, c'erano molti degli autisti tedeschi che gli Alleati avevano assunto per guidare sull'autostrada Monaco-Saliburgo i camion militari adibiti al trasporto del giornale dell'esercito americano "The Stars and Stripes". Così, spesso, nascosti dietro pacchi di giornali, viaggiavano criminali nazisti. Questi poi, con documenti falsi e talvolta accompagnati da donne e bambini che per sviare l'attenzione delle autorità di frontiera si dichiaravano loro parenti, riuscivano a varcare il confine. [...] Fu grazie all'ODESSA -afferma Wiesenthal- che Bormann, Eichmann, Mengele e altri, riuscirono a fuggire dalla Germania e a far perdere così bene le loro tracce. In seguito, da altre fonti, Wiesenthal apprese che uno dei principali organizzatori dell'ODESSA era un ex-capitano delle SS: Franz Röstel, che si nascondeva sotto il nome di Haddad Said, viaggiava con passaporto siriano e faceva la spola da Lindau a Zurigo o Ginevra e da qui verso la Costa Brava, in Spagna (altro rifugio prediletto dagli ex-nazisti), l'Oriente, il Sud America. Scoprì anche che l'ODESSA si era valsa più volte, tra l'Italia e l'Austria, della cosiddetta via dei conventi, servendosi cioè di case religiose, soprattutto di frati i quali, per carità cristiana, davano ospitalità per qualche ora o per qualche giorno ai fuggiaschi, come in passato avevano accolto gli ebrei braccati dai nazisti.'' L'ODESSA era finanziata con i fondi degli ``industriali della Renania e della Ruhr, che nel 1933 erano stati i sostenitori di Hitler, [i quali] avendo compreso che la guerra era ormai perduta, avevano deciso di buttare a mare il Führer. Si erano perciò accordati per impedire che le ricchezze del Terzo Reich cadessero in mano agli Alleati. Così cominciarono a trasferire cospicui fondi nei Paesi neutrali, sotto la copertura di uomini di paglia che, con operazioni commerciali legittime, diedero vita a colossali imprese. Un rapporto pubblicato nel 1946 dal Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti riferisce che le società create in tutto il mondo con il denaro proveniente dai forzieri degli industriali nazisti erano allora 750, di cui 112 in Spagna, 58 in Portogallo, 35 in Turchia, 98 in Argentina, 214 in Svizzera, 233 in vari altri paesi. Ma il segreto bancario, inviolabile, copre questi trasferimenti di fondi e con essi i nomi dei finanziatori dell'organizzazione ODESSA.''
La rete di fuga dei criminali di guerra croati
``La maggior parte degli assassini non era neppure tedesca. Alla fine della seconda guerra mondiale, c'erano decine di migliaia di europei dell'Europa orientale e centrale che avevano collaborato con i nazisti ed erano altrettanto colpevoli. Erano capi dei governi fantoccio nazisti, funzionari municipali, capi di polizia e membri delle unità locali di polizia ausiliaria che avevano eseguito l'olocausto. Molti si trovavano sulle liste nere degli alleati'' (97). Fra gli stati fantoccio di Hitler vi era la Croazia indipendente, governata dal movimento ustascia (fascisti croati) di Ante Pavelic. Se la rete del vescovo Hudal era specializzata nella fuga dei criminali di guerra tedeschi, esisteva una seconda rete specializzata negli ustascia. ``Padre Krunoslav Draganovic, segretario dell'Istituto Croato di San Girolamo, era il principale organizzatore delle ratlines utilizzate da noti criminali di guerra per sfuggire'' alla giustizia (85). ``Gli ustascia furono i primi a beneficiare della protezione di Draganovic.'' Secondo gli storici ufficiali del Vaticano, infatti, si trattava di "profughi croati" (98). La maggior parte dei fuggiaschi finì per trovare rifugio in Gran Bretagna, Canada, Australia e Stati Uniti (97). Non era per puri fini umanitari che il Vaticano metteva in salvo queste persone: ``Draganovic li reclutava per entrare a far parte dei krizari'', e per utilizzarli in azioni terroristiche contro la Federazione Jugoslava (131). Anche i fascisti sloveni fuggivano: ``nell'agosto del 1944 [...] gli ecclesiastici sloveni stavano collaborando attivamente con i nazisti e già operavano a stretto contatto con Draganovic per fornire assistenza ai profughi'' (137). ``La Chiesa aveva conferito pieni poteri a Draganovic'' e, a dire di padre Cecelja, ne approvava il lavoro (105). ``Una volta, all'inizio di marzo del 1946, il sacerdote croato si appellò a eminenti figure ecclesiastiche in varie parti del mondo, tra cui i cardinali Griffin e Gilroy in Inghilterra e in Australia, richiedendo la loro assistenza. Poi fece pressioni sulla Segreteria di Stato affinché intervenisse ufficialmente. Infine, si rivolse direttamente a Pio XII. L'oggetto del suo appello erano duecento ex-miliziani ustascia e numerosi membri delle scellerate divisioni SS Principe Eugenio e Handzar. I primi erano slavi tedeschi, mentre i secondi venivano raccolti tra la considerevole popolazione musulmana della Bosnia. Entrambi i gruppi avevano commesso delle atrocità contro civili innocenti. Tra le altre persone difese da Draganovic, figuravano gli ex-ministri del governo ustascia Dragutin Toth, Vjekoslav Vrancic, Mile Starcevic, e Stjiepo Peric, come pure l'ex-capo dell'aviazione Vladimir Kren. [...] Alcuni di questi uomini si nascondevano all'interno dell'Istituto di San Girolamo o in Vaticano. Il Vaticano agì subito, sottoponendo questi casi all'attenzione dei diplomatici inglesi e americani e raccomandando alla loro cortese attenzione e considerazione l'appello di padre Draganovic. Fecero seguito molti altri interventi diplomatici da parte del Vaticano, la maggioranza dei quali in favore di uomini che avevano perpetrato di recente l'olocausto nazista'' (126-127). Come nel caso della rete di Hudal, i preparativi iniziarono con grande anticipo. Sin dall'agosto 1943 Draganovic cominciò ad intercedere per Ante Pavelic in Vaticano, e ad attuare ``i piani di Pavelic relativi all'istituzione di un sistema per l'espatrio clandestino dei nazisti'', coinvolgendo lo stesso papa Pio XII e ``alti funzionari della Segreteria di Stato vaticana e dei servizi segreti italiani. Il suo collegamento più importante era quello con monsignor Montini'' (66,98). Nel 1944, la ratline era già pronta per essere aperta (67). ``La maggior parte dell'organico [della ratline] era costituito da sacerdoti croati'', la maggior parte dei quali erano legati alla Confraternita di San Girolamo (107-108). ``Con l'aiuto di altri ecclesiastici, fanatici nazionalisti croati, [la Confraternita] divenne il quartier generale delle ratlines'' (66). ``Sebbene Draganovic fosse noto ai diplomatici occidentali come fanatico ustascia, i servizi segreti alleati gli diedero carta bianca'' per visitare i campi profughi, esattamente come avevano fatto con Hudal (98-99). ``Nel maggio del 1945, servendosi di documenti di viaggio americani, il sacerdote slavo si avventurò fuori di Roma. A bordo di un'automobile americana, visitò l'Italia settentrionale e le zone intorno a Klagenfurt e Villach, sul confine austro-jugoslavo. Lì prese contatto con i maggiori leader ustascia, nonché con altri sacerdoti fascisti che prendevano parte alle operazioni della ratline. Il perno dell'organizzazione di Draganovic per l'espatrio clandestino era la Confraternita di San Girolamo, che prendeva il nome dall'omonimo istituto situato a Roma, in via Tomacelli 132, base principale delle sue operazioni. Il comitato centrale della confraternita era costituito da monsignor Juraj Magjerec, presidente e rettore dell'Istituto, da padre Dominik Mandic, vicepresidente e tesoriere, e dal suo assistente Vitomir Naletilic, nonché naturalmente da padre Krunoslav Draganovic, che ricopriva la carica di segretario. La confraternita fu presto riconosciuta Comitato ufficiale croato della Commissione Assistenziale Pontificia, il corpo papale di assistenza ai profughi. [...] In apparenza, il comitato croato offriva assistenza morale e materiale ai profughi, ma attraverso la commissione pontificia manteneva anche stretti collegamenti con la Croce Rossa Internazionale e con le autorità alleate in Italia. Draganovic aveva rapporti particolarmente stretti con due ufficiali dei servizi segreti occidentali, il colonnello C. Findlay, direttore della sezione profughi e rimpatrio delle forze di occupazione, e il suo assistente, il maggiore Simcock. [...] Draganovic aveva anche stretti rapporti con importanti funzionari italiani, specialmente col funzionario degli Affari Interni, Migliore, che dirigeva il servizio segreto italiano e la sezione di polizia che si occupava dei profughi in Italia. Draganovic raggiunse un accordo con Migliore per ottenere ufficiosamente l'appoggio dell'Italia -in particolare quello della sezione stranieri della questura- alla sua ratline. Attraverso questa ragnatela di influenti contatti, Draganovic costruì una sofisticata organizzazione che si estendeva in Italia, in Austria e in Germania. Il comitato croato della Commissione Profughi del papa era in grado d'inviare i suoi agenti a far visita ai numerosi campi in cui si erano rifugiati i criminali di guerra nazisti che cercavano di fuggire. La maggior parte di questi agenti era costituta da sacerdoti cattolici croati e, anche se gran parte del loro lavoro spirituale e materiale consisteva nell'aiutare effettivamente i malati, gli invalidi, le vedove e i veri profughi, c'era tempo in abbondanza per aiutare anche i fuggiaschi'' (99-100). Tra i fuggiaschi che ricevettero l'aiuto di Draganovic, il nome eccellente è quello dell'ex-dittatore croato Ante Pavelic in persona. ``Nell'ambito dei servizi segreti occidentali, quasi tutti sapevano che Draganovic stava proteggendo Ante Pavelic, che si nascondeva in Vaticano. Inoltre, all'epoca, la ratline di Draganovic era nota a tutti nell'ambito dei servizi segreti. Il sacerdote era tristemente noto per il suo vizio di aiutare i criminali diguerra a fuggire'' (123). Del resto, gli anglo-americani non si limitavano a lasciarlo fare. ``Draganovic faceva regolarmente visita al quartier generale dell'esercito e dei servizi segreti a Roma, dove il maggiore Simcock gli rivelava i dettagli delle imminenti operazioni di arresto dei fuggiaschi'' (121). ``Gli Italiani vennero a sapere che, presso la Confraternita di San Girolamo, erano alloggiati molti criminali latitanti, tra i quali alcuni alti membri del governo di Pavelic. Tuttavia non venne intrapresa alcuna azione contro Draganovic né contro i funzionari italiani che gli davano una mano'' (109-110). Ed infatti, erano stretti i legami del prete croato nei servizi segreti italiani (123). Grazie all'aiuto di Montini e della Commissione papale per l'assistenza ai profughi, Draganovic ``ottenne una gran quantità di documenti di identità. [...] Migliaia di questi documenti aiutarono i fuggitivi ad eludere la giustizia'' (67). ``La ratline di Draganovic era una rete sofisticata e professionale. Era ottimamente organizzata e poteva occuparsi di centinaia di fuggitivi alla volta. [In tutto] furono fatte pervenire a Roma circa 30.000 persone provenienti dall'Austria, per poi farle proseguire fino a Genova e a nuove patrie nell'America settentrionale e meridionale e in Australia'' (96). ``Le operazioni di espatrio clandestino ebbero inizio in Austria, dove padre Cecelja fungeva da collegamento con Roma'' (100). Cecelja era il terminale austriaco di Draganovic, e aveva iniziato a lavorare alla preparazione della rete di espatrio sin dal maggio 1944 (102). Cecelja si trovava a Vienna. L'armata rossa avanzava, e la sconfitta si avvicinava. Nella Pasqua del 1945 ``l'irriducibile "ustascia giurato" (Cecelja) lasciò Vienna e trasferì la sua base vicino a Salisburgo, dove, alla fine della guerra, si erano riuniti molti fuggitivi nazisti'' (102). Intervistato dagli autori del libro, ``Cecelja dichiarò con orgoglio [che il suo compito era stato quello di] fornire documenti alle persone che avevano perduto i propri. Non nascose di aver aiutato dei fuggitivi a cambiare identità:Disponevo di moduli di domanda della Croce Rossa a pacchi, per mezzo dei quali fornivo una nuova identità a chiunque volesse cambiare il proprio nome e la propria storia personale'' (103). ``In Austria era la sua sezione dell'organizzazione a prendersi cura dei fuggitivi, dando loro i soldi, il cibo, l'alloggio e i documenti falsi di cui avevano bisogno per intraprendere il viaggio dall'Austria all'Italia. A Roma, invece, era Draganovic il centro nevralgico dell'operazione. Provvedeva ai documenti di viaggio internazionali e, attraverso i suoi contatti ad alto livello con i consolati sudamericani procurava i visti necessari, soprattutto per l'Argentina. Una volta a settimana Cecelja chiamava Draganovic per sapere quanti posti fossero disponibili per quella settimana, e poi inviava a Roma quel numero esatto di persone'' (105). Draganovic forniva ai fuggiaschi croati ``il necessario aiuto morale e materiale, facendo in modo di farli fuggire in Sudamerica. Veniva aiutato in questa attività dai suoi numerosi contatti con le ambasciate e le legazionidel Sudamerica in Italia e con la Croce Rossa Internazionale, nonché dal fatto che la Confraternita croata del Collegio di San Girolamo degli Illirici, dove aveva il suo ufficio, emetteva false carte d'identità a beneficio degli ustascia. Con tali documenti e con l'approvazione della Commissione Pontificia per l'Assistenza ai Profughi, situata in via Piave 41 a Roma e controllata quasi esclusivamente dagli ustascia, si potevano ottenere passaporti della Croce Rossa Internazionale, di cui Draganovic riusciva a garantire l'emissione'' (109). ``Le carte d'identità false rilasciate ai criminali di guerra in fuga erano stampate nella tipografia francescana. [...] A organizzare tutto questo era [il francescano] padre Dominik Mandic, il rappresentante ufficiale del Vaticano presso la Confraternita di San Girolamo'' (109). ``Avvalendosi dei suoi collegamenti con la polizia segreta italiana, Draganovic fece sì che le carte d'identità francescane venissero accettate come documenti ufficiali sulla cui base venivano poi rilasciate le carte d'identità italiane e i permessi di residenza'' (109). Mandic ``mise anche la tipografia francescana a disposizione dell'apparato propagandistico degli ustascia. Gran parte della campagna, patrocinata dagli inglesi e intrapresa nei campi profughi come quelli di Fermo, di Modena e di Bagnoli, dovette il suo successo ai tipografi francescani. Lo stesso Mandic visitava regolarmente i campi per pronunciare discorsi d'incitamento ai militanti ustascia riuniti per ascoltarlo'' (109). ``La tappa successiva della sofisticata ratline del Vaticano era Genova, dove un altro sacerdote croato si occupava dei passeggeri: monsignor Karlo Petranovic'' (113). ``Draganovic gli telefonava regolarmente per dirgli di quanti posti avesse bisogno. Petranovic aveva già visitato gli uffici d'imbarco locali e prenotato delle cuccette. Diceva allora a Draganovic quante fossero le cuccette disponibili e, un paio di giorni prima dell'imbarco, veniva mandato a Genova un numero corrispondente di persone. Draganovic aveva già fornito ai passeggeri i documenti di viaggio e i visti necessari, perciò Petranovic non doveva fare altro che trovar loro un alloggio per pochi giorni e poi condurli alla nave. Alcune delle persone che aiutò erano senza dubbio profughi veri e propri; [tuttavia] molti importanti criminali di guerra fuggirono da Genova grazie al suo aiuto'' (116). Gli inglesi conoscevano benissimo i movimenti di Petranovic a Genova, dato che lo tenevano sotto sorveglianza speciale (116).
