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SONO VIVO
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GIOVANNI PAOLO Saturday, May. 17, 2003 at 5:23 AM |
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PORCO DIO!SONO PIU' VIVO CHE PRIMA, ADESSO PER ESEMPIO HO UN INCONTRO CON CALVI(PENSAVATE MORTO ANCHE LUI EHEHEHEH)PER DISCUTERE SU UN POSSIBILE FINANZIAMENTO A RATE PER COMBATTERE L' AVANZARE DELL'ANARCHISMO E COMUNISMO IN ITALIA!NATURALMENTE I SOLDI LI TROVEREMO LA DOMENICA IN CHIESA,LI DAREMO ALLA CARITAS E POI LI FACCIAMO GIRARE IN SVIZZARA A UNA SOCIETA' LA GLEDIO SPA CHE PROVVEDERA A TUTTO.
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satanismo,P2,magia nera,occultismo in vaticano?
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x Child Saturday, May. 17, 2003 at 3:02 PM |
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Leggi questo e poi mi dirai,mi saprai dire se ancora ti potrá sembrare incredibbile che un papa possa crepare! Colpa del suo avverso karma ?
Emanuela Orlandi è scomparsa il 22 giugno 1983 dopo le 19.00. Figlia di Ercole Orlandi, un dipendente del Vaticano, al momento della scomparsa Emanuela aveva 15 anni, frequentava il liceo scientifico e, nel pomeriggio, la scuola di musica Ludovico Da Victoria in Piazza santa Apollinare. Il pomeriggio del 22 giugno Emanuela arrivò a lezione di flauto in ritardo; un ritardo spiegato in seguito, alle ore 19, con una telefonata alla sorella, nella quale Emanuela riferisce di aver ricevuto un'offerta di lavoro da un rappresentante della ditta di cosmetici Avon per promuovere i prodotti in occasione di una sfilata. La sorella le suggerisce di parlarne con i genitori prima di prendere qualsiasi decisione in merito. Emanuela avrebbe incontrato il sedicente rappresentante poco prima di recarsi alla lezione di musica. Al termine della lezione Emanuela si confida della questione anche con l'amica Raffaella Monzi, che si congeda da Emanuela alla fermata dell'autobus, lasciandola con una ragazza sconosciuta e mai in seguito identificata. Qualcuno l'avrebbe poi vista salire su una grossa auto scura. Da questo momento in Emanuela si perdono le tracce. I familiari lanciano subito appelli sui giornali. La città viene tappezzata dai manifesti con le foto di Emanuela. Comincia così un mistero che coinvolgerà anche il Vaticano e che è rimasto tuttora senza soluzione.
Il 14 maggio 2001, padre Giovanni Ranieri Lucci, il parroco della chiesa di San Gregorio VII a Roma, ha ritrovato nel confessionale un teschio chiuso in due buste; tra la prima e la seconda busta c'era un santino di Padre Pio. Il parroco, convinto che si trattasse di un macabro scherzo, si è rivolto comunque ai carabinieri. Si trattava di un teschio piccolo, privo della mandibola, con i denti dell'arcata superiore mancanti. Il teschio, con ogni probabilità, era stato lasciato nella chiesa il giorno prima, il 13 maggio. Proprio quel giorno, a poche decine di metri, in piazza San Pietro, il Papa stava parlando alla folla di fedeli dell'attentato avvenuto esattamente vent'anni prima. Una semplice coincidenza o un segnale? Probabilmente un messaggio inviato a chi sa interpretare il linguaggio dei simboli nella vicenda che da vent'anni vede protagonista il Papa. Il primo simbolo è nella data: il 13 maggio 1917 è il giorno dell'apparizione di Fatima. In uno dei segreti di Fatima c'è la visione del vescovo vestito di bianco colpito a morte in una grande piazza. Chi ha ordinato l'attentato contro Carol Wojtyla - un Papa particolarmente devoto alla Madonna - proprio il 13 maggio 1981 doveva conoscere molto bene questi simboli. Il rapimento di Emanuela Orlandi, unica cittadina minorenne del Vaticano, è stata probabilmente la più potente arma di ricatto che ignoti interlocutori potessero mettere in campo contro il Papa. Quello di Emanuela diventò presto un caso internazionale: messaggi, rivendicazioni e segnali lasciati soprattutto all'interno di diverse chiese romane, collegavano la vicenda al Papa e al suo attentatore. E ora c'è chi pensa che quel teschio ritrovato a San Gregorio potrebbe essere proprio quello della ragazza scomparsa diciotto anni fa, la cui abitazione, tra l'altro, si trova a poche decine di metri dalla chiesa.
Gli studi effettuati dal professor Francesco Bruno, criminologo, sulla vicenda Orlandi, portano a conclusioni allarmanti: "Penso che la ragazza sia morta allora - spiega il professore -. Quelli che sono arrivati al punto di rapirla, non hanno avuto certo alcuno scrupolo ad ucciderla. Non potevano rischiare di avere un testimone così importante e pericoloso. Non l'hanno rapita per avere in cambio dei soldi, ma per realizzare un ricatto morale potentissimo. Quasi tutti quelli che hanno agito in questa spedizione, sono poi morti, uccisi a loro volta: non potevano restare testimoni".
Dalla prima perizia effettuata sul cranio, viste le piccole dimensioni, si è supposto che potrebbe essere quello di una ragazza, forse morta quindici o venti anni fa. "Una data compatibile con l'eventuale morte di Emanuela - spiega Bruno -; il teschio sarebbe rimasto sepolto nella terra durante questi anni. I denti potrebbero essere stati estratti quando la ragazza era ancora in vita, o successivamente, nell'intento di non rendere possibile il suo riconoscimento. Il teschio potrebbe aver subìto dei colpi che forse hanno tramortito la vittima. Si tratta sicuramente di un corpo di reato: quella persona non è morta naturalmente". Da un primo tentativo di comparazione tra la foto del teschio e quella del viso di Emanuela Orlandi risulterebbe una straordinaria coincidenza di caratteristiche. E' stato disposto l'esame del Dna e i genitori della giovane scomparsa, anche se sono convinti che non si tratti di loro figlia, si sono resi disponibili alla comparazione.
"Il teschio è stato scelto con attenzione - aggiunge il professore -: perché o si tratta di quello di Emanuela, oppure deve ricordarlo. Dietro a un'operazione apparentemente semplice c'è un'organizzazione complessa, di servizi segreti capaci di svolgere azioni come questa, con modalità che lasciano dei dubbi per sempre".
Una vicenda dunque volutamente ambigua: si è trattato di un macabro scherzo - come pensa padre Giovanni - o di un segnale molto serio?
http://www.chilhavisto.rai.it/CLV/Misteri/2001-2002/OrlandiE.htm
italy.indymedia.org/news/2002/12/132442.php
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L'otto per mille al vaticano
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mafia in sottana negra? Saturday, May. 17, 2003 at 3:11 PM |
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Opus Dei/La nomenklatura in Italia Visto nel sito http://www.informationguerrilla.org
A cura del sito http://www.lavocedellacampania.it
In margine a fasti & polemiche per la consacrazione di Escrivà, la Voce porta alla luce gli scenari di un'Italia parallela, con gli opusdeisti nazionali che da tempo estendono la loro presenza dalle sfere vaticane a quelle delle massime istituzioni nel Paese. Ricostruiamo per la prima volta l'attuale organigramma di vertice, pubblicando anche nomi e cognomi di frequentatori, simpatizzanti, ex alunni eccellenti, assidui convegnisti & dintorni. A cominciare da insospettabili vip di casa Ulivo. DI RITA PENNAROLA .
Prove generali di franchismo in Italia. A lanciare l'allarme giusto due anni fa era stata Filorosso, associazione antirazzista veronese collegata col gruppo nazionale di Peacelink. Una grande manifestazione contro l'integralismo cattolico alla base di violenze e razzismo: era questa la proposta di Filorosso, che denunciava apertamente la presenza di un "laboratorio avanzato delle destre", per mettere a punto le strategie del "nuovo blocco di consenso che va dalla Lega a Forza Italia, da Alleanza Nazionale a Forza Nuova fino agli integralisti cattolici". "Vogliamo dire con fermezza che oggi nella nostra città - aggiungevano i pacifisti - il fascismo è cosa reale e che a questa educazione al razzismo non sono estranee neppure le alte gerarchie ecclesiastiche, legate ai potentati dell'Opus Dei, che a Verona controlla la maggior parte dell'economia". Un modello "esportabile in breve tempo anche al di fuori del nostro territorio". A maggio 2001 quello stesso blocco di potere avrebbe trionfato alle politiche in Italia. A ottobre 2002 il fondatore dell'Opus Dei Josemaria Escrivà de Balaguer, amico e consigliere del dittatore fascista Francisco Franco, viene proclamato santo. Quanto ha contato e quanto conta oggi la corazzata religiosa di origine spagnola negli assetti di potere del Paese? Ma, soprattutto, fino a che punto arriva la sua trasversalità? Fanno ancora rumore, ad esempio, gli strali lanciati su Massimo D'Alema nelle scorse settimane per la sua partecipazione ufficiale alla santificazione di Escrivà in piazza San Pietro. Una presenza duramente stigmatizzata da Gianni Vattimo e Paolo Flores d'Arcais, e ancor più dallo scrittore Antonio Tabucchi, il quale ricorda in un articolo sul Paìs che proprio quest'anno nelle Asturie sono ricominciate le ricerche delle fosse comuni in cui giacciono i resti di oltre trentamila dissidenti franchisti. E che D'Alema "non poteva non sapere". Quella del lider maximo, comunque, è stata una partecipazione tutt'altro che occasionale. L'8 gennaio di quest'anno, infatti, ai festeggiamenti per il centenario dalla nascita del neosanto erano in prima fila pezzi da novanta dell'opposizione come Francesco Rutelli e Cesare Salvi. Con loro, il presidente Rai Antonio Baldassarre, l'opusdeista 'confesso' Alberto Michelini, e poi Rocco Buttiglione, Giulio Andreotti, Alfredo Mantovano e il leader della Cisl Savino Pezzotta, tutti habitué di analoghi appuntamenti. Niente di nuovo sotto il sole, comunque, per la famiglia Rutelli, dal momento che il 21 novembre del 2000 - in pieno clima preelettorale - Barbara Palombelli aveva tenuto banco all'Università Santa Croce dell'Opus Dei, nella capitale, per la presentazione del libro di Marta Brancatisano Il Vangelo spiegato a mio figlio. Nessun problema, visto che lo stesso leader della Margherita aveva partecipato all' inaugurazione in pompa magna di un colosso universitario dell'Opus alle porte di Roma nel giugno dello stesso anno, quando era ancora sindaco della capitale. MAI DIRE RUI Fondata nel 1928 a Madrid da monsignor Escrivà ed assurta a prelatura personale (vale a dire che risponde esclusivamente a Giovanni Paolo II) nel 1982, l'Opus Dei rappresenta la più potente multinazionale dell'educazione religiosa e fattura - secondo stime della stampa cattolica dissidente - non meno di 30 milioni di dollari al mese. Lungo l'asse Spagna-Italia si muove la teoria occulta (sui nomi degli iscritti vige la consegna rigida del segreto) dei circa 84 mila aderenti all'Opus, ripercorrendo così il cammino del fondatore, che dal 1946 si era trasferito nella capitale italiana fino alla morte, avvenuta nel 1975. Suo successore nell'imponente sede pariolina di Palazzo Tevere, in viale Bruno Buozzi, era stato monsignor Alvarez del Portillo, scomparso nel '94, cui è succeduto l'attuale prelato Javier Echevarria, 70 anni, madrileno, grande protagonista delle celebrazioni del 6 ottobre scorso per la santificazione di Escrivà. E al gemellaggio tra le due nazioni si deve anche la presenza costante accanto al pontefice, in qualità di portavoce vaticano, del leader opusdeista spagnolo Joaquin Navarro Valls, ex torero, ex medico, poi giornalista, attraverso cui filtra qualsiasi notizia in arrivo dalla Santa Sede. Autentico business core dell'Opus è la Fondazione Rui (Residenze Universitarie Internazionali), con le numerose ramificazioni imprenditoriali ad essa connesse nei cinque continenti (dal Faes, la potente associazione di genitori cattolici che gestisce ovunque scuole private per fanciulle, fino ad Elis e Safi, cui fanno capo centinaia di istituti di formazione professionale riconosciuti dal ministero). Con quartier generale in via Ventuno Aprile, sempre nella capitale, ed una seconda roccaforte a Milano in via Mascheroni, Rui è attualmente diretta da un ingegnere, Alfredo Razzano, opusdeista della prima ora. Fondata a maggio 1959 su iniziativa di imprenditori italiani di grosso calibro, da Piero Lucchini a Fausto Moneta, Rui ha potuto contare fin dall'inizio su centinaia di sostenitori ufficiali tanto nelle fila del Rotary che in quelle dell'Ucid, colosso associativo di imprenditori cattolici che vede attualmente ai suoi vertici i simpatizzanti dell'Opus Alberto Falck e Pierferdinando Casini, presidente della Camera. Sempre nel '59, a settembre, la Rui viene già eretta ad ente morale su proposta del ministero della Pubblica Istruzione con il quale, da allora e fino a tutt'oggi, intrattiene uno strettissimo rapporto. Al punto che lo Stato italiano nel 1986 emana un apposito provvedimento per dichiarare deducibili dalle tasse i contributi versati dai privati cittadini alla Rui. Sono 12 i collegi universitari che promanano direttamente dalla fondazione opusdeista: tre nella capitale (Valle delle Palme, Celimontano ed il recentissimo Porta Nevia sulla Laurentina, che offre alle studentesse bene servizi alberghieri e di tutoraggio in un complesso residenziale dotato di aula magna da 150 posti, cinque sale studi, music room e cappella da 120 posti), due nella postazione strategica di Verona (dove ha sede anche la dinasty dei Blasi, cofondatrice della Rui ed attualmente ai vertici di Cariverona, con Paolo Blasi appena entrato nel cda di Mediobanca), uno a Palermo e Bologna, due a Genova e tre a Milano. Sono le residenze Viscontea, Torrione e, soprattutto, la famosa Torrescalla, mitico tempio del primo sodalizio fra Marcello Dell'Utri e Silvio Berlusconi. "Ho visto Silvio la prima volta all'università Statale di Milano nel '61", raccontava il senatore forzista qualche anno fa. A farli incontrare era stato "un amico comune, Bruno Padula, oggi sacerdote dell'Opus Dei". Primo organismo nato dall'intesa fu una squadra di calcio: "Silvio era il presidente, io allenavo - ricorda ancora Dell'Utri - e suo fratello Paolo giocava da centravanti". "Si chiamava - conclude - Torrescalla, dal nome della residenza universitaria dell'Opus dove io vivevo, e dove avevamo messo la sede della squadra".
