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Milano: 25 Aprile 1994-2003
by info Sunday April 20, 2003 at 04:40 PM mail:  

Alcune giornate da ricordare:

25 Aprile 1994

Il 25 Aprile 1994 è una di quelle giornate entrate nella storia, ma soprattutto nel cuore del popolo della sinistra.
Ad un mese dalla vittoria del Polo nelle elezioni politiche 300.000 persone sfilano a Milano per ricordare la liberazione dal nazi-fascismo.
L’appello per il corteo è stato lanciato dal Manifesto ed è una vera sorpresa veder sfilare quel mare di gente sotto un diluvio memorabile.
I concentramenti sono tre e Piazza Duomo si riempie in poco tempo impedendo a migliaia di persone di raggiungere ed ascoltare i comizi finali.
E’ il prologo ai grandi scioperi contro la riforma delle pensioni che nell’autunno dello stesso anno contribuiranno a mandare a casa il primo governo Berlusconi.


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25 Aprile 1997
by info Sunday April 20, 2003 at 04:43 PM mail:  

25 Aprile 1997...
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25 Aprile 1997

Il 25 Aprile 1997 è un corteo significativo non tanto per la sua ampiezza, ma per i fatti che lo hanno preceduto, affiancato e seguito….
Il 19 Aprile, dopo una caccia all’uomo nel quartiere Greco vengono arrestati e massacrati di botte (in una dinamica molto simile a quella del San Paolo) quattro compagni del Leoncavallo, le accuse sono ridicole ed una in particolar modo: tentato omicidio (avvenuto per mezzo di una fantomatica sottrazione d’arma ad un agente….). C’è da ricordare che pochi giorni prima i fascisti avevano accoltellato il consigliere di Rifondazione Comunista Davide “Atomo” Tinelli.
La mobilitazione e la solidarietà sono immediate ed il 25 Aprile un grosso spezzone che termina sotto il carcere di San Vittore manifesta per la liberazione dei prigionieri politici e degli arrestati del 19.
Nella notte del 25 Aprile scoppia però anche una bomba a Palazzo Marino, sede del Comune. L’inchiesta porterà all’allucinante condanna di Patty (condannata in base ad un filmato sfuocato che non la ritrae neppure piazzare l’ordigno….) ed allo sgombero del Laboratorio Anarchico nel Giugno dello stesso anno.
Sempre in quei giorni il centro-destra sostituisce la Lega nell’amministrazione della città.

Per altre informazioni:
http://www.ecn.org/leoncavallo/19apr97/index.htm
http://www.ecn.org/leoncavallo/25apr97/

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25 Aprile 1998
by info Sunday April 20, 2003 at 04:45 PM mail:  

Il 25 Aprile 1998 è invece importante perché segna una data importante nella lotta contro il processo di militarizzazione della città di Milano.
Un grosso spezzone si stacca dalla manifestazione nazionale e si sposta verso il Parco Sempione dove si terrà una grossa festa pomeridiana seguita da un rave notturno.
Il Sempione era uno dei pochi punti di socializzazione ed aggregazione giovanile rimasti integri all’interno della metropoli.
Inutile dire che l’obiettivo era azzeccato.
Il Parco, nel giro di pochi mesi, verrà recintato, riempito di telecamere e volanti delle Forze dell’Ordine.
Il tutto nella logica del super-controllo che sembra animare questa (ed altre) amministrazione comunale.

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25 Aprile 1999
by info Sunday April 20, 2003 at 04:48 PM mail:  

La ricorrenza della Liberazione, nel 1999, cade durante la “guerra umanitaria” in Kosovo.
Una guerra sostenuta con entusiasmo da tutte le “sinistre” europee (allora al governo) che si accodano acriticamente all’amministrazione democratica di Clinton. E’ la prima guerra che, di fatto, emargina l’ONU dalla scena internazionale, avviando quella crisi che pare oggi ormai irreversibile.
Al governo in Italia c’è D’Alema ed il conflitto crea grosse e dolorose fratture nella sinistra.
Il corteo istituzionale è molto grosse, ma la tensione è evidente.
I militanti dei DS e di altri partiti di governo vengono accolti da bordate di fischi ed insulti.
A Piazza Castello, i compagni si staccano ed in un corteo non autorizzato raggiungono il consolato americano dove si vivono attimi di forte tensione (non prima di essere passati davanti al Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri….).