I krizari
Il motivo per cui il Vaticano ed i servizi segreti occidentali lasciarono fuggire gli ustascia era la necessità di sconfiggere il nemico "ateo bolscevico", creando un movimento di resistenza clandestino per far scoppiare un'insurrezione nella neonata Jugoslavia di Tito. Oltre al compito di aiutarli a scappare, nel dopoguerra Draganovic aveva anche ``quello di coordinare e dirigere l'attività degli ustascia in Italia'' (108). Poche settimane dopo la conclusione della guerra, il 25 giugno 1945, gli ustascia si erano messi in contatto con la missione papale a Salisburgo, nella zona dell'Austria controllata dagli Stati Uniti (60). ``Chiedevano l'assistenza del papa per creare un altro Stato croato indipendente, o almeno un'unione adriatico-danubiana in cui la Croazia, secondo le leggi di natura, avrebbe la possibilità di svilupparsi'' (60).``Uno degli ecclesiastici che maggiormente si impegnarono ad aiutare gli ustascia fu l'arcivescovo di Salisburgo Andreas Rohracher [il quale] mise la Chiesa a disposizione della Confederazione Pandanubiana dell'Intermarium'' (136). I servizi segreti occidentali conoscevano benissimo queste trame, ed un rapporto dei servizi segreti USA di quegli anni lo riassumeva con le seguenti parole: ``Stanno tentando di istituire lo Stato Intermarium o Inter-Danubio, composto da tutte le nazioni cattoliche dell'Europa sudorientale'' (149). Anche ``importanti politici e burocrati italiani aiutavano le operazioni terroristiche dei krizari'' (135). Nel 1945 gli ustascia formularono ``l'offerta di mettersi a disposizione del comando anglo-americano. [...] Gli inglesi avevano accettato immediatamente questa offerta'' (136).``Sia gli inglesi sia, in un secondo momento, gli americani avevano assoldato quegli stessi nazisti che venivano protetti dalla Chiesa'' (128)per ``colpire con azioni terroristiche bersagli strategici e uomini al servizio dei comunisti'' all'interno della Jugoslavia (129). ``Questi agenti venivano presi dalle fila degli ustascia sconfitti di Pavelic. Riandando ai giorni della cristianità militante, il poglavnik chiamò questi guerrieri cattolici "krizari", ossia i suoi crociati'' (129). Tale nome derivava da quello di un gruppo ecclesiastico ufficiale degli anni Trenta, denominato anch'esso "krizari" (145). ``Il distaccamento del CIC a Trieste riceveva informazioni sulle operazioni che inglesi e americani dovevano compiere congiuntamente, tra cui una campagna di reclutamento patrocinata dagli alleati al fine di procacciare volontari per il movimento krizari. Molti di questi volontari erano già stati portati in un campo di addestramento americano ad Udine o lì vicino, dove ricevevano la preparazione necessaria. Venivano dati loro approvvigionamenti e uniformi dell'esercito americano, più 700 lire al giorno di paga. Alla fine del loro addestramento, gli uomini venivano muniti di armi americane e portati in Austria, dai cui confini entravano in territorio jugoslavo. Potevano utilizzare i campi inglesi in Austria, nei quali si ritiravano periodicamente per riposarsi'' (145). Uno dei principali collegamenti americani con la ratline di Draganovic ``durante gli anni 1946-47 [era] il colonnello Lewis Perry, [che] faceva parte del distaccamento del CIC a Trieste'' (145-146). Costui manteneva rapporti in particolare con Srecko Rover (146). ``Pavelic e Draganovic collaboravano strettamente, impartendo di comune accordo i loro ordini ai gruppi terroristici'' (132). ``Pavelic e i camerati più vicini a lui s'incontravano regolarmente con elementi simpatizzanti delle forze armate inglesi, che avevano pagato per la riorganizzazione unitaria degli ustascia da usare, alla fine, contro Tito'' (136). ``I rifornimenti militari ai krizari provenivano quasi esclusivamente dagli inglesi e comprendevano mortai, mitragliatrici, fucili mitragliatori, radio ricetrasmittenti da campo e uniformi di fattura inglese'' (136-137). In Vaticano si trovava ``il centro del comando. Gli aiuti [...] armi e altri rifornimenti di base arrivavano dal Vaticano con metodi clandestini. [...] Le armi che giungevano in Croazia provenivano dalla Svizzera'' (137). Il finanziamento del movimento avveniva attraverso le operazioni di riciclaggio di denaro sporco di sangue proveniente dal furto nei confronti degli ebrei e dei serbi durante la guerra; inoltre ``attraverso figure molto influenti in ambito ecclesiastico, il comando dei krizari riceveva dei fondi vaticani. Alcuni furono usati per indurre il governo italiano di Alcide de Gasperi a fornire le armi richieste per la loro crociata contro Tito'' ( 43). ``Il colonnello dei krizari Drago Marinkovic [...] aveva la responsabilità di procurarsi armi e fondi di provenienza italiana, viaggiando in lungo e in largo per le missioni tra Trieste, Venezia e Roma. Inoltre Marinkovic aveva contattato il Vaticano a Roma, dove [era] riuscito ad ottenere una grossa somma di denaro. [...] Questi soldi servirono per procurarsi delle armi: [...] un camion con rimorchio che trasportava fucili mitragliatori nascosti tra pezzi di mobilio [fu consegnato ad] un gruppo di persone in attesa di portare le armi in Jugoslavia'' (143). ``I criminali comuni, soprattutto spacciatori di droga e operatori del mercato nero, venivano spesso utilizzati per aiutare i krizari ad attraversare il confine jugoslavo'' (145). Il traffico delle armi avveniva ``dietro la copertura della Croce Rossa Italiana'' (145). A dicembre 1945 ``padre Ivan Condric e altri quattro preti furono riconosciuti colpevoli di aver organizzato le azioni terroristiche dei krizari'' (131). Si trattava del primo processo contro i krizari in Jugoslavia: in seguito ne vennero altri. ``Nell'agosto del 1946, una quantità considerevole di opuscoli venne gettata sul territorio croato da alcuni aeroplani, decollati, a quanto pare, dalla zona inglese dell'Austria. Questi opuscoli, firmati da Pavelic, dichiaravano che la guerra sarebbe continuata senza tregua fino alla definitiva eliminazione di Tito [...]'' (136). Negli anni 1946-47, i krizari si infiltrarono in Croazia a partire dalle loro basi in Austria: ``i loro ordini erano di rafforzare il movimento clandestino e di lanciare una violenta campagna di assassinii e sabotaggi, per prepararsi al momento in cui avrebbero finalmente regolato i conti coi
loro vecchi nemici. Il loro scopo era quello di ricongiungersi coi potenti reparti che operavano sull'impervio terreno, distruggere le comunicazioni telegrafiche, telefoniche e ferroviarie, attaccare l'industria e assassinare i più importanti rappresentanti politici e militari. Invece di trovare un movimento clandestino ben organizzato di 300.000 uomini, s'imbatterono presto nell'efficiente e spietata polizia segreta di Tito. A pochi giorni, se non addirittura a poche ore, dal superamento del confine, la maggior parte di loro si ritrovò in mano ai comunisti'' (130-131). Tra di loro ``c'erano alcune persone che avevano eseguito le stragi più brutali per conto di Ante Pavelic, uomini che avevano messo in atto i sanguinosi metodi politici e razziali del loro poglavnik con incredibile accanimento'' (130). ``Il contatto radio era mantenuto mediante una radio da campo fatta funzionare da Vrancic [...] e situata nella zona inglese dell'Austria. Si ritiene che al servizio di corriere ustascia all'interno delle zone austriache collaborasse la Chiesa cattolica romana in Austria [e in particolare] il cardinale di Graz'' (133). ``L'uomo al comando delle operazioni era uno dei più fedeli servitori del poglavnik, Bozidar Kavran, assistito da Lovro Susic'' (134). ``Gli Sloveni avevano istituito la loro sezione del movimento krizari'' sotto la leadership spirituale del vescovo di Lubiana Rozman, che si era rifugiato a Klagenfurt (137-138). Il capo dei krizari sloveni era Franjo Lipovec (143). ``Nel 1945 [Lipovec] fu arrestato dal SIS a Trieste, dove [...] fu assunto e stipendiato'' dal servizio segreto inglese (143). ``Lipovec costituiva il principale legame tra i krizari e il governo italiano. Nell'agosto 1946, s'incontrò con alti ufficiali del servizio segreto militare italiano, i quali proposero di stabilire un certo grado di collaborazione. Lipovec accettò la loro offerta e vendette completamente se stesso e i suoi piani agli italiani. Tali piani vennero a loro volta forniti al capo di gabinetto di De Gasperi e, in seguito, il presidente del Consiglio italiano assicurò a Lipovec che il suo governo avrebbe fatto, in via ufficiosa, qualsiasi cosa in suo potere per rafforzare l'opposizione a Tito, promettendogli un appoggio incondizionato nel caso in cui la situazione si fosse fatta più favorevole. Con il sostegno finanziario dei servizi segreti italiani, Lipovec e i suoi camerati lanciarono quindi una campagna di propaganda per procurarsi nuove reclute tra gli esuli politici a Trieste. Il passo successivo fu quello di armare le unità di krizari che si trovavano nella zona e, dopo diversi incontri col servizio segreto italiano, Lipovec raggiunse un accordo secondo cui armi provenienti dai depositi dell'esercito italiano sarebbero state messe a sua disposizione per essere inviate ad elementi krizari che si trovavano a Trieste. Nei mesi di febbraio e marzo del 1947, secondo l'accordo, [...] furono consegnati otto carichi d'armi, che comprendevano 500 armi automatiche, circa 4.000 granate a mano, 100 pistole e più di 30 bombe a orologeria. I servizi segreti italiani pagarono le spese di trasporto per portare le armi fuori dalla zona alleata di Trieste fino in Jugoslavia'' (143-144). ``Trieste [che si trovava sotto l'amministrazione militare degli inglesi] rappresentava il punto d'incontro tra le forze di resistenza all'interno della Jugoslavia e le forze che le stavano finanziando, controllando e dirigendo in Italia. Il principale collegamento era costituito dal professor Ivan Protulipac, [...] l'uomo di padre Draganovic a Trieste'' (144-145). Protulipac ``dopo la guerra assunse un ruolo di primo piano [...] finché verso la fine del 1946 gli agenti comunisti non lo assassinarono a Trieste'' (145). ``La sezione croata della Croce Rossa fondata da Cecelja era, in effetti, sotto il controllo degli ustascia, che ne utilizzavano i vari uffici come agenzia per la raccolta di informazioni per operazioni clandestine in Jugoslavia e in Austria. Inoltre Cecelja era noto come uno dei principali organizzatori ustascia in Austria, dove [venivano organizzati] regolarmente raduni militari'' (104).Una delle loro basi era a Trofaiach (Austria), ed era diretta da Bozidar Kavran e Srecko Rover (146). Quest'ultimo fu successivamente sospettato diessere una spia di Tito, in quanto tutte le operazioni da lui dirette si rivelarono disastrose: i suoi uomini venivano regolarmente arrestati appena mettevano piede in Jugoslavia, mentre lui la scampava sempre (147-148). ``Tanti dei criminali di guerra che vennero [tratti in salvo dalla rete di Draganovic] furono catturati in seguito durante missioni terroristiche compiute all'interno della Jugoslavia'' (121).
In luglio ed agosto del 1948, si tenne a Zagabria un processo giudiziario contro 57 imputati, per gli atti di terrorismo compiuti dai krizari. ``Il verdetto, dichiarando colpevoli gli imputati, li condannava a morte o a lunghi periodi di carcere'' (130). In Ratlines, il procedimento viene chiamato sarcasticamente "processo pilotato", e viene manifestato chiaramente il disprezzo degli autori nei confronti della Jugoslavia di Tito. Dopo sei pagine di denigrazione del processo, tuttavia, gli autori arrivano alla seguente conclusione: ``È possibile che le strane accuse fatte dagli jugoslavi durante il "processo pilotato" ai krizari avessero, dopotutto, una certa sostanza'' (137). Il Foreign Office smentiva le accuse che gli venivano formulate al processo, accusando invece l'alleato americano; tuttavia ``dietro la rinascita militare e politica degli ustascia c'era proprio il SIS'' (132). ``Nel 1948 le prove presentate durante il processo pilotato ai krizari lasciarono ben pochi dubbi sul fatto che la polizia segreta comunista si fosse servita di agenti doppiogiochisti per condurre una contro-operazione molto sofisticata. Erano riusciti in qualche modo a procurarsi i codici radio segreti usati dai krizari ed erano informati, con buon anticipo, sui dettagli precisi delle loro operazioni. Conoscevano gli itinerari esatti adoperati dai gruppi che cercavano di entrare clandestinamente in Jugoslavia, come pure la data e l'ora del loro ingresso nel paese. Grazie a questi vantaggi, era facile per la polizia segreta attirare i krizari inconsapevoli nelle loro mani, servendosi dei loro stessi codici radio. Una volta all'interno del paese, potevano catturarli quando volevano. [...] Nonostante questi terribili rovesci, le operazioni proseguirono e si estesero addirittura in altri paesi comunisti. Per tutti gli anni Cinquanta, fino agli inizi degli anni Sessanta, il governo jugoslavo continuò a processare gli agenti catturati, molti dei quali erano presumibilmente finanziati da padre Draganovic e agivano dietro suoi ordini'' (148-149). ``Altri eserciti cattolici clandestini erano stati radunati per disgregare e, se possibile, rovesciare i regimi comunisti dell'Europa centrale e orientale. In Cecoslovacchia, in Polonia, negli Stati Baltici e in Ucraina gruppi di nazisti clandestini operavano a stretto contatto con i krizari. [Fra i] complici dei krizari c'erano famigerati [fascisti ucraini, sotto il comando di] Stjepan Bandera, per costruire [...] il Blocco delle Nazioni Anti-bolsceviche. Cominciarono presto a lavorare per l'occidente'' (149).
Riciclaggio di denaro sporco (di sangue)
Oltre a nascondere i fuggiaschi ed a impiegarli nel terrorismo, alcuni funzionari ecclesiastici riciclavano i tesori rubati dai nazisti alle loro vittime (32). Erano coinvolte nelle operazioni numerose ``banche situate in Gran Bretagna, in Palestina, in Italia e in Svizzera.'' Inoltre Walter Rauff, dopo aver preso contatto con l'arcivescovo Siri ``si impegnò a riciclare denaro falso con l'aiuto di Frederick Schwendt, un ex-collega di Rauff nelle SS. Schwendt è considerato tra i più grandi falsari della storia'' (47). ``Con l'aiuto dei preti cattolici, all'inizio del 1944 Pavelic aveva cominciato a trasferire [a Berna] notevoli quantità d'oro e di valuta.'' Il tesoro doveva ammontare a 2500-3000 kg di oro (142), ``ossia in realtà i valori delle vittime assassinate da Pavelic, rubati dagli ustascia in fuga'' (127-128). Una parte del tesoro fu portata a Roma con dei camion dal tenente colonnello inglese Jonson. ``Due autocarri [...] che trasportavano una parte del tesoro degli ustascia avevano [...] raggiunto l'Austria'' e furono trasferiti in Italia ``per finanziare il movimento croato di resistenza in Jugoslavia'' (133). Inoltre, ``a Wolfsber erano stati nascosti 400 kg d'oro, del valore di milioni di dollari, nonché una considerevole quantità di valuta straniera, e lì si trovavano sotto il controllo dell'ex-ministro ustascia Lovro Susic.'' Gli ufficiali ustascia ``dissero a Draganovic di tenere [il tesoro] al sicuro. Il sacerdote obbedì fin troppo volentieri; contattò Susic e, con il suo accordo, prese 40 kg di lingotti d'oro e li portò a Roma, nascosti in due casse da imballaggio'' (133). ``Susic nominò Draganovic membro di un comitato di tre persone incaricato di controllare il tesoro. [Gli altri due erano] l'ex-ministro ustascia Stjepan Hefer e il generale di gendarmeria Vilko Pecnikar'' (134). Draganovic ``consentì a Pecnikar di avere accesso al tesoro accumulato per la sua ratline. [...] Parte di quel tesoro andò a finanziare anche una nuova campagna terroristica, appoggiata dall'occidente, all'interno della Jugoslavia'', ossia il movimento dei krizari (112). Nella veste di ``tesoriere della sezione ufficiale croata della Pontificia Commissione di Assistenza Profughi [padre Mandic] provvedeva alla vendita dell'oro, dei gioielli e della valuta straniera depositati dagli alti ufficiali ustascia in cambio di valuta italiana'' (127-128). Nei primi mesi del 1948 il vescovo di Lubiana Rozman si recò a Berna, dove ``2400 kg d'oro e altri valori rimanevano ancora nascosti. [...] Avrebbero dovuto essere usati per aiutare i profughi di religione cattolica'', il solito eufemismo per dire gli ex-ustascia. Gli alleati, e in particolare gli americani, erano perfettamente a conoscenza dell'esistenza di questo tesoro (142). ``Gli amici ustascia di Rozman erano impegnati in un'enorme truffa, in cui ci si serviva del mercato nero per convertire l'oro in dollari e, più tardi, in scellini austriaci'' (142).
I personaggi
I preti
papa Pio XII (Eugenio Pacelli)
Fu papa dal 1939 al 1958, era un fervente anticomunista, e a causa delle sue posizioni politiche veniva detto "il papa tedesco" (54). Durante la guerra appoggiò la Croazia di Ante Pavelic (82-83). Era perfettamente al corrente delle ratlines organizzate da Hudal e Draganovic, in quanto era tenuto al corrente da Montini (122,126). Giovanni Montini, il futuro papa Paolo VI Assistente personale di papa Pio XII nella veste di sottosegretario di Stato per gli affari ecclesiastici (25-26). Durante la guerra fu coinvolto nelle trattative fra nazisti e occidente (25) e fu organizzatore, per conto del papa, del Servizio Informazioni del Vaticano (il servizio segreto vaticano) (26). Fu lui a rifiutare l'udienza a Bokun, inviato dalla monarchia jugoslava per trasmettere al Vaticano le prove delle atrocità di Pavelic, malgrado che ``non ci fossero dubbi che Montini fosse ben informato sulla reale situazione'' (82). Aiutò e collaborò con Hudal per l'organizzazione della fuga dei nazisti (43). Era anche l'amico di Draganovic (67,94). Questi talvolta ``chiedeva a Montini di procurarsi più visti da paesi che non ne emettevano in numero adeguato, e il burocrate vaticano intercedeva presso i diplomatici competenti'' (125). Altre volte, invece, era Montini a chiedere a Draganovic di ``far espatriare clandestinamente certa gente'' (125). Era sempre Montini che nascondeva Ante Pavelic a Castel Gandolfo (87). ``In quel periodo Montini era il prediletto del papa e dirigeva l'opera caritatevole della Santa Sede a beneficio dei profughi. Dato che i due prelati s'incontravano quotidianamente per parlare del lavoro che la Segreteria di Stato doveva svolgere, è inconcepibile che Pio XII fosse all'oscuro di tutto'' (126).
Alois Hudal
Vescovo austriaco, amico di Pio XII (40), antisemita convinto (55), e principale organizzatore della rete di fuga (ratline) per i
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toni Friday, Mar. 28, 2003 at 3:25 PM |
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RATLINES / Le linee dei topi
Ratlines: La guerra della Chiesa contro il comunismo
A cura del Coordinamento Romano per la Jugoslavia
Premessa
La storia che qui viene raccontata è quella delle reti di fuga dei criminali di guerra nazisti e ustascia nell'immediato dopoguerra. Questi loschi individui furono in ogni momento appoggiati dal Vaticano, nella persona di papa Pio XII e del sottosegretario Montini (che divenne in seguito papa Paolo VI), con la connivenza dei servizi segreti occidentali. Questi ultimi
cercarono di utilizzarli come terroristi, nel tentativo di abbattere i regimi comunisti. Due reti distinte (ma pur sempre collegate) erano state approntate: una per i tedeschi, diretta dal vescovo Hudal, ed una per i croati, diretta da padre Draganovic. Personaggi come il truce dittatore Ante Pavelic, che era stato messo da Hitler a capo dello stato fantoccio della Croazia Indipendente, sfuggirono ai tribunali che dovevano punirli per i loro sanguinosi delitti, attraverso la rete dei conventi e degli istituti religiosi che era stata predisposta all'uopo. Questi assassini furono poi riutilizzati nel tentativo di far cadere la Jugoslavia di Tito, formando un una banda di terroristi denotati "krizari" (crociati). Alla fine sono quasi tutti riusciti a rifugiarsi oltreoceano, in America Latina, in Australia e in Nord America.
Quelli che seguono sono degli appunti tratti dalla prima parte del libro Ratlines, scritto dai giornalisti Mark Aarons e John Loftus, australiano il primo e americano il secondo. Le parti ``tra virgolette'' riproducono citazioni testuali dal libro. Tra parentesi, dopo ogni affermazione, è riportato il numero della pagina da cui l'affermazione è stata tratta. Talvolta sono state utilizzate fonti diverse, che sono sempre indicate.
Per elaborare questo testo sono state utilizzate le fonti seguenti:
1. Ratlines di Mark Aarons e John Loftus edizione inglese: 1991 edizione italiana: Newton Compton, 1993.
2. Il Secolo Corto. La Filosofia del Bombardamento. La Storia da Riscrivere. di Filippo Gaja Maquis editore, 1994.
3. Die Politik der Päpste im 20. Jahrhundert (La Politica dei papi nel XX secolo) di Karlheinz Deschner Rowohlt, 1991
4. Storia illustrata, supplemento al n.186, intitolato "La caccia ai criminali nazisti", 1973
Indice:
Premessa
1. Il titolo
2. Note sull'olocausto
3. Geopolitica vaticana
4. Geopolitica europea
5. Intermarium
6. Strategia americana
7. L'Unione Continentale
8. La rete di fuga dei criminali di guerra tedeschi
9. La rete di fuga dei criminali di guerra croati
10. I krizari
11. Riciclaggio di denaro sporco (di sangue)
12. I personaggi
o I preti
+ Pio XII
+ Giovanni Montini
+ Alois Hudal
+ Siri
+ Krunoslav Draganovic
+ Vilim Cecelja
+ Karlo Petranovic
+ Gregory Rozman
+ Dragutin Kamber
+ Milan Simcic
+ Dominik Mandic
+ Josip Bujanovic
o I nazisti
+ Ferenc Vajta
+ Walter Rauff
+ Franz Stangl
+ Gustav Wagner
+ Alois Brunner
+ Adolf Eichmann
o Gli ustascia
+ Ante Pavelic
+ Vladimir Kren
+ Vjekoslav Vrancic
+ Vilko Pecnikar
+ Ivo Omrcanin
+ Ljubo Milos
+ Lovro Susic
+ Dragutin Toth
+ Bozidar Kavran
+ Srecko Rover
+ Miha Krek
o L'agente statunitense William Gowen
13. Le sigle
Il titolo
``Letteralmente, una ratline è la scala di corda che arriva fino in cima all'albero della nave e rappresenta l'ultimo luogo sicuro quando l'imbarcazione affonda. Pertanto ratline è diventato il termine generico con cui i servizi segreti identificano le reti o le organizzazioni istituite allo scopo di far fuggire qualcuno'' (7).
Note sull'olocausto
1. Il campo di Treblinka, comandato da Franz Stangl
``Al loro arrivo a Treblinka, gli uomini, le donne e i bambini, stipati nei loro carri merci chiusi, trovavano ad attenderli una normale stazione ferroviaria, graziosamente decorata con cassette di fiori. A distanza, si scorgevano alcune baracche dall'aria innocua. Franz Stangl ci teneva all'ordine. Ai passeggeri veniva detto di scendere dai carri per riposare e per farsi una doccia. Mentre si svestivano, veniva detto loro di mettere al sicuro i loro oggetti di valore in cassette numerate, di modo che, dopo la doccia, avrebbero potuto ritrovarli facilmente. Tutto si svolgeva in maniera così rapida, organizzata, letale. Le docce erano, in realtà, camere a gas dove 900.000 persone, per la maggior parte ebrei, furono uccise immediatamente al loro arrivo. A differenza di Auschwitz, lì non si svolgeva alcun lavoro. Treblinka esisteva solo per uno scopo: lo sterminio'' (33-34).
2. La Croazia Indipendente di Ante Pavelic
La dittatura croata si macchiò di gravi crimini, ``tra cui gli orribili massacri di serbi, ebrei e zingari nel corso dei quattro anni [in cui stette in piedi il regime]: mezzo milione di civili innocenti trucidati per ordine personale [di Pavelic]. Molti erano stati giustiziati con metodi da pieno Medioevo: erano stati cavati loro gli occhi, recise le membra, strappati gli intestini e gli altri organi interni dai corpi ancora vivi. Alcune persone furono massacrate come bestie: venne tagliata loro la gola da un orecchio all'altro con coltelli speciali. Altre morirono in seguito a colpi di maglio sulla testa. In numero ancora maggiore furono semplicemente bruciate vive'' (80).
``Durante i primi mesi del regime di Pavelic furono massacrate circa 150.000 persone di fede serbo-ortodossa. In molti casi -è un fatto documentato- fu offerta loro la salvezza se avessero rinunciato alla loro fede per divenire cattolici'' (92). ``Le conversioni forzate [venivano celebrate] da preti cattolici sotto l'attento controllo di unità di polizia ustascia armate fino ai denti. Su tali cerimonie incombeva la minaccia di morte, poiché i contadini serbi erano perfettamente a conoscenza dei massacri condotti da quelle stesse unità nelle zone limitrofe'' (106). A dirigere le conversioni forzate era padre Draganovic (106).
3. Le posizioni del Vaticano e dell'Occidente durante la guerra
``Nell'aprile del 1943 [...] il Foreign Office e il Dipartimento di Stato temevano entrambi che il Terzo Reich fosse disposto a fermare le camere a gas, a svuotare i campi di concentramento e a lasciare che centinaia di migliaia (se non milioni) di superstiti ebrei emigrassero in Occidente'' (21). Anche il papa, sebbene ne fosse a conoscenza, tacque sull'olocausto: ``Il terribile silenzio da parte del Vaticano nei confronti degli ebrei si accordò completamente con la politica occidentale'' (22). Tuttavia, a fronte dell'indifferenza degli anglo-americani, per lo meno (magra consolazione) ``il papa tacque in pubblico, ma in segreto aiutò alcuni ebrei'' (24). Fu tramite il Vaticano, inoltre, che nel 1944 le SS cercarono di ``stabilire contatti [...] con le potenze occidentali'' per convincerle a ``troncare i rapporti con Stalin e a unirsi alla Germania nella lotta contro i bolscevichi'' (25).