SILVIO VORREI CHE TU, Direttore di Torrescalla, che sorge in un parco e dispone di piscina, campi da tennis e palestra, è attualmente Renzo Arborea, coadiuvato da Marco Giorgino ed Antonio Torello. Fra le presenze ricorrenti in occasione di convegni organizzati dalla residenza milanese, spiccano quelle di Umberto Di Capua, numero due di Assolombarda nonché general manager di ABB Italia, ed Ettore Barnabei, ex patron della Rai ed attuale presidente di Lux Video. In prima fila per la santificazione di Escrivà, ma presenza fissa anche in occasione di analoghi appuntamenti per celebrare il fondatore, Bernabei avrebbe già in tasca l'autorizzazione per girare un film sulla vita di Giovanni Paolo II all'indomani della sua scomparsa, grazie alla perfetta intesa con le gerarchie dell'Opus: quelle stesse alte sfere che avrebbero designato da tempo alla successione di Wojtyla il neo cardinale di Milano Dionigi Tettamanzi, altra figura carismatica per i seguaci di Escrivà. Intanto, chi non dimentica i tempi di Torrescalla è proprio lui, il premier Berlusconi, che all'inaugurazione dell'anno accademico 2001-2002 dell'elitaria location meneghina ha inviato il suo braccio destro Fedele Confalonieri, autore di un lungo intervento sul ruolo della tv privata nella formazione dei giovani all'interno della famiglia. Con lui, al tavolo dei relatori, anche l'ex presidente della Ras Assicurazioni Umberto Zanni e la senatrice Ombretta Fumagalli Carulli, entrambi presenze assidue alle convention opusdeiste da un capo all'altro della penisola. Assente "giustificato" Marcello Dell'Utri, alle prese con i postumi della condanna definitiva (2 anni e 3 mesi di carcere) per false fatturazioni e frode fiscale continuata, e soprattutto invischiato nel processo di Palermo, che lo vede imputato per concorso esterno in associazione mafiosa. Di "santa mafia" ha parlato il quotidiano il manifesto a proposito della santificazione di Escrivà, riferendosi al lobbismo della struttura ed in particolare alla segretezza sulle affiliazioni, di cui esiste traccia solo nel sancta sanctorum di Palazzo Tevere, con tanto di schede, foto, qualifica (si va dai numerari, celibi ma laici, ai soprannumerari, fedelissimi sposati e con prole, fino ai soci cooperatori, professionisti di provata fede nell'Opus). In realtà, secondo attenti osservatori, il paragone più calzante sarebbe quello con una "santa massoneria", dal momento che assai simili, soprattutto dal punto di vista dell'elitarismo di cui è permeato il loro credo, appaiono gli ideali delle due diverse consorterie. Una riprova arriva dalle dichiarazioni del Gran Maestro della Gran Loggia Regolare d'Italia Fabio Venzi, secondo il quale "alcuni massoni sono nell'Opus Dei e alcuni membri dell'Opus Dei sono in Massoneria", anche perché "queste organizzazioni si propongono di raggiungere pressappoco le stesse finalità". E conclude ammettendo che "esiste un dialogo tra i membri delle due organizzazioni vuoi per semplice amicizia, vuoi per questioni professionali". Niente intrecci precostituiti, dunque, ma forti affinità, con percorsi che molto spesso s'incontrano. Nelle segrete stanze del potere. E qualche volta anche alla luce del sole. Succede, ad esempio, durante le kermesse mondano-religiose che costellano la vita dell'Opus e delle sue attività imprenditoriali targate Rui. Fra le quali spiccano altri due incrociatori: il Campus Biomedico e la Pontificia Università della Santa Croce, entrambi nella capitale.
FRATELLO EURO, SORELLA LIRA Partiamo dal Campus e torniamo subito alla Fondazione Rui nel segno di Vincenzo Lorenzelli, contemporaneamente rettore del primo e presidente della seconda. Chi è Lorenzelli? Il suo nome è rimbalzato in sede parlamentare a fine dello scorso anno, quando è stato nominato presidente di Carige Nuova Vita spa. Al centro della polemica, una questione di incompatibilità all'interno dell'omonimo gruppo bancario, in cui Lorenzelli rivestiva già un'altra importante carica, quella di presidente della Fondazione Carige. Dell'affiliazione all'Opus Lorenzelli non fa mistero "ma - tiene a precisare in un'intervista a Repubblica - la Prelatura non gestisce il Campus", anche se "vigila su di esso - aggiunge - offrendo l'assistenza pastorale e l'orientamento dottrinale delle attività formative". Senza contare la messe di convegni cultural-mondani, in cui spiccano alcuni fra i più bei nomi dell'imprenditoria nazionale: dal già citato Alberto Falck all'editore Leonardo Mondadori, entrambi presenti al Gran Galà di Villa Sormani Marzorati, organizzato due anni fa dalla contessa Maria Teresa Parea Uva per finanziare le attività universitarie dell'Opus. E ancora, Giancarlo Elia Valori (negli archivi della Loggia P2 fu ritrovato un intero schedario dedicato all'Opus), il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità Enrico Garaci, il numero uno Farmindustria Giampiero Leoni e Carlo Caruso, direttore dell'ospedale San Raffaele, tutti partecipanti alla giornata della ricerca, organizzata nel marzo scorso presso la sede del Campus Biomedico. E poi l'ex presidente della struttura, il già nominato Umberto Zanni (cui è succeduto Paolo Arullani, attualmente in carica), il direttore del Tg1 Alberto Del Noce, corso a moderare, giusto un anno fa, il convegno dall'emblematico titolo "Il significato nel dolore nell'insegnamento del Beato Josemaria Escrivà", e perfino Alberto Sordi che, sfatando la proverbiale fama di tirchio, ha donato parte del terreno su cui è stata edificata una nuova ala del Campus in zona Trigoria, nei dintorni della capitale. A un passo dal quartier generale della Roma presieduta dall'amico Franco Sensi. Personaggio chiave dell'establishment opusdeista nazionale, Lorenzelli siede anche nel comitato scientifico della Pontificia Università della Santa Croce, sede a Roma in Palazzo dell'Apollinare. Suo Gran Cancelliere è lo stesso prelato dell'Opus Di Javier Echevarria autore, nel luglio scorso, della nomina del reverendo Mariano Fazio, origini argentine, quarantadue anni, a nuovo rettore dell'ateneo. Nelle cui sale, intanto, cresce l'attesa per il prossimo 26 novembre, quando verrà conferita la laurea honoris causa in Teologia al 'papabile' per eccellenza: il cardinale Dionigi Tettamanzi.
LA COMPAGINE PARTENOPEA "Escrivà ci insegnò che la povertà cristiana non coincide con lo squallore e che si può, si deve essere devoti, ma non guasta esserlo con la cravatta giusta, se laici; e, se preti, con eleganti gemelli ai polsini, come sempre fece egli stesso". Parola di Vittorio Messore, tra i biografi del fondatore più accreditati nelle alte sfere della Prelatura. Un dettato preso alla lettera dai seguaci partenopei, tutti appartenenti alle classi borghesi maggiormente elitarie e facoltose. Noncuranti delle maldicenze sul santo (che, secondo quanto pubblicato di recente da Le Monde Diplomatique, amava "farsi trasportare in una cadillac nera" ed "aveva ottenuto dall'amico Francisco Franco il titolo di marchese di Peralta"), gli adepti nostrani continuano a flagellarsi periodicamente nell'intimo delle mura domestiche. Non è ancora del tutto scomparso dalle loro case il cilicio: una sorta di busto metallico chiodato da applicare di tanto in tanto nel corso della settimana, a fini di mortificazione della carne, come spiegava a fine anni '80 il giornalista Maurizio Di Giacomo nel libro choc Opus Dei edito da Tullio Pironti. Altro precetto in primo piano, l'assoluta esclusione di qualsiasi pratica anticoncezionale, compresi i pochi metodi ammessi dalla chiesa ufficiale. Le loro famiglie sono generalmente popolate da un gran numero di figli, tutti pronti a frequentare, naturalmente, le centinaia di residenze, scuole ed università dell'Opus sparse nel mondo. Partiamo dai centri scolastici che vedono in prima fila l'Istituto Belforte di corso Europa, "l'unica scuola a Napoli pensata e realizzata per la donna", recita lo slogan. Con elementari, medie e liceo linguistico riconosciuti dallo Stato, la Belforte aderisce al Faes, la già ricordata filiazione delle Residenze Rui, ed è diretta dall'opusdeista doc Maria Ruju. Nell'organigramma figurava, fino a metà anni novanta, anche Nober Manoukian. Rotariano, ex Ucid e direttore di un'industria di smalti nella zona di Ponte Chiasso, Manoukian rappresenta una figura mitica dell'opusdeismo nazionale, più volte celebrato anche a Torrescalla e al Campus romano. Fedele alla tradizionale 'attenzione' per il mondo dell'informazione ("l'Opus - fanno sapere i portavoce ufficiali - controlla nel mondo 630 giornali e 52 catene tv"), anche la Belforte organizza corsi di giornalismo, cui prendono parte esponenti delle principali testate partenopee. E naturalmente, ogni anno, lo stand dell'istituto di corso Europa giganteggia in occasione di Euripe, la kermesse a carattere nazionale che si svolge in primavera a Napoli con fini ufficiali di orientamento universitario ("ma in realtà - dicono negli ambienti laici - per reclutare quanti più giovani è possibile nelle residenze della Rui o in altre strutture dell'Opus"). Ideatore di Euripe e fondatore dell'IPE, l'Istituto per le attività educative con sede al Vomero in via Luca Giordano, è l'ex presidente del Consiglio regionale della Campania, il forzista Raffaele Calabrò. Cardiologo all'ospedale Pausilipon, amico personale e collega di Paolo Cirino Pomicino (il quale, non a caso, nella sua veste di ministro del Bilancio andò ad inaugurare una struttura dell'Opus Dei a Napoli nel 1991), Calabrò può contare su una famiglia che condivide da sempre il suo ferreo credo. A partire dalla moglie Giovanna Perrone, che insegna alla Belforte, e poi la madre Elisa Calabrò, decana della compagine partenopea, la sorella Lea, insegnante e sposata col magistrato Salvatore Iovene, anche lui devotissimo: tutti uniti nel verbo di Escrivà ed impegnati a vario titolo nel promuovere l'attività delle due residenze napoletane. La Monterone, più antica, ha sede nel cuore della Napoli chic, in un antico palazzo di via Crispi, ed è riservata ai maschi. Diretta da Lorenzo Burdo, può ospitare fino a cinquanta studenti, in grado di pagare una retta pari a circa 13 milioni di vecchie lire l'anno. All'inaugurazione dell'anno accademico 1999-2000 era intervenuto come relatore, accanto a Raffaele Calabrò, l'allora ministro della Pubblica istruzione Ortensio Zecchino. Alle fanciulle è riservata invece la Residenza Villalta, poco distante dalla Monterone (è in via Martucci), inaugurata a novembre del 2001 alla presenza di autorità cittadine e simpatizzanti assidui dell'Opus, come il giudice minorile Maria Lidia De Luca, fervente seguace di Escrivà da sempre, così come il marito Raffaele Raimondi, altro magistrato, inserito nel comitato ristretto dei saggi per il Giubileo 2000. Anche Villalta, sessanta posti letto e rette analoghe alla Monterone, è gestita dall'IPE, che attualmente è presieduto da Luigi Coccurullo e diretto da Mario Spasiano. Intanto cresce, anche nel capoluogo partenopeo, il numero degli adepti che, dal mondo delle professioni, riescono a spiccare il volo verso quello delle istituzioni. E' il caso di Mario Delfino, dermatologo, che dal 2001 siede in consiglio comunale a Napoli sotto le insegne, naturalmente, di Forza Italia. A distinguersi nella schiera degli opusdeisti era stata anche sua sorella Giovanna Delfino, numero uno delle Edizioni Scientifiche Italiane, per i cui tipi era uscito qualche anno fa un libello agiografico di grande tiratura sulla vita del beato. Restando in zona Palazzo Sangiacomo incontriamo poi un altro fervente: si tratta di Gianni Pomicino, parente dell'ex ministro ed ingegnere, che più volte ha ospitato nella sua casa del Vomero incontri aventi ad oggetto le beatitudini di Escrivà. All'università prestava invece la sua opera Roberto Marrama, l'economista partenopeo scomparso qualche anno fa, cui recentemente l'IPE ha intitolato un concorso per borse di studio finalizzate all'accesso nel Campus Biomedico. Considerato un ideologo del pensiero di Escrivà, Marrama apparteneva infatti alla stretta nomenklatura partenopea dell'Opus. Assai più variegato, in zona, il panorama dei simpatizzanti, che comprende anche grandi firme dell'edilizia locale come Bruno Brancaccio e Bruno Capaldo, entrambi proprietari ad Ischia di appartamenti in un complesso residenziale che ospita anche magioni estive della famiglia Calabrò. Il nome di Capaldo, notoriamente vicino a Forza Italia, è finito nell'occhio del ciclone per una fra le più recenti tangentopoli all'italiana: quella per il tourbillon di mazzette intorno all'affare Inail di Potenza.
