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Il boicottaggio funziona!!!
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Meletta Thursday April 24, 2003 at 01:20 PM |
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contro la guerra e lo sfruttamento il boicottaggio funziona!!!
Questi due articoli apparsi su un’intera pagina nella sezione “marketing” del quotidiano economico-finaziario “ItaliaOggi” del 24 aprile 2003 sono indicativi di quanto fanno “male” alle saccoccie di lorsignori i boicottaggi mirati. E quanto è necessario intensificarli e propagandarli, anche, riguardo al secondo articolo, non far dormire sogni tranquilli ai signori delle multinazionali dello sfruttamento e della guerra neanche per l’Italia. Oltre ai boicottaggi contro la guerra penso anche al boicottaggio mirato alla Coca-Cola, mandante degli assassini da parte degli squadroni della morte di sindacalisti e lavoratori negli impianti colombiani Da notare le “Quattro regole per non sbagliare” indicate dal quotidiano per ingannare e aggirare le giuste ragioni dei consumatori decisi al boicottaggio.
Seguono articoli:
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Una ricerca di KRC per Weber Shandwick lancia l’allarme ai marketing maneger: affari a rischio in Europa
Iraq, effetto boomerang sui brand Usa
In Germania e Francia un consumatore su dieci boicotterà i prodotti anglosassoni Di Barbara Battaglini
Gli americani boicottano i prodotti francesi per ripicca contro il no alla guerra di Jacques Chirac. Ma succede anche il contrario: secondo un recente sondaggio, commissionato alla Krc research dall’agenzia di relazioni pubbliche internazionale Weber Shandwick, Stati Uniti e Gran Bretagna rischiano di perdere affari per miliardi di dollari in Europa a causa dell’antipatia suscitata dalla guerra all’Iraq. Il 17% dei consumatori francesi, per esempio, si è dichiarato meno disposto ad acquistare prodotti americani, mentre il 10% si è detto pronto a evitare i prodotti inglesi. Situazione analoga in Germania, dove il 13% degli intervistati ha affermato di essere meno propenso all’acquisto di prodotti “made in Usa”, mentre il 10% si prepara a chiudere la porta in faccia ai prodotti inglesi. Anche se va detto che il 9% dei tedeschi è più disposto di prima all’acquisto di prodotti Usa e il 7% è più favorevole a mettere prodotti britannici nella busta della spesa. Anche i consumatori inglesi, comunque, condividono sentimenti anti-americani: l’11% dei britannici, per esempio, è favorevole al boicottaggio dei prodotti a stelle e strisce e solo il 4% si dimostra più propenso di prima al loro acquisto. Dal sondaggio (condotto attraverso interviste telefoniche svolte tra l’11 e il 13 aprile su un campione di mille persone in ciascun paese: Gran Bretagna, Francia e Germania) emerge, inoltre, che, rispetto a cinque anni fa, la Gran Bretagna è il paese in cui si è verificato il più forte aumento al boicottaggio dei prodotti per porre l’accento su questioni ritenute importanti, come la guerra in Iraq, il lavoro minorile o i problemi ambientali. Gli inglesi insomma sembrano pronti più di prima a sfruttare il loro potere d’acquisto per creare un caso politico o etico. E così, il 39% si dichiara più propenso al boicottaggio rispetto a cinque anni fa, rispetto al 29% che è invece contrario. In Francia il 32% è più favorevole al boicottaggio contro il 35% meno disposto. In Germania il 28% è più propenso e il 56% meno. “In Francia e Germania”, fa notare Colin Byrne, joint chief executive di Weber Shandwick Uk, “la presa di posizione pacifista dei leader politici e dei principali media si è diffusa anche fra i consumatori. L’opinione pubblica inglese è meno ostile alla guerra, ma la cosa sorprendente è che, in termini generali, i consumatori sembrano essere diventati più politicizzati. Dei tre paesi presi in esame, gli inglesi sembrano maggiormente propensi a far leva sul proprio potere d’acquisto per evidenziare una questione importante che li riguarda”. Le aziende inglesi e americane “dovrebbero evitare”, continua David Brain, l’altro joint chief executive di Weber Shandwick Uk, “che il marchio di un prodotto venga collegato alla bandiera nazionale. Le multinazionali dovrebbero inoltre enfatizzare le origini locali del prodotto e il contributo all’economia nazionale. Far percepire che l’azienda fornisce contributi alla comunità in cui opera e comunicare maggiormente con i propri dipendenti, in modo che non considerino un fatto negativo il lavorare per un’azienda statunitense o inglese.