``Durante la guerra il Vaticano non si era pronunciato pubblicamente riguardo alle atrocità compiute dai sovietici e dai tedeschi'' (qui Aarons e Loftus mettono Hitler e Stalin sullo stesso piano, cosa molto discutibile, dato che Hitler uccise 11 milioni di civili innocenti, metà dei quali erano ebrei). Ma nel 1945, a guerra perduta per i nazisti, papa Pio XII ``capovolse la sua politica e decise che era giunto il momento di levare la voce della Chiesa contro i crimini commessi da Stalin'', mentre continuò a tacere quelli commessi da Hitler, approvandoli tacitamente (27). Per ulteriori note sull'olocausto, leggere il numero di Storia Illustrata citato in bibliografia.
Geopolitica vaticana
L'interesse secolare della Chiesa è sempre stato quello dell'evangelizzazione, ossia della trasformazione in cattolici di quanti più uomini sia possibile, e la contrapposizione a tutte le altre filosofie o religioni. In questo modo il Vaticano si assicura un vero e proprio controllo politico su territori e nazioni. Il papato ha dunque una sua politica estera che è ben definita, anche se per molti non percettibile: ``Pensano in termini di secoli e fanno piani per l'eternità; questo rende la loro politica inevitabilmente imperscrutabile, disorientante e, in certe occasioni, riprovevole per le menti pratiche e condizionate dal tempo'' (lettera dell'ambasciatore inglese Sir D'Arcy Osborne, marzo 1947, riportata nell'epigrafe). ``Era desiderio del Vaticano aiutare chiunque a prescindere dalla sua nazionalità o dalle sue opinioni politiche, fintantoché quella persona possa dimostrare di essere cattolica. Il Vaticano giustifica inoltre la sua partecipazione col desiderio di introdursi non soltanto nei paesi europei, ma anche in quelli latino-americani, attraverso persone di qualsiasi convinzione politica, purché anticomuniste e favorevoli alla Chiesa Cattolica'' (57). L'obiettivo del papa per l'Europa era molto semplice: ``la creazione di un grande Stato federale danubiano'' che raggruppasse le nazioni cattoliche d'Europa centrale (60), insomma in un certo senso un ritorno ai bei tempi del potere temporale della Chiesa; la creazione di una nazione sulla quale il pontificato possa esercitare la sua autorità. In questo quadro, è fondamentale la posizione della Croazia: ``La Santa Sede considerava la Croazia come la frontiera della cristianità; tra la Croazia e il papa esisteva un rapporto particolare che risaliva al 700 d.C.'' (80). ``La Croazia è una delle nazioni più benvolute dalla Chiesa, un baluardo cattolico contro gli scismatici ortodossi'' (66). ``Nell'isterismo che caratterizzò i primi anni della guerra fredda, il Vaticano considerava la Croazia come la propria roccaforte nei Balcani'' (136). Per raggiungere i suoi scopi, il papa optò per lo spionaggio (29) e sul reclutamento di ex-nazisti per combattere i comunisti, cioè coloro che gli contendevano i territori dell'Unione Danubiana (32). Il Vaticano cercò anche di riutilizzare l'organizzazione clandestina costituita durante la guerra dai disertori dell'esercito russo in Germania ed in Austria: Estoni, Lituani, Cechi e altri cittadini di cultura prevalentemente cattolica (30-31). ``Per essere ammesso, ogni membro doveva prestare giuramento di fedeltà alla Chiesa, impegnandosi a a metterne gli interessi al di sopra persino della propria nazione di appartenenza'' (31).
Geopolitica europea
Le potenze europee avevano dei progetti molto simili a quelli del papato:
1. Francia
``Non appena cessarono le ostilità, De Gaulle indisse un'agguerrita campagna per ottenere la simpatia dei popoli dell'Europa orientale. Il suo scopo era quello di creare un contraltare ai piani inglesi. [...] Il leader francese riteneva infatti che fosse necessario prepararsi a una nuova guerra contro Stalin per ristabilire il "legittimo" ruolo della Francia nella regione'' (62). De Gaulle aveva allacciato stretti contatti con il Vaticano, tramite il cardinale francese Tisserant (63). ``De Gaulle voleva l'aiuto del papa per creare una confederazione europea che riunisse, tra gli altri, i cattolici di Spagna, Francia, Italia, Austria, Germania, Polonia, Ungheria, Slovacchia, Croazia, Slovenia e Stati baltici. [...] La Francia avrebbe dovuto firmare dei trattati di amicizia con la Spagna e con l'Italia, stabilendo così un potente triangolo che avrebbe ricevuto in seguito, grazie all'influenza del papa, l'aiuto degli stati cattolici sudamericani'' (63). La riuscita di questo triangolo era legata a quella della ``creazione di uno stato federale della Germania cattolica, separato dalla maggioranza protestante. L'ultimo anello del piano di De Gaulle era rappresentato da una Confederazione Pandanubiana Cattolica dell'Europa centrale. Un'alleanza con la Polonia e con gli Stati baltici avrebbe permesso agli slavi cattolici di staccarsi dai loro compatrioti ortodossi e protestanti assicurando il crollo della Jugoslavia, della Cecoslovacchia e di gran parte dell'Unione Sovietica'' (63). In poche parole, la Francia auspicava esattamente quello che è accaduto negli ultimi anni! 2. Gran Bretagna ``Gli Inglesi erano convinti che presto sarebbe scoppiata la guerra contro i sovietici'' (65). Il premier inglese Winston Churchill stava portando avanti sin dagli inizi del 1944 la politica di ``creare una confederazione di nazioni dell'Europa centrale sotto l'influenza di Londra. Quando finì la guerra il SIS lanciò una sofisticata operazione spionistica per reclutare gli emigrati politici dell'Europa centrale e orientale. Il SIS mirava ad istituire un'unione politica contro il bolscevismo e a fornire un aiuto materiale con lo scopo di attirare gli esuli nella sfera d'influenza inglese per operazioni di controspionaggio antisovietico e paramilitari. Gli inglesi avevano anche istituito delle logge massoniche tra gli esuli, attraendo in tal modo i più importanti leader balcanici'' (64). Padre ``Draganovic cominciò a far pressioni sugli inglesi in favore della Confederazione Pandanubiana agli inizi del 1944, quando consegnò all'ambasciatore inglese presso il Vaticano una lunga nota, con cui inoltrava proposte fatte da alti ministri ustascia a Zagabria'' (66). 3. Gli intrighi degli Inglesi Il dato che emerge è la rivalità che c'era subito dopo la fine della guerra fra Londra e Parigi, entrambe nel tentativo di controllare l'Europa centrale. Tuttavia le loro politiche si concretizzavano in piani molto simili, e simili a quelli del papato: essenzialmente l'idea della Confederazione Danubiana. Molto presto gli inglesi riuscirono a togliere l'iniziativa ai francesi. ``Alla fine dell'estate 1946 i servizi segreti inglesi avevano ottenuto un innegabile predominio sui rivali francesi''(65).``Esisteva almeno un importante punto di accordo tra Parigi e Londra: si sarebbero dovuti escludere gli Stati Uniti da queste operazioni clandestine. Fu adottato lo slogan "l'Europa agli Europei, senza Russi né Americani. Facciamo combattere gli Stati Uniti contro i Russi e sfruttiamo la vittoria"'' (65).Gli inglesi ``avevano fatto infiltrare alcuni agenti tra gli emigrati politici, istituendo così dei centri spionistici a Graz e a Klagenfurt, nella zona austriaca [da loro] controllata'' (64). ``Gli inglesi diedero assistenza persino ai nazisti e agli ustascia e, fin dall'inizio, costituirono centri militari e terroristici tra tutti i profughi balcanici. Avevano fretta e non volevano perdere tempo, per cui ebbero presto una magnifica organizzazione che si estendeva fino alle parti più remote dei Balcani'' (65). ``John Colville, del Foreign Office, [...] ammise di aver permesso deliberatamente a molti fanatici ustascia di sfuggire alla giustizia'' (111). ``Nel maggio del 1945, gli inglesi avevano riconsegnato molti croati relativamente innocenti nelle mani del governo comunista di Tito, destinandoli a una morte sicura. Invece molti criminali di guerra colpevoli di orrendi delitti erano fuggiti'' (98). ``Avvalendosi dei seguaci di Pavelic, gli inglesi avevano intenzione di rovesciare il governo comunista di Belgrado. Alcuni simpatizzanti americani collaboravano già a questeoperazioni senza autorizzazione ufficiale'' (94). ``La maggior parte delle volte, le operazioni occidentali [di arresto dei criminali di guerra] facevano fiasco in maniera spettacolare. La ragione di questo era molto semplice. Interi settori delle autorità alleate collaboravano, in realtà, con il Vaticano per garantire che a molti fuggiaschi fosse permesso di partire di nascosto da Genova. Un diplomatico statunitense scoprì che le potenze occidentali erano apparentemente conniventi con il Vaticano e con l'Argentina per portare al sicuro in quest'ultimo paese persone colpevoli di crimini di guerra. Le cose stavano effettivamente così. Sia Washington sia Londra erano scese a patti con la Santa Sede per aiutare molti collaboratori dei nazisti a emigrare verso il sistema di espatrio clandestino messo a punto da Draganovic. Il Vaticano veniva cinicamente usato come copertura per la condotta immorale dell'occidente'' (119). ``In quel periodo si poteva quasi parlare di cariche dirigenziali interdipendenti tra i servizi segreti occidentali e il Vaticano'' (123).
Intermarium
Intermarium era una ``rete ben organizzata di emigrati politici nazisti dell'Europa centrale e orientale, la quale riceveva segretamente sostegno da parte di una piccola ma potente congrega di cui faceva parte lo stesso Pio XII'' (59). Le radici di quest'organizzazione anticomunista risalivano ``agli anni Venti, [...] sorta a partire da un cosiddetto gruppo di esuli russi bianchi che fuggirono a Parigi in seguito alla presa del potere da parte dei bolscevichi'' (59). ``L'Intermarium proclamava la necessità di una potente Confederazione Anticomunista Pandanubiana, composta per la maggior parte dalle nazioni cattoliche dell'Europa centrale. Prima della guerra, essa aveva ricevuto grandi aiuti dai servizi segreti francesi e inglesi per operazioni anticomuniste. [Nella fase prebellica] lo scopo dell'Intermarium era quello di creare un cordon sanitaire sia contro i russi sia contro i tedeschi'' (60). Durante la guerra era stata uno ``strumento nelle mani dei servizi segreti tedeschi: [...] nel 1939 la maggior parte dei capi dell'Intermarium aveva unito le proprie sorti a quelle di Hitler. Dopo la guerra, riuscirono a non farsi punire aiutando gli inglesi contro i sovietici'' (71). ``Il Vaticano aveva appoggiato [le operazioni relative all'organizzazione di movimenti clandestini contro i russi] lavorando ufficiosamente con i francesi e con gli inglesi affinché dopo la seconda guerra mondiale l'Intermarium tornasse in attività'' (61). ``La grande maggioranza dei capi dell'Intermarium era composta da ex-capi fascisti che lavoravano per i servizi segreti inglesi o francesi'' (67). ``Per iniziativa di Rohracher, [arcivescovo di Salisburgo,] il vescovo di Klagenfurt indisse un incontro per discutere l'opportunità di riunire, in questa Confederazione [Pandanubiana] le nazioni cattoliche dell'Europa centrale. Oltre a Rohracher e al vescovo di Klagenfurt, parteciparono all'incontro anche i vescovi Gregory Rozman di Lubiana e Ivan Saric di Sarajevo. Questi ultimi due prelati erano stati collaboratori entusiasti dei nazisti'' (136). Il presidente di Intermarium era lo sloveno Miha Krek (67).. Il principale organizzatore era l'ungherese Ferenc Vajta. Secondo quest'ultimo, occorreva ``una Confederazione Danubiana in cui venisse riconosciuta la libertà di tutti i popoli attraverso una democrazia sana e tradizionale. [Secondo lui era] giunto il momento di creare la grande unità europea e una Confederazione Pandanubiana composta da popoli aventi la stessa cultura e le stesse tradizioni'' (72). ``Sotto la direzione francese, Vajta formò dei centri spionistici ad Innsbruck, Friburgo e Parigi. Gli emigrati politici viaggiavano coi documenti dell'Etat Majeur, così da poter andare in giro in tutta sicurezza e costituire una sofisticata rete di spionaggio'' (62). Erano coinvolti anche i gesuiti, ``come agenti chiave del Vaticano, coinvolti in un programma di penetrazione all'interno di zone occupate dai comunisti'' (68). ``Molti personaggi di spicco dell'Intermarium guidavano i corpi d'emigrazione patrocinati dal Vaticano:'' il vescovo Hudal, padre Draganovic, monsignor Preseren, il vescovo Bucko, e padre Gallov (68). Il CIC, servizio segreto americano, indagando trovò ``tracce di questa confederazione pandanubiana nella rinascita postbellica del movimento ustascia. Formatosi alla fine degli anni Venti, questo gruppo fascista aveva condotto, negli anni Trenta, una campagna terroristica a livello internazionale. Poi, durante la guerra, fu messo al potere in Croazia dai nazisti e procedette allo sterminio di centinaia di migliaia di civili innocenti. Il 25 giugno, soltanto sette settimane dopo la conclusione della guerra, gli ustascia si erano messi in contatto con la missione papale a Salisburgo, nella zona dell'Austria controllata dagli Stati Uniti. Chiedevano l'assistenza del papa per creare un altro Stato croato indipendente, o almeno un'unione adriatico-danubiana in cui la Croazia, secondo le leggi di natura, avrebbe potuto avere la possibilità di svilupparsi'' (60). Intermarium sfociò, fra le altre cose, nel movimento dei krizari, ossia un'organizzazione di terroristi croati, reclutati nelle file degli ex-ustascia, al fine di destabilizzare la Federazione di Jugoslavia (136). In Italia, il referente politico era la Democrazia Cristiana (68).
Strategia americana
Secondo Ferenc Vajta, dopo la guerra i servizi segreti americani avrebbero assoldato ``soltanto ebrei: sovietofili e idioti'', credendo i "profughi" dei paesi cattolici dell'Europa centrale essere ``tutti nazisti, tutti collaboratori, traditori e gente con cui non si poteva lavorare'' (72). Questo era il motivo per cui i migliori esperti dell'Intermarium si misero a disposizione dei servizi francesi ed inglesi, i quali a differenza degli americani li accolsero ``a braccia aperte''. La conseguenza per gli USA fu la perdita del controllo delle attività spionistiche in Austria e Germania (72). Nel 1947, Vajta tentò di ottenere l'inversione di questa politica americana, cercando di convincere l'agente del CIC Gowen: ``ne abbiamo abbastanza dei piccoli intrighi inglesi e francesi. Ora, finalmente, è giunto il momento di riorganizzare l'Europa orientale in modo che la pace sia fruttuosa. [...] Gli inglesi e i francesi non ci possono più aiutare economicamente, ma gli Stati Uniti possono farlo'' (72). Alcuni agenti americani stavano già collaborando con gli inglesi al piano per rovesciare il governo comunista di Belgrado avvalendosi dei seguaci di Pavelic, ma questo avveniva senza autorizzazione da parte dei comandi a Washington (94). ``Nei primi giorni di luglio 1947, invece, Gowen cominciò a sostenere energicamente che i servizi segreti americani avrebbero dovuto assumere il controllo dell'Intermarium; non molto tempo dopo, il funzionario del CIC smise di dare la caccia ai nazisti, ed incominciò piuttosto ad ingaggiarli'' (70). In particolare, gli americani rinunciarono a portare a compimento l'arresto di Ante Pavelic, marcando così la conclusione della loro alleanza con Vajta (92). Nel settembre 1947, gli Stati Uniti aiutarono Vajta a fuggire dall'Italia verso la Spagna, e gli promisero ``che, se l'ungherese fosse riuscito ad organizzare un nuovo movimento, avrebbe avuto a disposizione i fondi statunitensi'' (74).
L'Unione Continentale
Nell'autunno 1947 ``Vajta decise di fondare un nuovo gruppo anticomunista, che battezzò Unione Continentale. Il suo scopo era quello di togliere all'Intermarium, controllato dagli inglesi, i capi degli immigrati politici, per attirarli nell'orbita di Washington'' (74-75). Vajta e Gowen ``ricevettero anche l'aiuto di un alto sacerdote cattolico ungherese, monsignor Zoltán Nyísztor. [...] Ciò consentì loro di procurarsi il sostegno del nunzio papale a Madrid, che giunse in loro aiuto con una lettera dai toni accesi di quattro pagine, indirizzata al ministro degli esteri [spagnolo] Artajo, avvertendo che l'Intermarium aveva subito delle infiltrazioni da parte della massoneria francese e inglese. In seguito all'intervento diplomatico del Vaticano, Artajo ordinò ai suoi funzionari di aiutare Vajta e la sua Unione Continentale'' (75). Insieme al suo ``vecchio amico'' Marjan Szumlakowski, Vajta intavolò ``dei negoziati con alti funzionari del governo del generale Franco, il cui risultato fu l'istituzione di un nuovo centro di emigrati politici a Madrid'' (75). Gli uomini dell'Unione Continentale avevano ``libero ingresso in Spagna [...] in cambio di informazioni segrete sulle operazioni sovietiche'' (75). Erano stati stabiliti contatti con l'arcivescovo di Toledo (68). Era inoltre coinvolto anche Joaquin Ruiz-Giménez, il quale poco dopo ``venne nominato ambasciatore del generale Franco presso la Santa Sede'' (75). L'istituto culturale spagnolo diretto da Giménez costituiva la copertura ai finanziamenti governativi spagnoli (75). L'Unione Continentale morì nel 1948, quando Vajta fu arrestato negli Stati Uniti (77).
