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Intervista a Mohammed Hassan
by agaragar Tuesday July 08, 2003 at 02:56 PM mail:  

il ruolo dell'iran nella crisi mediorientale

IL RUOLO DELL’IRAN NEL CONTESTO REGIONALE
dall’intervista di DAVID PESTIAU a MOHAMMED HASSAN


20 giugno 2003

In un’ampia intervista concessa al sito del Partito del Lavoro del
Belgio, lo studioso marxista Mohammed Hassan descrive le
caratteristiche del movimento di resistenza nei confronti delle
occupazioni coloniali in corso nell’area mediorientale e centrasiatica,
e analizza, in particolare, il ruolo dell’Iran negli attuali assetti
geopolitici regionali.
E’ proprio la parte centrale dell’intervista di Hassan, dedicata allo
scontro in atto tra l’imperialismo USA e il regime di Teheran e alla
descrizione del più generale contesto regionale in cui la contesa si
inserisce, che abbiamo ritenuto di tradurre.

M.G.


D. L’Iran è in ebollizione. Per altre ragioni un largo movimento
studentesco contesta il regime. Allo stesso tempo, gli Stati Uniti
accrescono le pressioni, denunciando il programma nucleare in corso.
Perché questa volontà d’egemonia americana?
R. E’ dal 1992 che la stampa israeliana individua nell’Iran il suo
nemico principale in Medio Oriente. Dopo che l’Iraq è uscito molto
indebolito dalla prima guerra del Golfo, l’Iran è diventato una potenza
rispettabile con una capacità nucleare crescente.
Visto che il paese è assai popolato, risulta difficile bombardare i
siti strategici. Israele allora ha cercato di organizzare delle
provocazioni e di incoraggiare l’opposizione monarchica, legata al
vecchio shah dell’Iran, per indebolire il regime iraniano.
Nonostante una politica pragmatica, al limite dell’opportunismo, l’Iran
è diretta da una borghesia nazionale a carattere antimperialista. Che,
in qualche modo, ha ancora accresciuto la sua influenza dopo le guerre
contro l’Afghanistan e l’Iraq.
D. Accresciuto la sua influenza? L’Iran sembrerebbe accerchiata dagli
Stati Uniti che occupano l’Iraq e l’Afghanistan…
R. Proviamo a prendere la carta per spiegare meglio. Dopo
l’allontanamento dei talebani dal potere in Afghanistan, il paese è
balcanizzato e spartito tra i signori della guerra. Così, la provincia
di Herat nell’ovest dell’Afghanistan è sotto il controllo di Ismail
Khan e indirettamente sotto il controllo dell’Iran.
Inoltre, l’Alleanza del Nord, che fa parte della coalizione al potere,
è sostenuta dalla Russia e dall’Iran. Un giornale pakistano afferma che
addirittura il ministro della difesa Qasim Fahim, dell’Alleanza del
Nord, è in contatto con la resistenza ed ex comunisti.
L’Alleanza del Nord non collabora con la fazione pro-americana che si
raccoglie attorno al presidente Karzai nella lotta contro le forze di
resistenza antiamericane. E uno degli organizzatori di questa
resistenza, il dirigente islamista Gulbudin Hekmatyar, è un alleato
dell’Iran.
Al momento, quasi tutte le organizzazioni antimperialiste,
d’ispirazione religiosa o progressista, lottano contro l’occupazione
degli Stati Uniti e dei loro alleati. L’opposizione è molto più forte
che contro l’Unione Sovietica negli anni ’80.
Gli americani sono accerchiati in tutto il paese, come un orso
attaccato da migliaia di zanzare. E il loro uomo, Karzai, non controlla
nulla, non ha una base nella popolazione ed è protetto permanentemente
da 300 soldati USA.
D. Ma quali sono gli altri elementi che spiegano l’ostilità verso gli
Stati Uniti?
R. L’alleanza Russia-Iran è molto forte, non solamente in Afghanistan
ed entra in contraddizione con i piani USA nella regione. Questa
alleanza sostiene anche l’Armenia nei confronti del suo vicino
Azerbaigian, vicino alla Turchia e agli Stati Uniti. L’Armenia
