Se e' vero che la follia e' una contraddizione dell'uomo che puo' verificarsi in ogni tipo di societa' e' anche vero che ogni società fà della follia quello che piu' le conviene e ne costruisce la sua determinata faccia sociale.
Se e' vero che la follia e' una contraddizione dell'uomo che puo' verificarsi in ogni tipo di societa' e' anche vero che ogni società fà della follia quello che piu' le conviene e ne costruisce la sua determinata faccia sociale.
L'enigma della follia come condizione umana non puo' certo risolversi in cristallizzazioni concettuali. Dinanzi ad essa cade la pretesa della "parola definitiva", della "verita'" conclusiva. Neppure la "scienza psichiatrica" puo' dire di custodire qualcosa di primo e sicuro intorno a quest'esperienza. Nè la medicina nè le istituzioni possono vantare una "giurisdizione sovrana" sull' enigma di questa condizione umana.
Il tipo di reazioni sociali e normative-legali alla follia in ogni società dipendono "dall'immagine dell'uomo" e dal "sistema di valori" che esse assumono. Sono questi orientamenti ideologici (pre-scientifici) prevalenti a costruire la definizione di realta' sociale della follia, prima ancora di esserre avvallati da "codificazioni mediche" e istituzionali. Del resto come diceva Whitehead: la scienza è più mutevole della teologia. E la "scienza psichiatrica" poi ha regole del gioco ancora più difficili da stabilire e i suoi esponenti non sono certo uomini superiori o dissinteressati. Il contesto di elaborazione delle sue conoscenze è pur sempre l'universo ideologico, politico, religioso, economico dell'intera società.
Se quando tentiamo di rispondere alla domanda su cosa sia la follia finiamo col "mirare all'aria" e inseguiamo un'alito di vento, quando abbiamo a che fare con la sua "faccia sociale" (e il suo significato politico) ci troviamo di fronte ad istituzioni, leggi, "oggettivazioni scientifiche" e infine abbiamo a che fare con uomini e donne in carne ed ossa, col loro carico di sofferenza quotidiana e il loro bisogno di articolare la propria "differenza".
Un dossier sulla "psichiatria"...la follia e la sua istituzionalizzazione ...: è solo un modo come un'altro di provare a portare alla luce una "differenza", e qualcosa che riguarda la vita di tutt@, oltre i recinti del feticismo concettuale accademico; un modo per assumersi una responsabilità etica e sociale con la convinzione che siamo nella "verità" solo quando ci viviamo i conflitti e le contraddizioni sempre piu' profondamente e in prima persona senza accontentarci dei verdetti della scienza e dello Stato.
Dinanzi alla follia non possiamo che gettare un ponte all'infinito ... In fondo la follia è una vecchia conoscenza che si annida dentro di noi sempre pronta in ogni momento a buttarci giù dal piolo della cosiddetta ragione o normalità, oppure sempre pronta a porgerci la mano per salire dall'altra parte, al di là delle nostre terribili semplificazioni; della nostra logica binaria, delle nostre disgiunzioni classiche, antinomie che funzionano da rigide fortificazioni (prigioni?) : sano/malato, pazzo/normale, razionale/irrazionale...
In Italia negli anni '50 l'istituzione manicomiale principalmente svolge un ruolo "segregativo": in quel periodo si contano circa 100mila internati. Dopo la seconda guerra mondiale l'Italia è un paese arretrato e contadino sia a livello economico che culturale. In questa fase storica l'ideologia custodialistico - punitiva risulta sufficiente alle esigenze del controllo sociale. E la "psichiatria asilare" corrisponde ad un tipo di codificazione "scientifica" delle "devianze" tecnicamente adeguata a questo livello di sviluppo economico e sociale .
Il manicomio essenzialmente assolve ad una funzione di controllo della "devianza del povero"; al suo interno sono relegati non solo persone con "disturbi mentali", ma anche gli "improduttivi" (gli indesiderabili): marginali, disabili, alcoolisti, disadattati sociali... Ci sono persino persone che nate in manicomio vi trascorrono al suo interno la vita intera... Il ricovero, nella maggioranza dei casi è di tipo coatto, deciso da altri ed obbligatorio, e in mancanza di soluzioni alternative dura fino alla morte.
