editoriale di indymedia argentina: dopo un anno, il significato di una notizia
http://argentina.indymedia.org/news/2003/06/117312.php
Un testo improvvisato, scritto appena riattaccato il telefono. "19:26 .Abbiamo appena saputo che uno dei piqueteros assasinati e0 Dario Santillan, un compagno del quartiere La Fé, di 21 anni. Dario, militante nel MTD di zona, era un muratore che lavorava tutti i giorni in un cantiere, producendo mattoni per costrire uno spazio comune. Viveva in terre occupate da qualche mese, in un accampamento. Tutti noi che facciamo indymedia l'avevamo incontrato a vari piquetos,assemblea e chiaccherate indimenticabili. Ora non abbiamo parole per esprimere il nostro dolore e la nostra rabbia.. I suoi assassini pagheranno per averci rubato la vita di un compagno " Non so perche' quell'ora precisa. Le 19,26 del 26 giugno 2002, come se fosse necessario registrare per il futuro il momento preciso in cui tutte le nostre speranze sono svanite: era Dario, il nostro Dario, e non potevamo far nulla per negarlo. La televisione abbaiava: Haddad, con lz bava alla bocca, voleva dimostrare di essere armato. "Piqueteros violenti" diceva un altro canale, e qualche stupido insinuava che "si siano ammazzati tra di loro". Era una marea di merda mediatica.
Dario l'abbiamo conosciuto il 25 gennaio ad un blocco stardale. In un reportage di quei giorni ci disse che "...non siamo solo un movimento di disoccupati che lanciano gomme sulla strada, riuniscono gente e bloccano le strade,che hanno un lavoro e vogliono che la confusione si diffonda..anche se se a volte si e' piu' interessati alle gomme che bruciano piuttosto che alla costruzione reale di un'organizzazione..." Era un invito e una sfida. Settimane dopo, fu lui a portarci nel suo quartiere, a svegliarci all'una di notte per fare un turno di guardia alla terra che presidiava, a mostrarci il suo blocco, a portarci ai cortei nei dintorni ed a partecipare alle nostr assemblee con altri media alternativi. Dario pensava che i media tradizionali, lontani dalla gente, fossero troppo impegnati a difendere i propri interessi per riferire la complessa e profonda realta' a cui partecipava. E quindi agiva di conseguenza; si riuniva con chiunque di noi senza differenze di appartenenza, ci aiutava, ci incoraggiava, ci provocava. Senza volerlo ci ha insegnato che scrivere la verita' significa partecipare alla realta' della nostra gente. Che significa impegnarsi;mettersi al posto dell'altro, essere l'altro. E senza volere abbiamo imparato che la vita e' piena di Dario, di Maxi, di uomini e donne che in silenzio e senza pausa costruiscono il futuro mattone dopo mattone. Quando lo hanno ucciso, quando abbiamo saputo che l'avevano ucciso, siamo stati invasi dal dolore e dall'impotenza. Come scrivere della sua morte? Che parole usare per descrivere come ci sentivamo? Era il 26 giugno del 2002, alle ore 19,26 quando decidemmo che il miglior omaggio a Dario era continuare la sua lotta e la sua opera. Ci asciugammo le lacrime per scrivere meglio, alzammo la nostra voce, la sua voce per essere ascoltati. e in ogni parola, in ogni immagine, in ogni suono troviamo un po' del tuo nome.
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