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Intervista a Titti De Simone, deputata alla Camera, del Prc
Hai partecipato al gruppo sul razzismo e la discriminazione. cosa pensi che sia emerso di interessante dalla discussione di oggi?
"Sicuramente questa ricerca di un piano di lotta comune fra donne migranti e donne native, sulla base del fatto che in questo sistema della globalizzazione, i diritti di cittadinanza universali sono totalmente negati e sottratti alle soggettivita' diverse che esprimono identita' diverse e che quindi fuoriescono da quella matrice di omologazione che serve al mercato e a questo sistema, per mantenere il suo dominio. viene dunque negato il rapporto tra l'identita', tra le varie identita' di genere. in questo e' ascritta anche la questione dell'orientamento sessuale e la questione dell'identita' di cultura, provenienza, di popolo, di nazione, pur muovendosi su due piani diversi. c'e' infatti, secondo me, sul piano della discriminazione, del razzismo, nel mondo del lavoro e nella societa' in generale sempre e soprattutto la questione della condizione sociale di partenza. voglio dire che una donna nera ricca nel mondo in cui viviamo ha la possibilita' di accedere ai diritti di cittadinanza sicuramente in modo maggiore di una donna anche bianca occidentale che magari fa un lavoro interinale alla TIM. un problema fondamentale e' dunque quello dell'accesso ovvero dell'inclusione - o esclusione - alla cittadinanza reale. c'e' anche un'altra questione, cioe' che oggettivamente oggi donne migranti e donne native che sono profondamente discriminate sulla base delle loro identita', come le lesbiche, le donne nere o anche le donne che provengono da altri paesi non europei, possono comunque costruire insieme una battaglia comune per l'affermazione dei diritti universali di cittadinanza. naturalmente il confronto e' molto articolato, perche' si rischia di ricadere nella logica della graduatoria su chi e' piu' discriminata e chi no. ci si chiede se sulla base dell'orientamento sessuale c'e' una discriminazione maggiore oppure se la discriminante maggiore e' quella fondata sul colore della pelle, sulla cultura, sulla religione di appartenenza.se sulla base di questo sistema occidentale dominante che pianta - per esempio nella costituzione europea - le sue radici proprio nella matrice giudaico-cristiana e in questo imprime fortemente un elemento di discriminazione culturale. il dibattito e' quindi molto complesso. tuttavia, secondo me, rispetto all'appuntamento del prossimo Forum sociale Europeo bisogna tentare - e questo e' lo sforzo che stiamo tentando di compiere - di costruire una piattaforma non tanto rivendicativa quanto sulla base di un'analisi politica generale che riguarda, proprio oggi, la nuova idea di cittadinanza in questa globalizzazione neoliberista, a partire dalle soggettivita' della trasformazione e del cambiamento; perche' questa piattaforma possa riaffermare o affermare un'universale accesso ai diritti e quindi in qualche modo riscrivere quella tavola dei diritti che oggi viene cosi' profondamente manomessa appunto dalla cultura della globalizzazione neoliberista e da questo processo economico che ci spinge ad una crisi di civilta'."
C'e' dunque bisogno di rivedere le tematiche della cittadinanza che coinvolgono il genere anche all'interno del movimento?
"Assolutamente si. L'appuntamento di oggi nasce proprio da questo presupposto: un mondo altro diverso e' un mondo in cui la differenza di genere, le diversita' vengono nominate e quindi hanno una cittadinanza che esiste. Altrimenti il rischio e' quello di riprodurre un sistema patriarcale anche all'interno del movimento e della cultura di cui e' portatore, sebbene sia una cultura di trasformazione dell'esistente che, in ogni caso, deve avere come elemento strutturale e fondativo la contraddizione ovviamente tra i generi e la questione dirompente delle nuove soggettivita', delle nuove diversita' che oggi ridisegnano anche il femminismo, non solamente declinato sulla contraddizione uomo-donna ma anche sulle differenze e le diversita' che esistono anche fra donne. parlo di quelle donne che provengono da nuovi soggetti come le donne migranti e le lesbiche, fortemente protagoniste di questo processo."
Questo dibattito e' gia' in atto dentro il movimento? qui si parla comunque fra gruppi di donne. Si parla di questo all'interno del movimento globale?
"In Italia non se ne parla. spero che il forum sociale di parigi possa sorprenderci da questo punto di vista. porto alegre, per esempio, ha offerto degli spaccati interessanti sebbene fossero naturalmente molto caratterizzati dalla presenza delle donne sudamericane e quindi da quel tipo di condizione sociale, economica e politica che attraversa anche i femminismi, soprattutto il femminismo in quella parte del mondo. Per quanto riguarda l'Italia credo che noi abbiamo un deficit enorme. esiste un movimento che agisce e si appropria anche della cultura che proviene dall'elaborazione del femminismo e dal pensiero delle donne, ma non lo nomina: non nomina questo pensiero, non nomina questo percorso e non lascia che si contaminino sul terreno politico, con modalita' politiche, queste culture. credo quindi che noi scontiamo un arretramento da questo punto di vista che rischia di allontanare le donne, la loro soggettivita', di scoraggiare la loro partecipazione politica da questo movimento. io penso che questo e sia un elemento di grande crisi per questo movimento."
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