BOX In principio fu Susanna C'è anche lei, Susanna Tamaro, la reginetta del connubio tra spiritualità & business editoriali, nel novero delle grandi firme che scrivono per Ares, la casa editrice milanese dell' Opus Dei votata a diffondere il Verbo del neo santo Escrivà de Balaguer, di cui edita l'opera omnia in un'apposita collana. Per i tipi di Ares la Tamaro ha pubblicato il suo libro più intimo, una sorta di autobiografia dell'anima intitolata Verso Casa. Fondata nel 1956 in contemporanea col decollo, in Italia, di moloch educativi coma la Fondazione Rui, anche Ares riceve subito l'imprimatur ufficiale con l'erezione ad ente morale avvenuta per decreto del capo dello Stato nel 1966. Scorrendo la lista di coloro che hanno affidato in questi anni all'editrice dell'Opus i propri manoscritti si incontrano griffe prevedibili ed altisonanti - come quelle dei cardinali Giacomo Biffi e Joseph Ratzinger, o di Rocco Buttiglione - accanto a nomi finora mai inseriti fra i cantori delle lodi di Escrivà. Cominciamo da Massimo Caprara. Proprio lui, l'uomo che un tempo sussurrava a Togliatti. Il passaggio nelle fila del Polo deve aver coinciso con la scoperta di un cuore opusdeista, sulle note del quale il Nostro si abbandona a due libri in odor di pentimento: le duecento e passa pagine di Gramsci e i suoi carcerieri e, poco dopo, Paesaggi con figure, destinato a purgare il lettore d' ogni residuo di "totalitarismo comunista". Restiamo sulla sponda ex marxista e precisamente nella fu Telekabul, il Tg3: il suo vaticanista di punta, Aldo Maria Valli, pubblica per Ares ben due volumi: Affetti speciali e A noi la linea, destinati a mostrare come sia possibile trasformare la tv in un mezzo educazionale per famiglie. Per completare l'opera, Ares pubblica il lungo racconto confessione di Leonardo Marino Così uccidemmo il commissario Calabresi: questo l'esplicito titolo "per far comprendere - scrivono gli editori nella presentazione - le ragioni della condanna di Adriano Sofri ed Ovidio Bompressi". Le corazzate di Ares restano comunque Studi Cattolici e Fogli, massime esternazioni del pensiero opusdeista contemporaneo. Al primo, con cadenza mensile e diretto da Cesare Cavalleri, hanno collaborato, tra gli altri, Gianni Baget Bozzo, Ombretta Fumagalli Carulli, Vittorio Mathieu, nonché gli stessi Aldo Maria Valli e Susanna Tamaro.
MILITANTI, SOSTENITORI, SIMPATIZZANTI & C. ALBERONI FRANCESCO - OSPITE - SOCIOLOGO ANDREOTTI GIULIO - MILITANTE - SENATORE A VITA ANGELETTI LUIGI - SIMPATIZZANTE - SEGRETARIO UIL ARANDA ANTONIO - SOSTENITORE - COMITATO SCIENTIFICO UNIVERSITA' SANTA CROCE ARBOREA RENZO - MILITANTE - DIRETTORE COLLEGIO TORRESCALLA ARMATO TERESA - SOSTENITORE - ASSESSORE TURISMO REGIONE CAMPANIA ARULLANI PAOLO - MILITANTE - PRESIDENTE CAMPUS BIOMEDICO BAGET BOZZO GIANNI - SOSTENITORE - EDITORIALISTA BALDASSARRE ANTONIO - SIMPATIZZANTE - PRESIDENTE RAI BARUCCI PIERO - OSPITE - ECONOMISTA BELLONI PIERO - MILITANTE - VICEPRESIDENTE IST. BELFORTE NAPOLI BOLCHI ANDREA - MILITANTE - GIORNALISTA BERLUSCONI PAOLO - SIMPATIZZANTE IMPRENDITORE BERLUSCONI SILVIO - SOSTENITORE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO BERNABEI ETTORE - SOSTENITORE PRESIDENTE LUX VIDEO BIANCO LUCIO - SIMPATIZZANTE - PRESIDENTE CNR BINETTI PAOLA - SOSTENITORE - CAMPUS BIOMEDICO BLASI PAOLO - MILITANTE - BANCHIERE BOFFI GIANDOMENICO - MILITANTE - COLLABORATORE UNIVERSITAS BRANCACCIO BRUNO - SIMPATIZZANTE - COSTRUTTORE BRANCATISANO MARTA - SIMPATIZZANTE - SCRITTRICE BRUDO LORENZO - MILITANTE - DIRIGENTE IPE BUTTIGLIONE ANGELA - SOSTENITORE - DIRETTORE TG PARLAMENTO BUTTIGLIONE ROCCO - SIMPATIZZANTE - LEADER UDC CALABRO' ELISA - MILITANTE CALABRO' LEA - MILITANTE - INSEGNANTE CALABRO' RAFFAELE - MILITANTE - CONSIGLIERE REGIONALE CAMPANIA CAMILLERI RINO - MILITANTE - GIORNALISTA CANIATO RICCARDO - MILITANTE - GIORNALISTA CAPALDO BRUNO - SIMPATIZZANTE - COSTRUTTORE CAPRARA MASSIMO - SOSTENITORE - OPINIONISTA CARUSO CARLO - SOSTENITORE - DIRETTORE - SAN RAFFAELE CASINI P. FERDINANDO - SIMPATIZZANTE - PRESIDENTE CAMERA CAVALLIERI CESARE - MILITANTE - DIRETTORE 'STUDI CATTOLICI' CERVO ARNALDO - MILITANTE - DOCENTE UNIV. CESARINI FRANCESCO - OSPITE - PRESIDENTE UNICREDITO CIABATTONI AMOS - MILITANTE - COFONDATORE RUI COCCURULLO LUIGI - MILITANTE - PRESIDENTE IPE NAPOLI COLAO VITTORIO - OSPITE - AMMINISTRATORE DELEGATO OMNITEL CONFALONIERI FEDELE - SIMPATIZZANTE - PRESIDENTE MEDIASET CORIGLIANO GIUSEPPE - MILITANTE - UFFICIO STAMPA PRELATURA CORTESE ARDIAS AMELIA - SIMPATIZZANTE - PARTITO LIBERALE NAPOLI CORTESINI RAFFAELLO - MILITANTE - CHIRURGO COSSIGA FRANCESCO - SIMPATIZZANTE - SENATORE A VITA CURCI BEATRICE - OSPITE - GIORNALISTA NEWSITALIA D'AGOSTINO FRANCESCO - OSPITE - UNIV. TOR VERGATA D'ALEMA MASSIMO - SIMPATIZZANTE - PRESIDENTE DS D'ANGELO GUIDO - SIMPATIZZANTE - DOCENTE UNIV. 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LEGENDA: MILITANTE iscritto o comunque appartenente alla nomenklatura dell'Opus Dei SOSTENITORE molto vicino alle iniziative dell'Opus Dei SIMPATIZZANTE assiduo alle manifestazioni organizzate dall'Opus Dei OSPITE presente anche in forma occasionale ad iniziative organizzate dall'Opus Dei o da sigle ad essa notoriamente collegate
Tratta dal sito http://www.lavocedellacampania.it PS: sono un provocatore agnostico-- dimenticatevi quello che ho scritto
www.lavocedellacampania.it
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I.O.R. (Istituto per le Opere Religiose)
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mao metto Saturday, May. 17, 2003 at 3:14 PM |
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- Che cosa è lo I.O.R. - Il caso I.O.R.
I.O.R. (Istituto per le Opere Religiose)
Lo IOR è la banca centrale del Vaticano ed è allo stesso tempo riconosciuto come un istituto di credito ordinario. E' stato creato nel 1941 da PIO XII con la funzione di amministrare i capitali degli ordini religiosi, degli istituti religiosi maschili e femminili, delle diocesi, delle parrocchie e degli organismi vaticani di tutto il mondo. E' una banca molto particolare, infatti non ha sportelli, in compenso ha molti clienti. Lo IOR è stato e continua ad essere molto ambito per chi possiede capitali che vuol far passare "inosservati". I suoi bilanci sono noti solo al Papa e a tre cardinali. Lo IOR è il centro di una organizzazione mondiale di banche controllate dal Vaticano. Molto semplice è, attraverso lo IOR, qualsiasi trasferimento di denaro senza limiti ne' di quantità né di distanza, con la garanzia della assoluta riservatezza. Per molto tempo a capo dell'Istituto e' stato Paul Marcinkus, cardinale coinvolto in numerosi scandali.