La rete di fuga dei criminali di guerra tedeschi
I conventi, gli istituti religiosi e le organizzazioni caritatevoli costituivano nel 1945 la rete attraverso la quale i nazisti poterono sfuggire ai tribunali: ``Alcuni dei criminali di guerra più ricercati passarono da Rauff, a Milano, al vescovo Hudal nel Pontificio Collegio di Santa Maria dell'Anima a Roma, per finire poi dall'arcivescovo Siri a Genova. Qui s'imbarcarono su delle navi e salparono verso una nuova vita in Sudamerica'' (48). La rete era stata predisposta con un certo anticipo: Hudal incontrò Walter Rauff, assassino di circa 100.000 persone uccise nei furgoni a gas mobili, fin dalla primavera del 1943 (41). In quell'occasione ``furono stabiliti i primi contatti [...] che avrebbero portato, infine, all'istituzione, da parte di Hudal, di una rete per l'espatrio clandestino dei criminali nazisti'' (42).``A seguito del crollo effettivo dell'esercito tedesco in Italia, Pio XII avviò una campagna per ottenere il diritto di inviare i suoi rappresentanti personali in visita alle decine di migliaia di prigionieri di guerra e internati civili che allora si trovavano nei campi italiani'', con particolare riferimento a quelli di lingua tedesca (43-44). Ottenuto tale diritto, fu nominato ``per prestar soccorso alla popolazione nemica sconfitta [il vescovo antisemita] Hudal'' (44). La scelta ebbe il complice avallo degli Americani, che ``sapevano tutto sulle convinzioni politiche del vescovo austriaco'' e il cui servizio segreto aveva redatto un dossier sul libro filonazista che costui aveva pubblicato nel 1936 (45). ``Senza la diretta intercessione diplomatica del Vaticano [egli] non sarebbe mai riuscito a entrare in contatto con tanti criminali di guerra nazisti''(45). Lo stesso Hudal, molti anni più tardi scrisse: ``Ringrazio Dio per avermi permesso di visitare e confortare molte vittime nelle loro prigioni e nei campi di concentramento e di aiutarle a fuggire con falsi documenti di identità. [...] La guerra intrapresa dagli alleati contro la Germania non fu motivata da una crociata, bensì dalla rivalità dei complessi economici per la cui vittoria essi avevano combattuto. Questo cosiddetto business [...] si servì di slogan come democrazia, razza, libertà religiosa e cristianesimo quali esche per le masse. Tutte queste esperienze mi fecero sentire in dovere, dopo il 1945, di dedicare la mia opera caritatevole principalmente ad ex-nazionalsocialisti ed ex-fascisti, soprattutto ai cosiddetti "criminali di guerra"'' (45). Hudal era in grado di fornire qualsiasi tipo di documenti falsi: ``carte d'identità italiane, falsi certificati di nascita, persino dei visti per il paese verso cui si era diretti. I più utili erano i passaporti della Croce Rossa Internazionale'' (48). ``La Santa Sede patrocinava il traffico illecito di documenti della Croce Rossa, ottenuti con un falso nome o una falsa nazionalità. [...] Il perno di questa operazione era il prete ungherese Gallov'' (52). I passaporti e documenti di identità e di viaggio occorrenti per aiutare i suoi amici nazisti erano forniti al vescovo Hudal da Montini tramite la Commissione Pontificia di Assistenza ai profughi e la Caritas Internazionale (43). Il traffico illecito di documenti della Croce Rossa era noto ai servizi segreti americani (49), ed anche il fatto che il Vaticano stava agevolando la fuga di criminali di guerra, come è scritto nel "Rapporto La Vista" del 1947: vi erano elencate ``più di venti organizzazioni assistenziali vaticane implicate nell'emigrazione illecita o sospettate di esserlo. In cima alla lista degli ecclesiastici coinvolti c'era l'onnipresente vescovo Hudal'' (50). ``I burocrati di Washington decisero, alla fine, di inoltrare soltanto una protesta discreta e molto informale presso la Santa Sede'' (53). ``Il Dipartimento di Stato sembrava preoccuparsi maggiormente del fatto che i documenti falsi potessero inavvertitamente aiutare degli ebrei diretti in Palestina o degli agenti segreti comunisti [...] diretti verso l'emisfero occidentale'' (53). Inoltre il capitale privato americano aveva preso, autonomamente rispetto al proprio governo, l'iniziativa di finanziare quest'emigrazione illegale (54). Le azioni di Hudal a favore dei nazisti non passarono inosservate, ed una serie di articoli apparsi sulla stampa italiana nel 1947 fecero scoppiare uno scandalo, mettendo in cattiva luce persino Pio XII (54). Hudal fu costretto a ritirarsi, ma non per questo terminò il traffico: ``da quel momento vennero prese misure straordinarie per nascondere i percorsi di fuga dei nazisti'' (55). La rete fu riorganizzata meglio, e sempre con l'autorizzazione di alti funzionari ecclesiastici: ``Il Vaticano sceglieva, per questo lavoro, dei preti fascisti dell'Europa Centrale'' (55). La rete di fuga di Hudal era inserita nell'organizzazione nota con la sigla ODESSA - Organisation der Ehemaligen SS Angehörigen (organizzazione degli ex-appartenenti alle SS). Troviamo ulteriori annotazioni nell'articolo "I segreti della ODESSA" su Storia Illustrata: ``Segnando un giorno su un mappamondo gli itinerari percorsi nella loro fuga da alcuni tra i maggiori criminali nazisti, Simon Wiesenthal [un sopravvissuto del campo di concentramento di Mauthausen, diventato poi cacciatore di nazisti e direttore del Centro di Documentazione di Vienna sull'olocausto] si accorse che seguivano grosso modo tre direttrici principali. Il primo di questi itinerari conduceva dalla Germania in Austria, poi in Italia e di qui in Spagna. Il secondo collegava la Germania con i paesi arabi, il terzo con il Sud America, precisamente con l'Argentina. Questo paese infatti, fino al 1955 -l'anno in cui cadde la dittatura di Perón- fu uno dei rifugi preferiti dei criminali nazisti che in seguito si indirizzarono verso il Paraguay. Wiesenthal constatò che molte fughe, iniziate nelle più diverse città tedesche, convergevano verso Memmingen, un centro medievale nel cuore dell'Allgäu (regione della Germania meridionale, tra la Baviera e il Württemberg); da qui i fuggiaschi si dirigevano a Innsbruck e, attraverso il Brennero, passavano in Italia. [...] Alla fine della guerra, in piena occupazione alleata, era sorta in Germania una serie di reti di contatto tra i nazisti chiusi in carcere e gruppi clandestini che facevano capo a ex-gerarchi i quali vivevano nascosti sotto falsi nomi. Già molto tempo prima del crollo del Terzo Reich, infatti, i capi nazisti avevano ricevuto dal partito documenti di identità con nomi falsi e stabilito dei codici segreti da usare in caso di necessità. [...] Le due principali vie di fuga andavano da Brema a Roma e da Brema a Genova. Lungo tutto il confine austro-tedesco, nel distretto di Salisburgo e in Tirolo, ogni 60 o 70 km di percorso c'era uno scalo costituito da un massimo di cinque persone, le quali conoscevano soltanto l'ubicazione dei due scali più vicini: quello da cui giungevano a loro i fuggiaschi e quello a cui dovevano indirizzarli. Questi scali erano mimetizzati nei luoghi più fuorimano: capanne isolate, fattorie vicine ai confini, locande nascoste in mezzo ai boschi. Qui i fuggiaschi giungevano accompagnati dai "corrieri", persone che si occultavano sotto le più impensate attività. Tra questi corrieri, ad esempio, c'erano molti degli autisti tedeschi che gli Alleati avevano assunto per guidare sull'autostrada Monaco-Saliburgo i camion militari adibiti al trasporto del giornale dell'esercito americano "The Stars and Stripes". Così, spesso, nascosti dietro pacchi di giornali, viaggiavano criminali nazisti. Questi poi, con documenti falsi e talvolta accompagnati da donne e bambini che per sviare l'attenzione delle autorità di frontiera si dichiaravano loro parenti, riuscivano a varcare il confine. [...] Fu grazie all'ODESSA -afferma Wiesenthal- che Bormann, Eichmann, Mengele e altri, riuscirono a fuggire dalla Germania e a far perdere così bene le loro tracce. In seguito, da altre fonti, Wiesenthal apprese che uno dei principali organizzatori dell'ODESSA era un ex-capitano delle SS: Franz Röstel, che si nascondeva sotto il nome di Haddad Said, viaggiava con passaporto siriano e faceva la spola da Lindau a Zurigo o Ginevra e da qui verso la Costa Brava, in Spagna (altro rifugio prediletto dagli ex-nazisti), l'Oriente, il Sud America. Scoprì anche che l'ODESSA si era valsa più volte, tra l'Italia e l'Austria, della cosiddetta via dei conventi, servendosi cioè di case religiose, soprattutto di frati i quali, per carità cristiana, davano ospitalità per qualche ora o per qualche giorno ai fuggiaschi, come in passato avevano accolto gli ebrei braccati dai nazisti.'' L'ODESSA era finanziata con i fondi degli ``industriali della Renania e della Ruhr, che nel 1933 erano stati i sostenitori di Hitler, [i quali] avendo compreso che la guerra era ormai perduta, avevano deciso di buttare a mare il Führer. Si erano perciò accordati per impedire che le ricchezze del Terzo Reich cadessero in mano agli Alleati. Così cominciarono a trasferire cospicui fondi nei Paesi neutrali, sotto la copertura di uomini di paglia che, con operazioni commerciali legittime, diedero vita a colossali imprese. Un rapporto pubblicato nel 1946 dal Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti riferisce che le società create in tutto il mondo con il denaro proveniente dai forzieri degli industriali nazisti erano allora 750, di cui 112 in Spagna, 58 in Portogallo, 35 in Turchia, 98 in Argentina, 214 in Svizzera, 233 in vari altri paesi. Ma il segreto bancario, inviolabile, copre questi trasferimenti di fondi e con essi i nomi dei finanziatori dell'organizzazione ODESSA.''
La rete di fuga dei criminali di guerra croati
``La maggior parte degli assassini non era neppure tedesca. Alla fine della seconda guerra mondiale, c'erano decine di migliaia di europei dell'Europa orientale e centrale che avevano collaborato con i nazisti ed erano altrettanto colpevoli. Erano capi dei governi fantoccio nazisti, funzionari municipali, capi di polizia e membri delle unità locali di polizia ausiliaria che avevano eseguito l'olocausto. Molti si trovavano sulle liste nere degli alleati'' (97). Fra gli stati fantoccio di Hitler vi era la Croazia indipendente, governata dal movimento ustascia (fascisti croati) di Ante Pavelic. Se la rete del vescovo Hudal era specializzata nella fuga dei criminali di guerra tedeschi, esisteva una seconda rete specializzata negli ustascia. ``Padre Krunoslav Draganovic, segretario dell'Istituto Croato di San Girolamo, era il principale organizzatore delle ratlines utilizzate da noti criminali di guerra per sfuggire'' alla giustizia (85). ``Gli ustascia furono i primi a beneficiare della protezione di Draganovic.'' Secondo gli storici ufficiali del Vaticano, infatti, si trattava di "profughi croati" (98). La maggior parte dei fuggiaschi finì per trovare rifugio in Gran Bretagna, Canada, Australia e Stati Uniti (97). Non era per puri fini umanitari che il Vaticano metteva in salvo queste persone: ``Draganovic li reclutava per entrare a far parte dei krizari'', e per utilizzarli in azioni terroristiche contro la Federazione Jugoslava (131). Anche i fascisti sloveni fuggivano: ``nell'agosto del 1944 [...] gli ecclesiastici sloveni stavano collaborando attivamente con i nazisti e già operavano a stretto contatto con Draganovic per fornire assistenza ai profughi'' (137). ``La Chiesa aveva conferito pieni poteri a Draganovic'' e, a dire di padre Cecelja, ne approvava il lavoro (105). ``Una volta, all'inizio di marzo del 1946, il sacerdote croato si appellò a eminenti figure ecclesiastiche in varie parti del mondo, tra cui i cardinali Griffin e Gilroy in Inghilterra e in Australia, richiedendo la loro assistenza. Poi fece pressioni sulla Segreteria di Stato affinché intervenisse ufficialmente. Infine, si rivolse direttamente a Pio XII. L'oggetto del suo appello erano duecento ex-miliziani ustascia e numerosi membri delle scellerate divisioni SS Principe Eugenio e Handzar. I primi erano slavi tedeschi, mentre i secondi venivano raccolti tra la considerevole popolazione musulmana della Bosnia. Entrambi i gruppi avevano commesso delle atrocità contro civili innocenti. Tra le altre persone difese da Draganovic, figuravano gli ex-ministri del governo ustascia Dragutin Toth, Vjekoslav Vrancic, Mile Starcevic, e Stjiepo Peric, come pure l'ex-capo dell'aviazione Vladimir Kren. [...] Alcuni di questi uomini si nascondevano all'interno dell'Istituto di San Girolamo o in Vaticano. Il Vaticano agì subito, sottoponendo questi casi all'attenzione dei diplomatici inglesi e americani e raccomandando alla loro cortese attenzione e considerazione l'appello di padre Draganovic. Fecero seguito molti altri interventi diplomatici da parte del Vaticano, la maggioranza dei quali in favore di uomini che avevano perpetrato di recente l'olocausto nazista'' (126-127). Come nel caso della rete di Hudal, i preparativi iniziarono con grande anticipo. Sin dall'agosto 1943 Draganovic cominciò ad intercedere per Ante Pavelic in Vaticano, e ad attuare ``i piani di Pavelic relativi all'istituzione di un sistema per l'espatrio clandestino dei nazisti'', coinvolgendo lo stesso papa Pio XII e ``alti funzionari della Segreteria di Stato vaticana e dei servizi segreti italiani. Il suo collegamento più importante era quello con monsignor Montini'' (66,98). Nel 1944, la ratline era già pronta per essere aperta (67). ``La maggior parte dell'organico [della ratline] era costituito da sacerdoti croati'', la maggior parte dei quali erano legati alla Confraternita di San Girolamo (107-108). ``Con l'aiuto di altri ecclesiastici, fanatici nazionalisti croati, [la Confraternita] divenne il quartier generale delle ratlines'' (66). ``Sebbene Draganovic fosse noto ai diplomatici occidentali come fanatico ustascia, i servizi segreti alleati gli diedero carta bianca'' per visitare i campi profughi, esattamente come avevano fatto con Hudal (98-99). ``Nel maggio del 1945, servendosi di documenti di viaggio americani, il sacerdote slavo si avventurò fuori di Roma. A bordo di un'automobile americana, visitò l'Italia settentrionale e le zone intorno a Klagenfurt e Villach, sul confine austro-jugoslavo. Lì prese contatto con i maggiori leader ustascia, nonché con altri sacerdoti fascisti che prendevano parte alle operazioni della ratline. Il perno dell'organizzazione di Draganovic per l'espatrio clandestino era la Confraternita di San Girolamo, che prendeva il nome dall'omonimo istituto situato a Roma, in via Tomacelli 132, base principale delle sue operazioni. Il comitato centrale della confraternita era costituito da monsignor Juraj Magjerec, presidente e rettore dell'Istituto, da padre Dominik Mandic, vicepresidente e tesoriere, e dal suo assistente Vitomir Naletilic, nonché naturalmente da padre Krunoslav Draganovic, che ricopriva la carica di segretario. La confraternita fu presto riconosciuta Comitato ufficiale croato della Commissione Assistenziale Pontificia, il corpo papale di assistenza ai profughi. [...] In apparenza, il comitato croato offriva assistenza morale e materiale ai profughi, ma attraverso la commissione pontificia manteneva anche stretti collegamenti con la Croce Rossa Internazionale e con le autorità alleate in Italia. Draganovic aveva rapporti particolarmente stretti con due ufficiali dei servizi segreti occidentali, il colonnello C. Findlay, direttore della sezione profughi e rimpatrio delle forze di occupazione, e il suo assistente, il maggiore Simcock. [...] Draganovic aveva anche stretti rapporti con importanti funzionari italiani, specialmente col funzionario degli Affari Interni, Migliore, che dirigeva il servizio segreto italiano e la sezione di polizia che si occupava dei profughi in Italia. Draganovic raggiunse un accordo con Migliore per ottenere ufficiosamente l'appoggio dell'Italia -in particolare quello della sezione stranieri della questura- alla sua ratline. Attraverso questa ragnatela di influenti contatti, Draganovic costruì una sofisticata organizzazione che si estendeva in Italia, in Austria e in Germania. Il comitato croato della Commissione Profughi del papa era in grado d'inviare i suoi agenti a far visita ai numerosi campi in cui si erano rifugiati i criminali di guerra nazisti che cercavano di fuggire. La maggior parte di questi agenti era costituta da sacerdoti cattolici croati e, anche se gran parte del loro lavoro spirituale e materiale consisteva nell'aiutare effettivamente i malati, gli invalidi, le vedove e i veri profughi, c'era tempo in abbondanza per aiutare anche i fuggiaschi'' (99-100). Tra i fuggiaschi che ricevettero l'aiuto di Draganovic, il nome eccellente è quello dell'ex-dittatore croato Ante Pavelic in persona. ``Nell'ambito dei servizi segreti occidentali, quasi tutti sapevano che Draganovic stava proteggendo Ante Pavelic, che si nascondeva in Vaticano. Inoltre, all'epoca, la ratline di Draganovic era nota a tutti nell'ambito dei servizi segreti. Il sacerdote era tristemente noto per il suo vizio di aiutare i criminali diguerra a fuggire'' (123). Del resto, gli anglo-americani non si limitavano a lasciarlo fare. ``Draganovic faceva regolarmente visita al quartier generale dell'esercito e dei servizi segreti a Roma, dove il maggiore Simcock gli rivelava i dettagli delle imminenti operazioni di arresto dei fuggiaschi'' (121). ``Gli Italiani vennero a sapere che, presso la Confraternita di San Girolamo, erano alloggiati molti criminali latitanti, tra i quali alcuni alti membri del governo di Pavelic. Tuttavia non venne intrapresa alcuna azione contro Draganovic né contro i funzionari italiani che gli davano una mano'' (109-110). Ed infatti, erano stretti i legami del prete croato nei servizi segreti italiani (123). Grazie all'aiuto di Montini e della Commissione papale per l'assistenza ai profughi, Draganovic ``ottenne una gran quantità di documenti di identità. [...] Migliaia di questi documenti aiutarono i fuggitivi ad eludere la giustizia'' (67). ``La ratline di Draganovic era una rete sofisticata e professionale. Era ottimamente organizzata e poteva occuparsi di centinaia di fuggitivi alla volta. [In tutto] furono fatte pervenire a Roma circa 30.000 persone provenienti dall'Austria, per poi farle proseguire fino a Genova e a nuove patrie nell'America settentrionale e meridionale e in Australia'' (96). ``Le operazioni di espatrio clandestino ebbero inizio in Austria, dove padre Cecelja fungeva da collegamento con Roma'' (100). Cecelja era il terminale austriaco di Draganovic, e aveva iniziato a lavorare alla preparazione della rete di espatrio sin dal maggio 1944 (102). Cecelja si trovava a Vienna. L'armata rossa avanzava, e la sconfitta si avvicinava. Nella Pasqua del 1945 ``l'irriducibile "ustascia giurato" (Cecelja) lasciò Vienna e trasferì la sua base vicino a Salisburgo, dove, alla fine della guerra, si erano riuniti molti fuggitivi nazisti'' (102). Intervistato dagli autori del libro, ``Cecelja dichiarò con orgoglio [che il suo compito era stato quello di] fornire documenti alle persone che avevano perduto i propri. Non nascose di aver aiutato dei fuggitivi a cambiare identità:Disponevo di moduli di domanda della Croce Rossa a pacchi, per mezzo dei quali fornivo una nuova identità a chiunque volesse cambiare il proprio nome e la propria storia personale'' (103). ``In Austria era la sua sezione dell'organizzazione a prendersi cura dei fuggitivi, dando loro i soldi, il cibo, l'alloggio e i documenti falsi di cui avevano bisogno per intraprendere il viaggio dall'Austria all'Italia. A Roma, invece, era Draganovic il centro nevralgico dell'operazione. Provvedeva ai documenti di viaggio internazionali e, attraverso i suoi contatti ad alto livello con i consolati sudamericani procurava i visti necessari, soprattutto per l'Argentina. Una volta a settimana Cecelja chiamava Draganovic per sapere quanti posti fossero disponibili per quella settimana, e poi inviava a Roma quel numero esatto di persone'' (105). Draganovic forniva ai fuggiaschi croati ``il necessario aiuto morale e materiale, facendo in modo di farli fuggire in Sudamerica. Veniva aiutato in questa attività dai suoi numerosi contatti con le ambasciate e le legazionidel Sudamerica in Italia e con la Croce Rossa Internazionale, nonché dal fatto che la Confraternita croata del Collegio di San Girolamo degli Illirici, dove aveva il suo ufficio, emetteva false carte d'identità a beneficio degli ustascia. Con tali documenti e con l'approvazione della Commissione Pontificia per l'Assistenza ai Profughi, situata in via Piave 41 a Roma e controllata quasi esclusivamente dagli ustascia, si potevano ottenere passaporti della Croce Rossa Internazionale, di cui Draganovic riusciva a garantire l'emissione'' (109). ``Le carte d'identità false rilasciate ai criminali di guerra in fuga erano stampate nella tipografia francescana. [...] A organizzare tutto questo era [il francescano] padre Dominik Mandic, il rappresentante ufficiale del Vaticano presso la Confraternita di San Girolamo'' (109). ``Avvalendosi dei suoi collegamenti con la polizia segreta italiana, Draganovic fece sì che le carte d'identità francescane venissero accettate come documenti ufficiali sulla cui base venivano poi rilasciate le carte d'identità italiane e i permessi di residenza'' (109). Mandic ``mise anche la tipografia francescana a disposizione dell'apparato propagandistico degli ustascia. Gran parte della campagna, patrocinata dagli inglesi e intrapresa nei campi profughi come quelli di Fermo, di Modena e di Bagnoli, dovette il suo successo ai tipografi francescani. Lo stesso Mandic visitava regolarmente i campi per pronunciare discorsi d'incitamento ai militanti ustascia riuniti per ascoltarlo'' (109). ``La tappa successiva della sofisticata ratline del Vaticano era Genova, dove un altro sacerdote croato si occupava dei passeggeri: monsignor Karlo Petranovic'' (113). ``Draganovic gli telefonava regolarmente per dirgli di quanti posti avesse bisogno. Petranovic aveva già visitato gli uffici d'imbarco locali e prenotato delle cuccette. Diceva allora a Draganovic quante fossero le cuccette disponibili e, un paio di giorni prima dell'imbarco, veniva mandato a Genova un numero corrispondente di persone. Draganovic aveva già fornito ai passeggeri i documenti di viaggio e i visti necessari, perciò Petranovic non doveva fare altro che trovar loro un alloggio per pochi giorni e poi condurli alla nave. Alcune delle persone che aiutò erano senza dubbio profughi veri e propri; [tuttavia] molti importanti criminali di guerra fuggirono da Genova grazie al suo aiuto'' (116). Gli inglesi conoscevano benissimo i movimenti di Petranovic a Genova, dato che lo tenevano sotto sorveglianza speciale (116).
