Interinali triplicati, 5 milioni gli atipici Il 12% delle famiglie vive sotto la soglia di povertà.
Un'Italia dove il 12% delle famiglie risulta sotto il livello di povertà: oltre 2 milioni e mezzo di nuclei familiari, per un totale di 7 milioni e 800 mila persone. Uno stivale diviso sempre più nettamente in due, perché «solo» il 5% delle famiglie del nord è povero, mentre al sud la cifra raggiunge il 24%, ovvero quasi un quarto delle famiglie meridionali. E poi c'è l'aumento dei lavoratori atipici, che ormai sfiorano i 5 milioni, con la crescita esponenziale degli interinali, gli operai «in affitto», triplicati in soli 2 anni. Un'Italia sempre più povera, precaria, insicura, quella descritta dal rapporto annuale dell'Istat. Nel 2002 l'occupazione ha continuato a crescere, per il settimo anno consecutivo (1996-2002 crescita media annua +1,2%). Negli ultimi due anni è aumentata di più quella standard (+2,4%, a fronte del 2,1% del quinquennio precedente) mentre quella atipica si è stabilizzata (+2,1%), perché il vero boom è stato nel '96-2001 (+6,8%). Il tasso di disoccupazione è del 9,6%, a fronte del 7,4% Ue; penalizzate le donne italiane, disoccupate al 13,1%, contro l'8,6% Ue. I lavoratori «atipici», come si è detto, sfiorano i 5 milioni di persone: 2 milioni e 200 mila sono infatti i dipendenti a termine o part-time, mentre 2 milioni e 400 mila sono i collaboratori coordinati e continuativi; senza contare gli interinali, circa 80 mila.
Una crescita sostenuta nell'universo dell'atipico è stata registrata nel part-time (in Italia tra il `95 e il 2000 è cresciuto del 2,1%, nell'Ue dell'1,9%) e nel ricorso al tempo determinato, cresciuto in Italia del 2,4% e nella Ue dell'1,4%. I dati parlano anche dell'insoddisfazione di queste tipologie di atipici: un part-time su tre lo è suo malgrado, così come un dipendente a termine su due. Anche dal ritratto dei co.co.co. emerge un quadro di precarietà e di accettazione per ripiego: la maggior parte dei redditi bassi si concentra nelle fasce giovani, di ingresso nel mercato, mentre più ricchi risultano i co.co.co. anziani, che in genere scelgono questo tipo di contratto, sommandolo a un altro impiego o alla pensione: il 41% dei giovani fino a 24 anni non supera i 3 mila euro di reddito annui, il 73% di quelli fino a 29 prende meno di mille euro al mese. In media i rapporti di lavoro non superano i 6 mesi, il 67% dei co.co.co. sono maschi.
Sorprendenti i dati sugli interinali: a parte la crescita esponenziale delle missioni (+230% dal '99 al 2001), risulta che il 50% di loro lavora meno di 26 giorni all'anno, mentre il 7% un solo giorno. E' cresciuto anche il ricorso al lavoro irregolare: dell'8,9% dal 1995 al 2000, attestandosi a un tasso del 15%. La regione dove il lavoro è più «pulito» risulta l'Emilia Romagna, quella con la percentuale più alta di irregolari la Calabria.
Infine uno sguardo all'inflazione programmata, istituto che ha perso progressivamente la sua funzione di regolazione anticipata rispetto all'inflazione reale. Nel 2000 si attendeva il 2,3%, nel 2001 e 2002 l'1,7%: si sono avuti invece, rispettivamente il 2,5%, il 2,7% e il 2,4%, mentre le retribuzioni contrattuali non riescono a tenere il passo rispetto all'inflazione reale, perdendo 3 decimi di punto all'anno sui recuperi.
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