Il caso IOR di Andrea Cinquegrani - tratto da http://www.lavocedellacampania.it
La proposta era davvero invitante: nelle austere e vellutate stanze del Vaticano si nascondeva la possibilità di un investimento finanziario a tassi astronomici. Interessi fino al tredici per cento senza alcun rischio per il capitale. Percentuali del diciotto per cento in occasione del Giubileo. Insomma, un vero affare. Del resto, chi non affiderebbe i propri risparmi nientemeno che a San Pietro, allo Ior, il celebre e talvolta famigerato istituto per le opere religiose che agisce sui mercati internazionali come vera e propria struttura di credito? L'investimento, però, aveva bisogno di qualcuno interno al Vaticano: nello Ior, infatti, possono movimentare capitali solo appartenenti al clero o laici interni al piccolo stato cattolico. Una persona c'era, in effetti, e le credenziali erano di tutto rispetto. Tanto da indurre un agente immobiliare salernitano, benestante, figlio di un prefetto a riposo, a vendere alcuni appartamenti e a investire tutto il patrimonio nell'operazione. Giovanni Rossi, 50 anni, celibe, di Salerno, non ci ha pensato due volte: ha preso il gruzzolo (circa un miliardo e mezzo di vecchie lire) e lo ha affidato (così dichiara in una denuncia presentata alla magistratura) a un dipendente del Vaticano, tale Domenico Stefano Licciardi, 65 anni, nativo di Ficarazzi (Palermo) e residente a Roma da molti anni. Sposato, tre figli, Licciardi lavora come ragioniere all'autoparco del Vaticano. E' prossimo alla pensione ma quando è entrato in contatto con Rossi era ben inserito nell'ambiente ecclesiale: parente di alcuni sacerdoti, amico personale di volontari cattolici e persone importanti della gerarchia vaticana. Secondo Giovanni Rossi, l'incontro con Licciardi ha rappresentato la sua rovina. In un voluminoso e documentato dossier l'agente immobiliare traccia la cronistoria di questo tormentato rapporto: ne è scaturita una denuncia per truffa presentata sia a Nicola Picardi (Promotore di Giustizia del tribunale vaticano) sia alla Procura della Repubblica di Roma. Dalla denuncia (di cui al momento non esistono ancora riscontri d'inchiesta, eccetto i documenti prodotti dallo stesso Rossi) emerge un quadro inquietante, che ricostruiamo attraverso la cronistoria messa nero su bianco dall'immobiliarista salernitano.
ASSEGNI & INTERESSI "La formula - dice Rossi - era semplice: io fornivo a Licciardi i miei risparmi in decine di assegni circolari di piccolo taglio. Lui diceva di investirli allo Ior: come garanzia mi dava alcuni assegni bancari firmati da lui, senza data, con la cifra del capitale più gli interessi (tredici per cento). Restava inteso che non avrei incassato gli assegni senza prima avvertirlo. Se avessi voluto continuare l'investimento, lui avrebbe ritirato il vecchio assegno e me ne avrebbe dato uno nuovo; altrimenti, a suo dire, mi avrebbe restituito i soldi". Continua la minuziosa descrizione. "Licciardi utilizzava questo meccanismo già con mio padre, Pierino Rossi, prefetto in pensione, e con le sue sorelle, Orsola e Carmen, oltre che con mio zio Filippo De Iulianis, questore in pensione. Quando è morto mio padre, io e mia sorella Patrizia abbiamo ereditato circa 700 milioni, che erano in mano a Licciardi. Mia sorella si fece dare la sua parte, io decisi di lasciarla a Licciardi per proseguire l'investimento. La persona mi sembrava molto affidabile: mi riceveva a casa sua con tutti gli onori, era conosciuta nell'ambiente ecclesiale come uomo buono, generoso, disponibile; faceva catechesi: diceva di essere amico di monsignor Crescenzo Sepe, organizzatore del Giubileo, di monsignor Guerino Di Tora, direttore della Caritas di Roma e di altri prelati. Era impossibile non fidarsi di lui". "In prossimità del Giubileo - continua Rossi - nel periodo '96 -'98 Licciardi mi prospettò la possibilità di un nuovo investimento per l'anno Santo, con interessi al diciotto per cento. Mi convinse così a vendere due appartamenti, uno a Napoli (Santa Lucia) e uno a Como. Gli consegnai circa 900 milioni delle vecchie lire, che avrei potuto ritirare con gli interessi solo dopo il Giubileo". "Questi soldi - continua Rossi - Licciardi li volle in assegni circolari di piccolo taglio, intestati anche a una lista di amici suoi. Tra questi mi fece intestare alcuni assegni a monsignor Di Tora e a Chiara Amirante, considerata una delle giovani più importanti e attive nel volontariato romano. Lui diceva che questi nomi erano la garanzia per me che si trattava di una cosa seria. Io, del resto, non ho mai avuto dubbi. Mio padre si fidava ciecamente di Licciardi e così le mie zie. Gli ho affidato i miei risparmi a occhi chiusi". Ma ecco che iniziano a sorgere i primi sospetti. Così continua la denuncia: "Ho cominciato a capire che c'era qualcosa di strano quando nel 1999 gli chiesi di chiudere l'investimento dei soldi di mio padre e di restituirmi i circa 300 milioni di lire. Ero convinto che non avrei trovato problemi a incassare gli assegni che avevo in mano, ma lui cominciò a chiedere rinvii, a trovare scuse. Mi convinse addirittura a fare un viaggio in Svizzera per prelevare i soldi da una banca, ma nulla. Erano viaggi a vuoto. Alle mie sollecitazioni, Licciardi prendeva tempo: firmava delle impegnative, riconoscendo il debito e dichiarandosi pronto a pagarlo a scadenze precise. Ma ad ogni scadenza, nulla. Quando ho cominciato a muovere seriamente delle rimostranze e a prospettare azioni legali ha cambiato atteggiamento nei miei confronti, ha cominciato addirittura a minacciarmi di morte, vantando amicizie nella malavita siciliana e romana. Queste minacce mi sono state mosse davanti a un testimone (di cui si fa il nome nel dossier-denuncia, ndr) e mi hanno ridotto a uno stato di grave prostrazione psico-fisica". Prosegue l'inquietante racconto di Rossi: "Quando, nel dicembre del 2001, stufo dei rinvii, ho deciso di rientrare in possesso di tutto il mio capitale, ho portato in banca gli assegni che mi erano stati dati in garanzia da Licciardi. Erano quattro assegni bancari: tre della Banca Nazionale dell'Agricoltura (agenzia 1, via Appia Nuova, Roma) e uno della Banca di Roma. L'importo complessivo era di più di due miliardi di vecchie lire, il capitale più gli interessi. Ho depositato gli assegni il 27 dicembre. Il 4 gennaio i notai Giuseppe Tarquini e Fabrizio Polidori di Roma hanno comunicato alla mia banca che gli assegni non erano incassabili: il conto della Banca Nazionale dell'Agricoltura (numero 954 t) era stato estinto alcuni anni prima, mentre sul conto del Banco di Roma non c'era sufficiente disponibilità rispetto agli importi". In pratica, "Licciardi risultava così protestato. E per me - denuncia ancora Rossi - svaniva la possibilità di rientrare in possesso dei miei soldi. Quell'investimento si è rivelato un raggiro che mi ha ridotto sul lastrico. Così mi sono deciso a sporgere denuncia". Prima ha inviato una lettera a carabinieri, polizia e magistratura; poi un dossier al tribunale vaticano e alla procura di Roma. "Lo stesso hanno fatto le mie zie - aggiunge - vittime anche loro del tranello. Io in tutto ci ho rimesso un miliardo e mezzo, che sarebbero dovuti diventare, con gli interessi promessi, due miliardi e mezzo: speriamo di avere giustizia e di tornare in possesso dei nostri capitali".
PROTAGONISTI IN CAMPO Originario di Palermo, Domenico Stefano Licciardi è emigrato a Roma circa trenta anni fa: pare che un suo parente fosse dentro la gerarchia ecclesiale. Entrò in Vaticano, nell'autoparco, come ragioniere e divenne un attivista cattolico. E' stato per molti anni uno dei fedeli più attivi della parrocchia di San Policarpo a Roma, nel quartiere di Cinecittà. "Noi lo conosciamo - racconta un sacerdote che sostituisce monsignor Antonio Antonelli, attuale parroco - ma è un po' che manca dalle attività parrocchiali. So che nel passato ha fatto catechesi e che lavora in Vaticano". "Mi sembra che un suo parente - aggiunge Giuseppe, un altro parrocchiano - sia stato parroco a Monreale, mentre un lontano cugino, che porta il nome di uno dei figli, era poliziotto, ma avrebbe avuto problemi con la giustizia". Licciardi è sposato con Ivana Ceccarelli, casalinga e ha tre figli: Settimio, macchinista delle ferrovie, Antonino, impiegato anch'egli in Vaticano, Franca, vigile urbano. La casa in cui i Licciardi abitano, a Cinecittà, è intestata a quest'ultima. La moglie di Licciardi, contattata telefonicamente dalla Voce, ha rifiutato ogni commento, ha negato ripetutamente la presenza del marito in casa. Modi decisamente più bruschi da parte dei figli Franca e Antonino, che alla richiesta di un colloquio per sentire la loro versione, hanno reagito duramente, interrompendo la comunicazione e rifiutando ogni contatto successivo. Tra le amicizie vantate da Licciardi c'è quella con monsignor Guerino Di Tora. In effetti, Di Tora è stato per anni parroco di San Policarpo, prima di passare a reggere la Basilica di Santa Cecilia a Trastevere, una delle più importanti di Roma. Di Tora è personaggio di primo piano della chiesa capitolina. Attualmente è direttore della Caritas romana, subentrato a don Luigi Di Liegro. E Di Tora è anche presidente di un fondo antiusura: si chiama "Salus Populi Romani", ha sede nella capitale, a piazza San Giovanni in Laterano, ed è nato nel 1996. Dichiara di aver esaminato quasi 1400 casi e di aver concesso crediti personali per un importo di quattro miliardi e mezzo, con l'aiuto e le garanzie di due istituti di credito convenzionati. "La fondazione è un istituto a carattere regionale per prevenire il fenomeno dell'usura - spiega un operatore - concediamo prestiti alle persone che non potendo accedere al sistema bancario finirebbero facilmente nelle mani degli strozzini. Per coloro che già si trovano sotto usura aiutiamo a trovare il percorso per uscirne". A Roma sono in funzione tre centri d'ascolto: uno di questi è proprio nella parrocchia di San Policarpo, quella dove svolgeva catechesi Licciardi. A Di Tora risulta intestato uno degli assegni circolari con cui Rossi trasferiva il capitale a Licciardi. Sarebbe stato proprio quest'ultimo a fare il nome del monsignore e a chiedere all'agente immobiliare salernitano di intestargli un assegno. Il titolo è stato rilasciato il 22 ottobre 1996 dal Monte dei Paschi di Siena, agenzia 1 di Salerno, ed è stato girato per l'incasso dallo stesso Di Tora il 24 ottobre del '96 presso il Credito Italiano, agenzia 2008 (nel dossier inviato alla Procura ci sono copie dell'assegno con la girata autografa di Di Tora). Altri assegni risultano intestati e girati per incasso alla Elemosineria apostolica, a Mario Giamboni, a Chiara Amirante (fondatrice di alcune associazioni di volontariato e molto nota a Roma per la sua attività di recupero a favore di barboni e tossicodipendenti), Francesco Vigliarolo, Mario Napoleoni. A dare il via all'investimento è stato il padre di Giovanni, Pierino Rossi, deceduto nel '91, una carriera nella burocrazia, una lunga attività anche alle prefetture di Napoli e Como (da qui l'acquisto di case in queste città). La moglie, un'anziana signora, è in vita e risiede a Roma con la figlia Patrizia, che ha sposato un imprenditore romano, Lucio Tambescia. Il prefetto Rossi avrebbe cominciato nel 1986 a dare soldi a Licciardi, sperando in un buon rendimento. Licciardi gli era stato presentato dalle sorelle, che risiedevano a Roma e dal cognato, Filippo De Iulianis, questore in pensione, altro vicino di casa di Licciardi. Anche le sorelle Rossi avrebbero tentato l'investimento, senza fortuna. Attualmente il dossier è nella mani del Tribunale vaticano, dove la pubblica accusa è retta dal cosiddetto Promotore di Giustizia, incarico ricoperto dall'avvocato marchigiano Nicola Picardi, docente universitario a Roma. Rossi si è appellato anche al cardinale Cerri, tesoriere dello Ior e alla commissione cardinalizia che ha accesso ai conti dell'Istituto. Il dossier denuncia è stato presentato anche alla Procura della repubblica di Roma, che è competente per territorio visto che Licciardi è cittadino italiano e risiede nella capitale. Spetterà a questi organismi fare luce nelle prossime settimane sull' ennesimo intrigo targato Ior, che potrebbe anche estendersi e configurare un giro d'affari più ampio, gettando nuove ombre sul rapporto tra finanza e Vaticano.