A metà degli anni cinquanta comincia un processo di industrializzazione del paese e l'italia si inserisce nel mercato capitalistico internazionale. Si assiste alla fine del decennio ad una ripresa delle lotte sindacali e a tentativi di riformare le istituzioni e l'organizzazione statale in generale. In questo periodo inizia il lavoro di Franco Basaglia nel manicomio di Gorizia ; come egli stesso ricorderà:
A Gorizia c'era un ospedale dicinquecento letti diretto in maniera del tutto tradizionale, dove erano usuali l'elettroshock e insulina, un'ospedale dominato in primo luogo dalla miseria, la stessa che incontriamo in tutti i manicomi. Nel momento in cui vi entrammo dicemmo no, un no alla psichiatria, ma soprattutto un no alla miseria (conferenze brasiliane-giugno 1979)
Da quell'esperienza (proseguita poi nel'71 a Trieste) di "umanizzazione" dell'istituzione partì l'impulso a trasformare la cultura psichiatrica italiana, a produrre un radicale cambiamento sull'assistenza a livello organizzativo e legislativo e al superamento del manicomio.
Noi che avevamo fatto questo lavoro sapevamo che il manicomio, anche diretto in modo alternativo, era sempre una forma di controllo sociale perchè la gestione non poteva che restare nelle mani del medico, e la mano del medico è la mano del potere -F.Basaglia
In riferimento a quel preciso percorso storico iniziato a Gorizia - Trieste nel 1978 il parlamento approveraà la "legge 180" (cosiddetta legge Basaglia). Una legge-quadro che fissa alcuni principi generali dell'intervento pubblico in materia di salute mentale:
a)superamento e chiusura dei "manicomi"
b)integrazione dell'assistenza psichiatrica nel servizio sanitario nazionale
c)una prevalenza di carattere territoriale dell'assistenza psichiatrica
d)la limitazione del trattamento sanitario obbligatorio ad alcune situazioni specifiche
In sostanza la legge definirà il passaggio "dell'intervento psichiatrico" da obiettivi di "ordine pubblico e controllo sociale ad un'intervento teso alla promozione di tutte le attività necessarie di prevenzione, cura, riabilitazione...
Come ricordera F.Basaglia la "legge 180" è una legge difficile da applicare sia perchè il pregiudizio secolare nei confronti del malato non può essere eliminato con una legge la legge sulla psichiatria non costituisce la soluzione al problema della salute mentale, sia per l'esiguo numero di esperienze pratiche di "apertura dei manicomi" fatte in Italia....
Nel 1994 e nel 1999 vengono emanati con decreto del Presidente della Repubblica due "progetti-obiettivo che definiscono in modo articolato quali siano le strutture in cui i dipartimenti di salute mentale (DSM) si devono suddividere. Tra i "presidi" elencati dai "progetti-obiettivo" ci sono anche le strutture residenziali, destinate a far fronte ai "bisogni di lungo-assistenza" delle persone con patologie mentali gravi. Sono previste strutture residenziali a vari livelli di protezione, per situazioni di diversa gravità.
Tuttavia i servizi e le strutture previste dai "progetti-obiettivi" vengono realizzate solo in parte. La mancata realizzazione di quanto disposto dai "progetti-obiettivo" da parte delle Regioni (che hanno competenze in materia sanitaria) e delle Aziende Sanitarie Locali (ASL) ha enormemente aggravato il disagio delle famiglie con persone con patologie mentali gravi. Il problema della mancata realizzazione di quanto previsto dai "progetti-obiettivo" si inserisce in un processo di aziendalizzazione della sanità che prevede bilanci da chiudere in pareggio, prestazioni con determinate tariffe.. etc e in sostanza una ripartizione altamente "produttiva" in termini economici delle risorse ...
Così il dibatitto sulla "legge Basaglia" si riapre all'interno di un contesto di riorganizzazione complessiva del sistema di tutela della salute pubblica. E in un processo di affermazione di politiche neoliberiste che mirano a configurare una società e uno Stato gestititi secondo il puro e semplice criterio economico dell'impresa.