Ecco un articolo del Corriere di quei giorni:

Nel capoluogo lombardo giovani a volto coperto e
armati di estintori attaccano il palazzo simbolo degli
americani. Incendiata anche una bandiera italiana.
Graffiti spray in centro, protesta del vicesindaco De Corato
Cortei pacifisti, scoppia la violenza. Napoli: scontri tra giovani del Prc e polizia, 4 feriti. A Milano assalto con fumogeni al consolato Usa. La manifestazione campana davanti al comando Nato di Bagnoli. Gli organizzatori del Prc accusano le forze dell'ordine: attacchi ingiustificati. La replica: pesante lancio di oggetti.

MILANO - Per la pace. In un clima da guerriglia. A Napoli l'assedio alla base Nato: sassi e bottiglie, cariche della polizia, quattro feriti. A Milano l'assalto al consolato americano: estintori e fumogeni, centinaia di scritte sui muri, la bandiera italiana che brucia. I cortei pacifisti: si parte con gli slogan, spesso si finisce con gli incidenti. Così ieri: a Napoli come a Milano. E i timori, per oggi, aumentano: ci sono le manifestazioni per il 25 Aprile, ma scatteranno anche le «incursioni » e le «marce contro la guerra» di sindacati autonomi, centri sociali, varie associazioni. Città diverse, immagini simili. Giovani con il volto coperto, sassi verso la polizia, insulti alla Nato e agli americani, risposta di forza degli agenti. Per la pace senza pace. È a Napoli, ieri, nel primo pomeriggio, il clima più teso. Il corteo è organizzato da Rifondazione comunista, partecipano anche i Verdi, i ragazzi dei centri sociali, gruppi di studenti, comitati contro la guerra. Partenza da pia zzale Tecchio, dalle parti dello stadio San Paolo. La prima tappa è il centro di produzione della Rai: una parte del corteo si stacca. E volano subito sassi, bottiglie e palloncini pieni di vernice rossa contro i poliziotti. Che rispondono con i lacr imogeni. Avanti. La marcia napoletana arriva nel viale che porta ai cancelli del comando Nato di Bagnoli. I manifestanti sono quasi duemila, vogliono arrivare all'ingresso della base, si scatena lo scontro. Perché partono di nuovo le pietre, le bot tiglie, i sacchetti di vernice. La polizia carica il corteo, disperde i partecipanti. Nel fumo. Tra le urla. Tanto che vengono feriti (ma le condizioni non sono gravi) due pacifisti e due poliziotti. Un giovane viene fermato e portato in questura. Tr a i manifestanti anche Franco Giordano, deputato bertinottiano: il partito presenterà un'interrogazione parlamentare. I poliziotti spiegano che «il lancio di oggetti era pesante» e che «si doveva proteggere il comando Nato». Ma Gennaro Migliore, segr etario della federazione di Rifondazione, accusa gli agenti: «Non è possibile trasformare in guerriglia urbana una manifestazione contro la guerra. Le cariche della polizia sono state ingiustificate, sarà il governo a dover spiegare perché si è scelt a la strada della repressione». Così a Napoli. Ma a Milano l'atmosfera non è diversa. Ecco, ieri mattina, dalle 9 e 30 in poi, il corteo degli studenti «contro la guerra in Kosovo». Con più di mille ragazzi. Si parte dal centro della città, da larg o Cairoli: lo striscione che apre la marcia dice «no al nazionalismo di Milosevic, no all'imperialismo americano», gli organizzatori sono i liceali della Rasc, «Rete autogestita studenti e collettivi». Molti hanno «i bersagli» disegnati sugli zainett i: simbolo degli abitanti di Belgrado. Ma l'obiettivo dei giovani è evidente: il consolato degli Stati Uniti, che si affaccia su largo Donegani, a un passo da via Turati. La maggior parte del corteo si tiene lontana, le prime linee del servizio d'ord ine si avvicinano. Scatta il segnale: alcune decine di giovani si mettono gli elmetti da operai, si coprono la faccia con le sciarpe, si mettono a sparare petardi e fumogeni colorati contro il palazzo degli americani. E un gruppetto usa anche gli est intori: perché, dice, «si deve creare un effetto polvere da bomba». Solo che qualcuno fa il lancio contro vento: il fumo torna indietro. Minuti di tensione, la polizia resta attorno al consolato. E la marcia va avanti, verso la prefettura. Lasciand o un'infinità di scritte spray sui muri, di immagini surreali, di accenni di graffiti. Intere strade «dipinte». Con un paio di passanti che perdono la pazienza e si mettono a gridare: «Farei pagare i danni ai vostri genitori, cretini...». Ma si arrab bia pure il vicesindaco, Riccardo De Corato: «Gli studenti in corteo per la pace hanno bombardato di graffiti il centro di Milano. Come se sporcare i muri di una città potesse bloccare la pulizia etnica e la guerra». Insomma: «Sono vandali... sporcan o i muri e bruciano pure la bandiera italiana». Il corteo è lungo, il traffico impazzisce per tre ore. Però, dicono gli studenti, «è legittimo, anzi doveroso, far sentire le ragioni della pace». Marcia anti-guerra anche a Ghedi, in provincia di Bresc ia, davanti alla base militare: più di duemila persone, palloncini, slogan, qualche fumogeno. Con l'obiettivo (simbolico) di «disturbare i caccia che volano verso la Serbia». E non basta. Davanti alla sede della Rai e in alcune strade milanesi, sempr e ieri, sono stati appesi magliette e pantaloni macchiati di vernice rossa. Nessuna firma. Autori sconosciuti. Solo alcuni cartelli per indicare il nome e l'età «delle propietarie dei vestiti» e una scritta ricorrente: «Donne stuprate in Kosovo, apri le '99». Ma Milano, oggi, è ancora in piazza. Alle 14 e 30, da corso Venezia al Castello, ci sarà il corteo ufficiale per il 25 Aprile. E Leo Valiani, l'altro giorno, ha ricordato «il valore particolare» della ricorrenza: «Nel 1945 speravamo con tu tto il nostro cuore di non vedere più conflitti in Europa...». Il secondo corteo, invece, è «contro la guerra»: primo appuntamento in Porta Venezia alle 14 e 30, partenza ufficiale da largo Cairoli e conclusione in piazza Scala, con i sindacati auton omi dei Cub e i centri sociali. Timori di scontri. Anche perché i manifestanti passeranno, pure loro, dal consolato americano. Ma c'è anche il terzo appuntamento: è organizzato da Italia democratica, il movimento di Nando Dalla Chiesa, è previsto all e 14 e 30 in corso Buenos Aires angolo Porta Venezia. Testo del volantino: «Dimmi la verità. Se ci fosse Berlusconi al potere saremmo tutti in piazza a manifestare contro questa folle guerra "umanitaria". Ma al governo ci siamo noi e abbiamo c hiuso in un cassetto il nostro cervello e il nostro cuore. Accendiamo l'anima della sinistra».


