Sabina Morandi, da Liberazione (03.07.2003).
L'obbligo riguarda i prodotti contenenti più dello 0,9 % di transgenico, anche nel caso di mangimi per animali
La moratoria europea sugli ogm è arrivata al capolinea. Significa che saremo invasi dal biotech? Anche se, innegabilmente, una porta è stata aperta, un'altra è stata chiusa, e dritto in faccia agli americani. E ora, una volta messo nero su bianco che gli europei accettano gli ogm solo quando sono etichettati come tali, Washington si prepara a formalizzare la pratica al Wto. E' una questione di principio: le merci devono circolare liberamente, non possono venire condizionate al rispetto di normative specifiche, come quelle sanitarie o ambientali, né generali, come il ben noto principio di precauzione. E' una questione economica: gli Usa debbono smaltire enormi quantità di derrate alimentari nelle quali il "naturale" e il "transgenico" sono stati mescolati, e non hanno alcuna intenzione di separare la filiera dei prossimi raccolti. Del resto, una volta sommati i costi necessari a tenere le filiere separate, il business del biotech perde molta della sua attrattiva.
La scelta ai consumatori
La decisione presa ieri a Strasburgo, naturalmente, è frutto di una mediazione. Ma il fronte anti-ogm può dirsi soddisfatto se viene imposto, per legge, l'obbligo di apporre un'etichetta ai prodotti contenenti più dello 0,9 per cento di transgenico. Basti pensare che le contaminazioni "accidentali" che sono state riscontrate nei mangimi sbarcati nel porto di Ravenna hanno toccato punte del 40 per cento. "Siamo all'Europa ogm-free - ha dichiarato Ivan Verga dell'Associazione Verdi ambiente e società - perché, tanto, l'invisibile mano del mercato ha già deciso: produttori e consumatori non si fidano di una tecnologia non affidabile". Ambientalisti e consumatori sono anche contenti del fatto che è stato deciso di estendere l'obbligo di etichetta ai mangimi per animali, e non soltanto ai prodotti destinati all'uso alimentare umano, anche se poi non sarà necessario dichiarare che gli animali stessi sono stati nutriti con gli ogm. D'altro canto agricoltori biologici e consumatori hanno dovuto rinunciare a fare muro sul concetto stesso di valore soglia, un concetto reso problematico dal fatto che gli strumenti di analisi tirano ancora brutti scherzi quando si tratta di rintracciare percentuali così piccole. Pessima notizia, invece, quella relativa alla decisione di ammettere una sorta di deroga per i composti non autorizzati. Fino a questo momento, grazie alla moratoria che ha bloccato nuove autorizzazioni, gli unici ogm autorizzati erano la soia round up e il mais bt. Ecco invece che si ammette la commercializzazione degli ogm non autorizzati, stabilendo l'obbligo di etichettatura per una soglia più bassa (dello 0,5), il che è una contraddizione in termini. In questa maniera gli ogm contrabbandati e quelli che non hanno "passato gli esami" rientrano dalla finestra. Simili eccezioni non sono nuove: basti citare l'accordo sui residui di antibiotici nei cibi, proibiti per legge ma ammessi, per deroga, fino al 2007, ovvero fino all'esaurimento delle scorte.
La rabbia di Washington
Per Washington è "uno schiaffo in piena regola", come l'ha definito Eric Gall, di Greenpeace Europa. Per gli Usa non è tollerabile che l'Europa comunitaria abbia prima strutturato un impianto normativo in grado di condizionare la sperimentazione e le autorizzazioni alla commercializzazione di ogm - regole che quasi tutti i nuovi prodotti presentati a marzo, in previsione dello scadere della normativa, non riescono a rispettare - e poi, ieri, abbia fissato i parametri della tracciabilità e dell'etichettatura. Praticamente nessuna azienda statunitense è in grado di rispettare i parametri richiesti. Fin dall'inizio il compromesso è stato frutto di una mediazione fra europei - pro e anti biotech - mentre gli americani avevano chiuso da tempo ogni spazio per la trattativa sottolineando, fin dall'inizio, che qualsiasi limitazione normativa sarebbe stata considerata una "barriera non tariffaria" - tipica definizione Wto - passibile di rappresaglia commerciale. Con il voto di ieri la Commissione europea non accoglie le paure dei consumatori, che considerano gli ogm pericolosi, ma nemmeno le rassicurazioni delle imprese, basate su di una mai dimostrata "equivalenza" fra prodotti naturali e prodotti biotech. L'Europa decide di garantire la libera scelta dei consumatori, costringendo in questo modo i produttori, gli agricoltori e gli allevatori, a raccogliere dettagliate informazioni attraverso tutta la catena commerciale degli alimenti. Cosa che, di fatto, lascia fuori gli ogm statunitensi. Dopo questa decisione, la strada per Cancun è ancora più in salita. Gli americani erano già impegnati a mandare giù il difficile boccone della riforma della Politica agricola europea approvata il 26 giugno scorso. Nella nuova Pac, invece di un'ulteriore liberalizzazione dell'agricoltura, sono comparse parole d'ordine movimentiste come "agricoltura sostenibile" e "piccoli coltivatori", a scapito del produttivismo destinato alle esportazioni. La normativa sull'etichettatura degli ogm è un altro ostacolo sul percorso che dovrebbe condurre alla firma del nuovo accordo con il quale il Wto, a Cancun, spera di uscire dallo stallo. Naturalmente Washington non aspetterà settembre né, tantomeno, la decisione della commissione del Wto deputata alla punizione di quanti si oppongono alla libera circolazione delle merci. La prossima settimana Bush volerà in Africa e, c'è da giurarci, cercherà di piazzare un po' di invenduto biotech, per amore o per forza.
|