MAI DIRE IOR Dici Ior e pensi alle trame torbide della finanza degli anni Settanta e Ottanta. Monsignor Paul Marcinkus, Michele Sindona, Roberto Calvi: questi sono solo alcuni dei nomi che nella storia finanziaria italiana hanno incrociato destini e scandali con l'istituto per le opere religiose del Vaticano. Ma lo Ior emerge anche in altre inchieste giudiziarie, come quella, più recente, della Procura di Torre Annunziata su un traffico internazionale d'armi che vide coinvolti il leader nazionalista russo Vladimir Zhirinovski e l'arcivescovo di Barcellona Ricard Maria Charles. Creato nel 1941 da papa Pio XII, lo Ior è una banca senza sportelli ma con mille ramificazioni. L'unica sede è nel Vaticano: vi si accede dalla Porta di sant'Anna, una delle quattro del colonnato di Bernini. Al Cortile di san Damaso si aprono quattro ingressi, uno di questi (il cortile del Maresciallo) conduce allo Ior. I locali interni sono sobri e silenziosi, animati da giovani seminaristi che raccolgono i sussidi per studiare o da suore che depositano i risparmi per i conventi. Come in tutte le banche che si rispettino i clienti di peso vengono ricevuti all'interno, nelle stanze della direzione. L'Istituto è un organismo finanziario vaticano - secondo una definizione data dal cardinale Agostino Casaroli - ma non è una banca nel senso comune del termine. Lo Ior utilizza i servizi bancari, però l'utile non va, come nelle banche normali, agli azionisti (che nel caso dello Ior non ci sono) ma risulta a favore delle "opere di religione". A ogni cliente viene fornita una tessera di credito con un numero codificato: né nome né foto. Con questa si viene identificati: alle operazioni non si rilasciano ricevute, nessun documento contabile. Non ci sono libretti di assegni intestati allo Ior: chi li vuole dovrà appoggiarsi alla Banca di Roma, convenzionata con l'istituto vaticano. I clienti dello Ior possono essere solo esponenti del mondo ecclesiastico: ordini religiosi, diocesi, parrocchie, istituzioni e organismi cattolici, cardinali, vescovi e monsignori, laici con cittadinanza vaticana, diplomatici accreditati alla Santa Sede. A questi si aggiungono i dipendenti del Vaticano e pochissime eccezioni, selezionate con criteri non conosciuti. Il conto può essere aperto in euro o in valuta straniera: circostanza, questa, inedita rispetto alle altre banche. Aperto il conto, il cliente può ricevere o trasferire i soldi in qualsiasi momento da e verso qualsiasi banca estera. Senza alcun controllo. Per questo, negli ambienti finanziari, si dice che lo Ior è l'ideale per chi ha capitali che vuole far passare inosservati. I suoi bilanci sono noti a una cerchia ristrettissima di cardinali, qualsiasi passaggio di denaro avviene nella massima riservatezza, senza vincoli né limiti. Si racconta, tra leggenda e realtà, che quando Giovanni Paolo II, dopo lo scandalo Calvi, chiese l'elenco di tutti i correntisti dello Ior, si sentì rispondere: "spiacenti, santità, ma la riservatezza dei clienti è sacra". Lo Ior, che ha una personalità giuridica propria, è retto da un "Consiglio di soprintendenza" controllato da una Commissione di cinque cardinali: si tratta del nucleo di vigilanza. I porporati, però, non hanno generalmente alcuna competenza finanziaria. Il loro dovrebbe essere un controllo morale. Un ruolo più tecnico è svolto dal "Consiglio di amministrazione" composto di cinque laici ed un direttore generale. L'Istituto intrattiene rapporti valutari e creditizi con clienti e banche italiane, opera attivamente sul mercato finanziario internazionale, gioca in borsa, investe, raccoglie capitali; tuttavia, come istituto estero, non è sottoposto ad alcun controllo da parte delle autorità di vigilanza italiane. da carboni a pisanu Nella storia dello Ior entrano tutte le facce dell'Italia degli intrighi: oltre ai banchieri, anche faccendieri del calibro di Francesco Pazienza e Flavio Carboni. Quest'ultimo, piccolo imprenditore sardo all'epoca legato ad ambienti politici della sinistra Dc, amico di Armando Corona, repubblicano e Gran Maestro della Massoneria, socio del Gruppo editoriale l'Espresso, era bene introdotto in alcuni uffici vaticani e rappresentò il ponte tra Roberto Calvi, Vaticano e politica.
Carboni conobbe Calvi in Sardegna nel 1981 e riuscì presto a conquistare la fiducia del banchiere, mettendogli a disposizione le sue preziose conoscenze al governo, con in testa un sottosegretario, democristiano e anche lui sardo, Giuseppe Pisanu, che oggi ritroviamo, con abito nuovo, sotto le insegne di Forza Italia, a reggere il ministero dell'Interno. In quel periodo, Calvi finì in carcere, tentò il suicidio, fu condannato a quattro anni ma tornò in sella al Banco Ambrosiano fino alla misteriosa morte: fu trovato impiccato sotto il ponte dei frati neri a Londra. Caso archiviato come suicidio, ma sempre avvolto nel mistero. Fino alle clamorose dichiarazioni rilasciate un paio di mesi dai familiari del banchiere, che escludono categoricamente il suicidio e con ogni probabilità porteranno a una riapertura del caso. Così come misteriosa è la morte dell'altro "banchiere di Dio", Michele Sindona, ucciso da una tazzina di caffè avvelenato nella sua cella del carcere di Palermo. Anche Sindona, negli anni Settanta e Ottanta, ha avuto strettissimi rapporti con lo Ior e il Vaticano. Il banchiere avrebbe conosciuto Paolo VI fin da quando questi era arcivescovo di Milano e sarebbe entrato nelle sue grazie fino a ricoprire un ruolo (ovviamente occulto) di primo piano allo Ior: il suo compito sarebbe stato quello di mettere a frutto tutte le sue conoscenze del mondo della finanza internazionale per trasformare lo Ior in un istituto capace di muoversi agevolmente nelle speculazioni borsistiche. Pare che Sindona abbia adempiuto a tale compito senza andare troppo per il sottile: e così sarebbero entrati nelle casse vaticane soldi senza colore e senza odore, provenienti da tutte le parti del mondo. GLI AFFARI DI TOTO' "Licio Gelli investiva il denaro dei Corleonesi di Totò Riina nella banca del Vaticano". A dirlo non è una persona qualsiasi. È Francesco Marino Mannoia, pentito di mafia in tempi non sospetti. Ruppe gli indugi nel 1984, uno tra i primi con Masino Buscetta. Mannoia era uomo di fiducia di Stefano Bontate, ucciso per mano di sicari di Riina. Dopo l'omicidio di Bontate, Mannoia cercò il giudice Giovanni Falcone e cominciò a raccontare Cosa Nostra. La sua testimonianza fu preziosa nel primo maxi processo. Grazie a Mannoia alcuni boss vennero condannati all'ergastolo. Quando Mannoia è stato chiamato, alcuni mesi fa, a deporre in video-conferenza dagli Stati Uniti, nell'ambito del processo a Marcello Dell'Utri, ha rivelato che "i soldi della mafia sono finiti per anni nelle casse dello Ior, che garantiva investimenti e discrezione". Ovviamente era necessario un tramite, che per Mannoia era diverso a seconda dei rami della mafia siciliana. Secondo il pentito, i Madonìa erano in affari con Sindona, Riina con Gelli: uguale la destinazione dei capitali. Mannoia, nella sua ricostruzione va oltre e dice: "Quando il Papa venne in Sicilia e pronunciò un discorso duro contro la mafia, scomunicando i mafiosi, i boss si risentirono soprattutto perché portavano i loro soldi in Vaticano. Da qui nacque la decisione di far esplodere due autobombe davanti a due chiese a Roma". Vera o fantasiosa che sia l'ultima parte della dichiarazione (non esistono riscontri giudiziari), resta il fatto che ancora una volta lo Ior fa la sua comparsa sulla cronaca accoppiato a una trama oscura. PS: sono una provocatrice atea -- dimenticatevi quello che ho scritto
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Dove andrà a finire l'economia dei ricchi?
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totó Saturday, May. 17, 2003 at 3:22 PM |
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Dove andrà a finire l'economia dei ricchi? di Domenico De Simone, ed. Malatempora http://www.malatempora.com ISBN: 88-8425-104-4, € 9, pagine 93
Un'altra grande provocazione del controeconomista italiano che ha sostenuto la necessità del "reddito universale" di un milione al mese per tutti, tassando i ricchi (tobin tax ed oltre) per dare ai poveri, ai precari, ma anche agli altri, cioè a tutti: "Un milione al mese a tutti subito". Libro superdiscusso, che ha dato il via a progetti di legge a Camera e Senato, che ha trovato 60mila firme per la legge popolare, libro cult di cui questo testo è la naturale prosecuzione. L'economia è avviata su una china pericolosa quanto stupida, inconsistente quanto miope, accecata da un profitto immediato paracriminale, alla conquista di ogni spazio del sociale e verso una deriva di "soldi di carta", con una tassazione idiota e poliziesca al seguito di una tecnologia che si fa dottrina. Il ritratto vero dell'economia di oggi, e di domani, nella sua folle corsa verso il nulla.