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Quattro regole per non sbagliare
1) Evitare che il marchio di un prodotto di origine USA/Uk venga collegato direttamente alla bandiera nazionale, prestando particolare attenzione alle immagini che circolano via internet 2) Enfatizzare al massimo i legami dei prodotti con le tradizioni locali del paese in cui si è venduto e il suo contributo all’economia nazionale 3) Far percepire che l’azienda fornisce contributi alla comunità in cui opera: l’azienda non deve solo vendere prodotti, ma deve comportarsi come un buon cittadino 4) Comunicare maggiormente con i dipendenti, in modo che non considerino un fatto negativo il lavorare per un’azienda statunitense o inglese ---------
E l’Italia dorme sonni tranquilli
Le multinazionali americane e inglesi possono dormire sonni tranquilli in Italia: non corrono nella penisola alcun rischio di boicottaggio dei propri prodotti. E’ questo l’orientamento generale degli esperti delle dinamiche dei consumi interpellati da ItaliaOggi per commentare la ricerca di Weber Shandwick. “La guerra in Iraq”, spiega per esempio Giuseppe Minoia, presidente dell’istituto di ricerca Eurisko, “non ha provocato alcun cambiamento significativo nelle abitudini di consumo degli italiani, che continuano ad acquistare prodotti “made in Usa” e “made in England” spesso anche incosciamente, senza identificarne immediatamente provenienza e produzione. “Certo”, continua il sociologo Enrico Finzi, presidente di Astra-Demoskopea, “se gli Stati Uniti dovessero attaccare, dopo l’Iraq, anche la Siria, l’immagine del paese a stelle e strisce potrebbe peggiorare bruscamente, e in quel caso potrebbero anche essere avviate ritorsioni verso le merci Usa. Ma si tratterebbero comunque di azioni sporadiche, episodiche, isolate. Manca infatti, al momento, un forte sostegno politico per operazioni di questo genere”. “La Coca-Cola”, continua Minoia quasi per fugare ogni dubbio residuo, “che è un tipico prodotto americano, non si identifica immediatamente, nella mente dei consumatori italiani, con la politica estesa di Bush; ma simboleggio piuttosto uno stile di vita ben definito, giovanile, il piacere di stare in compagnia con gli amici, la libertà, l’amicizia”. “Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”, continua Finzi riferendosi alla ricerca di Krc commissionata da Weber Shandwick, “e così, se si fa una domanda diretta: “Sarebbe disposto ad acquistare prodotti americani in relazione al ruolo svolto dagli Stati Uniti nella guerra”, si risponderà in un cero modo ma non è detto che si agirà di conseguenza. E questo non perché i consumatori siano bugiardi ma semplicemente perché in questo momento l’attenzione al problema, il coinvolgimento psicologico è molto elevato e le risposte sarebbero inevitabilmente gonfiate. E poi gli italiani, si sa, si emozionano facilmente ma dimenticano altrettanto in fretta”.
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siamo sicuri?
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Francesco Gherner Thursday April 24, 2003 at 02:06 PM |
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Oltre l'informazione e la vera voglia di fare le cose in modo coerente (che è scarsa negli italiani) bisogna considerare il fatto che spesso non si conosce la vera provenienza del prodotto e chi realmente lo produce. Dato che queste cose non si sanno mai del tutto e che comunque dei soldi si è costretti a darli alle multinazionali cerchiamo di darne il meno possibile. Spendiamo di meno, ricicliamo, facciamo la raccolta differenziata, facciamo qualsiasi cazzata che permetta meno circolazione di denaro e che incrini l'economia degli stati.
