Information Under Attack!
Come da copione l'ennesimo episodio di repressione dell'informazione indipendente ha avuto come scenario il controvertice al G8 di Evian. Ad essere preso di mira anche questa volta un mediacenter, l'Usine di Ginevra, da cui si stava trasmettendo in streaming video e audio la cronaca della giornata. Una giornata che aveva visto la polizia agire in maniera del tutto irresponsabile nei confronti dei manifestanti, a partire da quanto accaduto sul ponte di Aubonne, dove solo per un caso si è evitata la tragedia. Sul ponte infatti era prevista un'azione coordinata per bloccare il transito delle delegazioni, azione spettacolare ma sicura, come ribadito anche nella conferenza stampa del 2 giugno. Una corda tesa lungo il ponte, ai cui estremi due esperti scalatori restavano sospesi nel vuoto, mentre gli altri e le altre manifestanti bloccavano la strada. La polizia recide la corda, facendo precipitare uno dei due scalatori per venti metri, una tremenda caduta che si conclude nelle acque basse e pietrose del torrente sottostante. L'altra scalatrice viene salvata dagli altri manifestanti che riescono a trattenere il capo della corda alla quale è rimasta legata, mentre i soccorsi non arrivano, e la polizia si preoccupa solo di arrestare tutti i presenti. Ma la verità non può essere manipolata, non si puo' cancellare quanto è stato registrato dalla memoria degli attivisti e dalle loro telecamere. Le immagini vengono trasmesse in tutto il mondo via streaming, e la polizia è costretta a confermare quello che tutti hanno visto: in un comunicato stampa uscito in serata, ammette le sue responsabilità. Nella serata la polizia gestisce la situazione in modo da contenere il disordine in una zona limitata dalla città, in particolare attorno all'Usine, chiudendo tutte le vie di fuga verso la periferia. I manifestanti già coinvolti negli scontri sono così spinti verso il mediacenter. La polizia carica prima in strada gli attivisti che stavano tornando dalla cena, poi forza la porta, entra, identifica e perquisisce tutti i presenti, trattenendo infine una persona. Così la sera del primo giugno Genova ci è ritornata in mente: i collegamenti che raccontavano in diretta l'irruzione ci hanno fatto rabbrividire. Ancora una volta sono chiare le intenzioni di chi gestisce la repressione: l'equazione ormai nota mediattivisti = criminali serve solo a legittimare la censura che colpisce chi cerca in qualche modo di scardinare la logica dei media asserviti al potere, praticando un'informazione diversa, diretta, che dà fastidio. Tutto questo è un attacco alla libertà di informazione che ha come primo obiettivo i media indipendenti, che ne subiscono le brutali conseguenze, e che non fa null'altro che testare metodi da dirigere contro chiunque cercherà di raccontare una verità che non sia quella degli incontri ufficiali, delle strette di mano. Quanto è lontano, ci chiediamo, uno scenario di questo tipo?
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