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25 Aprile 2001
by info Sunday April 20, 2003 at 04:52 PM mail:  

Il 25 Aprile 2001 è una giornata di fortissima tensione segnata dalle provocazioni dei naziskin e dalla forte reazione dei compagni.
Tutto comincia in mattinata con un presidio antifascista in Piazzale Loreto dove Forza Nuova ha espresso l’intenzione di deporre una corona di fiori in memoria di Mussolini.
Inutile dire che la volontà di deporre dei fiori in onore del dittatore in una piazza teatro di un eccidio nazi-fascista nella giornata della Festa della Liberazione non può che risultare provocatoria.
I nazi, puntualmente si presentano, ma vengono allontanati con la forza dalla piazza.
La giornata non è finita.
Mentre alcuni militanti si stanno spostando in tram a San Vittore dove è previsto un presidio, al Carrobbio, alcuni nazi assaltano il tram lanciano lattine, bottiglie e sedie. La reazione dei compagni è immediata e dura ed anche questa volta i fascisti hanno la peggio.
Per i fatti del 25 Aprile nel Settembre dello stesso anno sono stati arrestati 3 compagni. Al processo di primo grado del Gennaio di quest'anno due sono stati condannati a 2 anni di carcere.


Un articolo del giorno dopo apparso sul Corriere della Sera:

25 Aprile, corteo di festa e di scontri.

Incidenti in piazzale Loreto e al Carrobbio, sei naziskin arrestati e due autonomi indagati. Sfilano in trentamila fra slogan e striscioni. I centri sociali fischiano il ministro Fassino. 25 Aprile, corteo di festa e di scontri.