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Il boicottaggio dei prodotti francesi in USA
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Shara Thursday April 24, 2003 at 02:42 PM |
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C'e' un po di differenza tra i boicottaggi in Italia e negli USA. Ho letto su indy un po di tempo fa che molti dei prodotti americani boicottandi sono in realta prodotti in europa, quindi boicottandoli si danneggiano i lavoratori europei ben piu delle mulitinazionali americane.
Oltre a questo ho l'impressione che gli italiani non siano molto densibili ai boicottaggi. Pensate a cosa sta succedendo ai prodotti francesi in america: dopo la presa di posizione francese all'ONU gli americani hanno cominciato a riniciare ai prodotti francesi.
Risultato (in due mesi): 9 ristorantoi francesi di lusso a NY hanno dovuto chiudere le esportazioni francesi verso gli USA sono diminiuite del 30% (60% per il vino) [fonte: il sole 24 ore] al punto che l'ambasciatore francese all'ONU ora sta facendo di tutto per aiutare gli usa a togliere l'embargo e il ministro degli esteri francese chiama Powell un giorno si e l'altro pure.
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eh si boicottate!!
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dan Thursday April 24, 2003 at 03:43 PM |
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sinceramente non sono convinto che questa cosa serva a qualcosa e poi se perdono il lavoro dei poveracci che coltivano i campi dei pomodori con cui fanno le salse di Mc donalds......alla fine chi se lo piglia nel culo?!Bush?L'america in generale?chi ha gia i soldi?! no..solo ki di soldi e di diritti non ne ha affatto.. poi voi kontinuate pure..per favore postate la lista dei prodotti israeliani....cosi' li compriamo tutti...
grazie!!
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funziona, storicamente funziona
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salvatore Thursday April 24, 2003 at 04:11 PM |
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Il boicottaggio è il rifiuto a consumare merci provenienti dall'economia anglo-USA, oggi in piena avventura coloniale, per SOSTITUIRLE con prodotti dell'economia locale-nazionale, o di altre aree geo-economiche.
Non dò i soldi ai guerrafondai, li dò a chi produce le stessi merci (o equivalenti) nell'area dell'economia locale. Non compro USA, compro preferibilmente italiano, europeo, rsusso ecc.
Il boycot funziona appena fa diminuire del 5% i fatturati giganteschi delle multinazionali che si prendono di mira.
E' insospettabilmente grande il potere dei 100 milioni di persone che riempirono le piazze del mondo per contrastare la guerra: se ognuno togliesse 1 euro al giorno ai colonialisti, sarebbero 100 milioni al giorno!
Cioè, 3 miliardi al mese!!!
E' utile ricordare che l'Impero britannico, indebolito dalla guerra mondiale, fu messo in ginocchio in India dal boicottaggio dei vestiti fabbricati in Inghilterra. In questo modo, smettevano di pagare a caro prezzo quel che era fabbricato con il loro cotone, ed usando capi fatti in India, diedero impulso alla produzione locale.
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x quello che parla della madre zoccola
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mirto Thursday April 24, 2003 at 04:27 PM |
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come vedete miei cari sionisti di merda la cosa si fa grande
io in questi giorni non ero presente nelle news per cui il cretino che se la prende con mirto e´ soltanto uno che prende allucinogeni e vede diavoli in ogni angolo come il suo amico bush
colonialisti, sionisti, imperialisti, fascisti
KAKATEVI SOTTO
perche da oggi vi boicotteremo come possiamo per esempio non compriamo piu i prodotti dei governi che sostengono queste politiche fasciste
e se qualcuno crede che non abbia effetto questa azione
be´ vedremo fra qualche mese i conti dell esportazione ISRAELE+USA+GB
via bush via blair via sharon dove?
magari in prigione credo che saranno i loro governi a metterli in prigfione dopo che si saranno resi conto del danno che stanno facendo
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ma ti piace prenderlo in culo dagli arabi cosi' tanto?
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x mirto Thursday April 24, 2003 at 05:53 PM |
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Ciao merdone, t'informo che la tua foto del cazzo non la vedo dato che ho disabilitato le immagini nel mio browser. Se vuoi una lista delle aziende che fanno prodotti medici (apparecchi o medicine) in Israele, basta chiedere.
