Prosciolti i 93 massacrati nell'assalto alla scuola-dormitorio del Gsf. L'ordinanza del gip: «Le dichiarazioni degli arrestati sono credibili». Schiaffoni a Canterini e al procuratore Lalla. Cento tra agenti e funzionari verso il rinvio a giudizio.
Cadono le accuse per i novantatre no global arrestati alla scuola Diaz la notte del 21 luglio 2001, al termine della «perquisizione» con 62 feriti che concluse il G8 di Genova. Il gip Anna Ivaldi, con un'ordinanza di tredici pagine depositata ieri, ha archiviato il procedimento a loro carico per resistenza e violenza a pubblico ufficiale, lesioni persionali ai danni dei poliziotti e detenzione di oggetti atti a offendere. E' un provvedimento scontato perché conferma quanto gli stessi gip genovesi constatarono nei giorni successivi, rifiutando di convalidare gli arresti. Tutt'altro che scontate, anzi significative, sono però le motivazioni. Suonano infatti come un ceffone per il procuratore capo di Genova, Francesco Lalla, il quale aveva chiesto l'archiviazione per i 93 ma solo perché era impossibile - sosteneva - individuare i responsabili dei singoli atti ostili alla polizia, che comunque il dottor Lalla riteneva essersi verificati. Ora l'ordinanza stabilisce che «la sola ricostruzione possibile è quella che di fatto esclude che gli indagati abbiano posto in essere atti di resistenza e ciò, in sintesi, perché quanto dagli stessi dichiarato non ha trovato una seria smentita, ma semmai delle conferme nelle dichiarazioni rese dagli operatori di polizia». I racconti degli arrestati, osserva infatti la gip, sono sovrapponibili anche sui dettagli fin dall'inizio, quando non c'era stato modo di concordare le versioni. E trovano, si legge nell'ordinanza, «importante riscontro nei referti medici. 62 dovettero ricorrere alle cure dei pronto soccorso. Per tre venne riservata la prognosi e di 28 venne disposto il ricovero. Quasi tutti i referti portano l'indicazione di `trauma cranico' - ricorda la gip - alla quale si aggiungono per molti fratture degli arti superiori proprie di chi tenti di difendersi dai colpi proteggendosi il capo con le braccia». Sull'altro versante, «dei funzionari di polizia sentiti i soli a riferire di atti di resistenza sono alcuni appartenenti al reparto mobile ma, a fronte di tali dichiarazioni, vi sono quelle di altri poliziotti dello stesso reparto che li negano mentre affermano di avere, invece, constatato che molti di coloro che poi vennero arrestati presentavano lesioni». L'ordinanza è pesante nei confronti di Vincenzo Canterini, comandante del nucleo antisommossa che prese parte alla prima fase del blitz (ma, a quanto si vede nei filmati, insieme a poliziotti in borghese, con la pettorina o con divise diverse, molti dei quali non identificati: in tutto sono entrati in 170). La gip sottolinea che Canterini fece in sei giorni due relazioni di servizio diverse, per poi cambiare di nuovo versione davanti al pm. La resistenza si sarebbe concretizzata nella presunta sassaiola che avrebbe colpito i poliziotti nel cortile, prima che sfondassero l'ingresso, nonché nella chiusura del cancello e delle porte interne, che comunque, secondo la gip, non può essere qualificata come «violenza impropria» come invece faceva Lalla. Non può bastare, scrive la giudice, «qualsiasi attività diretta a ostacolare il compimento dell'atto».
E non solo. Essendo accertato che le famose due bottiglie molotov le portò la ps, circostanza che comporta l'accusa di falso e calunnia per una ventina di funzionari (compreso un big come Franco Gratteri, capo dello Servizio centrale operativo della polizia e vicinissimo a Gianni De Gennaro), la gip Ivaldi arriva quasi a ridicolizzare la pubblica accusa. «Pur procedendo nei confronti dei firmatari degli atti per il reato di falso, la procura conclude, sulla base anche di quegli atti, affermando la sussistenza dei reati di resistenza aggravata, furto aggravato, porto di oggetti atti a offendere». Insomma, se sono falsi non possono essere veritieri solo per le accuse ai 93 occupanti.
Tra loro c'erano 78 stranieri, molti dei quali tedeschi, e quindici italiani tra cui il giornalista Lorenzo Guadagnucci del Resto del Carlino (due braccia fratturate) oggi impegnato nel comitato Verità e giustizia che ha Giulietto Chiesa come presidente onorario. Formalmente i 93 rimangono inquisiti per associazione a delinquere finalizzata alla devastazione e al saccheggio nel fascicolo sugli scontri di piazza. In due anni però non si è trovato un solo filmato, una sola fotografia, una sola testimonianza che accusi qualcuno di loro di aver preso parte a disordini o a danneggiamenti, nonostante il gran lavoro del gruppo-G8 della questura di Genova, dalle Digos di mezza Italia e dei carabinieri del Ros (e forse anche di qualche polizia straniera). E' l'inchiesta che il 4 dicembre, sia pure escludendo il reato associativo suggerito dai Ros del generale Giampaolo Ganzer (devastazione e saccheggio può bastare anche per condanne a due cifre), ha portato a 23 tra arresti e misure restrittive per altrettanti dimostranti individuati nei video. E' paradossale che, mentre i poliziotti indagati sono tutti al loro posto, il 28enne catanese Francesco «Jimmy» Puglisi del centro sociale Guernika-fabrik sia rinchiuso ormai da cinque mesi nel carcere di Messina; e che altri diciassette attivisti siano tuttora ai domiciliari o colpiti da obbligo di dimora o di firma in commissariato. Dopo l'archiviazione delle accuse contro Mario Placanica, il carabiniere che ha dichiarato di aver sparato a Carlo Giuliani, l'ordinanza di ieri è il primo atto con il quale la magistratura giudicante genovese allontana la prospettiva dell'impunità per le forze dell'ordine.
La gip non poteva occuparsi della coltellata che l'agente romano Massimo Nucera avrebbe subito durante l'irruzione nella scuola dormitorio del Genoa social forum, sulla quale è in corso l'incidente probatorio. Per il resto l'inchiesta è conclusa e i poliziotti indagati sono un centinaio tra Canterini-boys (una settantina) e funzionari di medio e alto livello, fino a Gratteri, al suo vice allo Sco Gilberto Caldarozzi, al numero due dell'antiterrorismo Gianni Luperi, al vicequestore vicario di Bologna Lorenzo Murgolo, al capo della Digos genovese Spartaco Mortola e a dirigenti delle squadre mobili di varie città. Sulle richieste di rinvio a giudizio (concorso in lesioni, falso e calunnia) comincia di fatto una sorta di primo grado anticipato, interno alla procura. Da un lato i sostituti procuratori che da soli, tra mille ostacoli, hanno raccolto le prove contro la ps; dall'altro il dottor Lalla, nominato dal Csm anche con i voti delle sinistre e di Md e attestato su posizioni più concilianti. Entro l'estate sapremo come finirà anche per la scuola Pascoli, il media center saccheggiato davanti alla Diaz, e per i torturatori di Bolzaneto.
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