Incidenti in piazzale Loreto e al Carrobbio, sei naziskin arrestati e due autonomi indagati. Attaccano sabato notte, un tricolore strappato dalla sede Ds di via Conte Verde. La finiscono domenica pomeriggio alle sei, botte e coltellate al Carrobbio. Ventiquattr' ore di tensione per un Venticinque aprile di memoria. Da una parte, trentamila in pacifica marcia da piazza Oberdan al Duomo, per evocare una Liberazione dal «piattume» e «contro chi propugna l' ide a di seppellire i vivi dicendo che la Resistenza non è servita a niente» (Dario Fo). Dall' altra, i presìdi e i picchetti, le provocazioni e le aggressioni, in una città strapiena di poliziotti e in una festa guastata (parole del diessino Fabio Mussi ) da «quattro stronzi che hanno cercato di far casino»: due neofascisti e un autonomo all' ospedale, sei skin arrestati per rissa, due leoncavallini indagati per lesioni gravi.
AVANTI POPOLO - Canti e slogan, ma senza esagerare. Un fiume di persone, perlopiù in silenzio: 50mila, dicono i sindacati; 30mila, per i vigili. Si parte alle tre da Porta Venezia, dov' è la casa di Stendhal. Canzone popolare e Bella ciao, l' Internazionale e 99 Posse, tutti a coprire i clacson del traffico bloccato. Gli ex deportati e le medaglie al valore. Striscioni divertenti («Berlusconi è matto»), allusivi («La libertà non ha Casa») e cattivisti («c' è un rigurgito antifascista, se vedo un basco nero gli sparo a vista»). Palloncini bianchi delle Acli e rossover di per Rutelli, bandiere del Pkk curdo e dell' Olp palestinese («Intifada fino alla vittoria»), amarcord per Rom e Sinti sterminati, foto di Gramsci e di Onofrio Amoruso Battista, un trattore «contro i nuovi tiranni». Un tizio che si carica d' odio e di zeta contro i «nazziskin». I simboli dell' Unione atei e agnostici vicino agli «Assicuratori e bancari». In testa l' ironia «patafisica» di dieci mimi mascherati - subito tenuti alla larga dai vecchi partigiani - che ballano, rullano i tamburi e cantano «per fare un buon tiranno, ci vuole un bell' inganno». Il Comune ha mandato la banda civica, ma dimezzata. Subito dietro, il cordone che cintura nuovi e vecchi leader: Piero Fassino, Sergio Cofferati, Patrizia Toia, Antonio Pizzinato, Milly M oratti, Giuliano Pisapia, Antonio Panzeri, Alberto Martinelli, Gianni Cervetti. Ci sono don Gino Rigoldi, Ilda Boccassini senza scorta e un Sergio Cusani che tira seco una grande bomba di cartapesta su rotelle, la scritta «depleted uranium». Manca, o hibò, il candidato sindaco del centrosinistra, Sandro Antoniazzi: arriva tardi e il corteo finisce per farselo in macchina. Quando si ricongiunge ai compagni, in piazza Duomo, spiega imbarazzato d' aver voluto fare la marcia al contrario, «per incont rare più gente». Ovazione all' arrivo di Dario Fo e Franca Rame.
I FISCHI - Più di tutti, li piglia il candidato vicepremier, Piero Fassino. Appena apre bocca, scoppia un megapetardo e parte il rap del Coordinamento studentesco, lasciato arrivare coi suoi amplificatori vicino al palco di piazza Duomo. C' è qualcuno del Deposito Bulk ed è una vera contestazione: «Vergogna, vergogna!», «servi dei servi!», «non si usa la Liberazione per far campagna elettorale!». Luca Corradini, 24 anni, spiega che il vero obbiettivo è Albertini, ma siccome il sindaco non parla... Fatto è che, come parla il presidente partigiano Arrigo Boldrini, gli studenti rifanno silenzio assoluto. «Quattro stronzi», li liquida Mussi. «Sono ragazzi - è magnanima Milly Morat ti -, troppo giovani per conoscere le persone sul palco». Anche Ombretta Colli si prende la sua parte d' insulti da un gruppo di donne («vattene a Canale 5!») e ricambia con plateali baci. Defilato Albertini mentre stringe la mano all' avversario Ant oniazzi («vorrei vedere più bandiere italiane che rosse»), criticato per l' assenza mattutina a piazzale Loreto, dove preferisce mandare l' assessore Martella: «Il sindaco brilla come sempre per la sua assenza», il commento del rifondarolo Filippo Ma raffi. La mattina, sempre a Loreto, il «buuuu!» di turno tocca a un camion che propaganda il faccione d' Ignazio La Russa: una saggia sgommata, per scansare problemi.