I krizari
Il motivo per cui il Vaticano ed i servizi segreti occidentali lasciarono fuggire gli ustascia era la necessità di sconfiggere il nemico "ateo bolscevico", creando un movimento di resistenza clandestino per far scoppiare un'insurrezione nella neonata Jugoslavia di Tito. Oltre al compito di aiutarli a scappare, nel dopoguerra Draganovic aveva anche ``quello di coordinare e dirigere l'attività degli ustascia in Italia'' (108). Poche settimane dopo la conclusione della guerra, il 25 giugno 1945, gli ustascia si erano messi in contatto con la missione papale a Salisburgo, nella zona dell'Austria controllata dagli Stati Uniti (60). ``Chiedevano l'assistenza del papa per creare un altro Stato croato indipendente, o almeno un'unione adriatico-danubiana in cui la Croazia, secondo le leggi di natura, avrebbe la possibilità di svilupparsi'' (60).``Uno degli ecclesiastici che maggiormente si impegnarono ad aiutare gli ustascia fu l'arcivescovo di Salisburgo Andreas Rohracher [il quale] mise la Chiesa a disposizione della Confederazione Pandanubiana dell'Intermarium'' (136). I servizi segreti occidentali conoscevano benissimo queste trame, ed un rapporto dei servizi segreti USA di quegli anni lo riassumeva con le seguenti parole: ``Stanno tentando di istituire lo Stato Intermarium o Inter-Danubio, composto da tutte le nazioni cattoliche dell'Europa sudorientale'' (149). Anche ``importanti politici e burocrati italiani aiutavano le operazioni terroristiche dei krizari'' (135). Nel 1945 gli ustascia formularono ``l'offerta di mettersi a disposizione del comando anglo-americano. [...] Gli inglesi avevano accettato immediatamente questa offerta'' (136).``Sia gli inglesi sia, in un secondo momento, gli americani avevano assoldato quegli stessi nazisti che venivano protetti dalla Chiesa'' (128)per ``colpire con azioni terroristiche bersagli strategici e uomini al servizio dei comunisti'' all'interno della Jugoslavia (129). ``Questi agenti venivano presi dalle fila degli ustascia sconfitti di Pavelic. Riandando ai giorni della cristianità militante, il poglavnik chiamò questi guerrieri cattolici "krizari", ossia i suoi crociati'' (129). Tale nome derivava da quello di un gruppo ecclesiastico ufficiale degli anni Trenta, denominato anch'esso "krizari" (145). ``Il distaccamento del CIC a Trieste riceveva informazioni sulle operazioni che inglesi e americani dovevano compiere congiuntamente, tra cui una campagna di reclutamento patrocinata dagli alleati al fine di procacciare volontari per il movimento krizari. Molti di questi volontari erano già stati portati in un campo di addestramento americano ad Udine o lì vicino, dove ricevevano la preparazione necessaria. Venivano dati loro approvvigionamenti e uniformi dell'esercito americano, più 700 lire al giorno di paga. Alla fine del loro addestramento, gli uomini venivano muniti di armi americane e portati in Austria, dai cui confini entravano in territorio jugoslavo. Potevano utilizzare i campi inglesi in Austria, nei quali si ritiravano periodicamente per riposarsi'' (145). Uno dei principali collegamenti americani con la ratline di Draganovic ``durante gli anni 1946-47 [era] il colonnello Lewis Perry, [che] faceva parte del distaccamento del CIC a Trieste'' (145-146). Costui manteneva rapporti in particolare con Srecko Rover (146). ``Pavelic e Draganovic collaboravano strettamente, impartendo di comune accordo i loro ordini ai gruppi terroristici'' (132). ``Pavelic e i camerati più vicini a lui s'incontravano regolarmente con elementi simpatizzanti delle forze armate inglesi, che avevano pagato per la riorganizzazione unitaria degli ustascia da usare, alla fine, contro Tito'' (136). ``I rifornimenti militari ai krizari provenivano quasi esclusivamente dagli inglesi e comprendevano mortai, mitragliatrici, fucili mitragliatori, radio ricetrasmittenti da campo e uniformi di fattura inglese'' (136-137). In Vaticano si trovava ``il centro del comando. Gli aiuti [...] armi e altri rifornimenti di base arrivavano dal Vaticano con metodi clandestini. [...] Le armi che giungevano in Croazia provenivano dalla Svizzera'' (137). Il finanziamento del movimento avveniva attraverso le operazioni di riciclaggio di denaro sporco di sangue proveniente dal furto nei confronti degli ebrei e dei serbi durante la guerra; inoltre ``attraverso figure molto influenti in ambito ecclesiastico, il comando dei krizari riceveva dei fondi vaticani. Alcuni furono usati per indurre il governo italiano di Alcide de Gasperi a fornire le armi richieste per la loro crociata contro Tito'' ( 43). ``Il colonnello dei krizari Drago Marinkovic [...] aveva la responsabilità di procurarsi armi e fondi di provenienza italiana, viaggiando in lungo e in largo per le missioni tra Trieste, Venezia e Roma. Inoltre Marinkovic aveva contattato il Vaticano a Roma, dove [era] riuscito ad ottenere una grossa somma di denaro. [...] Questi soldi servirono per procurarsi delle armi: [...] un camion con rimorchio che trasportava fucili mitragliatori nascosti tra pezzi di mobilio [fu consegnato ad] un gruppo di persone in attesa di portare le armi in Jugoslavia'' (143). ``I criminali comuni, soprattutto spacciatori di droga e operatori del mercato nero, venivano spesso utilizzati per aiutare i krizari ad attraversare il confine jugoslavo'' (145). Il traffico delle armi avveniva ``dietro la copertura della Croce Rossa Italiana'' (145). A dicembre 1945 ``padre Ivan Condric e altri quattro preti furono riconosciuti colpevoli di aver organizzato le azioni terroristiche dei krizari'' (131). Si trattava del primo processo contro i krizari in Jugoslavia: in seguito ne vennero altri. ``Nell'agosto del 1946, una quantità considerevole di opuscoli venne gettata sul territorio croato da alcuni aeroplani, decollati, a quanto pare, dalla zona inglese dell'Austria. Questi opuscoli, firmati da Pavelic, dichiaravano che la guerra sarebbe continuata senza tregua fino alla definitiva eliminazione di Tito [...]'' (136). Negli anni 1946-47, i krizari si infiltrarono in Croazia a partire dalle loro basi in Austria: ``i loro ordini erano di rafforzare il movimento clandestino e di lanciare una violenta campagna di assassinii e sabotaggi, per prepararsi al momento in cui avrebbero finalmente regolato i conti coi
loro vecchi nemici. Il loro scopo era quello di ricongiungersi coi potenti reparti che operavano sull'impervio terreno, distruggere le comunicazioni telegrafiche, telefoniche e ferroviarie, attaccare l'industria e assassinare i più importanti rappresentanti politici e militari. Invece di trovare un movimento clandestino ben organizzato di 300.000 uomini, s'imbatterono presto nell'efficiente e spietata polizia segreta di Tito. A pochi giorni, se non addirittura a poche ore, dal superamento del confine, la maggior parte di loro si ritrovò in mano ai comunisti'' (130-131). Tra di loro ``c'erano alcune persone che avevano eseguito le stragi più brutali per conto di Ante Pavelic, uomini che avevano messo in atto i sanguinosi metodi politici e razziali del loro poglavnik con incredibile accanimento'' (130). ``Il contatto radio era mantenuto mediante una radio da campo fatta funzionare da Vrancic [...] e situata nella zona inglese dell'Austria. Si ritiene che al servizio di corriere ustascia all'interno delle zone austriache collaborasse la Chiesa cattolica romana in Austria [e in particolare] il cardinale di Graz'' (133). ``L'uomo al comando delle operazioni era uno dei più fedeli servitori del poglavnik, Bozidar Kavran, assistito da Lovro Susic'' (134). ``Gli Sloveni avevano istituito la loro sezione del movimento krizari'' sotto la leadership spirituale del vescovo di Lubiana Rozman, che si era rifugiato a Klagenfurt (137-138). Il capo dei krizari sloveni era Franjo Lipovec (143). ``Nel 1945 [Lipovec] fu arrestato dal SIS a Trieste, dove [...] fu assunto e stipendiato'' dal servizio segreto inglese (143). ``Lipovec costituiva il principale legame tra i krizari e il governo italiano. Nell'agosto 1946, s'incontrò con alti ufficiali del servizio segreto militare italiano, i quali proposero di stabilire un certo grado di collaborazione. Lipovec accettò la loro offerta e vendette completamente se stesso e i suoi piani agli italiani. Tali piani vennero a loro volta forniti al capo di gabinetto di De Gasperi e, in seguito, il presidente del Consiglio italiano assicurò a Lipovec che il suo governo avrebbe fatto, in via ufficiosa, qualsiasi cosa in suo potere per rafforzare l'opposizione a Tito, promettendogli un appoggio incondizionato nel caso in cui la situazione si fosse fatta più favorevole. Con il sostegno finanziario dei servizi segreti italiani, Lipovec e i suoi camerati lanciarono quindi una campagna di propaganda per procurarsi nuove reclute tra gli esuli politici a Trieste. Il passo successivo fu quello di armare le unità di krizari che si trovavano nella zona e, dopo diversi incontri col servizio segreto italiano, Lipovec raggiunse un accordo secondo cui armi provenienti dai depositi dell'esercito italiano sarebbero state messe a sua disposizione per essere inviate ad elementi krizari che si trovavano a Trieste. Nei mesi di febbraio e marzo del 1947, secondo l'accordo, [...] furono consegnati otto carichi d'armi, che comprendevano 500 armi automatiche, circa 4.000 granate a mano, 100 pistole e più di 30 bombe a orologeria. I servizi segreti italiani pagarono le spese di trasporto per portare le armi fuori dalla zona alleata di Trieste fino in Jugoslavia'' (143-144). ``Trieste [che si trovava sotto l'amministrazione militare degli inglesi] rappresentava il punto d'incontro tra le forze di resistenza all'interno della Jugoslavia e le forze che le stavano finanziando, controllando e dirigendo in Italia. Il principale collegamento era costituito dal professor Ivan Protulipac, [...] l'uomo di padre Draganovic a Trieste'' (144-145). Protulipac ``dopo la guerra assunse un ruolo di primo piano [...] finché verso la fine del 1946 gli agenti comunisti non lo assassinarono a Trieste'' (145). ``La sezione croata della Croce Rossa fondata da Cecelja era, in effetti, sotto il controllo degli ustascia, che ne utilizzavano i vari uffici come agenzia per la raccolta di informazioni per operazioni clandestine in Jugoslavia e in Austria. Inoltre Cecelja era noto come uno dei principali organizzatori ustascia in Austria, dove [venivano organizzati] regolarmente raduni militari'' (104).Una delle loro basi era a Trofaiach (Austria), ed era diretta da Bozidar Kavran e Srecko Rover (146). Quest'ultimo fu successivamente sospettato diessere una spia di Tito, in quanto tutte le operazioni da lui dirette si rivelarono disastrose: i suoi uomini venivano regolarmente arrestati appena mettevano piede in Jugoslavia, mentre lui la scampava sempre (147-148). ``Tanti dei criminali di guerra che vennero [tratti in salvo dalla rete di Draganovic] furono catturati in seguito durante missioni terroristiche compiute all'interno della Jugoslavia'' (121).
In luglio ed agosto del 1948, si tenne a Zagabria un processo giudiziario contro 57 imputati, per gli atti di terrorismo compiuti dai krizari. ``Il verdetto, dichiarando colpevoli gli imputati, li condannava a morte o a lunghi periodi di carcere'' (130). In Ratlines, il procedimento viene chiamato sarcasticamente "processo pilotato", e viene manifestato chiaramente il disprezzo degli autori nei confronti della Jugoslavia di Tito. Dopo sei pagine di denigrazione del processo, tuttavia, gli autori arrivano alla seguente conclusione: ``È possibile che le strane accuse fatte dagli jugoslavi durante il "processo pilotato" ai krizari avessero, dopotutto, una certa sostanza'' (137). Il Foreign Office smentiva le accuse che gli venivano formulate al processo, accusando invece l'alleato americano; tuttavia ``dietro la rinascita militare e politica degli ustascia c'era proprio il SIS'' (132). ``Nel 1948 le prove presentate durante il processo pilotato ai krizari lasciarono ben pochi dubbi sul fatto che la polizia segreta comunista si fosse servita di agenti doppiogiochisti per condurre una contro-operazione molto sofisticata. Erano riusciti in qualche modo a procurarsi i codici radio segreti usati dai krizari ed erano informati, con buon anticipo, sui dettagli precisi delle loro operazioni. Conoscevano gli itinerari esatti adoperati dai gruppi che cercavano di entrare clandestinamente in Jugoslavia, come pure la data e l'ora del loro ingresso nel paese. Grazie a questi vantaggi, era facile per la polizia segreta attirare i krizari inconsapevoli nelle loro mani, servendosi dei loro stessi codici radio. Una volta all'interno del paese, potevano catturarli quando volevano. [...] Nonostante questi terribili rovesci, le operazioni proseguirono e si estesero addirittura in altri paesi comunisti. Per tutti gli anni Cinquanta, fino agli inizi degli anni Sessanta, il governo jugoslavo continuò a processare gli agenti catturati, molti dei quali erano presumibilmente finanziati da padre Draganovic e agivano dietro suoi ordini'' (148-149). ``Altri eserciti cattolici clandestini erano stati radunati per disgregare e, se possibile, rovesciare i regimi comunisti dell'Europa centrale e orientale. In Cecoslovacchia, in Polonia, negli Stati Baltici e in Ucraina gruppi di nazisti clandestini operavano a stretto contatto con i krizari. [Fra i] complici dei krizari c'erano famigerati [fascisti ucraini, sotto il comando di] Stjepan Bandera, per costruire [...] il Blocco delle Nazioni Anti-bolsceviche. Cominciarono presto a lavorare per l'occidente'' (149).
Riciclaggio di denaro sporco (di sangue)
Oltre a nascondere i fuggiaschi ed a impiegarli nel terrorismo, alcuni funzionari ecclesiastici riciclavano i tesori rubati dai nazisti alle loro vittime (32). Erano coinvolte nelle operazioni numerose ``banche situate in Gran Bretagna, in Palestina, in Italia e in Svizzera.'' Inoltre Walter Rauff, dopo aver preso contatto con l'arcivescovo Siri ``si impegnò a riciclare denaro falso con l'aiuto di Frederick Schwendt, un ex-collega di Rauff nelle SS. Schwendt è considerato tra i più grandi falsari della storia'' (47). ``Con l'aiuto dei preti cattolici, all'inizio del 1944 Pavelic aveva cominciato a trasferire [a Berna] notevoli quantità d'oro e di valuta.'' Il tesoro doveva ammontare a 2500-3000 kg di oro (142), ``ossia in realtà i valori delle vittime assassinate da Pavelic, rubati dagli ustascia in fuga'' (127-128). Una parte del tesoro fu portata a Roma con dei camion dal tenente colonnello inglese Jonson. ``Due autocarri [...] che trasportavano una parte del tesoro degli ustascia avevano [...] raggiunto l'Austria'' e furono trasferiti in Italia ``per finanziare il movimento croato di resistenza in Jugoslavia'' (133). Inoltre, ``a Wolfsber erano stati nascosti 400 kg d'oro, del valore di milioni di dollari, nonché una considerevole quantità di valuta straniera, e lì si trovavano sotto il controllo dell'ex-ministro ustascia Lovro Susic.'' Gli ufficiali ustascia ``dissero a Draganovic di tenere [il tesoro] al sicuro. Il sacerdote obbedì fin troppo volentieri; contattò Susic e, con il suo accordo, prese 40 kg di lingotti d'oro e li portò a Roma, nascosti in due casse da imballaggio'' (133). ``Susic nominò Draganovic membro di un comitato di tre persone incaricato di controllare il tesoro. [Gli altri due erano] l'ex-ministro ustascia Stjepan Hefer e il generale di gendarmeria Vilko Pecnikar'' (134). Draganovic ``consentì a Pecnikar di avere accesso al tesoro accumulato per la sua ratline. [...] Parte di quel tesoro andò a finanziare anche una nuova campagna terroristica, appoggiata dall'occidente, all'interno della Jugoslavia'', ossia il movimento dei krizari (112). Nella veste di ``tesoriere della sezione ufficiale croata della Pontificia Commissione di Assistenza Profughi [padre Mandic] provvedeva alla vendita dell'oro, dei gioielli e della valuta straniera depositati dagli alti ufficiali ustascia in cambio di valuta italiana'' (127-128). Nei primi mesi del 1948 il vescovo di Lubiana Rozman si recò a Berna, dove ``2400 kg d'oro e altri valori rimanevano ancora nascosti. [...] Avrebbero dovuto essere usati per aiutare i profughi di religione cattolica'', il solito eufemismo per dire gli ex-ustascia. Gli alleati, e in particolare gli americani, erano perfettamente a conoscenza dell'esistenza di questo tesoro (142). ``Gli amici ustascia di Rozman erano impegnati in un'enorme truffa, in cui ci si serviva del mercato nero per convertire l'oro in dollari e, più tardi, in scellini austriaci'' (142).
I personaggi
I preti
papa Pio XII (Eugenio Pacelli)
Fu papa dal 1939 al 1958, era un fervente anticomunista, e a causa delle sue posizioni politiche veniva detto "il papa tedesco" (54). Durante la guerra appoggiò la Croazia di Ante Pavelic (82-83). Era perfettamente al corrente delle ratlines organizzate da Hudal e Draganovic, in quanto era tenuto al corrente da Montini (122,126). Giovanni Montini, il futuro papa Paolo VI Assistente personale di papa Pio XII nella veste di sottosegretario di Stato per gli affari ecclesiastici (25-26). Durante la guerra fu coinvolto nelle trattative fra nazisti e occidente (25) e fu organizzatore, per conto del papa, del Servizio Informazioni del Vaticano (il servizio segreto vaticano) (26). Fu lui a rifiutare l'udienza a Bokun, inviato dalla monarchia jugoslava per trasmettere al Vaticano le prove delle atrocità di Pavelic, malgrado che ``non ci fossero dubbi che Montini fosse ben informato sulla reale situazione'' (82). Aiutò e collaborò con Hudal per l'organizzazione della fuga dei nazisti (43). Era anche l'amico di Draganovic (67,94). Questi talvolta ``chiedeva a Montini di procurarsi più visti da paesi che non ne emettevano in numero adeguato, e il burocrate vaticano intercedeva presso i diplomatici competenti'' (125). Altre volte, invece, era Montini a chiedere a Draganovic di ``far espatriare clandestinamente certa gente'' (125). Era sempre Montini che nascondeva Ante Pavelic a Castel Gandolfo (87). ``In quel periodo Montini era il prediletto del papa e dirigeva l'opera caritatevole della Santa Sede a beneficio dei profughi. Dato che i due prelati s'incontravano quotidianamente per parlare del lavoro che la Segreteria di Stato doveva svolgere, è inconcepibile che Pio XII fosse all'oscuro di tutto'' (126).
Alois Hudal
Vescovo austriaco, amico di Pio XII (40), antisemita convinto (55), e principale organizzatore della rete di fuga (ratline) per i
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le multinazionali farmaceutiche dietro bush e l'antrace e altre epidemie programmate
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toni Friday, Mar. 28, 2003 at 3:39 PM |
mail:
antinoo_69@hotmail.com |
Il terrore del vaiolo e dell'antrace pianificati anni prima dell'11/9:
provate le collusioni tra governo e industria farmaceutica
Tetrahedron Publishing Group Health Science Communications for People Around the World NEWS RELEASE Release: No. DITA-90
Date Mailed: Sept. 25, 2002
For Immediate Release
Contact: Elaine Zacky—208/265-2575; 800/336-9266 Sandpoint, ID — Secondo l'esperto sanitario Dr. Leonard Horowitz dietro l'attuale paura del vaiolo vi è molto di più di ciò che appare. Il Cipro, il vaccino dell'antrace, e le attuali "campagne di vendita" del vaccino contro il vaiolo erano state pianificate anni prima degli attacchi terroristici all'America dell'11/9. Egli afferma che l'unica spiegazione realistica comprende la collusione tra il governo e l'industria farmaceutica.
Le società madri che producono questi benedetti elisir per il bioterrorismo dell'antrace e del vaiolo, secondo i risultati delle ricerche di questo laureato di Harvard ed investigatore indipendente, sono piuttosto stranamente collegate ad un'infame storia che riguarda sangue contaminato, la Central Intelligence Agency (CIA) e persino i nazisti della II guerra mondiale. Il Dr. Horowitz dice che queste ben documentate ricerche storiche paiono essere un argomento tabù persino per l'F.B.I., i cui investigatori ha inseguito per sei mesi prima che finalmente conferissero con lui sulle misteriose lettere all'antrace. L'avvertimento del medico all'F.B.I. sugli sviluppi di un'"imbroglio antrace" arrivò una settimana prima che la stampa desse notizia delle prime lettere.
Il Dr. Horowitz rammenta che il CIPRO viene prodotto dalla tedesca Bayer AG mentre il produttore, di recente costituzione, del vaccino contro il vaiolo è la ditta britannica Acambis (già OraVax), posseduta dall'Aventis - creata nel 1999 dalle società controllanti Hoechst e Rhone-Poulenc. La società farmaceutica Merck, beneficiaria di gran parte delle spoglie dei nazisti alla fine della II guerra mondiale, è associata con questi enti in Europa e così coinvolta nel commercio del vaccino contro il vaiolo ed il virus del Nilo occidentale. L'unico altro produttore di vaccino contro il vaiolo ed il virus del Nilo occidentale è la Baxter Corporation, una sussidiaria della American Home Products— un'altra discendente diretta della scorporazione della conglomerata farmaceutica e chimica tedesca nota come I.G. Farben. Tutte hanno storie dimenticate, se non nascoste, di genocidio.
La Bayer, la Baxter, e la Rhone-Poulenc per avere infettato con il virus dell'AIDS più di 7.000 emofiliaci americani durante i primi anni '80. Hanno ammesso di essere state a conoscenza che i prodotti venduti contenevano sangue contaminato da HIV e sistemarono la cosa con un rimborso di 100.000 dollari a testa per coloro che fecero causa (1).
