50 mila lavoratori torinesi hanno aderito allo sciopero Fiom. Bene l'indotto auto, difficoltà a Mirafiori.
TORINO Oltre 50.000 i lavoratori torinesi che ieri hanno aderito allo sciopero indetto dalla Fiom per rilanciare la vertenza sul contratto nazionale. Un segnale importante che rende visibile il disagio all'interno delle fabbriche per l'accordo raggiunto da Fim e Uilm con Federmeccanica. Una giornata nel complesso positiva anche se è la stessa Fiom a non nascondere le difficoltà incontrate in alcune aziende come l'Alenia, la Tekfor, la Slk. A Mirafiori l'adesione è stata in media del 30% con punte del 50% al montaggio e alla verniciatura. Davanti alla porta 5, dove si è tenuta una delle tante manifestazioni, l'aria che si respirava tra i circa 700 presenti non era certo quella dei giorni di festa. «Non ci sono parole - ha raccontato dal palco Claudio Frasson, Rsu del Centro Ricerche Fiat di Orbassano - per spiegare ciò che sta avvenendo. Ci stanno togliendo tutto: diritti, tutele e dignità. In fondo, noi chiediamo soltanto un posto di lavoro sicuro e una retribuzione equa. Tutte cose che il nuovo contratto non garantisce. Da me, nel mio reparto hanno scioperato la metà degli operai e, per la prima volta, tanti impiegati. Abbiamo una sola parola d'ordine: non un passo indietro». «In una realtà - ha sottolineato Claudio Stacchini, della segreteria Fiom torinese - dove la preoccupazione principale dei lavoratori riguarda il futuro dello stabilimento, abbiamo pagato anche l'impossibilità, da mesi, a tenere le assemblee interne, aspetto su cui è stata chiamata ad esprimersi anche la magistratura. Senza poter discutere direttamente, tutto diventa più complicato, ci vuole più tempo».
Davanti all'entrata della palazzina uffici Fiat, era presente anche il coordinamento cassintegrati che in volantino denuncia la propria «prematura scomparsa dalla scena pubblica torinese» e sollecita le istituzioni locali «a convocare urgentemente un tavolo di discussione con lo scopo di sbloccare i fondi stanziati per la crisi Fiat». «Siamo al quinto mese di cigs - affermano i cassintegrati - e molti di noi sono in gravi difficoltà economiche. Qualcuno è anche finito nelle mani di usurai. Gli unici a darci un aiuto concreto sono le parrocchie e alcuni istituti bancari, tramite borse di studio, ma anche molti sindaci sono impegnati a cercare soluzioni». Il coordinamento denuncia «un certo disimpegno anche da parte dei sindacati, specie quelli firmatari degli accordi con la Fiat» e rivolge un appello ai media «perché sia reso visibile all'opinione pubblica il dramma che stiamo vivendo».
Nel complesso sono state circa 290 le fabbriche coinvolte nello sciopero in tutta la provincia di Torino. Si sono fermati l'80% dei lavoratori alla Pininfarina di San Giorgio, il 70% alla Pininfarina di Bairo, il 100% alla Sandretto, l'80-90% dei 2.000 addetti dell'ex polo Lancia di Chivasso, oltre il 70% all'Olivetti di Aglié, di Scarmagno e all'Ics ex Op Computer. Intorno all'80% l'adesione nelle 150 fabbriche della zona ovest di Torino, alcune delle quali - come la Bertone, la Lear e le Officine Rostagno - sono rimaste totalmente vuote. La manifestazione più significativa si è svolta a Grugliasco, in corso Allamanno, con un corteo formato da circa 5.000 lavoratori dell'indotto auto che si è concluso davanti alla sede centrale della Pininfarina. Proprio all'interno dell'azienda del presidente dell'Unione Industriale di Torino è accaduto uno degli episodi più incresciosi della giornata. Al momento dell'uscita degli operai in sciopero, capireparto e delegati di Fim e Uilm hanno formato un cordone umano per scongiurare un'alta adesione alla manifestazione soprattutto tra i tanti giovani assunti con contratto a termine.
Presidi sono stati organizzati anche a Chivasso e all'Iveco. A Ivrea un migliaio di persone ha raggiunto la sede dell'Unione Industriale. «Da oggi i padroni metalmeccanici - ha spiegato il segretario della Fiom torinese, Giorgio Airaudo, nel comizio tenuto nella città eporediese - sanno che Federmeccanica ha fatto loro un pessimo servizio. Il contratto non è concluso, gli scioperi di oggi, articolati nel territorio, si trasformeranno in piattaforme in ogni singola fabbrica. Ciò che Federmeccanica non ha voluto negoziare, lo tratteremo con i singoli imprenditori facendo votare ai lavoratori forme di lotta e richieste su precarietà, orario e salario. E queste vertenze sono aperte anche ai delegati di Fim e Uilm». Alta, tra il 70 e l'80%, la media dell'adesione agli scioperi nel resto del Piemonte.
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