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Rebeldia: Lettera dell'ex-prorettore all'edilizia contro lo sgombero
by lik Monday, Jun. 23, 2003 at 7:43 AM mail:  

Lettera dell'ex-prorettore all'edilizia Aldo Frediani rivolta al Rettore dell'universita' di Pisa contro lo sgombero di Rebeldia.

Oggetto: Locali ex Gea occupati dalla rete "Stop Global War"


Caro Rettore,

le notizie che ho recepito sulla vicenda della occupazione, da parte della rete "Stop Global War", di alcuni locali situati presso la ex GEA, mi hanno indotto a richiamare la tua attenzione su tale questione. In tale vicenda infatti, posso apportare qualche elemento di conoscenza di fatti pregressi che potrebbero, forse, essere utili per ulteriori riflessioni. Ti prego dunque di accettare queste mie considerazioni, che nascono da un senso di servizio e di appartenenza alla nostra Università (come forse saprai, in un recente passato, ho avuto modo di dire che "l’Università è di tutti").

L’Università ha acquistato il complesso in oggetto dalla Soc. GEA ed io stesso, insieme al Dott. Andreotti, conducemmo le relative trattative fino alla stipula del contratto di acquisto. Quel complesso era il naturale completamento dell'area ex-Marzotto, di cui avevamo già acquistato anche i terreni esterni alle mura urbane.

Gli scopi di tale acquisto potevano essere diversi, quali: completamento del grande complesso di aule, laboratori interni alle mura, ecc, nuove iniziative culturali, segreterie generali, etc. L’acquisto del complesso ex GEA rappresentava (e, spero, rappresenti ancora) un fatto di grande rilievo strategico per l’Università. Inoltre, con il Comune, si convenne di concorrere a dare attuazione al progetto "mura urbane", che era stato illustrato in modo efficace in una mostra al Palazzo Lanfranchi e che, nell’area in questione, prevedeva la realizzazione di una fascia di verde lungo le mura, dalla Porta S. Zeno fino alla Via San Francesco. Il Regolamento Urbanistico vigente recepisce tali destinazioni. Infatti, in seguito a numerosi e proficui contatti con il Comune, fu elaborata dal Comune stesso la scheda del comparto che, oltre alla realizzazione del verde urbano, prevede la possibilità di demolizione e ricostruzione del complesso ex Gea, nell’ottica di una tipologia di ricostruzione che appariva già definita, seppure a livello solo qualitativo, nel piano delle Mura sopra ricordato.

Tralascio diversi particolari sulle ipotesi di utilizzazione del complesso, fino alla decisione della utilizzazione attuale del complesso stesso.

Come Pro-Rettore alla Edilizia, insieme al Rettore Modica, avevamo previsto di realizzare due grandi progetti rivolti a sviluppare le basi scientifiche, le tecnologie e le opportune sinergie per lo studio: a) della qualità dei cibi e 2) della qualità dell’ambiente, nella convinzione che la nostra Università debba essere presente in primo piano in tali settori chiave del futuro del paese.

Date le connessioni evidenti fra i due progetti e la collocazione nell’area prevalente delle scienze pisane, si rendeva opportuno individuare un comparto in cui i due grandi progetti avrebbero potuto svilupparsi e alimentarsi proficuamente.

Il comparto fu individuato nell’area urbana con centro nell’area di S. Zeno, fuori le mura urbane. Tale comparto infatti comprende l’area dell’Istituto Zooprofilattico della Toscana e del Lazio e, appunto la ex GEA.

Per il primo progetto è stato realizzato l’acquisto del terreno adiacente all’Istituto Zooprofilattico di cui sopra, è stato firmato un Accordo con tale Istituto, è stato predisposto un progetto di recupero dell’area in questione per la realizzazione di un polo biotecnologico (già presentato al Comune di Pisa per le necessarie autorizzazioni), è stato predisposto l’accordo di collaborazione nel campo della ricerca e della formazione professionale con l’Istituto stesso, è stato sviluppato un progetto preliminare per la realizzazione in via prioritaria di un centro per le grandi apparecchiature della Università di Pisa, (studiato sul modello di quello di Pavia), ecc.