La Bayer e la Hoechst vennero formate dopo la II guerra mondiale in seguito alla "scorporazione" della principale organizzazione industriale e motore economico della Germania - la I.G. Farben. La CIA si impossessò immediatamente dell'abbandonato quartier generale della società che era curiosamente sfuggito ai bombardamenti alleati. Gli storici spiegano che il complesso Farben era stato protetto da funzionari della Standard Oil Company di John D. Rockefeller - proprietario della metà del cartello Farben. Molti credono che Allen Dulles, avvocato di Rockefeller e dirigente della Standard Oil, uno dei primi direttori della CIA, protesse dal suo comando militare la sede della Farben dai bombardamenti alleati. Quando in tempi recenti l'ex direttore della CIA James Woolsey tiene conferenze sullo "spionaggio industriale" come funzione primaria dei moderni servizi d'informazione, questa storia indica serie ramificazioni, particolarmente con riguardo alla attuale "Nuova guerra al terrorismo" americana.
Subito dopo la costituzione della CIA, nel 1951 la Bayer e la Hoechst vennero riorganizzate sotto la direzione dell'Alta Commissione Alleata, in gran parte influenzata dall'Alto Commissario USA John J. McCloy— avvocato e banchiere di Filadelfia, con stretti legami agli interessi bancari e petroliferi dei Rockefeller. Dopo la "scissione" gli impianti della I.G. Farben, compresi i campi di lavoro coinvolti nel genocidio in gran parte di ebrei vennero consolidati a beneficio di tutti gli azionisti in tre principali holding: la Bayer, la Hoechst e la BASF.
Hermann Schmitz, presidente della Bayer A.G e della I.G. Farben durante la II guerra mondiale, che dirigeva anche gran parte della Deutsche Bank, secondo l'ex corrispondente di guerra della CBS News Paul Manning, "deteneva tante azioni della Standard Oil of New Jersey quanto i Rockefeller". Grazie al direttore della CIA Dulles per l'informazione, Manning riportava che il 10 agosto 1944 i soci Rockefeller-Farben spostarono "per la nuova Germania" il loro "capitale volatile" attraverso banche affiliate franco-tedesche, americane, britanniche e svizzere. Ciò assicurò "la sofisticata distribuzione di beni nazionali e societari in luoghi sicuri" in tutto il mondo, ed assicurò la continuazione e l'ulteriore sviluppo del “Neuordnung” (ordine nuovo ovvero "Nuovo Ordine Mondiale") sia per l'industria farmaceutica petrolchimica globale che per i cartelli bancari (2).
Rivelazioni più recenti che espongono il coinvolgimento della famiglia Bush in questa cospirazione euro-americana, e nella realizzazione di profitti da economia di guerra vengono presentate da John Loftus, ex pubblico ministero per i crimini di guerra nazisti del Dipartimento della Giustizia USA e presidente del Museo dell'Olocausto della Florida. L'avvocato Loftus è anche coautore di The Secret War Against the Jews ed ha pubblicato molto sulle connessioni politiche ed economiche Bush-Rockefeller-nazisti. Citando Loftus:
"I Bush sapevano perfettamente bene che la Brown Brothers era il canale americano del denaro verso la Germania nazista e che la Union Bank era la condotta segreta per riportare dall'Olanda il denaro nazista in America. I Bush dovevano essere a conoscenza che il circuito segreto del denaro funzionava perché loro erano nel CdA di entranbe: fuori dalla Brown Brothers, dentro la Union Bank. . . Per di più, la misura del loro compenso [era] commisurato al loro rischio come riciclatori del denaro dei nazisti. . . Il punto decisivo è serio: è abbastanza disdicevole che la famiglia Bush abbia aiutato a raccogliere denaro per [Fritz] Thyssen [di fatto il più ricco industriale tedesco] per far partire Hitler negli anni '20, ma dare aiuto e riparo al nemico in tempo di guerra è tradimento". (Per il rapporto completo di Loftus: http://www.tetrahedron.org/articles/new_world_order/bush_nazis.html)
Data questa storia generalmente sconosciuta, è sorprendente che il Segretario del Dipartimento della Sanità e Servizi Umani (HHS) dell'amministrazione Bush Tommy Thompson ed altri membri del gabinetto Bush si si siano incontrati segretamente (cioè illegalmente) con funzionari della Pharmaceutical Research and Manufacturers of America (PhRMA) per preparare piani per la loro Emergency Preparedness Task Force? Si dice che il gruppo abbia preparato abbastanza farmaci e vaccini per proteggere tutti gli americani contro le minacce dell'antrace e del vaiolo. Secondo il New York Times (4 nov. 2001), funzionari della PhRMA nella task force, diretti dal manager della Aventis Richard Markham, ed in rappresentanza di molti discendenti e beneficiari della Farben-Rockefeller, inclusi la American Home Products, la Abbott Laboratories, la Merck, la Pfizer ed altri, si sono regolarmente incontrati con membri del gabinetto Bush. Secondo il Dr. Sidney M. Wolfe, un direttore del Ralph Nader’s public Citizen Health Research Group gli incontri hanno violato la legge federale sulla trasparenza di tali comitati decisionali (3).
Le evidenti illegalità non hanno trattenuto il Segretario Thompson dall'ordinare dalla Bayer CIPRO per più di 100 milioni di dollari al "prezzo d'occasione" di 0,90 dollari a pastiglia, quando altre società offrivano per pochi centesimi ed anche a gratis sostituti ugualmente efficaci ed a rischio inferiore. Nessuno ha mai posto obiezioni sulla scelta senza precedenti della FDA per questo singolo, in gran parte non testato, straordinariamente costoso antibiotico per l'antrace chiamato CIPRO. Incredibilmente, secondo il Physician’s Desk Reference e la American Medical Association, il farmaco è controindicato per condizioni che risultino in polmonite, che è il modo nel quale l'antrace uccide. Il risultato di questo "imbroglio" era prevedibile. Al gennaio 2002, dopo che più di 32.000 abitanti di Metropolis (cioè la zona da Washington a Boston) avevano preso il CIPRO in seguito alle lettere all'antrace, come risultato migliaia si erano seriamente ammalati, molti morirono.
Il 25 ottobre 2001 lo zar della sanità Thompson chiese anche al Congresso altri 500 milioni di dollari per ordinare quantità sufficienti di vaccino contro il vaiolo dell'Acambis, "cosicché ad ogni americano venga assicurata una dose con il suo nome sopra nel caso sia necessaria", sebbene i funzionari del CDC abbiano ammesso che le persone già vaccinate saranno probabilmente rivaccinate, ed il nuovo rimedio richiederebbe un esteso collaudo (4,5).
L'8 giugno 2002 i funzionari del CDC si sono incontrati per discutere le complicazioni di vaccinazioni di massa contro il vaiolo. Durante questo incontro a St. Louis, il Dr. Joel Kuritsy, il direttore del CDC per il Preparedness and Early Smallpox Response Activity, ha dichiarato che "il vaiolo non è esplosivamente contagioso", e non e adatto per l'uso come arma biologica dal momento che la sua diffusione da persona a persona dipende dalla "contaminazione in gocce". Egli ha notato che, dal momento che "tosse e starnuti non fanno parte della malattia", la malattia stessa viene "trasmessa lentamente e solamente dopo un prolungato e diretto contatto faccia a faccia". Ha inoltre chiarito che "contatto prolungato" significa "più di 7 giorni", e "faccia a faccia" significa contatto entro 2-3 metri" (6).
"Lo scenario nel quale un terrorista infetta se stesso e cammina in una città spargendo la malattia è semplicemente irreale, persino in aree ad alta densità di popolazione", ha spiegato il Dr. Kuritsky. "Negli anni '70 eravamo in grado di controllare la diffusione dell'infezione persino in zone densamente popolate come l'India ed il Bangladesh", usando comuni mezzi di prevenzione e cura diversi dalla vaccinazione di massa contro il vaiolo. Infatti, gli esperti hanno unanimemente citato l'isolamento, idealmente la comodità della propria casa sotto le cure dei familiari che adoperano comuni metodi e materiali di controllo dell'infezione (OSHA), come depositi per rifiuti sicuri, guanti, maschere e disinfettanti cutanei, come il modo migliore per fermare la diffusione del vaiolo. Ascoltando la propaganda dei media sul terrore dell'antrace e del vaiolo questo non si saprebbe mai (6).
Il 24 settembre 2002, giorno nel quale Bush annunciò il suo piano nazionale di vaccinazione contro il vaiolo, William Broad del New York Times scrisse degli aspetti negativi di questo progetto operativo. Egli scrisse che "Le nuove linee guida per gli stati sulle vaccinazioni di massa contro il vaiolo sono degne di nota soprattutto per ciò che viene omesso". Le omissioni comprendevano "domande senza risposta e spesso nemmeno poste come i tempi, i costi, la fattibilità ed i molteplici problemi nel preparare gli addetti sanitari ad eseguire vaccinazioni, [e] comunicare i piani al pubblico". Trascurava largamente di menzionare i vari e speso gravi effetti collaterali della vaccinazione contro il vaiolo - un altro argomento tabù. Evidentemente l'amministrazione Bush, con i suoi collegamenti riservati con l'industria farmaceutica, ritiene di potere semplicemente trascurare la natura sperimentale e rischiosa delle vaccinazioni contro il vaiolo richiedendo che i riceventi firmino dichiarazioni di "consenso informato". Ciò naturalmente pone il peso di risultati nocivi e spesso fatali interamente sulle spalle delle vittime - il popolo americano vaccinato in massa (7).
Nel frattempo, l'improvvisa sospetta evoluzione della OraVax Corporation in Acambis ha lasciato giustamente disgustati alcuni (8). La OraVax nel 1988 è stata allo stesso modo collegata con discutibili affari di retrobottega con funzionari dell'amministrazione Clinton riguardanti decreti governativi per un vaccino contro il virus del Nilo occidentale che deve ancora essere sperimentato. Il Dr. Horowitz ha fornito a questo riguardo ampi dettagli in Death in the Air: Globalism, Terrorism and Toxic Warfare (Tetrahedron Publishing Group; 1-888-508-4787). Il suo libro dal titolo profetico venne pubblicato tre mesi prima degli attacchi terroristici dell11/9. Il testo spiegava che gli affari dei vaccini contro il vaiolo ed il virus del Nilo occidentale sono il risultato di incontri segreti tra il Dr. Thomas Monath, vicepresidente della OraVax (ora Acambis/Aventis), il Presidente Clinton, Janet Reno, il direttore della CIA John Deutsch ed il Dr. Joshua Lederberg, curatore della American Type Culture Collection (ATCC), ex presidente della Rockefeller University e leader del gruppo di studio sul bioterrorismo del Council on Foreign Relations (CFR). Il CFR è ben noto per essere tra le organizzazioni maggiormente politicamente influenti in America, se non in tutto il mondo (9).
Secondo il Congressional Record USA, gli "incontri ufficiali" per discutere ciò che era già stato predeterminato riguardo all'acquisto da parte del governo del vaccino contro il vaiolo, l'antrace ed il virus del Nilo occidentale per quasi mezzo miliardo di dollari ebbero luogo prima di una riunione congiunta del Comitato Esperti Affari del Senato e del Sottocomitato per il Lavoro, Sanità e Servizi Umani, Istruzione e Agenzie Collegate del Comitato Acquisti del Senato il 16 marzo 1999. Qui, l'unico fabbricante americano di vaccino contro l'antrace - la BioPort Corporation di proprietà britannica - inviò come rappresentante il proprio direttore scientifico, Dr. Robert C. Myers. L'industriale del vaccino, citando il suo lavoro con il Battelle Memorial Institute—il contraente della CIA per il progetto “Clearvision”, con il quale venne inizialmente sviluppata l'arma all'antrace superconcentrata che più tardi venne spedita con la posta—testimoniò preoccupato dell'urgente necessità di accumulare sia il vaccino contro l'antrace che quello contro il vaiolo. Date le precedenti valutazioni ufficiali sull'uso men che ottimale del vaiolo come arma biologica, le precise abili parole di Myers ai senatori comprendevano:
La BioPort fabbrica l'unico vaccino contro l'antrace al mondo con licenza FDA. Stiamo anche facendo e sperimentando un vaccino . . . per proteggere contro cinque differenti tipi di botulismo . . . Esso è probabilmente il prossimo nella lista dei pericoli dietro l'antrace e la minaccia in rapida ascesa del vaiolo . . . Perché il vaiolo è altamente contagioso e probabilmente ora la maggior parte del mondo è a rischio, è un potenziale agente di guerra biologica del quale preoccuparsi seriamente . . . Esistono simili sfide all'ulteriore sviluppo e fabbricazione di nuovi vaccini contro l'antrace ed il vaiolo e, restando in tema, per tutti i vaccini biodifensivi . . . Supponiamo di avere la capacità di fabbricare ed accumulare il vaccino contro il vaiolo. Supponiamo che un gruppo terrorista abbia il vaiolo come arma . . . vi devono essere due o più impianti di produzione geograficamente separati e due o più impianti per l'immagazzinaggio del vaccino fabbricato (10).
Ci si potrebbe chiedere da dove provenisse la valutazione del Dr. Myers della "minaccia in rapida ascesa" del vaiolo . Il fatto è che il vaiolo era stato sradicato dal pianeta decenni fa. Come spiegò il Dr. Kuritsky non veniva ufficialmente considerata un'arma biologica molto valida. Era ampiamente noto che le uniche scorte rimanenti di vaiolo erano in laboratori farmaceutici militari russi ed americani. Così, a parte l'uso di una sfera di cristallo, la dichiarazione del Dr. Myers implica che fosse informato, come potrebbe esserlo un "commerciante/traditore interno", di una cospirazione per rilasciare il morbo da questi laboratori o semplicemente creare il terrore a questo riguardo. E' sufficiente dire che l'attuale paura, predetta tre anni prima dal Dr. Myers e dai suoi amici dell'industria del vaccino, influenzò significativamente l'acquisto ed il rapido consumo dei prodotti della sua società.
Ci si dovrebbe anche chiedere: "Perché, con più di due dozzine di potenziali armi biologiche negli arsenali delle superpotenze e degli "stati terroristi" l'America dovrebbe concentrarsi semplicemente su tali due minacce—antrace e vaiolo?
Per ogni persona dall'intelligenza razionale se tutto questo sa di imbroglio, è probabilmente un imbroglio. Questo intero "imbroglio" del vaiolo, come preferisce chiamarlo il Dr. Horowitz, rappresenta un classico esempio di ciò che egli chiama "bioterrorismo dei colletti bianche, che riflette in pratica la teoria machiavelliana standard. Cioè, coloro che sono all'interno creano i problemi per i quali hanno già preparato soluzioni profittevoli".
Ciò che attualmente preoccupa di più il Dr. Horowitz è che questi stessi sporchi affari e le stesse potenze industriali sono coinvolti nella giustificazione dell'amministrazione Bush per fare la sua guerra al terrorismo in corso e per invadere l'Iraq alla fine dell'autunno. Il Dr. Horowitz nota gli interessi del potente Rockefeller, rappresentati dalla presenza del Dr. Lederberg tra gli insider che nel 1997 si incontrarono con funzionari dell'amministrazione Bush. Questi amministratori di Rockefeller e della ATCC avevano falsamente assicurato il popolo americano che durante la guerra del Golfo non erano state usate armi biologiche nonostante la loro conoscenza che l'ATCC, sotto la loro sorveglianza, inviò diciannove carichi marittimi di diversi ceppi di antrace, adatto alla produzione di armamenti a Saddam Hussein negli anni precedenti l'operazione Desert Storm. L'inchiesta del gruppo Don Reigle del Congresso USA riguardante le armi biologiche e chimiche usate durante la guerra del Golfo espone questo fatto. Il loro rapporto citava la ATCC come fornitore commerciale di antrace dell'Iraq. Altre armi biologiche vennero spedite dagli Stati Uniti ai laboratori iracheni, comprese due spedizioni di virus del Nilo occidentale nel 1985 (11). Questo per la precisione dei media ufficiali che riportano l'improvvisa "prima volta" dell'arrivo in Nord America del virus del Nilo occidentale nel 1999!
Riguardo alle lettere all'antrace dello scorso autunno, in difesa dell'ATCC il suo vicepresidente, Nancy Wysocki, disse: "Abbiamo relazioni operative molto strette con molte delle agenzie federali, incluso l'F.B.I." (12). Ciò potrebbe meglio spiegare perché l'indagine dell'F.B.I. sulle lettere all'antrace sia ad un punto fermo.
Infatti il Dr. Horowitz consegnò a mano al suo ufficio regionale dell'F.B.I. un memorandum il 1° ottobre 2001, quasi due settimane prima che la prima lettera all'antrace venisse spedita da Trenton nel New Jersey all'American media building di Boca Raton, Florida. La sua azione era motivata dalla lettura di The Final Report—lo studio commissionato dall'allora deputato dello stato Charles Key sull'indagine del gran giurì sull'attentato di Oklahoma City. Esso dichiarava che neonazisti con base in Germania erano noti per avere "ideato" sia dirottamenti aerei che attentati ad installazioni militari USA da parte del PLO. Ciò era confermato dai rapporti dell'F.B.I., e da quello che il Dr. Horowitz sapeva sulla società con sede in Germania Bayer. La notizia accresceva la sua preoccupazione sulla connection nazi-tedeschi su quello che ovviamente era un "imbroglio delle vendite di CIPRO" collegato alle lettere all'antrace (4).
L'F.B.I. riportava anche che la polvere di antrace mescolata con silicio per essere prodotta richiedeva attrezzature costose, ed anche microbiologi esperti in armi biologiche. Essi avevano escluso gruppi terroristi islamici, ma non crimini "sponsorizzati da stati". Allo stesso modo ciò suggeriva al Dr. Horowitz un crimine da "colletto bianco" coinvolgente le società farmaceutiche che con maggiore probabilità avrebbero beneficiato delle lettere e del conseguente terrore (12).
In seguito il New York Times (11 novembre 2001) riportò che ad agenti dell'F.B.I. era stato negato l'accesso in "alcune società farmaceutiche del New Jersey". Tali non precisate società chiesero "agli agenti di presentare un decreto del tribunale prima che gli venisse garantito l'accesso ai loro documenti" (12). Il Dr. Horowitz trovò ciò maggiormente sospetto, se non seriamente incriminante, specialmente dal momento che la produttrice del vaccino contro il vaiolo Aventix, il suo principale sospettato, aveva due impianti entro quarantacinque minuti di strada da Trenton.
"Dovrei pensare che tutte le società che non abbiano niente da nascondere darebbero il benvenuto alle richieste dell'F.B.I. specialmente in questo periodo di grave emergenza nazionale", ha detto il Dr. Horowitz. Secondo lui la "risposta" delle ditte farmaceutiche dimostrava un comportamento da Gestapo".
"Ho chiesto ripetutamente all'F.B.I. di indagare approfonditamente la possibilità di una cospirazione industriale riguardo alle minacce di bioterrorismo e vaccinazione di massa di quest'anno. Ho spinto per un'inchiesta sul curatore dell'ATCC Dr. Joshua Lederberg e sugli interessi finanziari che rappresenta, inclusi gli interessi farmaceutici e bancari di Rockefeller", disse il Dr. Horowitz. "Secondo tutti gli esperti il terrorismo è sempre condotto per esprimere una motivazione politica. Quando si considerano i bersagli delle lettere all'antrace - i media ufficiali e due senatori democratici che si erano vigorosamente opposti alle nomine ed impegni dell'amministrazione Bush con il grande capitale - appare un motivo più plausibile: impaurire il pubblico, assieme ai legislatori, per sostenere un'agenda di lungo periodo che include il crimine dei farmaci e del vaccino".
"Il problema è", concluse il Dr. Horowitz, "che Elliott Ness ed agenti federali affidabili se ne sono andati da tempo. Tale livello di indagine potrebbe potrebbe essere impossibile da condurre adeguatamente per l'F.B.I., specialmente dato il livello della corruzione ed il recente rimescolamento di carte dell'amministrazione Bush per una maggiore "[in]sicurezza della patria".
Probabilmente è per questo che il Dr. Horowitz ha ottenuto poco dai suoi sforzi per indirizzare l'F.B.I. perché vada verso ciò che crede siano prove. Egli ha detto che "Il presidente ed i suoi più alti funzionari di governo sono implicati in questo - una cospirazione che molto ragionevolmente è un mortale imbroglio di vendite farmaceutiche".
1) Massie RK. Blood feud: A mother takes the hemophilia tragedy to court. The New Yorker. June 16, 1997, p. 98.
2) Manning P. Martin Bormann: Nazi in Exile. Secaucus, NJ: Lyle Stuart, 1981, pp. 29, 56, 69, 116-17; 134-35.
3) Wolfe SM. Letter to HHS Secretary on Pharmaceutical Research & Manufacturers of America Emergency Preparedness Task Force (HRG Publication #1600). Public Citizen. Available at http://www.citizen.org/publications/release.cfm?ID=7101.
4) O’Meara KP. Investigative Report: Government ripoff on the Cipro deal. Washington Times, Insight Magazine, Nov. 26, 2001. Available at http://insightmag.com/main.cfm?include=detail&storyid=138294.
