Secondo il medico legale l'agente Massimo Nucera, che raccontò di essere stato aggredito alla Diaz, disse la verità: lo dimostrerebbero i tagli sul suo giubbotto.
di Alessandra Fava
GENOVA - II medico legale Carlo Torre è convinto che alla Diaz sia andata proprio come racconta l’agente Massimo Nucera, cioè che un manifestante – mai identificato – abbia tentato di accoltellare il poliziotto. Con le molotov, che si è poi scoperto furono portate ad arte nella scuola, quella della coltellata è la “prova madre” fornita dalle forze dell’ordine della resistenza all’interno della scuola in cui si svolse la perquisizione nella notte tra sabato 20 e domenica 21 luglio 2001, finita con 62 degli arrestati all’ospedale o con ferite gravi.
Carlo Torre dell’Istituto di Medicina legale dell’università di Torino, che già firma la consulenza della Procura per l’omicidio Giuliani (quella del proiettile deviato dal sasso), nominato perito d’ufficio dal gip Lucia Vignale in dicembre, ha ora consegnato un’informativa destinata alla trentina di avvocati che difendono gli uomini di Canterini finiti nel registro degli indagati o i 93 manifestanti. Manifestanti sui quali pende ancora l’accusa di associazione per delinquere, (a breve il gip deve decidere invece in merito alla richiesta di archiviazione per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale).
Tecnicamente questa di Torre è solo una bozza, la vera e propria perizia sarà quella messa agli atti alla fine dell’incidente probatorio che si terrà mercoledì prossimo alla presenza dei consulenti del pm, quelli del gip e i legali. Per cui qualcosa potrebbe cambiare durante il dibattimento. Tant’è, nell’informativa, Torre si dice convinto della giustezza della versione di Nucera e rileva “compatibilità tra la testimonianza resa da Nucera il 7 ottobre 2002 e la ricostruzione effettuata”, come scrive in calce.
Partendo dal materiale acquisito dalla Procura (incluso il filmato in cui Nucera mima l’accoltellamento di quella notte davanti ai pm), il perito si sofferma sulla ricostruzione della dinamica, esprime qualche perplessità sul fatto che il coltello a serramanico ritrovato (un Smith and Wesson) sia quello giusto, ammette di non essere riuscito a rifare gli stessi tagli durante le operazioni peritali dinamiche. Ma i tagli, secondo lui sarebbero due e quindi dell’agente si fida.
Il parere del perito arriva alla fine di un lungo iter. L’episodio dell’accoltellamento risultava già in alcuni verbali firmati dai dirigenti presenti alla perquisizione alla Diaz il 22 luglio, in particolare in una relazione di servizio di Massimiliano Di Bernardini e in una nota di Vincenzo Canterini, il capo del reparto speciale antisommossa che entra per primo nella scuola. Si parlava là di “colluttazione con un occupante armato di coltello, il quale era riuscito a colpirlo con la lama tagliandogli la giacca della tuta da Op e il sottostante corpetto protettivo”, ma Nucera, né gli altri agenti che erano con lui, erano stati in grado di identificare l’assalitore.
Il 30 luglio del 2001 Nucera si presenta dal sostituto procuratore Francesco Lalla e ribadisce la versione della coltellata al buio. Quindi il 12 dicembre 2001, viene sentito dal pm Enrico Zucca come persona informata dei fatti e racconta della coltellata, del buio, della concitazione, della fuga dell’aggressore e del coltello ritrovato. Nel dubbio a gennaio la Procura incarica il Ris di Parma, tenente colonnello Luciano Garofano e capitano Adolfo Gregori di esaminare i reperti (le due giacche e il coltello) ricostruendo la dinamica dell’azione. Ai primi di aprile arriva il loro parere: i due tagli (sul giubbotto paracolpi e sulla giacca) non sono compatibili con il racconto, soprattutto perché non sono fra loro sovrapponibili, visto che formano una sorta di x.
Il 10 giugno 2002 Nucera si avvale della facoltà di non rispondere, mentre decide di raccontare la sua versione dei fatti - presente il suo avvocato Silvio Romanelli - il 7 ottobre quando, davanti ai pm Zucca e Albini Cardona, correggendo da uno a due i tagli ricevuti: uno nell’assalto, l’altro di sghembo, mentre l’assalitore sta indietreggiando. Il che spiegherebbe come mai i tagli non vanno nello stesso verso.
Il Ris insiste che la questione comunque non sta in piedi. Oggi Torre invece è convinto che sia andata proprio così, che l’agente sia in buona fede. Se ne riparla il 16 con l’incidente probatorio – a porte chiuse – un atto processuale a tutti gli effetti, in cui verrà messa agli atti la verità del perito.
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