Tra i progetti di riforma della "legge 180" vi è quello della deputata di forza italia Burano Procaccini che esemplifica quella che è una ripresa generale di orientamenti neoliberali e neoconservatori in tema di politiche sociali. In questa prospettiva neo-tacheriana i problemi e le istanze sociali vengono "depoliticizzati", riportate nella sfera del "privato", della famiglia, e istituzionalizzate e insieme (non senza contraddizioni) "messe sul mercato" Si assiste in Italia ad un processo di controriforma culturale in cui si sovrappongono marginalità politica e devianza sociale: ogni definizione di "devianza" assume una connotazione politica, costituisce inevitabilmente un'esercizio di potere. Così il" problema psichiatrico viene riportato "nell'omertà psichiatrica" eliminato nella sua qualità di patrimonio reale della gente, sottratto alle sue critiche e al suo giudizio.
Il "recupero della dimensione biologica e medica della malattia mentale"; la "rivalutazione del corretto uso degli psicofarmaci, perniciosamente demonizzati nel passato" e "il superamento.. della contrapposizione tra pubblico e privato" (cosi' si legge in un testo introduttivo al progetto di legge in questione) servono ad alimentare un clima sociale favorevole a servizi che diano profitti, a quello che F.Basaglia definiva: il circolo virtuoso del guadagno e controllo sociale (i servizi dei Dipartimenti di Salute Mentale potrebbero essere anche a gestione privata). Nel progetto di riforma della "legge 180" si sostengono "le cliniche private che vivono sui matti" (piu' matti piu' soldi) e si tende (enfatizzandone il ruolo positivo..)a rimettere in piedi "la struttura privata dell'assistenza psichiatrica che fa della malattia una merce",che rende il malato "economicamente utile-produttivo attraverso la sua integrazione in una clinica privata".
Nel progetto di legge inoltre viene rispolverato lo spauracchio extraclinico della "pericolosità" del malato mentale. Si agitano dei fantasmi " allo scopo di legittimare strutture di reclusione ed esclusione definite eufemisticamente "strutture residenziali terapeutiche" che si occupino dei "pazienti che necessitano cure prolungate in assenza di consapevolezza di malattia". Accanto a politiche di controllo paternalistico si fanno sussistere strutture che fanno del malato una merce.
Anche sul piano delle garanzie formali il malato non è tutelato: il "trattamento obbligatorio d'urgenza" prevede che uno psichiatra, da solo, su richiesta di "chiunque abbia interesse", ha il potere di sottoporre a cure obbligatorie per 72 ore una persona che presenta "alterazioni psichiche tali da arrecare danno a sé stessa o a terzi" o anche che sia "affetta dapatologie fisiche che rifiuta di curare". Nei "nuovi manicomi" previsti dal progetto di legge i pazienti possono essere trattenuti contro la loro volontà, con TSO "prorogati" indefinitamente. Nel testo di legge Burano Procaccini si propone la costituzione di una Commissione presso il giudice tutelare composta da medici e familiari (remunerata su base oraria..).
Come ha sottolineato il Sottosegretario di stato Antonio Guidi, con delega alla salute mentale: La salute mentale così come la vedo va dalla mamma che ha un bambino in grembo all'anziano. La salute mentale riguarda prima di tutto gli stili di vita, di cui ho delega, per evitare in tutti i modi le premesse dell'ammalarsi dal punto di vista mentale e psichiatrico; una visione assolutamente trasversale a tutti gli stili di vita. Insomma la "psichiatria" in questa "visione trasversale della malattia mentale" ha per oggetto innanzitutto "gli stili di vita". Per dirla con le parole di F.Basaglia, la psichiatria si pone alla ricerca di una nuova istituzione che non sia più limitata fisicamente ad una struttura meramente spaziale:
in epoca di rivoluzione postindustriale, gli scienziati dell'alienazione - consorziati con gli studiosi di delle scienze sociali - stanno organizzando un pool cibernetico dell'alienazione, a difesa dell'uomo e della sua malattia; andando alla ricerca di un nuovo campo d'indagine in cui ritrovare un nuovo oggetto, in una istituzione totalizzata che ora sarà l'intera società(-F.Basaglia-F.B.Ongaro-"la maggioranza deviante"1971)
Nuove tecnologie coercitive si mettono al servizio del potere e nuovi espedienti chimici, neurochirurgici, elettronici ... vengono sempre piu' usati per intervenire sul comportamento umano....."eliminare" le malattie mentali..... Opportunamente sottoposti a determinati trattamenti un giorno saremo tutti guariti da tutte le nostre cattive intenzioni morali; manipolazioni avvallate da professionisti esperti dell'animo umano faranno in modo che non ci saranno più criminali, pazzi, furiosi, disadattati: diventeremo tutti cittadini stimati
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