Stammi bene e salutami il tuo padrone Mohammed!
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meglio i testimoni di geova in israele
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ma chi se ne frega de sti religiosi Thursday April 24, 2003 at 06:56 PM |
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a fanatici del cazzo andate a farvelo mettere dal vostro dio
per quanto mi riguarda in israele trasferirei tutti i testimoni di geova che notoriamente rompono sempre i coglioni
ma e anche notorio che rompono sempre meno dei sionisti percui ben venga l´immigrazione dei testimoni di geova in palestina e via quei bastardi di sionisti che fanno solo massacri
miei cari sionisti ricordatevi solo una cosa
in questo mondo siete una nullita´e cosi resterete
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al cretino che prende le medicine israeliane
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mirto Thursday April 24, 2003 at 07:03 PM |
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capisco che sei un sionista che difendi il tuo paese anche se e´una merda e fa una politica di merda
ma israele e´ un mini paesetto che non produce nulla che altri paesi non possano produrre i sionisti oltre ad essere sostenitori di una politica criminale sono anche dei megalomani hanno l´esercito piu potente del mondo e credono di essere essenziali in questo mondo ma si sbagliano
avogado pompelmi armi ecc. teneteveli
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israele esporta armi, altro che medicine
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ashant Thursday April 24, 2003 at 10:45 PM |
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Siamo alle solite: gli ebrei che si fanno auto-pubblicità, e che vorebbero convicere che la loro gente sono solo scienziati o geni, tutti Einstein o quasi, e invece esistono i fessacchiotti come mirto, e quelli che si scomodano per scrivere qui.
PROPRIO perchè loro ci dicono che il BOYCOT NON SERVE, è la dimostrazione che SERVE ECCOME!!!
I primi a far circolare i soldi SOLO tra di loro, cioè nei giri ebrei, sono gli Ebrei. Loro conoscono molto bene la funzionedella circolazione del denaro, e i loro soldi li danno PREFERIBILMENTE a quelli che sono loro afini.
caro ebreo, non le medicine, basta non comprare la frutta con il marchio JAFFA dei coloni,e privarvi di alcuni denari che non meritate. Non perchè siete ebrei, ma perchè siete guerrafondai, perchè vi credete un "popolo eletto". Anche i nazisti credevano di esere una "razza superiore". Avete parecchie affinità...
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Boicotta le catene di distribuzione
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shabra Friday April 25, 2003 at 12:07 AM |
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Un'indicazione importante per la protesta riguarda le grandi catene di distribuzione che risultano particolarmente coinvolte nei commerci con aziende israeliane.Rifiutandosi di fare acquisti nei supermercati e nei negozi di queste catene, si evita di finanziare inconsapevolmente l'economia di guerra israeliana. In particolare, le catene di questo tipo presenti in Italia sono Auchan e Carrefour, ma gli stessi prodotti sono presenti sugli scaffali de La Rinascente e degli ipermercati Panorama.
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Boicotta Nestlè
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Chatila Friday April 25, 2003 at 12:08 AM |
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Nestlè ditta svizzera che possiede il 50.1% del capitale della fabbrica alimentare israeliana Osem. Nel dicembre 2000 ha annunciato ulteriori investimenti in Israele per milioni di dollari. Nel 1998, il Sig. Peter Brabeck-Letmathe, a nome della ditta, ha ricevuto la Ricompensa del Giubileo dal Primo Ministro israeliano Netanyahu. Questo è il più alto tributo mai conferito dallo Stato di Israele "nel riconoscimento di quegli individui e organizzazioni che attraverso i loro rapporti di investimento e di lavoro, hanno maggiormente contribuito a rafforzare l'economia israeliana." PRODOTTI E AZIENDE AFFILIATE: Nescafé, Nesquik Perrier Maggi Buitoni Milkybar, KitKat, Quality Street, Smarties, After Eight, Lion, Aero, Polo
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Boicotta Carmel
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Jenin Friday April 25, 2003 at 12:10 AM |
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Legumi, frutta (avocados, pompelmi... ), vini, cognac, liquori, succhi di frutta, fiori. Il marchio Carmel è indubbiamente uno dei più conosciuti. La compagnia di esportazione di prodotti agricoli AGREXCO, creata nel 1957, è oggi uno dei più grossi gruppi di esportazione di prodotti agricoli nel mondo. AGREXCO è una società gestita dal Ministero dell'Agricoltura israeliano e dalle aziende agricole in ragione del 50% ciascuno. E' un'organizzazione senza scopo di lucro che distribuisce i profitti fra i due gruppi di comproprietari.