5) Charlotte D. Rules relaxed in rush for a new smallpox vaccine. The Guardian, Thursday, Oct. 25, 2001.
6) See: http://www.tetrahedron.org/articles/vaccine_awareness/CDC_Public_hearings_report.html
7) Broad WJ. Guide for mass smallpox vaccinations: recipe with missing ingredients. New York Times, September 24, 2002, P1. (See: http://www.nytimes.com/2002/09/24/national/24ASSE.html.
8) See: http://www.oravax.com/
9) Horowitz LG. Death in the Air: Globalism, Terrorism and Toxic Warfare. Tetrahedron Publishing Group, 2001, pp. 105-109.
10) Prepared Statement by Robert C. Myers, DVM, Chief Operating Officer and Director, BioPort Corporation, To a joint meeting of the Senate Veterans Affairs Committee and the Subcommittee on Labor, Health and Human Services, Education and Related Agencies of the Senate Appropriations Committee, March 16, 1999.
11) U.S. Senate, 103rd Congress, 2d Session. U.S. Chemical and Biological Warfare-related Dual Use Exports to Iraq and Their Possible Impact on the Health Consequences of the Persian Gulf War: A Report of Chairman Donald W. Riegle, Jr., et. al. May 25, 1994, pp. 39-47.
12) Broad WJ, Johnston D, Miller J and Zielbauer P. Experts see F.B.I. missteps hampering anthrax inquiry. New York Times, Nov. 9, 2001. Available at http://www.nytimes.com/2001/11/09/national/09INQU.html?todaysheadlines.
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le multinazionali farmaceutiche dietro bush e l'antrace e altre epidemie programmate
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toni Friday, Mar. 28, 2003 at 3:39 PM |
mail:
antinoo_69@hotmail.com |
Il terrore del vaiolo e dell'antrace pianificati anni prima dell'11/9:
provate le collusioni tra governo e industria farmaceutica
Tetrahedron Publishing Group Health Science Communications for People Around the World NEWS RELEASE Release: No. DITA-90
Date Mailed: Sept. 25, 2002
For Immediate Release
Contact: Elaine Zacky—208/265-2575; 800/336-9266 Sandpoint, ID — Secondo l'esperto sanitario Dr. Leonard Horowitz dietro l'attuale paura del vaiolo vi è molto di più di ciò che appare. Il Cipro, il vaccino dell'antrace, e le attuali "campagne di vendita" del vaccino contro il vaiolo erano state pianificate anni prima degli attacchi terroristici all'America dell'11/9. Egli afferma che l'unica spiegazione realistica comprende la collusione tra il governo e l'industria farmaceutica.
Le società madri che producono questi benedetti elisir per il bioterrorismo dell'antrace e del vaiolo, secondo i risultati delle ricerche di questo laureato di Harvard ed investigatore indipendente, sono piuttosto stranamente collegate ad un'infame storia che riguarda sangue contaminato, la Central Intelligence Agency (CIA) e persino i nazisti della II guerra mondiale. Il Dr. Horowitz dice che queste ben documentate ricerche storiche paiono essere un argomento tabù persino per l'F.B.I., i cui investigatori ha inseguito per sei mesi prima che finalmente conferissero con lui sulle misteriose lettere all'antrace. L'avvertimento del medico all'F.B.I. sugli sviluppi di un'"imbroglio antrace" arrivò una settimana prima che la stampa desse notizia delle prime lettere.
Il Dr. Horowitz rammenta che il CIPRO viene prodotto dalla tedesca Bayer AG mentre il produttore, di recente costituzione, del vaccino contro il vaiolo è la ditta britannica Acambis (già OraVax), posseduta dall'Aventis - creata nel 1999 dalle società controllanti Hoechst e Rhone-Poulenc. La società farmaceutica Merck, beneficiaria di gran parte delle spoglie dei nazisti alla fine della II guerra mondiale, è associata con questi enti in Europa e così coinvolta nel commercio del vaccino contro il vaiolo ed il virus del Nilo occidentale. L'unico altro produttore di vaccino contro il vaiolo ed il virus del Nilo occidentale è la Baxter Corporation, una sussidiaria della American Home Products— un'altra discendente diretta della scorporazione della conglomerata farmaceutica e chimica tedesca nota come I.G. Farben. Tutte hanno storie dimenticate, se non nascoste, di genocidio.
La Bayer, la Baxter, e la Rhone-Poulenc per avere infettato con il virus dell'AIDS più di 7.000 emofiliaci americani durante i primi anni '80. Hanno ammesso di essere state a conoscenza che i prodotti venduti contenevano sangue contaminato da HIV e sistemarono la cosa con un rimborso di 100.000 dollari a testa per coloro che fecero causa (1).
La Bayer e la Hoechst vennero formate dopo la II guerra mondiale in seguito alla "scorporazione" della principale organizzazione industriale e motore economico della Germania - la I.G. Farben. La CIA si impossessò immediatamente dell'abbandonato quartier generale della società che era curiosamente sfuggito ai bombardamenti alleati. Gli storici spiegano che il complesso Farben era stato protetto da funzionari della Standard Oil Company di John D. Rockefeller - proprietario della metà del cartello Farben. Molti credono che Allen Dulles, avvocato di Rockefeller e dirigente della Standard Oil, uno dei primi direttori della CIA, protesse dal suo comando militare la sede della Farben dai bombardamenti alleati. Quando in tempi recenti l'ex direttore della CIA James Woolsey tiene conferenze sullo "spionaggio industriale" come funzione primaria dei moderni servizi d'informazione, questa storia indica serie ramificazioni, particolarmente con riguardo alla attuale "Nuova guerra al terrorismo" americana.
Subito dopo la costituzione della CIA, nel 1951 la Bayer e la Hoechst vennero riorganizzate sotto la direzione dell'Alta Commissione Alleata, in gran parte influenzata dall'Alto Commissario USA John J. McCloy— avvocato e banchiere di Filadelfia, con stretti legami agli interessi bancari e petroliferi dei Rockefeller. Dopo la "scissione" gli impianti della I.G. Farben, compresi i campi di lavoro coinvolti nel genocidio in gran parte di ebrei vennero consolidati a beneficio di tutti gli azionisti in tre principali holding: la Bayer, la Hoechst e la BASF.
Hermann Schmitz, presidente della Bayer A.G e della I.G. Farben durante la II guerra mondiale, che dirigeva anche gran parte della Deutsche Bank, secondo l'ex corrispondente di guerra della CBS News Paul Manning, "deteneva tante azioni della Standard Oil of New Jersey quanto i Rockefeller". Grazie al direttore della CIA Dulles per l'informazione, Manning riportava che il 10 agosto 1944 i soci Rockefeller-Farben spostarono "per la nuova Germania" il loro "capitale volatile" attraverso banche affiliate franco-tedesche, americane, britanniche e svizzere. Ciò assicurò "la sofisticata distribuzione di beni nazionali e societari in luoghi sicuri" in tutto il mondo, ed assicurò la continuazione e l'ulteriore sviluppo del “Neuordnung” (ordine nuovo ovvero "Nuovo Ordine Mondiale") sia per l'industria farmaceutica petrolchimica globale che per i cartelli bancari (2).
Rivelazioni più recenti che espongono il coinvolgimento della famiglia Bush in questa cospirazione euro-americana, e nella realizzazione di profitti da economia di guerra vengono presentate da John Loftus, ex pubblico ministero per i crimini di guerra nazisti del Dipartimento della Giustizia USA e presidente del Museo dell'Olocausto della Florida. L'avvocato Loftus è anche coautore di The Secret War Against the Jews ed ha pubblicato molto sulle connessioni politiche ed economiche Bush-Rockefeller-nazisti. Citando Loftus:
"I Bush sapevano perfettamente bene che la Brown Brothers era il canale americano del denaro verso la Germania nazista e che la Union Bank era la condotta segreta per riportare dall'Olanda il denaro nazista in America. I Bush dovevano essere a conoscenza che il circuito segreto del denaro funzionava perché loro erano nel CdA di entranbe: fuori dalla Brown Brothers, dentro la Union Bank. . . Per di più, la misura del loro compenso [era] commisurato al loro rischio come riciclatori del denaro dei nazisti. . . Il punto decisivo è serio: è abbastanza disdicevole che la famiglia Bush abbia aiutato a raccogliere denaro per [Fritz] Thyssen [di fatto il più ricco industriale tedesco] per far partire Hitler negli anni '20, ma dare aiuto e riparo al nemico in tempo di guerra è tradimento". (Per il rapporto completo di Loftus: http://www.tetrahedron.org/articles/new_world_order/bush_nazis.html)
Data questa storia generalmente sconosciuta, è sorprendente che il Segretario del Dipartimento della Sanità e Servizi Umani (HHS) dell'amministrazione Bush Tommy Thompson ed altri membri del gabinetto Bush si si siano incontrati segretamente (cioè illegalmente) con funzionari della Pharmaceutical Research and Manufacturers of America (PhRMA) per preparare piani per la loro Emergency Preparedness Task Force? Si dice che il gruppo abbia preparato abbastanza farmaci e vaccini per proteggere tutti gli americani contro le minacce dell'antrace e del vaiolo. Secondo il New York Times (4 nov. 2001), funzionari della PhRMA nella task force, diretti dal manager della Aventis Richard Markham, ed in rappresentanza di molti discendenti e beneficiari della Farben-Rockefeller, inclusi la American Home Products, la Abbott Laboratories, la Merck, la Pfizer ed altri, si sono regolarmente incontrati con membri del gabinetto Bush. Secondo il Dr. Sidney M. Wolfe, un direttore del Ralph Nader’s public Citizen Health Research Group gli incontri hanno violato la legge federale sulla trasparenza di tali comitati decisionali (3).
Le evidenti illegalità non hanno trattenuto il Segretario Thompson dall'ordinare dalla Bayer CIPRO per più di 100 milioni di dollari al "prezzo d'occasione" di 0,90 dollari a pastiglia, quando altre società offrivano per pochi centesimi ed anche a gratis sostituti ugualmente efficaci ed a rischio inferiore. Nessuno ha mai posto obiezioni sulla scelta senza precedenti della FDA per questo singolo, in gran parte non testato, straordinariamente costoso antibiotico per l'antrace chiamato CIPRO. Incredibilmente, secondo il Physician’s Desk Reference e la American Medical Association, il farmaco è controindicato per condizioni che risultino in polmonite, che è il modo nel quale l'antrace uccide. Il risultato di questo "imbroglio" era prevedibile. Al gennaio 2002, dopo che più di 32.000 abitanti di Metropolis (cioè la zona da Washington a Boston) avevano preso il CIPRO in seguito alle lettere all'antrace, come risultato migliaia si erano seriamente ammalati, molti morirono.
Il 25 ottobre 2001 lo zar della sanità Thompson chiese anche al Congresso altri 500 milioni di dollari per ordinare quantità sufficienti di vaccino contro il vaiolo dell'Acambis, "cosicché ad ogni americano venga assicurata una dose con il suo nome sopra nel caso sia necessaria", sebbene i funzionari del CDC abbiano ammesso che le persone già vaccinate saranno probabilmente rivaccinate, ed il nuovo rimedio richiederebbe un esteso collaudo (4,5).
L'8 giugno 2002 i funzionari del CDC si sono incontrati per discutere le complicazioni di vaccinazioni di massa contro il vaiolo. Durante questo incontro a St. Louis, il Dr. Joel Kuritsy, il direttore del CDC per il Preparedness and Early Smallpox Response Activity, ha dichiarato che "il vaiolo non è esplosivamente contagioso", e non e adatto per l'uso come arma biologica dal momento che la sua diffusione da persona a persona dipende dalla "contaminazione in gocce". Egli ha notato che, dal momento che "tosse e starnuti non fanno parte della malattia", la malattia stessa viene "trasmessa lentamente e solamente dopo un prolungato e diretto contatto faccia a faccia". Ha inoltre chiarito che "contatto prolungato" significa "più di 7 giorni", e "faccia a faccia" significa contatto entro 2-3 metri" (6).
"Lo scenario nel quale un terrorista infetta se stesso e cammina in una città spargendo la malattia è semplicemente irreale, persino in aree ad alta densità di popolazione", ha spiegato il Dr. Kuritsky. "Negli anni '70 eravamo in grado di controllare la diffusione dell'infezione persino in zone densamente popolate come l'India ed il Bangladesh", usando comuni mezzi di prevenzione e cura diversi dalla vaccinazione di massa contro il vaiolo. Infatti, gli esperti hanno unanimemente citato l'isolamento, idealmente la comodità della propria casa sotto le cure dei familiari che adoperano comuni metodi e materiali di controllo dell'infezione (OSHA), come depositi per rifiuti sicuri, guanti, maschere e disinfettanti cutanei, come il modo migliore per fermare la diffusione del vaiolo. Ascoltando la propaganda dei media sul terrore dell'antrace e del vaiolo questo non si saprebbe mai (6).
Il 24 settembre 2002, giorno nel quale Bush annunciò il suo piano nazionale di vaccinazione contro il vaiolo, William Broad del New York Times scrisse degli aspetti negativi di questo progetto operativo. Egli scrisse che "Le nuove linee guida per gli stati sulle vaccinazioni di massa contro il vaiolo sono degne di nota soprattutto per ciò che viene omesso". Le omissioni comprendevano "domande senza risposta e spesso nemmeno poste come i tempi, i costi, la fattibilità ed i molteplici problemi nel preparare gli addetti sanitari ad eseguire vaccinazioni, [e] comunicare i piani al pubblico". Trascurava largamente di menzionare i vari e speso gravi effetti collaterali della vaccinazione contro il vaiolo - un altro argomento tabù. Evidentemente l'amministrazione Bush, con i suoi collegamenti riservati con l'industria farmaceutica, ritiene di potere semplicemente trascurare la natura sperimentale e rischiosa delle vaccinazioni contro il vaiolo richiedendo che i riceventi firmino dichiarazioni di "consenso informato". Ciò naturalmente pone il peso di risultati nocivi e spesso fatali interamente sulle spalle delle vittime - il popolo americano vaccinato in massa (7).
Nel frattempo, l'improvvisa sospetta evoluzione della OraVax Corporation in Acambis ha lasciato giustamente disgustati alcuni (8). La OraVax nel 1988 è stata allo stesso modo collegata con discutibili affari di retrobottega con funzionari dell'amministrazione Clinton riguardanti decreti governativi per un vaccino contro il virus del Nilo occidentale che deve ancora essere sperimentato. Il Dr. Horowitz ha fornito a questo riguardo ampi dettagli in Death in the Air: Globalism, Terrorism and Toxic Warfare (Tetrahedron Publishing Group; 1-888-508-4787). Il suo libro dal titolo profetico venne pubblicato tre mesi prima degli attacchi terroristici dell11/9. Il testo spiegava che gli affari dei vaccini contro il vaiolo ed il virus del Nilo occidentale sono il risultato di incontri segreti tra il Dr. Thomas Monath, vicepresidente della OraVax (ora Acambis/Aventis), il Presidente Clinton, Janet Reno, il direttore della CIA John Deutsch ed il Dr. Joshua Lederberg, curatore della American Type Culture Collection (ATCC), ex presidente della Rockefeller University e leader del gruppo di studio sul bioterrorismo del Council on Foreign Relations (CFR). Il CFR è ben noto per essere tra le organizzazioni maggiormente politicamente influenti in America, se non in tutto il mondo (9).
Secondo il Congressional Record USA, gli "incontri ufficiali" per discutere ciò che era già stato predeterminato riguardo all'acquisto da parte del governo del vaccino contro il vaiolo, l'antrace ed il virus del Nilo occidentale per quasi mezzo miliardo di dollari ebbero luogo prima di una riunione congiunta del Comitato Esperti Affari del Senato e del Sottocomitato per il Lavoro, Sanità e Servizi Umani, Istruzione e Agenzie Collegate del Comitato Acquisti del Senato il 16 marzo 1999. Qui, l'unico fabbricante americano di vaccino contro l'antrace - la BioPort Corporation di proprietà britannica - inviò come rappresentante il proprio direttore scientifico, Dr. Robert C. Myers. L'industriale del vaccino, citando il suo lavoro con il Battelle Memorial Institute—il contraente della CIA per il progetto “Clearvision”, con il quale venne inizialmente sviluppata l'arma all'antrace superconcentrata che più tardi venne spedita con la posta—testimoniò preoccupato dell'urgente necessità di accumulare sia il vaccino contro l'antrace che quello contro il vaiolo. Date le precedenti valutazioni ufficiali sull'uso men che ottimale del vaiolo come arma biologica, le precise abili parole di Myers ai senatori comprendevano:
La BioPort fabbrica l'unico vaccino contro l'antrace al mondo con licenza FDA. Stiamo anche facendo e sperimentando un vaccino . . . per proteggere contro cinque differenti tipi di botulismo . . . Esso è probabilmente il prossimo nella lista dei pericoli dietro l'antrace e la minaccia in rapida ascesa del vaiolo . . . Perché il vaiolo è altamente contagioso e probabilmente ora la maggior parte del mondo è a rischio, è un potenziale agente di guerra biologica del quale preoccuparsi seriamente . . . Esistono simili sfide all'ulteriore sviluppo e fabbricazione di nuovi vaccini contro l'antrace ed il vaiolo e, restando in tema, per tutti i vaccini biodifensivi . . . Supponiamo di avere la capacità di fabbricare ed accumulare il vaccino contro il vaiolo. Supponiamo che un gruppo terrorista abbia il vaiolo come arma . . . vi devono essere due o più impianti di produzione geograficamente separati e due o più impianti per l'immagazzinaggio del vaccino fabbricato (10).
Ci si potrebbe chiedere da dove provenisse la valutazione del Dr. Myers della "minaccia in rapida ascesa" del vaiolo . Il fatto è che il vaiolo era stato sradicato dal pianeta decenni fa. Come spiegò il Dr. Kuritsky non veniva ufficialmente considerata un'arma biologica molto valida. Era ampiamente noto che le uniche scorte rimanenti di vaiolo erano in laboratori farmaceutici militari russi ed americani. Così, a parte l'uso di una sfera di cristallo, la dichiarazione del Dr. Myers implica che fosse informato, come potrebbe esserlo un "commerciante/traditore interno", di una cospirazione per rilasciare il morbo da questi laboratori o semplicemente creare il terrore a questo riguardo. E' sufficiente dire che l'attuale paura, predetta tre anni prima dal Dr. Myers e dai suoi amici dell'industria del vaccino, influenzò significativamente l'acquisto ed il rapido consumo dei prodotti della sua società.
Ci si dovrebbe anche chiedere: "Perché, con più di due dozzine di potenziali armi biologiche negli arsenali delle superpotenze e degli "stati terroristi" l'America dovrebbe concentrarsi semplicemente su tali due minacce—antrace e vaiolo?
Per ogni persona dall'intelligenza razionale se tutto questo sa di imbroglio, è probabilmente un imbroglio. Questo intero "imbroglio" del vaiolo, come preferisce chiamarlo il Dr. Horowitz, rappresenta un classico esempio di ciò che egli chiama "bioterrorismo dei colletti bianche, che riflette in pratica la teoria machiavelliana standard. Cioè, coloro che sono all'interno creano i problemi per i quali hanno già preparato soluzioni profittevoli".
Ciò che attualmente preoccupa di più il Dr. Horowitz è che questi stessi sporchi affari e le stesse potenze industriali sono coinvolti nella giustificazione dell'amministrazione Bush per fare la sua guerra al terrorismo in corso e per invadere l'Iraq alla fine dell'autunno. Il Dr. Horowitz nota gli interessi del potente Rockefeller, rappresentati dalla presenza del Dr. Lederberg tra gli insider che nel 1997 si incontrarono con funzionari dell'amministrazione Bush. Questi amministratori di Rockefeller e della ATCC avevano falsamente assicurato il popolo americano che durante la guerra del Golfo non erano state usate armi biologiche nonostante la loro conoscenza che l'ATCC, sotto la loro sorveglianza, inviò diciannove carichi marittimi di diversi ceppi di antrace, adatto alla produzione di armamenti a Saddam Hussein negli anni precedenti l'operazione Desert Storm. L'inchiesta del gruppo Don Reigle del Congresso USA riguardante le armi biologiche e chimiche usate durante la guerra del Golfo espone questo fatto. Il loro rapporto citava la ATCC come fornitore commerciale di antrace dell'Iraq. Altre armi biologiche vennero spedite dagli Stati Uniti ai laboratori iracheni, comprese due spedizioni di virus del Nilo occidentale nel 1985 (11). Questo per la precisione dei media ufficiali che riportano l'improvvisa "prima volta" dell'arrivo in Nord America del virus del Nilo occidentale nel 1999!
Riguardo alle lettere all'antrace dello scorso autunno, in difesa dell'ATCC il suo vicepresidente, Nancy Wysocki, disse: "Abbiamo relazioni operative molto strette con molte delle agenzie federali, incluso l'F.B.I." (12). Ciò potrebbe meglio spiegare perché l'indagine dell'F.B.I. sulle lettere all'antrace sia ad un punto fermo.