NE' FIORE, NE' FIORI - Proprio sul piazzale della discordia, come si temeva, i prob lemi maggiori. I neri spuntano a sorpresa intorno alle 10 del mattino. Cinque «pettinati» di Varese, giubbotto nero e saluto romano nel luogo sacro ai partigiani e vietato dal questore ai forzanovisti. «Non c' entrano con noi - preciserà più tardi Ro berto Fiore, leader di Forza Nuova -, ma hanno tutta la nostra simpatia e solidarietà». Sono hooligans del basket, ultrà della Rooster' s, bravi ragazzi noti per gli slogan contro gli ebrei e la caccia ai negri. I cinque escono dal metrò, un mazzo di fiori da deporre dove Mussolini e la Petacci furono appesi per i piedi. Come li vedono, si scatenano i centri sociali venuti a «controllare» la piazza: Torricelli, Vittoria, Viadeitransiti, decine di rifondaroli ad avventarsi sul quintetto. Sprangat e e cazzotti, sotto gli occhi dei poliziotti che tentano di salvare i neofascisti. Tre scappano, due finiscono al Fatebenefratelli: D. A., 39 anni, con la gamba sinistra fratturata e il naso rotto (due mesi di prognosi); A. M., 28 anni, con ferite li evi (sette giorni). In zona Stazione Centrale, all' hotel Michelangelo, c' è il raduno di Forza Nuova e 200 autonomi vanno là, pronti a menare le mani. Serve la mediazione di Giovanni Occhi e di «Atomo» Tinelli, consiglieri bertinottiani, a evitare i l peggio. Commento di Giovanni Pesce, medaglia d' oro della Resistenza: «E' un insulto, non capisco perché lascino andare questi fascisti di Forza nuova di qua e di là». Aggiunta di Antoniazzi: «Spero che finalmente Albertini abbia capito la natura d i questo movimento, una cosa è la pietà per i morti, un' altra riconoscere che i partigiani hanno combattuto per la libertà e gli altri per il contrario». Chiosa di Dario Fo: «Non mi piace mai quando delle persone vengono picchiate, ma questi sono an dati a cercarsela. E' stata una provocazione stupida. Facevano meglio a restarsene a casa loro».
RISSA CONTINUA - La «risposta» degli skin agli autonomi nel tardo pomeriggio, in largo Carrobbio. Passa il tram 3, carico d' una quarantina d' autonomi d el «Gola». Da un bar, sette-otto teste rasate lanciano lattine di birra, tavolini, sedie. Dal tram, scende l' orda: due vetrine della cremeria sfasciate, tegole che volano fra i passanti, inseguimento e botte in via Del Torchio. Un «fascio» ha un col tello, recuperato dalla Polizia, e ferisce all' ascella un leoncavallino. Altri piccoli episodi: un sacco di semi di canapa lasciato davanti alla sede di Radio Popolare, qualche tafferuglio a Rho per uno striscione che inneggiava alla Repubblica di S alò. «Episodi tutto sommato contenuti e marginali - commenta il prefetto Bruno Ferrante -, che però dimostrano come i nostri timori, alla vigilia, fossero fondati». Francesco Battistini IL SINDACO Albertini: volevo vedere più tricolori Palazzo Marino , la Loggia dei Mercanti, il sacrario di piazza Sant' Ambrogio. Tante corone di alloro davanti ai monumenti ai caduti, per non dimenticare i sacrifici della guerra e per celebrare la Liberazione. Il sindaco, come molti milanesi, si ferma per un istan te davanti a ogni lapide, riflette sui valori della Resistenza avvolto nella fascia tricolore. Ricordare i caduti republichini? «Si potrebbe farlo, per esempio, nel giorno dei morti, come mi sono permesso di fare io - osserva - Però questo è il giorn o in cui ricordiamo un evento dello storia diverso da quello della pietà: ricordiamo il recupero della democrazia e della libertà nel nostro Paese». Ma a pesare sulle celebrazioni, oltre alle polemiche dei giorni scorsi, ci sono quei volantini ritrov ati all' Atm, c' è l' allarme per il terrorismo. E su questo punto Albertini rispolvera un concetto già espresso in passato e basato - è lui a ricordarlo - «su una segnalazione del comitato provinciale per l' ordine e la sicurezza». «Alcuni centri so ciali di chiara matrice eversiva e l' estremismo sindacale - sostiene il sindaco - sono il terreno di coltura del terrorismo. Sono argomenti che possono essere desunti dal piano di contiguità ideologica». Anche stavolta non mancano