http://www.disinformazione.it/recensioni.htm
NOMI & COGNOMI SULLA VOCE DI MAGGIO 2002 ACERBIS Francesco 52 ADDONA Giuseppe 17 AGNESE Walter 26 ALBANO Enzo 11 ALEMANNO Gianni 22 ALFANO Ciro 16 ALFANO Gioacchino 22 ALI' Mad 29 ALOIS Gianfranco 20 ALTAMURA Mario 8 ALTIERI Francesco 8 ALTIERI Giovanni 8 AMBROSIO Antonio 16 AMENDOLA Alfonso 61 AMODEO Giuseppe 6 ANDRIA Carlo 18 ANDRIA Genè 18 ANGUILLESI Roberta 54 ANNUNZIATA Gaetano 26 ANNUNZIATA Lucia 56 ANZALONE Luigi 16 ARGENTINO Giovanni 8 ASFALDO Brunella 16 ASTRADA Walter 52 AURICCHIO Mario 16 AURICCHIO Vincenzo 12 BALENA Isabella 52 BARBIERI Antonio 22 BARRA Giuseppe 16 BATA' Alfonso 9 BATA' Antonella 9 BATTISTI Lucio 56 BENIGNI Generoso 20 BERLUSCONI Silvio 19 20 63 BIANCO Enzo 25 BIANCO Gerardo 19 BOCCALONE Nicola 23 BOCCHETTI Nino 14 BOCCHINO Italo 12 BOFFA Giovanna 23 BONIFACIO Antonio 16 BONITO OLIVA Achille 59 BORRELLI Francesco E. 29 BORRELLI Francesco S. 54 BORRIELLO Ciro 22 BOSSI Umberto 24 BOTTIGLIERI Donatella 55 BRANDI Giuseppe 16 BRAUCCI Maurizio 60 BRIZZI Francesco 26 BULZONI Aldo 18 CABIB Eugenio 20 CALABRESE Vincenzo 18 CALVI Guido 27 CALZONE Carmine 23 CAMPOPIANO Maurizio 8 CAPALDO Annamaria 20 CAPALDO Antonio 20 CAPALDO Gerardo 19 CAPALDO Giampaolo 20 CAPALDO Pellegrino 19 CAPALDO Sergio 20 CAPEZZONE Roberto 22 CAPODANNO Giovanni 18 CAPONNETTO Antonino 54 CAPUANO Antonio 22 CARDONE Andrea 23 CARPINELLI Ugo 18 CARUOCCIOLO Angelita 28 CASARINI Luca 11 CASAZZA Giuseppe 17 CASCINI Francesco 10 CASILLO Ivan 16 CASTELLANO Mario 10 CASTELLI Roberto 11 CECCARELLI Sandra 61 CECERE Angelo 16 CECERI Chicco 18 CENNICOLA Amedeo 17 CERBONE Angelo 8 CHIANESE Cipriano 28 CHIAPPETTA Francesca 8 CIAMPI Rosalinda 17 CIANCIO Luigi 31 CIARAMELLA Domenico 17 CIAVOLINO Valerio 16 CIOPPA Carmine 20 CIRIELLO Giacomo 23 CIROCCO Maria 17 CITO Francesco 52 CLEMENTE Carlo 23 COLAVOLPE Elio 52 CORBELLI Giorgio 57 CORDERO DI M.63Luca 20 CORDOVA Agostino 11 COSSIGA Francesco 20 COSTA Massimo 12 COZZOLINO Federico 9 CRI CRI Eugenio 10 CROCE Benedetto 62 CRUDELE Pierluigi 20 COCUZZA Michele 16 CUTOLO Antonio 16 D'ALEMA Massimo 54 D'ALESSANDRO Sandro 23 D'AMBROSIO Carmela 17 D'AMBROSIO Mario 17 D'AMORE Mariano 18 D'ANTONIO Peppe 61 D'ELIA Maurizio 32 DE CECIO Sergio 23 DE CHIARA Aniello 19 DE CICCO Rosaria 61 DE DOMENICO Enzo 55 DE FLAVIIS Ugo 16 DE FRANCISCIS Sandro 18 DE GENNARO Gianni 10 DE IESO Mauro 23 DE LIBERO Emanuele 23 DE LORENZO Francesco 10 14 DE LUCA Enzo 19 DE LUCIA Vezio 14 DE MARIA Antonio 17 DE MICHELE Carlo 18 DE MITA Ciriaco 16 19 DE NICOLA Fiore 18 DE SILVA Diego 60 DE SIMONE Alberta 19 DE SIMONE Gaetano 51 DE STASIO Rosetta 23 DE VINCO Andrea 20 DEL BOCA Lorenzo 28 DEL CASTILLO Luciano 52 DEL GAUDIO Marco 10 DELLA RATTA A. Mario 23 DELLA ROCCA Nunziante 8 DELLA SALA Vitaliano 5 63 DI BIANCO Colomba 16 DI CAPUA Gaetano 6 DI CAPUA Mario 7 DI FALCO Agostino 13 DI FLORIO Vincenzo 6 DI GIOVANNI Angelo 16 DI LONARDO Raffaele 17 DI MAIO Gabriele 6 DI MARINO Bruno 61 DI NARDO Nello 16 DI NARDO Rocco 16 DI PESO Franco 64 DI SABATO Franco 9 DI VITO Aldo 18 DI VITO Antonio 8 DONNARUMMA Gregorio 16 DURACCIO Antonio 16 ECO Umberto 28 ERCOLINO Maurizio 20 ESPOSITO Giuseppe 32 FALATO Carlo 17 FALCO Luigi 18 FALLACI Oriana 26 FATIGATI Gennaro 29 FENIZIA Mariano 29 FERRARA Gennaro 20 FERRARA Luciano 52 FERRARA Raffaele 18 FIORE Giorgio 20 FIORE Roberto 20 FIORELLO Rosario 63 FO Jacopo 54 FOGLIA Giuseppe 8 FOSCHINI Antonio 17 FOSCHINI Vincenzo 23 FRASCA Domenico 32 FRAZZI Andrea 60 FRAZZI Antonio 60 FROJO Arturo 10 GALDIERI Salvatore 16 GAMBINO Alberico 18 GARGANI Giuseppe 19 GARGANI Giuseppe 20 GAROFANO Enrico 18 GASPARIN Giuseppe 18 GASPARRI Maurizio 22 24 55 GATTO Mario 18 GAVA Antonio 10 GELOTTO Salvatore 8 GIORDANO Luca 9 GIORDANO Michele 26 GRADOGNA Giorgio 64 GRANATI Simona 52 GRASSO Pietro 5 GRAZIANO Nicola 18 GRECO Ubaldo 18 GRECO Vincenzo Maria 13 GRIMALDI Lucio 32 GUARINO Antonio 16 HUE Robert 30 IADARESTA Erminia 64 IADICICCO Giuseppe 23 IALEGGIO Marco 23 IANNUCCILLI Sergio 22 IASELLI Isabella 11 IAVARONE Tommaso 12 IAVAZZO Giuseppe 18 IMPASTATO Peppino 64 IZZO Mino 22 IZZO Nicola 10 JOSPIN Lionel 30 KIAROSTAMI Abbas 61 KOUDELKA Josef 52 LA RUFFA Cristiano 52 LA RUSSA Ignazio 22 63 LAGUILLER Arlette 30 LAMBIASE Sergio 56 LANZETTA Peppe 61 LATELLA Maria 28 LEONE Tommaso 10 LEPORE Cosimo 23 LETTIERI Eugenio 16 LICASTRO Anna 8 LIGNELLI Pasquale 64 LIGNOLA Pietro 10 LIGUORI Alfredo 18 LO MASTRO Ciro 23 LO SCHIAVO Ugo 8 LUNA Daniel 52 MAFFEI Mario 14 MAFFEI Massima 16 MAGGIONI Bruno 14 MAGGIONI Vincenzo 14 MANCINO Nicola 19 MANCUSO Filippo 19 MANCUSO Paolo 10 MANGANELLI Antonio 11 MANZO Ciro 11 MARANI Ugo 14 MARASCO Eugenio 8 MARCHI Vanna 59 MARCHINI Alfio 12 MARSIGLIA Ugo 9 MARTINI Ettore 23 MARTUCCI Allfonso 11 MARTUSCIELLO Antonio 22 MARTUSCIELLO Fulvio 22 MASCIA Nello 61 MASTELLA Clemente 16 MAZZIOTTI Gerardo 14 METZSTEIN Saul 61 MICHELI Otello 8 MOLA Gennaro 14 MONTE Luana MONTESI Stefano 52 MORATTI Letizia 29 MORELLI Giovanni 17 MORETTI Nanni 28 MORETTI Nicola 16 MORRA Eduardo 11 MUSELLA Aldo 8 MUSTILLI Mario 20 NARDONE Carmine 23 NARRARO Giovambattista 23 56 NICOLAIS Luigi 29 NIZZOLI Luca 52 ORIGO Pasquale 8 ORLANDO Nazzareno 23 OSPITE Claudio 14 PACE Arturo 8 PAGANO Maria Grazia 27 PAGLIARA Nicola 23 PALLADINO Rocco Flavio 17 PALMIERI Fiore 17 PANDOLFI Nunzio 11 PANE Giulio 13 PANZA Floriano 17 PAOLUCCI Federico 22 PAONE Salvatore 8 PARLATO Antonio 28 PASCALE Antonio 60 PASCONE Giovanni 14 PECORARO A. Maria 7 PECORARO Francesco 32 PECORARO Gennaro 7 PEDRINI Omar 61 PELLECCHIA Samuele 52 PERROTTA Pellegrino 23 PERSICO Giovanni 13 PERUGINI Giuseppe 17 PESSAH Mariana 52 PETRELLA Claudio 55 PETRUCCIANO Fernando 23 PEZZELLA Antonio 13 PIGNA Domizio 17 PIGNA Filippo 17 PIRO Sergio 55 PIRRO Antonio 17 PISANI Angelo 10 PISANI Gianni 14 POMICINO CIRINO Paolo 13 POOLE Gordon 64 PRINCIPE Guido 23 PUNZO Giovanni 20 RASTRELLI Antonio 10 RASTRELLI Sergio 10 RAUCCI Rino 16 RAVERA Lidia 60 REGA Carmela 19 RICCARDI Ferdinando 16 RICCIARDI Luca 23 RISI Marco 61 ROMANO Antonio 18 ROMANO Salvatore 8 ROMITI Cesare 20 ROSI Massimo 14 ROSSI Aldo Loris 14 ROSSI Fernando 6 RUGGIERO Ermelinda 9 RUSHDIE Salman 26 SACCA' Agostino 28 SAGLIETTI Ivo 52 SALVATO Ersilia 16 SANTAMARIA Gennaro 23 SANTANGELO Sabatino 14 SANTESE Renato 18 SANTORO Michele 16 36 SANTULLI Paolo 18 SANTULLI Raffaele 18 SAVIOTTI Pietro 13 SBRIZZI Salvatore 14 SCAGLIONE Fulvio 26 SCARINZI Mario 17 SCARINZI Raffaele 17 SCARPA Tiziano 60 SCATENI Luciano 11 SCHIFONE Luciano 13 SCIORTINO Antonio 26 SEBASTIANELLI Gabriele 17 SEBASTIANO Donato 17 SELVATICO ESTENSE U. 12 SERRA Paolo 18 SERVILLO Tony 61 SGARBI Vittorio 14 58 SICA Enzo 14 SIMIELE Antonio 17 SIMONCELLI Federico 18 SIMPATICO Sergio 11 SIOLI Mauro 52 SOLE Filomena 16 SOLIMENE Carlo 11 SORDI Alberto 61 SORRENTINO Paolo 61 STABILE Giuseppe 17 STORACE Francesco 22 SUPPA Rosa 18 TARTAGLIA Antonietta 16 TELESE Luigi 16 TERRACCIANO Bruno 16 TESTA Cosimo 17 TIROZZI Nicola 17 TOMA Stefano 55 TOMASETTI Antonio 19 TONINELLI Giovanbattista 28 TORRE Andrea 18 TORRE Gerardo 18 TOSATTO Alessandro 52 TRAMONTANO Giovanni 8 TRIMARCO Angelo 32 TRUPIANO Vittorio 11 VACCA Marco 52 VACCARO Lillo 18 VALENTINI Francesco 51 VARESI Paolo 11 VASSALLO Alberico 16 VELARDI Claudio 28 VERACE Ubaldo 18 VERDE Giovanni 6 VERNA Carlo 27 VERRILLO Salvatore 23 VESPA Bruno 16 63 VIESPOLI Pasquale 22 VILLANI Alberico 16 VOLPE Antonio 17 WALTHER Connie 61 WANDERLING Attilio 52 ZAMPIELLO Giuseppina 17 ZAPPALA' Aldo 56 ZARA Fernando 18 ZARRELLI Mario 8 ZUNINO Luigi 12
http://www.lavocedellacampania.it/indice_maggio_2002.htm
www.lavocedellacampania.it/index.htm
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MILIARDI ALLA SETTIMA
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ANDREA CINQUEGRANI Saturday, May. 17, 2003 at 3:25 PM |
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Fallimentare, è' in arrivo il ciclone. Dopo un lungo, tormentato percorso, sta per giungere in dirittura d'arrivo l'inchiesta choc sulle gestioni allegre, ad inizio anni novanta, alla settima sezione civile del tribunale di Napoli. Dopo minuziose indagini affidate alla procura di Salerno (pm Gabriele Di Maio e Vincenzo Di Florio), i fascicoli sono poi passati alla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli. Il sostituto della Dda, Giuseppe Amodeo, ha concluso le indagini preliminari il 24 ottobre scorso (e a partire da quella data è iniziato l'invio della comunicazione di "chiuse indagini"). Ora - a brevissimo termine, secondo indiscrezioni che filtrano in tribunale - dovrebbero scattare i rinvii a giudizio. Per un preciso diritto-dovere di cronaca, la Voce ha deciso di pubblicare l'elenco completo dei 124 indagati e di ricostruire per sommi capi l'intricatissima vicenda. Sottolineiamo: si tratta di "indagati", e solo la sede naturale, quella del processo, potrà chiarire ruoli e responsabilità. "Molti personaggi coinvolti - commentano alla settima - sono anche avvocati di fama, inquisiti perché non avrebbero controllato, in veste di curatori, quello che succedeva realmente nei casi contestati. Con ogni probabilità verranno assolti, perché si dimostrerà che non ci hanno guadagnato niente". Oppure si finirà in prescrizione, come è appena successo per i tantissimi imputati nel maxi processo della Tangentopoli post sisma: "un processo già morto prima di cominciare - commentano alcuni in Procura - non solo per via delle ormai rituali prescrizioni, ma perché era stato mal istruito, era facilmente attaccabile, con capi d'imputazione spesso e volentieri sbagliati". Succederà lo stesso al fascicolo bollente sulla settima? Una sezione che più travagliata non potrebbe essere, da sempre al centro di polemiche e sospetti. Veleni sfociati già in un processo, da poche settimane chiuso a Salerno con l'assoluzione per alcuni magistrati (in questo caso, invece, non risulta inquisita alcuna toga). "Una fallimentare che non riesce a trovare mai pace - commenta un avvocato che ha deciso di abbandonare il dorato ma pericoloso campo delle curatele - alle prese con bubboni come i clamorosi crac De Asmundis, Ambrosio e, dulcis in fundo, la patata bollente del Calcio Napoli. Aste fallimentari e gestione dei patrimoni delle società soggette a curatela sono da sempre terreni minati qui a Napoli. E' quasi impossibile, in una realtà come questa, sottrarre al controllo di certi gruppi degli affari spesso miliardari". "Negli ultimi tempi la gestione è comunque migliorata - sostiene un altro giovane curatore - e l'andazzo di quegli anni oggi sotto inchiesta è ben lontano. Comunque, è molto più facile essere efficienti e trasparenti in tribunali di più piccole dimensioni, come succede, per fare un solo esempio, a Monza, dove non esiste alcun arretrato sul versante delle vendite immobiliari, fatto che qui sembra un puro miraggio". Ma vediamo cosa sono stati capaci di combinare alla settima in quei "magici" anni novanta. La scena sembra cucita su misura per Totò: eccolo in giacchetta e cravatta alla scrivania, pronto a smistare pratiche e fascicoli. Un vero capo (si scoprirà poi che non aveva alcun ruolo alla fallimentare), ascoltatissimo da avvocati, commercialisti, magistrati, amico di tutti. Si chiama Gaetano Di Capua. Vediamolo dunque in azione con la sua "band".