Per l’area ex-GEA in questione, era stato individuato un analogo partner per lo sviluppo delle attività di ricerca sul secondo importante filone di cui sopra: lo studio ed il controllo della qualità dell'ambiente. Il partner era l’ARPAT, che aveva manifestato un grande interesse in tal senso, oltre alla volontà di mettere a disposizione della Università infrastrutture di ricerca e la possibilità di "accesso" ai problemi effettivi legati alla qualità dell’ambiente.

Il Comune di Pisa, in tale logica, si fece promotore di incontri, attraverso i quali predisporre gli idonei strumenti urbanistici. Dopo una prima proposta di realizzare un unico edificio demolendo quello attuale dell’ARPAT, si convenne che i tempi e le modalità di intervento dei due enti non erano raccordabili. Non veniva però meno il progetto; infatti l’ARPAT, dopo analisi di soluzioni diverse, aveva convenuto di ammodernare e mettere a norma i laboratori in Via Vittorio Veneto, contigui, appunto all’area universitaria

Il complesso ex GEA divenne così il punto di riferimento di Scienze Ambientali, con la realizzazione di un primo insieme di strutture didattiche, di ricerca e di servizio per il corso di laurea in Scienze Ambientali. Dal mio punta di vista personale, sono molto soddisfatto di tale scelta.

Come tu sai, la questione della crescita e della evoluzione di Scienze Ambientali è, prima di tutto, un fatto culturale. Nell’attesa di sviluppi del dibattito culturale, ci ponemmo in anticipo il problema di studiare una soluzione definita per un possibile Dipartimento di Scienze Ambientali, se ciò fosse richiesto in futuro. Visto che non era facilmente realizzabile il progetto di demolizione degli attuali manufatti ex GEA e la realizzazione di un nuovo edificio, ci ponemmo il problema di studiare la questione se , in realtà, tale demolizione, fosse davvero conveniente; per questo dovevamo studiare le potenzialità delle strutture attuali, alla luce delle specifiche di un moderno dipartimento di Scienze Ambientali e della qualità ambientale di una possibile trasformazione del complesso attuale.

Lo studio fu condotto nell’ambito di una tesi di laurea in Ingegneria Civile, a cura dell’Arch. Francesco Pilati, dell’Ufficio Tecnico, del Prof. Maffei, della Facoltà di Ingegneria e con un apporto mio personale durante numerosi incontri tecnici.

Lo studio dimostrò che il complesso ha, invero, una grande potenzialità ed è in grado con modifiche interne relativamente poco costose e con un remake esterno appropriato di soddisfare le richieste di un moderno dipartimento e, insieme, di una collocazione ambientale del tutto soddisfacente nel contesto del parco delle mura urbane.

In tale progetto, gli edifici oggetto della occupazione di cui sopra, sono destinati alla demolizione in modo da realizzare, appunto, il parco delle mura, come sopra ricordato.

Dunque, in conclusione, la presenza degli occupanti non può produrre alcun danno sugli immobili da essi occupati. Anzi, visto lo stato di abbandono (comprensibile, data la loro destinazione) e il recupero che è stato effettuato, l’Università, dal punto di vista immobiliare, ne riceve un beneficio (modesto, certo, ma non nullo).

Come cittadino, convengo che il modo con cui sono stati occupati i locali possa essere ritenuto criticabile, ma sono anche certo che, con un dialogo sereno, si possa convenire che questo aspetto negativo possa essere più che bilanciato dalla straordinaria capacità di aggregazione, di vivacità culturale, di socializzazione, di donazione, di carità (certo!, anche questa) e di impegno che gli stessi occupanti potranno donare a tutti noi. Si tratta di una ricchezza che noi stessi, come professori di questa Università, dovremmo coltivare.

La mia esperienza mi assicura che l’Università non avrà difficoltà a dialogare senza pregiudizi, in modo che siano assicurati il rispetto dei beni, la libertà delle persone, la non-prevaricazione, il rispetto delle esigenze del vicinato e soprattutto, la non-violenza.

Anche per queste ragioni, con deferenza, mi permetto di chiedere a te e ai componenti del Senato Accademico, se non sia conveniente e giusto attivare una pausa di riflessione sull’argomento in oggetto e, spero, di riconsiderazione delle decisioni assunte.

Colgo l’occasione per salutarti con immutata deferenza e cordialità

 

Pisa 13 Giugno 2003 Aldo Frediani

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