25 anni fa la mafia uccideva Peppino. Il caso è chiuso, ma le minacce continuano. Il forum e Santa Fara No global e i compagni hanno organizzato un social forum antimafia, al quale il vescovo ha tentato di contrapporre la festa patronale.
Ventiquattro anni di battaglia politico-giudiziaria per ottenere giustizia, due sentenze di condanna, la prima nei confronti del boss Vito Palazzolo, l'ultima per l'ex capo di Cosa nostra Tano Badalamenti, «Tano seduto»; l'ammissione della commissione parlamentare antimafia sulla responsabilità di rappresentanti delle istituzioni nel depistaggio delle indagini; un film («I cento passi» di Marco Tullio Giordana) che ha fatto commuovere milioni di persone. Alla vigilia del venticinquesimo anniversario dell'uccisione di Peppino Impastato, potrebbe bastare quanto sopra per archiviare la fase della denuncia e lasciare che a mantenere viva la memoria siano, accanto ai compagni di allora, al fratello Giovanni e alla mamma Felicia, i militanti di oggi che hanno costituito un Forum sociale antimafia intitolato proprio a lui e che hanno deciso di riaprire la storica Radio Aut di Terrasini, la cui libertà è stata pagata con il sangue di Peppino e dalla quale, sia pur chiusa e abbandonata dal lontano 1981, non è mai stata ammainata la bandiera rossa. Eppure non è ancora così. Ne avevamo avuto sentore già un anno fa, quando dalla commemorazione dell'assassinio si erano tenute lontane ancora una volta le autorità del paese (un esempio per tutti: a Peppino, anche dopo la risoluzione del caso e il successo internazionale del film, non è stata intitolata che una strada di periferia), e le finestre del corso e della piazza erano rimaste serrate esattamente come il 10 maggio del 1978, quando si svolsero i funerali. «Se queste finestre non si apriranno l'attività di Peppino Impastato sarà stata inutile», aveva detto durante l'omelia funebre Umberto Santino, che oggi dirige un centro di documentazione antimafia intitolato all'ex militante di Lotta continua e Dp che nel `72 aveva partecipato anche alla campagna elettorale con il manifesto. Ma le lancette dell'orologio paiono seguire un corso tutto particolare a Cinisi, paesone di poco più di 10 mila abitanti alle porte di Palermo, se è possibile che ancora oggi, 25 anni dopo, la famiglia Impastato è vittima di ostracismi e intimidazioni come quella che ha portato, nella notte tra il 20 e il 21 novembre scorsi, a imbrattare con vernice rosso sangue il muro esterno del negozio di Giovanni, fratello di Peppino, convertito all'impegno politico militante proprio dall'uccisione del fratello; e se il vescovo Antonino La Versa, vittima di un'improvvisa quanto sospetta amnesia, decide di far svolgere i festeggiamenti di Santa Fara, patrona della città, proprio in coincidenza con la commemorazione dell'assassinio e nei giorni del Forum sociale antimafia. E quando sempre Giovanni ha fatto notare come «in paese c'è chi sta lavorando per oscurare la memoria di mio fratello», rivolto senza far nomi anche all'arciprete, prontamente una mano anonima ha lasciato un cartellone appeso a un albero di fronte al municipio con su scritto «Cinisi onorata da Peppino, disonorata da Giovanni Impastato». La festa patronale sarà poi revocata di fronte alle polemiche e alla volontà della famiglia di svolgere comunque «le manifestazioni in ricordo di Peppino». «Non ci faremo intimidire da chi intende alimentare un clima di tensione, da chi vuole impedire che si ricordi la memoria di un giovane morto per mano mafiosa», aveva detto ancora Giovanni, supportato dalla madre Felicia che aveva accusato il vescovo di essere «in malafede» e di non avere «rispetto per la figura e la morte di mio figlio». Eppure, ora che la tenacia dei compagni è riuscita a dimostrare che quello che era stato frettolosamente archiviato, anche per via dei depistaggi dei carabinieri, come il caso di un terrorista morto mentre stava preparando un attentato ai binari era invece un brutale omicidio di mafia, e a smascherarne i mandanti (il 5 marzo del 2001 è stato condannato Vito Palazzolo e l'11 aprile del 2002 Tano Badalamenti), non dovrebbe sussistere alcuna difficoltà a far diventare la vicenda Impastato patrimonio comune dei siciliani.
Ma ancora una volta questa sera dietro lo striscione ormai ingiallito «con le idee e il coraggio di Peppino noi continuiamo», sempre lo stesso da 25 anni, sfileranno da Radio Aut alla piazza di Cinisi i compagni e familiari di Peppino e i militanti no global in arrivo da tutta la Sicilia per ricordare un fratello maggiore che non hanno mai conosciuto e che pure sentono vicino come pochi altri. Mentre per domani e domenica sono previsti forum tematici, spettacoli e manifestazioni.
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