le reazioni. «Non mi sentirei di vedere nei centri sociali il possibile terreno di coltura del terrorismo - commenta il procuratore generale Borrelli - E non credo ci siano le condizioni culturali e politiche perchè si possa avere un' esplosione come negli anni ' 70». Contro il sindaco Milly Moratti, candidata dei Verdi. «Ma figuriamoci, i centri sociali sono l' unico luogo di cultura, non coltura, e di aggregazione - afferma - Pensi lui, piuttosto, a non sfrattare le associazioni, rivendicando affitti esosi, da tutti i luoghi in cui si trovano». Replica anche il segretario della Cgil lombarda Nicola Nicolosi: «Albertini è un estremista di Confindustria perchè criminalizza il democratico conflitto sindacale». «Quando c' è un clima di rilancio della propagand a terroristica - aggiunge - occorre tenere i nervi saldi e richiamare alla vigilanza attenta». Assente alla cerimonia più significativa della mattinata (quella in piazzale Loreto, dove si è fatto sostituire dall' assessore Giancarlo Martella), il sin daco come l' anno scorso sottolinea l' invadenza dei partiti: «Vorrei vedere più bandiere italiane che rosse», dice. E, dopo il richiamo alle istituzioni di don Gianfranco Bottoni, stretto collaboratore del Cardinale, Albertini non manca di ricordare : «Con Martini mai un dissidio, mai un contrasto in questi quattro anni». Rossella Verga
LO SPETTACOLO E all' ex Paolo Pini va in scena la Liberazione degli artisti «I comandanti, che su questo punto non si facevano illusioni, alla vigilia della cala ta avevano dato ordine che le partigiane restassero assolutamente sulle colline, ma quelle li avevano mandati a farsi fottere e s' erano scaraventate in città...». Marco Paolini, l' autore dell' «orazione civile» sul Vajont, legge un passo gioioso di Beppe Fenoglio, «I ventitré giorni della città di Alba», la liberazione della città, e nel parco dell' ex Paolo Pini può cominciare la festa, quella vera. Sarà che i veri pazzi stanno altrove e qui non c' è gente che si mena ma solo migliaia di pers one intente ad ascoltare e divertirsi. E pazienza se un pulviscolo di pioggia attacca a cadere, con invidiabile puntualità, alle sei del pomeriggio in punto, proprio mentre Moni Ovadia apre le danze (yiddish) cantando l' inno del ghetto di Varsavia, sul palco in fondo al campo di pallone. Si aspetta Dario Fo in un clima che ricorda gli anni eroici della Palazzina Liberty, quando il commediografo si guadagnava il Nobel rappresentando il Mistero Buffo con un prato per platea. E il programma di «Ap punti partigiani» salta, perché la gente continua ad arrivare, a gruppi di ragazzi e famiglie, e da via Ippocrate s' allunga chilometrica la coda delle auto che blocca pure artisti, musicisti e scrittori. Giuseppe Cederna, sulle variazioni jazz di Um berto Petrin, non fa caso all' influenza e con gli occhi lucidi di febbre grida un Bob Dylan versione rap, quasi un inno all' impegno: «Nelle parole che sto pensando / nelle parole che sto gridando / in quest' oceano d' ore che da sempre sto bevendo / chi sto aiutando, che sto ottenendo, cosa sto dando, cosa sto prendendo?». Fino a notte arrivano Lella Costa, Athina Cenci, Ottavia Piccolo che legge le lettere degli italiani sulla Resistenza con Paolini e Piero Pelù. E ancora Alessandro Baricco, Gianfranco Bettin, Giovanni e Giacomo senza Aldo, «Non è venuto perché gli abbiamo dato un indirizzo sbagliato: è a una convention di La Russa». Finalmente arriva anche Dario Fo, raccontando barzellette irripetibili su Berlusconi. Finché il composito re Filippo Dal Corno, accompagnato al piano da Carlo Boccadoro, riassume il senso della serata leggendo una poesia che Allen Ginsberg scrisse nel ' 66 a invocare la pace in Vietnam: «Innalzo forte la mia voce/ della mia lingua americana faccio un Man tra ora/ e qui dichiaro la fine della Guerra!».

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Guai giudiziari
by mi sembra.... Sunday April 20, 2003 at 05:14 PM mail:  

Per gli socntri del '99 c'è ancora in ballo una questione giudiziaria con un bel po' di imputati.

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