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Boicotta MCKiller
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Hamburger Friday April 25, 2003 at 12:13 AM |
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McDonald's è il dettagliante della ristorazione più grande del mondo, con più di 30.000 ristoranti in 121 paesi. Il presidente di McDonald's, Greenberg, è direttore onorario della Camera di Commercio e Industria America - Israele di Chicago. Secondo il Chicago Online (il website del Fondo Ebraico Unito di Chicago), l'azienda McDonalds, il cui quartier generale mondiale è basato a Chicago, è uno dei maggiori partner economici del Fondo Ebraico Unito e della Federazione Ebraica. Attraverso la sua Commissione per Israele, il Fondo Ebraico Unito "lavora per mantenere il sostegno americano - militare, economico e diplomatico - per Israele; controlla i media e, quando necessario, interviene per la copertura stampa di Israele" Il Fondo Ebraico Unito organizza le "Missioni Estive di Divertimento per la Famiglia in Israele" (la più recente è dell'agosto 2002) dove le famiglie visitano una base dell'esercito e incontrano i soldati israeliani, "visitano la nostra città sorella di Kiryat Gat e vedono il lavoro importante che facciamo lí". Kiryat Gat è costruito sulla terra palestinese rubata - le terre dei villaggi di Iraq Al Manshiya e di Al-Faluja, i cui residenti sono stati vittime della pulizia etnica del 1949 in violazione del Diritto Internazionale. Il Fondo Ebraico Unito fornisce annualmente 1.300.000 $ per aiutare lo sviluppo di Kiryat Gat e promuovere ulteriori colonizzazioni illegali. McDonalds è entrato nel mercato israeliano nel 1993 ed ha adesso 80 ristoranti in Israele, occupando circa 3.000 Israeliani.
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Boicotta Danone
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Acido Friday April 25, 2003 at 12:14 AM |
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Nel 1998, il Sig. Franck Riboud, a nome di Danone, ha ricevuto la Ricompensa del Giubileo dal Primo Ministro israeliano Netanyahu. Questo è il più alto tributo mai conferito dallo Stato di Israele "nel riconoscimento di quegli individui e organizzazioni che attraverso i loro rapporti di investimento e di lavoro, hanno maggiormente contribuito a rafforzare l'economia israeliana."
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Boicotta Danone
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Acido Friday April 25, 2003 at 12:14 AM |
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Nel 1998, il Sig. Franck Riboud, a nome di Danone, ha ricevuto la Ricompensa del Giubileo dal Primo Ministro israeliano Netanyahu. Questo è il più alto tributo mai conferito dallo Stato di Israele "nel riconoscimento di quegli individui e organizzazioni che attraverso i loro rapporti di investimento e di lavoro, hanno maggiormente contribuito a rafforzare l'economia israeliana."
