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scenari di orrore in palestina
by Amira Hass Sunday April 06, 2003 at 07:18 PM mail:  

Scenari d'orrore si materializzano

Documento originale Horror Scenarios Coming True
27 Marzo 2003
Ha'aretz

Scenari d'orrore si materializzano

Amira Hass

"È passata una settimana da quando Stati Uniti e Gran Bretagna hanno scatenato l'attacco contro l'Iraq e gli scenari d'orrore delineati dai palestinesi nelle ultime settimane - riguardo le politiche israeliane nei loro confronti - non si stanno avverando. Questi scenari erano stati tracciati da singoli individui e portavoce ufficiali o attivisti di varie organizzazioni. Ammonivano che l'attenzione internazionale si sarebbe appuntata su ciò che sta accadendo in Iraq e che, sotto questa copertura, Israele avrebbe sfruttato l'occasione per rafforzare il suo attacco.

Tuttavia, un coprifuoco totale sui territori della West Bank non è stato imposto; la chiusura non è stata rafforzata; i frequenti attacchi della Forza di Difesa Israeliana, soprattutto nella Striscia di Gaza, che sono costati la vita a circa dieci persone ogni volta, non sono stati rinnovati. E gli scenari d'orrore delle deportazioni di massa, delle espulsioni e dell'assassinio del "Chairman" dell'Autorità Palestinese, Yasser Arafat, non sono certo diventati realtà.

I cinici diranno che è presto per tirare un sospiro di sollievo per la loro non realizzazione. Dopo tutto, la guerra in Iraq è appena cominciata. Forse, se gli iracheni dovessero alla fine tentare di attaccare Israele, la reazione ricadrebbe in parte sui palestinesi. Comunque, si potrebbe dire che gli avvisi sono stati efficaci: gli Stati Uniti in particolare, ma anche i paesi europei, hanno messo in guardia Israele dal dare un giro di vite nel momento in cui i paesi attaccanti hanno bisogno della stabilità nella regione.
I campanelli d'allarme suonati dai palestinesi prima della guerra avrebbero potuto creare l'impressione che le loro vite fossero "tornate alla normalità" - una routine non insopportabile. La prova: la situazione non è esplosa. Eppure non è il caso. Rispetto a qualunque criterio economico, sociologico, storico ed umano, circa 3 milioni e mezzo di palestinesi stanno vivendo una situazione catastrofica e la costante distruzione della vita normale. Gli scenari d'orrore si stanno materializzando di fatto ogni giorno per ogni individuo e ogni comunità.
Le persone in Israele sentono vagamente parlare della disoccupazione cronica e della povertà estrema che avrebbero dilaniato il tessuto sociale di qualunque società meno solidale di quella palestinese. Solo la solidarietà interna palestinese e la filantropia araba ed europea stanno prevenendo l'inedia di massa. Ogni giorno tra i 10 ed i 20 "ricercati" sono arrestati, secondo i rapporti della Forza di Difesa Israeliana - che non dice quanti di essi vengono rilasciati il giorno dopo o quanti sono stati arrestati perché diventassero collaboratori, quanti sono stati sottoposti a violenza, in che condizioni sono stati detenuti, in tende esposte alla pioggia ed al vento e quando tempo trascorra prima che possano incontrare un avvocato o la famiglia.
I molti morti sono stati soprattutto un'opportunità per mostrare altre foto di funerali accompagnati da grida di vendetta. I palestinesi feriti, tra cui molti bambini - un ulteriore colpo per le famiglie impoverite - sono un'occasione per mettere in evidenza il denaro iracheno che va ai terroristi.
Le limitazioni alla libertà di movimento palestinese sono un'occasione per filmare i torrenti dove i palestinesi cercano di rompere la stretta chiusura dei territori per andare al lavoro, a scuole e dalle proprie famiglie. Un'occasione per mostrare come le autorità per la sicurezza si sono spinte fino al limite estremo.

Qualunque altra cosa, ogni cosa che abbia a che fare con gli individui, è di nessun interesse: ore di ritardo ai posti di controllo; violenza di routine; molestie ai conducenti; taxi confiscati; multe; disagi a malati ed anziani. Ciò che, ogni ora di ogni giorno, sentono centinaia di migliaia di familiari di persone arrestate, ferite o uccise e studenti di scuola che rompomo la chiusura e passano sotto gli occhi dei cannoni dei carri armati e del personale armato - non fa alcuna impressione sulle coscienze di Israele o dell'Occidente.
Il percorso delle transenne di separazione cambia in accordo con le raccomandazioni della lobby dei coloni ebrei nei territori. In Israele, in ogni caso, le persone non vogliono sapere che ciò significa un'ampia batteria di vari tipi di fortificazioni, a detrimento del territorio palestinese, delle vite di decine di migliaia di palestinesi, della libertà di movimento dei palestinesi, del prodotto interno lordo palestinese e della possibilità di uno stato.

Nel complesso, Israele, la Forza di Difesa Israeliana ed i suoi soldati stanno conducendo una guerra quotidiana contro tre milioni e mezzo di palestinesi. In Israele la gente è convinta che è questo che è necessario fare per fermare il terrorismo ed è un fatto che gli attacchi terroristici sono diminuiti. Il bisogno dei palestinesi di tenersi lontani da disastri e scenari d'orrore addirittura peggiori degli attuali deriva primariamente dal riconoscimento che il loro status quo disastroso non riesce a scuotere coloro che fanno le politiche nei paesi occidentali. Certo non nel modo in cui ogni singolo attacco terrorista contro civili israeliani si ripercuote su loro stessi.

Tracciare scenari spaventosi - sulla base anche dell'esperienza di un passato non lontano - è un modo disperato di rompere la routine dell'impotenza, la lentezza della risposta e finanche l'indifferrenza dei paesi occidentali di fronte alla velocità con cui israeliani e palestinesi stanno perdendo ogni residua speranza di risoluzione giusta del conflitto."




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