Infatti il Dr. Horowitz consegnò a mano al suo ufficio regionale dell'F.B.I. un memorandum il 1° ottobre 2001, quasi due settimane prima che la prima lettera all'antrace venisse spedita da Trenton nel New Jersey all'American media building di Boca Raton, Florida. La sua azione era motivata dalla lettura di The Final Report—lo studio commissionato dall'allora deputato dello stato Charles Key sull'indagine del gran giurì sull'attentato di Oklahoma City. Esso dichiarava che neonazisti con base in Germania erano noti per avere "ideato" sia dirottamenti aerei che attentati ad installazioni militari USA da parte del PLO. Ciò era confermato dai rapporti dell'F.B.I., e da quello che il Dr. Horowitz sapeva sulla società con sede in Germania Bayer. La notizia accresceva la sua preoccupazione sulla connection nazi-tedeschi su quello che ovviamente era un "imbroglio delle vendite di CIPRO" collegato alle lettere all'antrace (4).
L'F.B.I. riportava anche che la polvere di antrace mescolata con silicio per essere prodotta richiedeva attrezzature costose, ed anche microbiologi esperti in armi biologiche. Essi avevano escluso gruppi terroristi islamici, ma non crimini "sponsorizzati da stati". Allo stesso modo ciò suggeriva al Dr. Horowitz un crimine da "colletto bianco" coinvolgente le società farmaceutiche che con maggiore probabilità avrebbero beneficiato delle lettere e del conseguente terrore (12).
In seguito il New York Times (11 novembre 2001) riportò che ad agenti dell'F.B.I. era stato negato l'accesso in "alcune società farmaceutiche del New Jersey". Tali non precisate società chiesero "agli agenti di presentare un decreto del tribunale prima che gli venisse garantito l'accesso ai loro documenti" (12). Il Dr. Horowitz trovò ciò maggiormente sospetto, se non seriamente incriminante, specialmente dal momento che la produttrice del vaccino contro il vaiolo Aventix, il suo principale sospettato, aveva due impianti entro quarantacinque minuti di strada da Trenton.
"Dovrei pensare che tutte le società che non abbiano niente da nascondere darebbero il benvenuto alle richieste dell'F.B.I. specialmente in questo periodo di grave emergenza nazionale", ha detto il Dr. Horowitz. Secondo lui la "risposta" delle ditte farmaceutiche dimostrava un comportamento da Gestapo".
"Ho chiesto ripetutamente all'F.B.I. di indagare approfonditamente la possibilità di una cospirazione industriale riguardo alle minacce di bioterrorismo e vaccinazione di massa di quest'anno. Ho spinto per un'inchiesta sul curatore dell'ATCC Dr. Joshua Lederberg e sugli interessi finanziari che rappresenta, inclusi gli interessi farmaceutici e bancari di Rockefeller", disse il Dr. Horowitz. "Secondo tutti gli esperti il terrorismo è sempre condotto per esprimere una motivazione politica. Quando si considerano i bersagli delle lettere all'antrace - i media ufficiali e due senatori democratici che si erano vigorosamente opposti alle nomine ed impegni dell'amministrazione Bush con il grande capitale - appare un motivo più plausibile: impaurire il pubblico, assieme ai legislatori, per sostenere un'agenda di lungo periodo che include il crimine dei farmaci e del vaccino".
"Il problema è", concluse il Dr. Horowitz, "che Elliott Ness ed agenti federali affidabili se ne sono andati da tempo. Tale livello di indagine potrebbe potrebbe essere impossibile da condurre adeguatamente per l'F.B.I., specialmente dato il livello della corruzione ed il recente rimescolamento di carte dell'amministrazione Bush per una maggiore "[in]sicurezza della patria".
Probabilmente è per questo che il Dr. Horowitz ha ottenuto poco dai suoi sforzi per indirizzare l'F.B.I. perché vada verso ciò che crede siano prove. Egli ha detto che "Il presidente ed i suoi più alti funzionari di governo sono implicati in questo - una cospirazione che molto ragionevolmente è un mortale imbroglio di vendite farmaceutiche".
1) Massie RK. Blood feud: A mother takes the hemophilia tragedy to court. The New Yorker. June 16, 1997, p. 98.
2) Manning P. Martin Bormann: Nazi in Exile. Secaucus, NJ: Lyle Stuart, 1981, pp. 29, 56, 69, 116-17; 134-35.
3) Wolfe SM. Letter to HHS Secretary on Pharmaceutical Research & Manufacturers of America Emergency Preparedness Task Force (HRG Publication #1600). Public Citizen. Available at http://www.citizen.org/publications/release.cfm?ID=7101.
4) O’Meara KP. Investigative Report: Government ripoff on the Cipro deal. Washington Times, Insight Magazine, Nov. 26, 2001. Available at http://insightmag.com/main.cfm?include=detail&storyid=138294.
5) Charlotte D. Rules relaxed in rush for a new smallpox vaccine. The Guardian, Thursday, Oct. 25, 2001.
6) See: http://www.tetrahedron.org/articles/vaccine_awareness/CDC_Public_hearings_report.html
7) Broad WJ. Guide for mass smallpox vaccinations: recipe with missing ingredients. New York Times, September 24, 2002, P1. (See: http://www.nytimes.com/2002/09/24/national/24ASSE.html.
8) See: http://www.oravax.com/
9) Horowitz LG. Death in the Air: Globalism, Terrorism and Toxic Warfare. Tetrahedron Publishing Group, 2001, pp. 105-109.
10) Prepared Statement by Robert C. Myers, DVM, Chief Operating Officer and Director, BioPort Corporation, To a joint meeting of the Senate Veterans Affairs Committee and the Subcommittee on Labor, Health and Human Services, Education and Related Agencies of the Senate Appropriations Committee, March 16, 1999.
11) U.S. Senate, 103rd Congress, 2d Session. U.S. Chemical and Biological Warfare-related Dual Use Exports to Iraq and Their Possible Impact on the Health Consequences of the Persian Gulf War: A Report of Chairman Donald W. Riegle, Jr., et. al. May 25, 1994, pp. 39-47.
12) Broad WJ, Johnston D, Miller J and Zielbauer P. Experts see F.B.I. missteps hampering anthrax inquiry. New York Times, Nov. 9, 2001. Available at http://www.nytimes.com/2001/11/09/national/09INQU.html?todaysheadlines.
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uranio necessario per hiroshima da un sommergibile nazista?????Lo zampino di Bormann!!
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toni Friday, Mar. 28, 2003 at 3:45 PM |
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VERITÀ SUL FONDO di Roberto De Bortoli e Marco Saba Osservatorio Etico Ambientale
Come l’uranio delle prime bombe atomiche USA e la tecnologia dei proiettili all’uranio impoverito furono ceduti dai gerarchi nazisti agli Americani. In cambio dell’immunità.
Vi sembrerà strano che si inizi un’indagine per la ricostruzione di eventi e di dati precisi che hanno modificato la storia dell’Umanità con una Profezia, ma alle volte il Fantastico può essere estremamente reale. Nessuno, 50 anni fa, avrebbe ipotizzato un progressivo avvelenamento dei mari, prodotto dagli incidenti verificatisi a sottomarini e navi a propulsione nucleare e che tale tecnologia, utilizzata da Russi ed Americani, arrivasse direttamente dalla Germania nazista. Qualcuno anzi, ancora oggi, direbbe: assurdo! Ma andiamo con ordine.
Il Ventre putrido mia diletta sorella Marta
Nell’ultima scala il ventre della terra diventerà putrido. E tutto quello che è in lei marcirà; e tutto quello che si prenderà dal ventre sarà velenoso. Ma gli uomini continueranno a mangiare le interiora del ventre e periranno. [..] All’alba dell’età dello Spirito il ventre enorme verrà riempito di zolfo e poi verrà purificato. E non ci saranno più fumi. E non ci saranno più veleni. Ma il grande ventre non sarà purificato nel suo ombelico. E nelle acque di questo ombelico ho visto riflettersi palazzi, cupole e chiese dell’età eroica. Questo piccolo ventre, mi ha detto la voce-guida rimarrà immondo anche nell’età dello Spirito. I suoi veleni voleranno sull’aria e diverranno morte. Così fino a quando il ventre non verrà diviso e l’ombelico verrà pulito in profondità. Nuova carne uscirà dal ventre. Ma sarà carne infetta. Allora l’ombelico verrà bruciato per sette generazioni. Poi tutto sarà purificato. [..]
Leggendo queste parole profetiche della Monaca di Dresda da un punto di vista obbiettivo, ci si rende conto delle diverse similitudini con ciò che accade oggi sul pianeta Terra, laddove ci si riferisce alla contaminazione dei mari e di tutto quello che vi vive e si alimenta da essi; chiunque oggi può collegarsi in rete http://www.peacelink.it e aver riscontro del numero impressionante di incidenti a navi e sottomarini a propulsione nucleare (l’ultimo, il russo "Kursk"), o mezzi di trasporto di ordigni con tecnologia nucleare, avvenuti dalla fine della guerra ad oggi (fonte Greenpace, PeaceLink) ovunque negli oceani e nei mari. Da dove proviene questa tecnologia, nociva per i mari e per il nostro habitat naturale? Dalle nostre indagini e valutazioni risulta che, nel lontano 1945, l’uranio delle prime bombe atomiche USA e la tecnologia dei proiettili all’uranio impoverito siano stati ceduti dai gerarchi nazisti in cambio dell’immunità. Il 14 Maggio 1945 il sommergibile U-234 XB si arrese alla nave americana USS Sutton. Conteneva 560 kg di uranio arricchito destinato alle prime due bombe nucleari (Alamogordo ed Hiroshima) e ad alimentare il reattore che produsse il plutonio per la bomba di Nagasaki. C’erano inoltre le tecnologie belliche di punta della Germania nazista, tra cui il sistema di detonatori per la bomba al plutonio, acqua pesante, benzil cellulosa (un moderatore per reattori nucleari) e la tecnologia dei proiettili all’uranio impoverito. La consegna era stata negoziata in cambio dell’immunità per Martin Bormann ed Heinrich Müller, e per gli altri gerarchi nazisti che erano a bordo, fra i quali: Johann Heinrich Fehler, Heinz Schlicke, Wolfgang Hirschfeld, Ulrich Kessler, Kay Nieschling, il Dr. Walter, Hideo Tomonaga e Genzo Shosi (questi ultimi, giapponesi, vennero eliminati - avvelenati - durante il viaggio del sommergibile perché stavano scoprendo l’intrigo e volevano impedire che quelle armi potessero essere usate contro il Giappone). La tesi secondo cui la tecnologia dei proiettili all’uranio impoverito risale alla Germania nazista venne avanzata per la prima volta dal Dr. Siegwart-Horst Guenther nell’articolo: "Uran-Geschosse: Nach Zyklon B, eine neue deutsche Kampf und Massenvernichtungs-Technologie" (Proiettili all’uranio: dopo il Zyklon-B, dalla Germania un’altra arma e tecnologia di combattimento). Il Prof. Guenther è stato arrestato in Germania, seviziato in prigione e oggetto di due tentativi di omicidio. Al suo processo, il giudice chiese di sottoporlo a perizia psichiatrica per rinchiuderlo in manicomio. Attualmente Guenther (76 anni) è agli arresti domiciliari in Austria. La sua tesi trova conferma in una serie di documenti ufficiali.
ALL'OMBRA DELLA CASA BIANCA A dimostrare la potenza e la capacità del proprio arsenale nucleare, nel 1945 gli USA lanciarono due bombe sul Giappone. Ebbene, alcuni componenti fondamentali dei due ordigni giunsero dalla Germania, da un carico che si vuole in origine destinato ad uno scambio di materiali bellici tra Hitler e l’imperatore Hirohito. La versione comunemente accreditata dice che le prime tre bombe atomiche vennero prodotte dagli USA con un costo di due miliardi di dollari e cinque anni di lavoro di un’armata di scienziati di alto livello, con l’aiuto della Gran Bretagna. È vero che gli USA avevano avuto successo nell’arricchimento dell’uranio - il componente principale della bomba atomica - ma le prove dimostrano che, a causa della fretta e dei ritardi tecnologici, solo grazie alla sorprendente opportunità di ottenere dalla Germania i componenti necessari, che scarseggiavano negli USA, fu possibile per il Progetto Manhattan completare le bombe in tempo per il bombardamento sul Giappone, previsto per la fine dell’Agosto 1945. Questi materiali non vennero catturati durante una fortunata azione di guerra, bensì erano una contropartita di una transazione segreta tra la Germania e gli USA: l’accordo prevedeva che i nazisti ricevessero una garanzia d’impunità per la loro clandestinità nel dopoguerra, una volta fuggiti dall’Europa. Lo dimostrano documenti degli Archivi di Stato degli USA, gettando luce anche sulla politica di alcuni presidenti statunitensi nei decenni successivi all’armistizio.
TRASPORTI SEGRETI Tra questi documenti vi è la lista dei materiali immagazzinati sul sommergibile tedesco (Unterseeboot) U-234 XB, tra cui 560 kg di ossido di uranio in dieci contenitori ed altre tecnologie belliche naziste, all’epoca allo stato dell’arte. Come due aerei jet da caccia Messerschmidt 262 completamente smontati (il Messerschmidt fu il primo aviogetto e venne utilizzato durante la Seconda Guerra Mondiale); silenziosi siluri a propulsione elettrica e, tra i progetti, quelli per costruire i temuti missili V-2 a propulsione chimica ed i proiettili all’uranio impoverito destinati alla difesa contraerea. Il primo indizio importante ritrovato consiste in un dispaccio segreto del Comando delle Operazioni Navali di Washington che indicava che l’uranio era stato immagazzinato per il trasporto in barili assieme ad una quantità di oro (metallo molto stabile, veniva usato per poter maneggiare l’uranio già arricchito e per evitare la contaminazione e la corrosione). L’uranio arricchito è una componente essenziale per la costruzione della bomba atomica, poiché è fissile. Nel 1945, un’oncia di uranio valeva 100.000 dollari, quindi non stupisce che si usasse oro per isolarlo, poiché il valore dell’uranio naturale non avrebbe giustificato la spesa. Negli Stati Uniti, all’epoca, l’uranio naturale veniva trasportato in barili di acciaio o contenitori imbottiti privi di protezione anti corrosione. Stando ad un sommergibilista, personale della Marina USA - senza capire il significato della scritta U-235 (uranio arricchito) - in seguito allo scarico delle casse, testò con dei contatori geiger alcune parti del sommergibile per verificarne la radioattività. Gli strumenti registrarono una forte contaminazione.
IL GENIALE DOTTOR ALVAREZ Nonostante si trattasse dunque di uranio arricchito (non è provato che fosse stato usato nel conflitto col Giappone) documenti degli archivi nazionali USA dimostrano dei collegamenti tra il progetto Manhattan e il sommergibile U-234. Il primo è un cablogramma segreto, sempre dal comando navale di Washington, che ordina ad una pattuglia di prendere possesso del carico dell’U-234. La comandava John E. Vance, Maggiore del genio (Army Corps Engineer), il corpo che lavorava al Progetto Manhattan. All’arrivo di Vance, dopo un ulteriore inventario, l’uranio era scomparso dai materiali in carico alla Marina. Alcune trascrizioni di telefonate risalenti ad una settimana dopo tra due agenti segreti del progetto Manhattan, attestano che il carico di polvere di uranio era stato affidato esclusivamente ad una persona indicata solo come Vance. Improbabile fosse un altro Vance e non l’ufficiale che aveva eseguito il controllo sul sottomarino, o che si trattasse di un’altra polvere di uranio e non quella catturata nell’imbarcazione. Il secondo documento che collega il Progetto Manhattan e l’U-234, che trasportava otto uomini non dell’equipaggio oltre al pericoloso carico, afferma che due delle persone catturate avevano avuto contatti con un sedicente ufficiale dei servizi della Marina USA. Identificato altrove come "Comandante Alvarez" o "Signor Alvarez", egli avrebbe preso in carico il prigioniero Dott. Heinz Schlicke, uno degli scienziati a bordo del sommergibile, esperto di tecnologia delle alte frequenze (radar ed infrarossi). Alvarez, prima di essere assegnato al progetto Manhattan, lavorava alle medesime tecnologie di Schlicke e solo Alvarez avrebbe potuto essere il suo interlocutore negli USA. Dopo la guerra, il Dr. Schlicke divenne uno dei tanti assunti a contratto nel progetto segreto denominato "Operazione Paperclip" (vedi: "Il Giorno dopo Roswell", Philip Corso, Ed. Futuro). Luis Alvarez, insignito con il premio Nobel per la fisica per il suo studio sulle alte frequenze, propose la teoria, all’epoca derisa, dell’estinzione dei dinosauri a causa di un meteorite che avrebbe colpito la Terra.
LA FUGA DI BORMAN Esistono inoltre prove che testimoniano che i gerarchi di Hitler ebbero contatti con alti ufficiali dei servizi USA e con militari per negoziare lo scambio tra l’U-234 e la loro libertà. Ad esempio, Martin Bormann, capo del partito nazista e segretario personale del Furher, trattò lo scambio col sommergibile U-234 prima della caduta di Berlino, nell’Aprile 1945. Gli storici sostengono che Bormann morì durante la fuga da Berlino, il 1 Maggio 1945 (vedere http://www.usisrael.org/jsource/Holocaust/bormann.html). In tal senso risulta essenziale la testimonianza di Erich Kempka, autista di Hitler e di Arthur Axmann, capo della gioventù hitleriana, a lui profondamente legati e fedeli al nazismo fino alla loro morte. Nonostante nessuno dei due avesse detto di aver visto con certezza Bormann morto, questa è la tesi che viene normalmente accreditata. Su Bormann, condannato in contumacia per crimini di guerra durante il processo di Norimberga, venne spiccata una taglia, mantenuta per molti anni. Bormann fu più volte avvistato nei trent’anni che seguirono la guerra. La pretesa tomba del compagno di fuga di Bormann, il capo della Gestapo Heinrich Mueller, venne dissotterrata nel 1963 e si trovò che conteneva tre scheletri, nessuno corrispondente a Mueller. Si pensa che il sottomarino U-234 abbia pattugliato il Mare del Nord silenziosamente, secondo piani prestabiliti tra Bormann ed il quartier generale di Hitler, finché Bormann non fosse stato in grado di trovare un accordo con Döenitz. L’imbarcazione si avvicinò alla baia di Amburgo col favore della notte e prese a bordo Martin Bormann e Heinrich Mueller. Poi fece tappa in Spagna (dove si trovava la struttura di intelligence tedesca che si occupava del Sud America, chiamata "Sofindus") per scaricare Bormann ed infine arrendersi alla flotta USA sempre in base ad accordi misteriosi. Il sommergibile venne trasferito a Portsmouth, nel New Hampshire, il 19 Maggio 1945. Alcuni giornalisti ne furono testimoni. Infine c’è una fotografia scattata da un fotoreporter di un giornale locale, quando l’U-234 era all’ancora, che mostra un prigioniero civile, molto somigliante a Heinrich Mueller, che sbarca dalla navetta usata dal personale dall’U-234. L’uomo nella foto è proprio l’ex capo della Gestapo. Il 20 Novembre 1947, il sommergibile U-234 venne affondato con un siluro dalla USS Greenfish durante un’esercitazione, a circa 40 miglia a nord-est di Cape Cod, sulla costa orientale USA.
INCIDENTI SENZA RISPOSTA Atlantico 02/03/53: esplosione a bordo della portaerei britannica HMS Indomitable. Tre morti.
Pacifico 02/19/53: collisione fra i sottomarini americani Prichett (DD-561) e il Cushing (DD-797), coste della Corea.
01/18/58: La USS Essex (CVA-9) prende fuoco in mezzo al mare.
Indiano 07/06/58: Avaria per la USS Caney (AO-95) nel Mare Arabico.
Antartico 03/02/61: la USS Glacier (AGB-4) e la USS Staten Island (AGB-5) intrappolate nel ghiaccio per nove giorni.
Artico 01/06/62: Secondo fonti di intelligence occidentali un sommergibile americano, o della NATO, subisce danni in seguito ad un’esplosione nucleare sottomarina da 20 megaton, che viene attribuita ad un test atomico sovietico nel mar di Barents.
Aprile 1963: Il sommergibile SSN-593 Tresher scompare misteriosamente al largo delle coste Est degli USA.
Atlantico 09/14/66: il sottomarino Hai della Germania occidentale affonda nel Mar del Nord. Diciannove vittime.
Atlantico 08/19/78: Il sottomarino nucleare sovietico classe Echo II, armato di missili cruise, viene avvistato sul fondo del Rockall Bank, 140 miglia nordovest della Scozia in seguito a problemi al reattore nucleare. Le cause dell’incidente ed il bilancio delle eventuali vittime rimangono sconosciuti.
Atlantico 11/14/89: Incendio a bordo della USS Inch (LPH-12), causa 31 feriti, nella rada di Norfolk, Virginia.
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toni Friday, Mar. 28, 2003 at 3:49 PM |
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(Seconda Guerra MondialeSpionaggioFisica) OPERAZIONE PAPERCLIP. Mosca e Washington ordinano: Catturare i cervelli atomici. Clarence G. Lashy. Sperling & Kupfer. 1974. La storia di come i servizi segreti americani riuscirono ad accaparrarsi 642 scienziati tedeschi mentre la guerra volgeva al termine. Brossura. Buono. pp. 360. Euro 8. Cod. 2190.
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