fronteggia anche la Georgia, grande alleato degli USA nella regione.
Ora, per la sua posizione, l’Armenia blocca i piani per far passare il
petrolio dell’Azerbaigian verso la Turchia, piuttosto che verso l’Iran.
C’è anche tutto il gioco del petrolio che si trova sotto il Mar Caspio
e il cui sfruttamento viene contestato, visto che si trova in acque
internazionali. L’Iran è il principale ostacolo al suo sfruttamento da
parte delle multinazionali del petrolio USA.
Inoltre, c’è il sostegno apportato dall’Iran ai movimenti
antimperialisti come gli Hezbollah libanesi, Hamas/Jihad islamica in
Palestina ed anche gli Hezbollah sauditi e del Bahrein. Senza
dimenticare il sostegno ai movimenti sciiti in Iraq che contestano
l’occupazione USA.
Insomma, nel condurre la guerra contro l’Iraq e l’Afghanistan, gli
Stati Uniti si sono creati dei nuovi e più grandi problemi per
l’avvenire.
D. Abbiamo affermato che la contestazione sociale contro il governo
iraniano si sviluppa oggi, soprattutto con un largo movimento
studentesco. Gli Stati Uniti sembrano sostenere questo movimento
riformista contro i conservatori. Cosa dobbiamo pensare?
R. Naturalmente occorre diffidare delle etichette “riformisti” e
“conservatori”, che sono le stesse che circolavano in Occidente a
proposito delle forze, rispettivamente pro-capitaliste e pro-socialiste
in Unione Sovietica. Da un anno o due, effettivamente ci sono dei
conflitti in seno al potere iraniano. Gli Stati Uniti fanno di tutto
per svilupparli ed aggravarli. Attraverso le emittenti televisive
satellitari, spingono per il ritorno del figlio dell’ex shah che era
alla testa di una dittatura pro-americana fino al 1979.
La crisi economica è profonda, la disoccupazione è molto elevata, con
una popolazione giovane: 70% con meno di 30 anni. Una situazione molto
simile a quella dell’Algeria dove abbiamo assistito ad
un’urbanizzazione troppo rapida, senza sviluppo parallelo di
un’economia nazionale forte.
Rasfandjani, che dirige quelli che vengono chiamati “conservatori”,
vuole continuare la politica attuale, quella dello sviluppo capitalista
nazionale, quella di una piattaforma commerciale nella regione
(l’economia del bazar), appoggiandosi sulle rimesse del petrolio.
Khatami, che dirige la corrente cosiddetta “riformista”, vorrebbe
aprire il paese ai capitali stranieri.
Oggi, Rafsandjani vuole impedire lo sviluppo di un movimento ancora
confinato nelle università, che porterebbe inevitabilmente alla guerra
civile. E può contare sul sostegno dell’esercito, della polizia, ma
anche delle campagne.
D. Non bisognerebbe sostenere le aspirazioni sociali del movimento
studentesco?
R. Occorre soprattutto avere una visione internazionale della
situazione e vedere qual è il problema principale del momento.
Difendere la sovranità e l’indipendenza nazionale contro l’imperialismo
non è solo il compito della borghesia nazionale nei paesi del terzo
mondo. E’ anche quello dei comunisti, che non devono confondere le
contraddizioni secondarie (particolarmente quelle con il regime
iraniano) e la contraddizione principale: la lotta dei popoli contro
l’ingerenza americana.
Al momento, gli Stati Uniti vogliono soprattutto sviluppare le
contraddizioni in Iran per indebolire il paese, ma non l’attaccheranno.
Hanno ancora troppi problemi da risolvere sul terreno in Iraq e in
Afghanistan. Ma il loro obiettivo strategico è il rovesciamento del
regime, sia dall’interno che dall’estero.
Nei prossimi mesi, l’ingerenza degli Stati Uniti spingerà il governo
iraniano verso posizioni più antimperialiste, per garantire lo sviluppo
della sua borghesia nazionale.


Traduzione di Mauro Gemma

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