nei paradisi di guadalupe Partiamo dal capo della band, il sessantacinquenne Gaetano, porticese di nascita e ormai guadalupese d'adozione. Sì, perché i suoi orizzonti si sono da tempo allargati ai paradisi - finanziari e naturalistici - tropicali, con spiccata predilezione per l'isola di Guadalupe, uno dei protettorati francesi più a la page (vi vedremo prima o poi lo sbarco d'un Le Pen?). Uno tutto d'un pezzo, Di Capua, capace di attribuirsi ogni responsabilità, da autentico parafulmine. Davanti ai magistrati che l'hanno interrogato - i pm salernitani Gabriele Di Maio e Vincenzo Florio - ha sempre ribadito: "Sono l'unico responsabile di quello che è accaduto, insieme ai dipendenti del Banco di Napoli". E poi: "La mia famiglia non c'entra. Mia moglie e mio figlio sono delle vittime, pagano le conseguenze dei miei errori. Facevo firmare assegni in bianco a mia moglie e lei eseguiva. Poveretta, era all'oscuro di tutto quello che combinavo. E anche mio figlio". Le performance di Nino 'o ragioniere sono da vero Guinness dei primati. Avrebbe infatti incamerato illecitamente decine e decine di miliardi, una parte da "solo", una parte in combutta con altri. Ammonta a quasi 20 miliardi, ad esempio, il bottino ricavato sottraendo danaro dai depositi fallimentari delle più svariate aziende oggetto delle sue "premurose" curatele. Fra le sigle più saccheggiate (cioè oltre mezzo miliardo) spiccano World Skin (794 milioni), Cantina sociale isola Verde (664 milioni), Costelmetal spa (768 milioni), Bausano Armando (703 milioni), Contimer spa (534 milioni), Tiosana srl (899 milioni), Borghese Carlo (509 milioni), Leggero Giovanni ("alleggerito" di 800 milioni), Cartoni Liri (1 miliardo 16 milioni). Eccoci, poi, ad alcune acrobatiche variazioni sul tema: sono centinaia e centinaia, infatti, i milioni prelevati con estrema disinvoltura dai "depositi intestati a procedure fallimentari", mediante il ricorso a distinte bancarie false: anche stavolta decine e decine le ditte "vampirizzate", con il top per la Costelmetal, cui in un sol colpo l'abile prestigiatore Nino ha fatto sparire a Natale '91 un miliardo e 77 milioni. Siamo solo all'inizio, ed eccoci ai vaglia cambiari, che grazie alle solite firme di girata apocrife si sono trasformati per anni in danaro sonante: in questo caso le cifre delle centinaia di operazioni truffaldine portate a termine variano dal minino di un milione - tanto per comprare caffè e sigarette - al massimo di 99 milioni e rotti (tanto per stare sotto il tetto dei cento), come succede ad esempio nel caso della Finard Sud, una società a responsabilità limitata che un bel giorno, il 14 marzo 1989, si è trovata con 99 milioni 750 mila lire in meno; o nel caso della prediletta Cantina Isola Verde, che il 29 agosto '90 ha visto sparire 99 milioni 285 mila lire (lo stesso giorno, però, l'imperturbabile Di Capua, verosimilmente per fronteggiare le spese di fine estate, cambiava altri "miracolosi" vaglia, addirittura cinque, per una settantina di milioni ancora!). Una valanga, poi, le operazioni messe a segno con la fattiva collaborazione di dirigenti e funzionari dell'agenzia 39 del Banco di Napoli, il vero cuore pulsante per quelle scorribande. "Le più varie - spiegano in via Toledo, sede dell'ormai San Paolo, divenuto tale proprio a seguito dei saccheggi subiti negli anni dai tanti predoni di turno - e tutte all'insegna del falso: dalle false distinte di prelevamento, alle false distinte per la richiesta di emissione di vaglia cambiario, alle false schede di accensione dei depositi, alle false autorizzazioni di prelievo". Anna Maria Pecoraro, consorte di Gaetano Di Capua, fa segnare la sua presenza nel team fallimentare di Edilmec srl e Cartoni Liri snc, mentre il figlio Mario è curatore nelle procedute targate Edil Impianti e De Nicola Elvira. Il cognato, Gennaro Pecoraro, ha invece preso a cura le sorti di un'altra ditta, Finicelli Vitale: penalista, studio in via San Pasquale a Napoli, è finito nelle maglie dell'inchiesta; nelle battute iniziali risultava anche fra i legali di Nino 'o ragioniere, insieme al collega Celestino Gentile. Eccoci agli altri componenti della band, ossia gli "associati allo studio professionale Di Capua Gennaro". I quali - nell'intricatissima geografia della truffa made in settima - sono stati a loro volta protagonisti di operazioni sia "in proprio" che in "sinergia" col capo o con i canonici, solerti funzionari della 39. Numero uno, Salvatore Gelotto, "persona di fiducia e fedele collaboratore di Di Capua, compartecipe alle attività di gestione dei flussi finanziari provenienti dallo svolgimento delle procedure fallimentari attivate innanzi al tribunale civile di Napoli, persona addetta a compiere, per conto di lui, operazioni bancarie, a fargli da autista, da fattorino e da testa di legno per l'intestazione di conti correnti bancari e libretti al portatore". Quasi 5 i miliardi rastrellati da Gelotto in proprio, centinaia le "imprese" portate a compimento con gli altri "partner": fra le sue vittime preferite Tiosana srl, alleggerita ad esempio in un sol colpo di 733 milioni, poi di oltre mezzo miliardo nel breve volgere di tre mesi, da dicembre '93 a marzo '94, quindi bersagliata da vaglia cambiari fasulli per circa 150 milioni nel trimestre successivo. Seguono poi gli altri "fedelissimi". A cominciare dai fratelli Altieri, Francesco e Giovanni, porticesi, destinati a seguire le vorticose movimentazioni finanziarie di casa Di Capua nei paradisi fiscali. Altre teste di legno, altri prestanome, titolari di conti correnti Italia / estero, come risulta da un conto acceso all'agenzia di Torre del Greco del Banco di Napoli, dal quale "emergono sia numerosi versamenti di vaglia cambiari provenienti dai depositi fallimentari di cui si occupava Di Capua, che molteplici operazioni Italia/estero intrattenute con una banca con sede in Guadalupe". Francesco, dal canto suo, risulta "socio di Di Capua nella gestione di una società in Guadalupe, denominata Jerry Plastique, con funzioni di direttore commerciale": un lavoro che lo assorbe davvero molto, visto che ha pensato bene di trasferire la sua residenza dal comune più "denso" del mondo, Portici, alle oceaniche solitudini di La Presqu ile Marine, a un tiro di schioppo da Point a Pitre, la perla di Guadalupe. Eccoci quindi alla segretaria di fiducia, la bruna e procace Francesca Chiappetta, trentaquattenne, napoletana, residente a San Giovanni Rotondo. Ha assistito taumaturgicamente - è il caso di dirlo - diversi curatori in svariate procedure fallimentari. Passiamo quindi agli "affiliati" di studio: come ad esempio Nunziante Della Rocca, che ha anche un suo autonomo studio in via Vespucci; Eugenio Marasco (che risulta contitolare dello stesso studio Di Capua, e in prima linea nei fallimenti Salfa, Porcellane Capodimonte, Fratelli Zanniello, Cartoni Liri, Tiosana, Finicelli Vitale, Campopiano Carlo, Borghese Carlo); e poi Aldo Musella (primattore nelle curatele Oran Sud e Salpel), l'avvocato Salvatore Romano (altro porticese doc), Otello Micheli da Fabriano, Antonio Di Vito. Sul fronte dei collaboratori "esterni" - si fa per dire - un'altra formazione più che compatta, quella dell'agenzia 39. Eccone i componenti: Giuseppe Foglia, Giovanni Argentino, Ugo Lo Schiavo, Carmine Laurini (è deceduto), Anna Licastro, Salvatore Paone.
DOTT, PROC, RAG & AVV Secondo il più classico dei copioni danteschi, passiamo agli altri gironi. Ed eccoci ai professionisti più "vicini" al ragionier Nino. Partiamo da Mario Altamura, civilista con studio in via Toledo e abitazione alle rampe di Sant'Antonio a Posillipo, difeso dal penalista Mario Zarrelli, storico grande accusatore dei magistrati della fallimentare (in passato a curare le sorti legali di Altamura aveva provveduto anche l'eclettico Angelo Cerbone, anni fa protagonista di filippiche contro i vertici del tribunale di Napoli e dello Stato). Il suo nome fa capolino nei fallimenti Fap Sud e Immobiliare S.Antonio. Passiamo a Pasquale Origo, che si alterna fra la dimora sorrentina, in quel di Sant'Agnello, e lo studio di via Sanfelice: per le sue mani sono passate le procedure targate Cartoni Liri, Immobiliare San Martino, Suolificio Cretella, Span spa e La Cima spa, un fallimento che per il calibro dei protagonisti in campo, dalla massoneria alla banda della Magliana, ha fatto epoca. E' poi la volta di Giovanni Tramontano, nel cui pedigree di commercialista fanno capolino le curatele di svariate aziende: Plastofer, Cooperativa Con.Agri, Inter World Trade, Finard Sud, Cartotecnica Santa Lucia, Campopiano Carlo, Giocondo Ciro; e poi ancora, Società italiana navigazione, Telefonica Sud, Mi.Me.Fe., Ingegno Carlo, Porcellane di Capodimonte, Borghese Carlo, Sensazioni Moda, Tiosana, Delta Sud, Costelmetal, Calzaturificio Gianfusco. Secondo la minuziosa ricostruzione degli inquirenti, il bottino personale realizzato soprattutto mediante "prelievi illeciti" dalle casse delle procedure fallimentari, sfiora i 700 milioni. Torniamo a Portici in compagnia di Arturo Pace, un ragioniere che si è rimboccato le classiche maniche come "coadiutore di fatto dei fallimenti e collaboratore dei curatori": al suo attivo le pratiche Geris, Fratelli Trancone, Suolificio Cretella. Scendiamo, infine, all'ultimo livello. Ovvero a quella folla di avvocati - anche di grido - commercialisti affermati o semplici ragionieri, procuratori & C. che figurano nel maxi elenco di indagati dalla Procura di Napoli per la Di Capua story. Eccone alcuni, in rapida carrellata. Fra gli avvocati spicca il nome di Giovanni Verde, vice presidente del Csm, cattolico, area Ppi. Viene tirato in ballo dal pm Amodeo, perché "nella sua qualità di curatore del fallimento Se.c.r.a. srl e pertanto di pubblico ufficiale titolare, in quanto amministratore del patrimonio fallimentare, di una posizione di protezione e di controllo sul predetto patrimonio, in violazione del principio d'intrasmissibilità delle funzioni di curatore, delegando illegittimamente a un soggetto estraneo alla cerchia dei garanti espressamente indicati dalla legge - Di Capua Gaetano - l'amministrazione del patrimonio fallimentare, abdicando sostanzialmente e volontariamente alle proprie funzioni e omettendo di vigilare sulla predetta illegittima attribuzione di funzioni, non impediva l'evento, che aveva l'obbligo d'impedire, dei reati di falso, peculato, interesse privato negli atti del fallimento commessi dal Di Capua e dai suoi concorrenti in relazione alla predetta procedura fallimentare". Altro nome di "grido", quello di Fernando Rossi, uno dei principi del foro, ovvero il vip fra gli avvocati dei pentiti. Studio in via Morghen, nel cuore del Vomero a Napoli, residente a Forio d'Ischia, Rossi fa capolino fra le carte del fallimento Bausano Armando. "Una procedura piccola piccola - commentano in Procura - pinzellacchere per uno come lui abituato a parcelle da centinaia di milioni. Ma c'è da chiedersi, perché mai un penalista abituato a ben altre vicende processuali si occupa anche di fallimenti?". Terra di toghe, quella ischitana. E sempre a Forio ha impiantato la sua residenza un altro civilista di peso, il milanese Alfonso Batà, che insieme alla figlia Antonella ha curato diverse procedure, poi passate alle premurose "attenzioni" del ragionier Nino: F.i.n. spa,. Vetrò Domenico, Giosuè srl, Garofalo Gennaro. Altro pezzo da novanta di codici & pandette coinvolto nelle indagini della Procura partenopea è poi Franco Di Sabato, docente universitario, vip del diritto amministrativo, gettonatissimo in materia arbitrale. A creargli grattacapi è il fallimento Ottieri Oreto, con i medesimi capi d'imputazione che riguardano Verde e altri indagati eccellenti. Da un'isola all'altra, sbarchiamo a Capri, ove ha fissato dimora l'avvocato Luca Giordano. Le preoccupazioni, per lui, derivano da un fascicolo fallimentare, quello relativo alla Cantina sociale Isola verde. Una sola pratica, riguardante il fallimento della Fratelli Argentino snc, anche per Maurizio Campopiano, studio professionale a un passo da piazza Dante, un fratello docente di diritto commerciale. Anche la moglie e collega, Ermelinda Ruggiero - figlia dell'ex cancelliere capo del tribunale di Napoli - è tra gli indagati, per via della curatela Truppo Stefano. Studio in via Orsini, a un passo da Santa Lucia, per altri due civilisti: Ugo Marsiglia, alle prese con i fallimenti Sport Center srl e Contimer spa; e Federico Cozzolino, collegato ad un fascicolo di nome Severino Michele.