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BOICOTTA COCA COLA
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Kiryat Gat Friday April 25, 2003 at 12:16 AM |
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Dal 1966 Coca-Cola è stato un sostenitore di Israele.Nel 1997 il Governo di Israele ha reso omaggio alla Coca-Cola per il suo sostegno continuo ad Israele negli ultimi 30 anni e per il suo rifiuto di aderire al boicottaggio della Lega Araba contro Israele (diversamente dalla Pepsi Cola, che si era conformata al boicottaggio e che solo nel 1992 ha iniziato a commerciare in Israele). Nel 2001 la Coca-Cola era lo sponsor principale della Camera Commercio America - Israele. Nel febbraio 2002, la Coca-Cola si è unita agli "Amici di Israele" ed ha sponsorizzato una conferenza della nota sionista Linda Gradstein, corrispondente all'Università di Minnesota. È stato annunciato recentemente che la Coca-Cola, grazie agli incentivi del governo israeliano, costruirà un nuovo impianto sulla terra palestinese rubata a Kiryat Gat. PRODOTTI E AZIENDE AFFILIATE: Fanta Sprite Schweppes
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Boicotta l'Oréal
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hamira Friday April 25, 2003 at 12:21 AM |
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L'Oréal ha stabilito Israele come suo centro commerciale nel Medio Oriente ed ha aumentato gli investimenti e le attività produttive, che vanno da una nuova linea di produzione a Migdal Haemek, ai progetti di ricerca e sviluppo congiunti con gli Israeliani, operando anche nel campo dell'educazione e delle campagne di servizio pubbliche. Nel 1998 il Sig. Pascal Castres St Martin di L'Oréal ha ricevuto la Ricompensa del Giubileo dal Primo Ministro israeliano Netanyahu. Questo è il più alto tributo mai conferito dallo Stato di Israele "nel riconoscimento di quegli individui e organizzazioni che attraverso i loro rapporti di investimento e di lavoro, hanno maggiormente contribuito a rafforzare l'economia israeliana."In una lettera a ADL (Anti Defamation League, celebre organizzazione sionista americana), Lindsay Owen-Jones, Presidente di L'Oréal, ha espresso dispiacere per il fatto che L'Oréal aveva corrisposto con l'Ufficio per il Boicottaggio Arabo di Damasco. "Un'azienda internazionale come L'Oréal avrebbe dovuto rifiutare di collocarsi in una posizione così inaccettabile," ha scritto. Owen-Jones ha ringraziato il servizio affari della ADL per il suo sostegno a L'Oréal e alle sue attività in Israele. "Il vostro approccio lungimirante è un incoraggiamento a L'Oréal e alle altre ditte che sono coinvolte in Israele per ampliare ulteriormente il loro coinvolgimento" PRODOTTI E AZIENDE AFFILIATE: Lancome Paris Giorgio Armani Vichy Cacharel La Roche-Posay Garnier Biotherm Helena Rubinstein Ralph Lauren Perfumes
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Boicotta Estée Lauder
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jnf Friday April 25, 2003 at 12:22 AM |
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Il presidente di Estée Lauder, Ronald Lauder, è stato anche il presidente della Conferenza dei Presidenti delle maggiori organizzazioni ebraiche americane ed è il presidente attuale del Fondo Ebraico Nazionale (JNF) - un'agenzia paragovernativa la cui funzione principale è quella di legittimare l'occupazione israeliana della terra palestinese. Ronald Lauder è un sionista convinto, spesso più estremista dello stesso governo israeliano.
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Boicotta Sara Lee
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tulkarem Friday April 25, 2003 at 12:25 AM |
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Sara Lee possiede il 30% dell'azienda tessile israeliana Delta Galil. Sara Lee è il più grande fabbricante di abbigliamento del mondo, e questo apre i mercati mondiali ad Israele. I tessuti che provengono da Israele vengono venduti in tutto il mondo sotto uno dei molti marchi famosi di Sara Lee.Nel 1998, il Sig. Lucien Nessim di Sara Lee Prodotti Personali ha ricevuto la Ricompensa del Giubileo dal Primo Ministro israeliano Netanyahu. Questo è il più alto tributo mai conferito dallo Stato di Israele "nel riconoscimento di quegli individui e organizzazioni che attraverso i loro rapporti di investimento e di lavoro, hanno maggiormente contribuito a rafforzare l'economia israeliana." PRODOTTI E AZIENDE AFFILIATE: Playtex - Intimate apparel Champion - Men's and women's athletic apparel and men's underwear Sara Lee Bakery Dim - Intimate apparel, hosiery Ambi Pur - Air fresheners Bali - Intimate apparel Kiwi - Shoe care Lovable - Intimate apparel, men's underwear, socks Wonderbra - Intimate apparel Sanex - Body care
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Boicotta Delta Galil
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Ciriello Friday April 25, 2003 at 12:27 AM |
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Delta Galil il più grande fabbricante e distributore israeliano di prodotti tessili ed uno dei più grandi fabbricanti nel mondo.Il suo fondatore e presidente, Dov Lautman, è vicino all'ex Premier israeliano Ehud Barak.Sweatshop Watch ha denunciato Delta Galil per lo sfruttamento della manodopera araba.Dal sito del Centro di Promozione degli Investimento del Ministero dell'Industria israeliano: http://www.moit.gov.il/root/Hidden/ipc/%7BF6922%7D "La fabbrica egiziana di Delta Galil, attiva dal 1993 per le produzioni di base e quella di t-shirt a costo più basso che in Israele, si sta ingrandendo. La fabbrica in Egitto raddoppierà la produzione entro due anni, raggiungendo i 50 milioni di $ l'anno. Anche il numero dei lavoratori raddoppierà, raggiungendo le 500 persone. Con la firma del trattato di pace, Delta Galil vi ha installato una fabbrica di abbigliamento. Il fattore che ha influito maggiormente sulla decisione di Delta sono i bassi costi salariali. Un aspetto interessante di questa operazione israeliano-giordana, è il fatto che le materie prime arrivano da Israele, sono confezionate in Giordania e vengono poi spedite nel mondo con l'etichetta "Made in Israel". Questa operazione è un esempio delle potenzialità della cooperazione pacifica tra Israele e Giordania"
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Boicotta Delta Galil
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Ciriello Friday April 25, 2003 at 12:29 AM |
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Delta Galil il più grande fabbricante e distributore israeliano di prodotti tessili ed uno dei più grandi fabbricanti nel mondo.Il suo fondatore e presidente, Dov Lautman, è vicino all'ex Premier israeliano Ehud Barak.Sweatshop Watch ha denunciato Delta Galil per lo sfruttamento della manodopera araba.Dal sito del Centro di Promozione degli Investimento del Ministero dell'Industria israeliano: http://www.moit.gov.il/root/Hidden/ipc/%7BF6922%7D "La fabbrica egiziana di Delta Galil, attiva dal 1993 per le produzioni di base e quella di t-shirt a costo più basso che in Israele, si sta ingrandendo. La fabbrica in Egitto raddoppierà la produzione entro due anni, raggiungendo i 50 milioni di $ l'anno. Anche il numero dei lavoratori raddoppierà, raggiungendo le 500 persone. Con la firma del trattato di pace, Delta Galil vi ha installato una fabbrica di abbigliamento. Il fattore che ha influito maggiormente sulla decisione di Delta sono i bassi costi salariali. Un aspetto interessante di questa operazione israeliano-giordana, è il fatto che le materie prime arrivano da Israele, sono confezionate in Giordania e vengono poi spedite nel mondo con l'etichetta "Made in Israel". Questa operazione è un esempio delle potenzialità della cooperazione pacifica tra Israele e Giordania" PRODOTTI E AZIENDE AFFILIATE: Marks & Spencer Carrefour Auchan Victoria's Secret GAP Banana Republic Structure J-Crew J.C. Penny Pryca Lindex DIM Donna Karan / DKNY Ralph Lauren Playtex Calvin Klein (cK) Hugo Boss
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BOICOTTA CATERPILLAR
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Rachel Friday April 25, 2003 at 12:31 AM |
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Caterpillar fornisce alle forze armate israeliane bulldozer blindati ed equipaggiamenti per demolire le case palestinesi e sradicare gli alberi. Alcune associazioni israeliane come il Comitato Israeliano Contro la Distruzione delle Abitazioni Palestinesi e associazioni internazionali di sostegno al popolo palestinese invitano a denunciare questa impostura. E' possibile esercitare il boicottaggio di questa azienda rifiutando di acquistare i prodotti delle sue linee di abbigliamento (scarpe, maglioni, berretti, t-shirt, ecc.) e di giocattoli (riproduzioni in scala dei suoi bulldozer).
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