Tutti gli indagati nome per nome ALTAMURA Mario 01.02.1939 ALTIERI Francesco 29.03.1944 ALTIERI Giovanni 04.11.1939 ANNIBALE Giuseppe 12.06.1958 ARGENTINO Giovanni 25.11.1944 ARPAIA Alfredo 27.02.1922
BARBARO Pasquale 25.09.1935 BATA' Alfonso 01.01.1926 BATA' Antonella 23.04.1956 BELMONTE Guido 24.07.1927 BIFULCO Alfonso 24.09.1953 BILE Lucio 18.06.1949 BIONDI Alessandro 14.10.1946 BUONOCORE Michele 27.10.1949
CAMPOBASSO Maurizio 11.10.1940 CAPOZZI Enrico 22.06.1929 CAPRIOLI Luigi 09.07.1941 CASUSCELLI Raffaele 01.02.1946 CATAPANO Ferdinando 19.05.1951 CHIAPPETTA Cesare 19.03.1939 (D) CHIAPPETTA Francesca 21.09.1968 CHIAPPETTA Giovanni 14.11.1969 CIANNIELLO Alfonso 14.01.1931 CIARAMELLA Roberto 01.05.1925 CICCARELLI Gennaro 25.09.1955 COCORULLO Pio 01.12.1921 CONVERTI Claudio 22.03.1924 CORBISIERO Antonio 09.05.1932 CORCIULO Maurizio 26.05.1963 COSTANZO Sosio 28.09.1954 COZZOLINO Federico 10.12.1942 CRISCI Antonio 13.06.1949 CUNDARI Antonio 21.01.1925 CUOMO Diego 26.01.1950
D'ALESSANDRO Aristide 25.03.1951 DANIELE Francesco 24.08.1950 DE CATO Antonio 16.12.1944 DEL GAUDIO Gaetano 19.06.1956 DELLA ROCCA Nunziante 16.04.1930 DE PALMA Luigi 20.01.1936 DE SIMONE Gaetano 11.07.1936 DI CAPUA Gaetano 08.10.1936 DI CAPUA Mario 29.01.1968 DI CRISCIO Michele 11.08.1930 DI MARTINO Paolo 22.08.1939 DI SABATO Franco 17.08.1933 DI VITO Antonio 10.01.1928
ESPOSITO Eraldo 08.10.1930 FAVA Livia 14.05.1965 FERRARO Sandro 07.05.1942 FERRERO Annamaria 23.05.1957 FOGLIA Giuseppe 27.02.1945 FRANCO Martino 09.09.1943 FRENDA Salvatore 18.02.1947
GALLI Giovanni 08.06.1929 GALLIFUOCO Ettore 17.06.1945 GARGANO Giovanni 12.03.1944 GARGIULO Alessandro 24.12.1950 GARGIULO Antonino 01.12.1930 (D) GASPARRO Francesco 17.08.1944 GELOTTO Salvatore 21.11.1941 GENTILE Carlo 06.09.1947 GIARDULLI Stefania 18.12.1971 GIORDANO Luca 22.12.1921 GREGORIO Valeria 08.10.1969 GRIECO Bruno 21.04.1942 GRISOLIA Renato 12.08.1941 GUARINO Renato 06.05.1918 (D) IMPARATO Pellegrino 22.01.1942
LAURINI Carmine 10.06.1931 (D) LENCI Diego 15.03.1931 LICASTRO Anna 10.11.1951 LO SCHIAVO Ugo 16.09.1957 LUISE Ciro 21.06.1964 LUPOLI Andrea 24.01.1935
MANFREDONIA Faustino 20.04.1952 MANZILLI Mario 06.10.1946 MANZO Giuseppe 03.07.1932 MARASCO Eugenio 06.09.1947 MARCHITELLI Pasquale 06.02.1948 MARSELLA Luigi 28.10.1955 MARSIGLIA Ugo 09.08.1922 MAURIELLO Aldo 20.01.1947 MICHELI Otello 31.01.1939 MILONE Vincenzo 14.04.1922 (D) MORRONE Vincenzo 18.06.1960 MUROLO LANDI Oscar 13.10.1947 MUROLO Paolo 26.07.1938 MUSELLA Aldo 06.07.1950 MUSTILLI Mario 15.08.1959
NAPOLITANO Pietro 27.09.1934 NASELLO Giuseppe 10.04.1933 NICOLELLA Giovanni 08.06.1934 ORIGO Pasquale 17.05.1936
PACE Arturo 18.12.1954 PAONE Salvatore 06.08.1946 PECORARO Annamaria 13.10.1942 PECORARO Gennaro 06.06.1957 PELLONE Alberto 20.06.1936 PENTA Paolo 29.01.1943 PERASOLE Armando 08.05.1930 PIROZZI Giampietro 20.07.1955 PISANI Agostino 23.12.1940 PITOCCHI Nicola 01.05.1959 PRIORE Roberto 09.02.1951 PROCACCINI Ernesto 02.03.1936
RE Giovanni 08.03.1953 RISPOLI GIUSSO M.Giulia 01.04.1931 ROBERTO Antonio 28.01.1933 ROMANO Salvatore 03.01.1941 ROSSI Fernando 31.07.1945 RUGGIERO Pasquale 10.11.1929 RUGGIERO Ermelinda 08.03.1952
SALVATORI Paolo 12.10.1963 SCIOSCIA Clelia 15.11.1950 SERA Giuseppe 05.05.1949 SESSA Gerardo 29.05.1929 SIRABELLA Francesco 04.11.1938 SPINAZZOLA Giovanni 16.11.1925 (D)
TEMPONE Vincenzina 15.12.1954 TISCI Giuseppe 05.01.1948 TISCI Giuseppe 13.02.1939 TORAN Roberto 01.03.1937 TORRACA Annamaria 10.04.1954 TRAMONTANO Giovanni 27.02.1938 TRAPP Augusto 01.06.1930
VERDE Giovanni 16.06.1938 VITAGLIANO Carlo 13.02.1933
www.lavocedellacampania.it/inchiesta_maggio_2002.htm
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Ogni Paese ha il Le Pen che si merita
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ANDREA CINQUEGRANI Saturday, May. 17, 2003 at 3:32 PM |
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Il procuratore capo del tribunale di Napoli Cordova davanti ai microfoni di Vespa: La camorra controlla il territorio napoletano. Il procuratore capo del tribunale di Palermo Grasso, ad un convegno: La mafia è sempre più forte. E rincara la dose, Grasso, sottolineando le "strane" coincidenze temporali fra gli "auspici" della piovra e alcuni disegni di legge in dirittura d'arrivo. Le famose "cambiali" da onorare? Il debito da saldare per l'en plein di Forza Italia alle ultime politiche, il fantastico filotto da 61 eletti su 61? Benzina sufficiente per provocare un incendio di colossali dimensioni, per scendere in piazza, chiedere conto al governo, all'inquilino del Viminale Scajola, al Martino della Difesa che vuole leggi di marca usa per armi libere. Niente, nemmeno una mosca. Dalla sinistra, dai Ds, Rifondazione e fronde varie, neanche uno starnuto. Vuoi vedere che nessuno ha intenzione e interesse a disturbare il manovratore? Vuoi vedere che torna in pista più forte che mai l'inciucio stile Bicamerale? Che la sinistra (ma abbiamo ancora la forza di chiamarla così senza provare una stretta intestinale?) muore dalla voglia di essere sedotta dal suo Cavaliere? Che ha ragione Luciano Scateni - uno che di sinistra, quella vera, se ne intende e che siamo strafelici di poter avere tra le nostre firme - a proposito di quelle voci secondo cui il premier sta barattando i suoi processi per uno stop ai programmi di Castelli in materia di giustizia? Una prima archiviazione, in arrivo da Caltanissetta a favore di Dell'Utri & C., sembrerebbe fatta su misura per dar corpo e vita a questo incredibile - ma possibilissimo in quest'Italia disossata - scenario Intanto, la magistratura ligure vuol portare alla sbarra Vitaliano Della Sala, con ogni probabilità colpevole di aver cercato di calmare gli animi al G8, così come è accaduto nelle drammatiche ore di marzo a Napoli. Eppure, un uomo come lui, da anni impegnato ad incarnare la parola di Cristo in questo nostro mondo corrotto e globalizzato, un sacerdote che ha consegnato la sua vita per il riscatto degli esclusi, per dare voce agli ultimi, va inquisito, va processato. Eccolo il mostro di Genova Da assolvere subito, senza uno straccio di processo, senza niente di niente, sono invece i poliziotti che hanno rastrellato gli ospedali napoletani a caccia dei No Global, pestati a sangue ma non arrestati. Così decide il ministro Gasparri, ormai soprannominato 'a Cassazione. Il diritto di manifestare in piazza? Abolito. Se poi sei un magistrato, stai alla larga, sei un appestato: non puoi partecipare, né parlare, né ascoltare. E per risolvere tutti i mali della giustizia? Basta un colpo di bacchetta magica, alla Bossi: farli eleggere dal popolo (per i boia di quartiere provvederanno le circoscrizioni almeno impegnerebbero il tempo in qualcosa di utile). Non ve ne siete accorti, cari lettori ed elettori, ma Le Pen qui da noi si è già presentato alle elezioni ed ha vinto. Altro che astensioni, schede nulle e schede bianche. Lui qui ha fatto il pieno. E sta governando. Con l'ok dell'opposizione. E' uno dei più tenaci oppositori, margheritina due Parisi, ad analizzare acuto lo scenario: La Francia dimostra che il socialismo è morto. Quando anche un bimbo dell'asilo è in grado di capire che la disfatta di Jospin ha un solo motivo: aver abbandonato gli ideali, le utopie del socialismo per rincorrere Chirac sul suo terreno (come ha fatto D'Alema con Berlusconi, Blair con la lady di ferro etc). Se la sinistra non è più niente, perde identità, per quale motivo mai al mondo dovrebbe raccogliere consensi? Bastano girotondi e fiaccolate (con la partecipazione spesso e volentieri di lorsignori dell'inciucio) a ribaltare le sorti della partita? O non ci vuole qualcosina in più?
ANDREA CINQUEGRANI
www.lavocedellacampania.it/editoriale_maggio_2002.htm
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NON È VERO !
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rispondendo ad ANDREA CINQUEGRANI Friday, Jun. 11, 2004 at 9:36 PM |
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Vorrai dire che al limite i francesi si meriterebbero il 'loro' Le Pen, cosi' come gli yankee si meriterebbero il 'loro' bush!
(Notare il CONDIZIONALE!)
Ma NESSUN ITALIANO; DICO NESSUNISSIMO ITALIANO, PER QUANTO CAROGNA SIA, SI MERITA SILVIO BERLUSCONI E QUELLI DEL POLO.
VOTIAMO CONTRO SILVIO, VOTIAMO CONTRO IL POLO DI DESTRA!
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